Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: pdantzler    29/09/2007    8 recensioni
Harry capita per sbaglio in casa di Piton nell'estate del quinto anno, dopo la morte di Sirius. Costretti a una convivenza forzata, i due scopriranno molte cose l'uno dell'altro. Traduzione a opera di Starliam ed Allison91
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Prima di tutto devo chiedere scusa. Non è stato bello essere sparita per tanto tempo, e adesso che le acque sono più calme, prometto di recuperare il tempo perso.
Mi dispiace KIA, spero che ti possa piacere questo nuovo capitolo, e spero di riuscire a mettere il prossimo al più presto. Di certo non ci metterò così tanto. Intanto, il sequel della storia procede, spero di ottenere il permesso per tradurre anche quello, una volta che questa sarà finita.
Enjoy!
Starliam




Harry guardava il campo giù in basso, dall'alto della sua scopa, con il vento che gli scompigliava i capelli. Vide qualcuno in basso, che lo salutava con la mano. Senza pensarci un attimo, Harry tornò verso terra più in fretta che potè. Di solito, riusciva a rallentare all'ultimo momento; ma adesso stava andando troppo in fretta, e la terra si avvicinava sempre di più.
"Umph!" Harry sbattè in terra e ruzzolò alcune volte, prima di fermarsi, con braccia e gambe scomposte insieme alla scopa. "Ow", esclamò sedendosi.
"E questo che cos'era?" udì una risatina dietro di sè. "Devi smetterla di essere così goffo, figliolo, o ti romperai il collo. Già tua madre pensa che il Quidditch sia troppo pericoloso".

Harry sentì delle forti mani che lo prendevano e lo rimettevano in piedi. Harry si voltò, e si trovò a fissare il ridente volto di suo padre, James. I capelli scuri dell'uomo erano scompigliati dal vento, e Harry non potè trattenersi dal sorridere a sua volta, sapendo che anche i suoi capelli erano così spettinati.
"Papà, cosa ci fai qui? Sei venuto a scuola nel bel mezzo del semestre?" "Solo a controllare che fosse tutto a posto". James pose un braccio sulla spalla di suo figlio e se lo strinse al petto in maniera giocosa.

"Dal momento che sei mio figlio, mi aspetto che tu finisca in ogni sorta di guai".
"Parli come Piton", ribattè Harry, per prenderlo in giro. James gli dette un piccolo schiaffetto sul dietro della testa. "Non insultare tuo padre!"
Harry sorrise di nuovo. Camminarono in silenzio per qualche istante, godendosi la calda luce del sole. Harry iniziò a sentirsi intorpidito per la caduta e si strofinò un braccio.
"Che c'è?" chiese James, preoccupato.
"Sono un po' indolenzito dall'allenamento" - Harry alzò le spalle - "Niente di serio, sono solo un po' dolorante".
Avevano raggiunto una delle tende per gli esercizi, e James lo spinse dentro.

"Perfetto, figliolo, siediti e fammi vedere le braccia".
James aiutò Harry a togliersi le protezioni dalle braccia.
Appena Harry si sedette James iniziò a massaggiare il braccio di suo figlio, stirandolo dalla spalla, finchè Harry sospirò di sollievo quando iniziò a sentire l'indolenzimento che se ne andava.
Poi James iniziò con l'altro braccio, dicendo:
"Non sono sicuro che mi piaccia il modo con cui hai preso il boccino nell'ultima partita. Devi smetterla di lasciarti distrarre dagli altri giocatori, e mantenere tutta l'attenzione sulla ricerca del boccino. E' compito degli altri giocatori fare in modo che niente di colpisca. Bella ripresa su quel tuffo, comunque. L'intera platea tratteneva il respiro".

Harry cercò di rispondere, ma non sembrava in grado di parlare. La tenda si stava facendo sempre più scura, e non era più seduto su una sedia, ma stava sdraiato su una specie di materasso. James continuava a stirargli i muscoli, muovendosi sulle caviglie e sulle ginocchia di Harry, massaggiando e stirando. Harry stava molto bene, ma non riusciva ad aprire gli occhi o a tentare di muoversi. In una pigra nebbia, stava steso lì mentre James gli stendeva le gambe da una parte e gli stirava la schiena, prima di tirargli di nuovo le braccia. Infine, James gli sistemò addosso le coperte, e Harry si girò su un lato, sentendosi comodo e caldo.
"Grazie papà", mormorò, prima di scivolare di nuovo nel sonno profondo.

Piton si bloccò, e guardò il ragazzo addormentato. Come lo aveva appena chiamato? Potter di sicuro doveva essere perso in qualche patetico sogno in cui suo padre si prendeva cura di lui.
Il ragazzo non si era svegliato, mentre Piton gli stirava i muscoli, ed era proprio ciò che il professore voleva. In primo luogo, non avrebbe mai voluto toccare il figlio di James Potter; ma non poteva sopportare l'idea di dover ascoltare, il giorno dopo, i continui lamenti del ragazzo sul fatto che si sentiva indolenzito. Si, Potter stava sicuramente sognando: il ragazzo non si sarebbe mai azzardato a chiamarlo in quello spregevole modo, giusto?
Beh, con un po' di fortuna, il ragazzo il giorno dopo non se lo sarebbe ricordato. Niente di tutto questo.


-------


Il mattino dopo Harry fu svegliato dalla luce che entrava dalla finestra. Per alcuni istanti, sbattè le palpebre confuso, chiedendosi dove si trovasse. Si sentiva bene, molto meglio di quanto si fosse sentito negli ultimi tempi. I ricordi degli ultimi giorni erano confusi, e cercò di schiarirsi le idee. Era stato molto stanco e...

E... aveva preso fuoco? Sembrava una cosa stupida, ma si ricordava di essersi trovato in fiamme e di aver urlato contro Piton, ma lui lo aveva aiutato comunque. Poi Harry si era sentito triste, o turbato... non ricordava bene.
La cosa più vivida che ricordava era il sogno con suo padre. Aveva voglia di timettersi di nuovo a dormire, per sentire di nuovo la voce di James, per rivivere il modo in cui lo aveva abbracciato, e in cui aveva cercato di farlo star meglio.

"Signor Potter", una vocetta lo chiamò ad altezza-pavimento. Harry guardò giù dall'alto letto, e vide un elfo domestico che lo fissava.
"Signor Potter" - ripetè l'elfo - "Padron Piton chiede che lei faccia un bagno e si prepari subito a scendere per la colazione. Io sono qui per accertarmi che obbedisca".
Harry si accigliò, ma scese dal letto. Era troppo chiedere di tornare al suo sogno.
"Digli che scenderò il prima possibile. Ma il bagno... non mi attaccherà, vero? Perchè se è così non ho intenzione di entrarci, e puoi dirlo a Padron Piton".

L'elfo sembrò spaventato da come Harry aveva preso l'iniziativa, ma annuì: "No, il bagno non attaccherà assolutamente il signor Potter. Ci entrerà, si?"

Harry entrò in bagno con cautela. Afferrò la larga spazzola per capelli di legno e la impugnò come una mazza da cricket. Se qualcosa si fosse appena mosso, sarebbe stato in grado di distruggerlo. Ma non c'era nulla che sembrasse fuori posto; e Harry si voltò verso il rubinetto e iniziò a spogliarsi, tenendo la spazzola in una mano, in caso di guai. Una volta nella vasca, Harry tenne d'occhio la saponetta e e la spazzola da bagno mentre prendeva la spugna. Non si mosse niente, e finalmente potè rilassarsi nell'acqua calda. Venti minuti dopo, vestito con ciò che aveva trovato disposto sul letto rifatto (e non attaccato dal bagno), Harry si passò una mano fra i capelli nel tentativo di abbassarli. Il taglio di capelli che aveva ricevuto due giorni prima li aiutava a tenerli in ordine, ma stavano sempre schizzati all'insù.
Harry corse verso la sala da pranzo, ignorando i ritratti che gli gridavano di non correre e di darsi una pettinata. Piton era già seduto a tavola, e si accigliò quando vide Harry entrare.
"Signor Potter, non è permesso correre dentro casa. La prossima volta entrerai con calma. Per favore, siediti: la tua colazione si raffredda".
Harry fu contento di vedere che aveva davanti toast, uova, marmellata di lamponi e una grossa scodella di porridge. Non aveva realizzato quanto fosse affamato finchè non prese il primo boccone, e si gettò sul cibo con gusto.
"Potter!" Piton schioccò le dita con rabbia.
Harry alzò lo sguardo e disse, masticando un boccone di uovo: "Che c'è?"
"Nessuno ti ha insegnato le buone maniere?" - ringhiò Piton - "Non parlare con la bocca piena! Siediti diritto, il tovagliolo in grembo, prendi bocconi piccoli e mangia lentamente".
Harry gli dette un'occhiataccia. "Ho fame, e quando siamo a scuola non ha mai criticato il mio modo di mangiare".
"A scuola, sei circondato da centinaia di altri studenti. Dal tavolo dei professori non ti vedevo così bene".
"Eppure, stava sempre a sogghignare da lassù, e a lanciarmi occhiate cattive", brontolò Harry.
Gli occhi di Piton si strinsero, e agitò la bacchetta verso Harry. Dal nulla apparvero corde di velluto che si avvolsero attorno alle braccia e alle spalle del ragazzo, legandolo allo schienale della sedia. Harry cercò di tendersi verso il tavolo, ma le corde lo tennero stretto.
"Forse questo ti aiuterà a stare seduto dritto con la schiena", puntualizzò Piton, mentre tornata alla sua tazza di thè.
Harry cercò di prendere la forchetta. I polpastrelli la toccavano appena, ma non riusciva a prenderla. Piton sospirò e agitò nuovamente la bacchetta, spingendo la sedia di Harry più vicina al tavolo. Era difficile mangiare con le spalle legate, ma Harry riuscì a non far cadere neanche un po' di cibo.
Una volta che ebbe finito di mangiare, Piton fece scomparire le corde, e Harry bevve una tazza di thè in libertà.
"Ora, Potter", Piton prese un pacco di carte e guardò severamente Harry, "gli affari".
"Affari?", ripetè Harry, confuso.
"Sì, un gufo mi ha portato questi stamattina. Sono i documenti per la custodia temporanea che devo firmare; mi renderanno il tuo guardiano per il resto dell'estate".
A Harry andò il thè di traverso, e iniziò a tossire. Piton roteò gli occhi, mentre Harry si tossiva violentemente in una mano.
"Custodia? (coff) Ma (coff) perchè lei?"
"Non so che cosa pensi di sapere del mondo reale, Potter, ma immagino che tra i tuoi parenti e la scuola, tu abbia un'idea davvero minuscola di come funzionano le cose. Puoi pensare di essere maturo, ma non diventerai maggiorenne per un anno ancora; e le leggi magiche dispongono che tutti i maghi minorenni debbano vivere sotto la supervisione di un guardiano. Hai abbandonato la casa di tua zia e tuo zio, dunque non puoi considerarli come guardiani. Comunque, non posso avere la tua custodia senza la tua firma. Per i maghi sopra i tredici anni di età, la legge chiede che il ragazzo acconsenta a cambiare tutore".
"E che ne è dell'emancipazione?" chiese Harry. "Una volta ho letto qualcosa su dei ragazzi che possono essere considerati adulti se sono in grado di badare a se stessi".
Piton aprì la bocca per rispondere, ma poi scosse la testa. "No, Potter, non mi degnerò neanche di risponderti".
"Tre anni fa, ho lasciato la casa dei miei zii e sono rimasto a Diagon Alley fino all'inizio dell'anno scolastico", protestò ancora Harry.
"Quello era un caso particolare. Il Ministero della Magia ha dovuto fare ogni sorta di eccezioni perchè pensava che tu fossi più al sicuro a Diagon Alley, con un prigioniero evaso fuori controllo. L'anno prima, avevano trasferito la custodia temporanea agli Weasley. Davvero, hai dato più lavoro al Ministro in questi cinque anni di quello che hanno mai fatto in vita loro. D'altra parte, in entrambi i casi l'estate era quasi finita, e adesso è appena iniziata. Hai due scelte, adesso. Puoi firmare questo documento dando a me la custodia temporanea, oppure puoi tornare dai tuoi zii".

Harry lo guardò sospettosamente. "Perchè lei vuole la mia custodia? Io dò il mio consenso, e lei magari mi rinchiude da qualche parte o mi usa come cavia per qualche esperimento. Silente che ha detto?"
"E' stato proprio lui a suggerirlo", rispose Piton calmo. "E' impegnato con l'Ordine della Fenice, e vuole essere certo che tu sia al sicuro finchè non inizierà la scuola".
"E stare con lei significa essere al sicuro?" ribattè Harry, facendo il verso a Piton e al tono freddo che usava. "Perchè Silente non mi lega e non mi consegna a Voldemort, tanto per fare prima? Perchè non portarmi a un incontro di Mangiamorte, così che loro possano farla finita con me senza problemi? Lui pensa che stare con lei, il diabolico Mangiamorte trasformato in professore di Pozioni trasformato in spia, sia la scelta migliore per me..."

Piton puntò la bacchetta a Harry. Silencio.
Harry si trovò senza più voce: la bocca era aperta, e cercava di urlare; ma non ne usciva alcun suono.
"Ah" - Piton sorrise soddisfatto - "Un po' di pace. Adesso Potter, ho intenzione di dirti cosa succederà con me durante quest'estate in cui rimarrai qui. Qualche obiezione? No, immagino di no".
Se gli sguardi avessero potuto uccidere, Piton sarebbe caduto nella sua tazza di thè, morto all'istante sotto lo sguardo furioso di Harry.
"Tu puoi considerarti adulto, ma sono qui per dirti che non accetterò impudenze o insolenze da parte tua. Hai due scelte: rimanere qui o tornare dai tuoi zii, e urlare non cambierà il fatto che non puoi fare nient'altro. Sono tutto tranne che eccitato all'idea di averti come ospite estivo, ma non mi aspetto che nessuno cerchi di venire incontro ai miei desideri. Sei libero di leggere il contratto, se vuoi, ma ti informo che si limita a stabilire che io sarà il tuo tutore fino al primo di Settembre, e che sono responsabile del tuo benessere, della tua salute fisica, del tuo stato mentale (o quello che ne è rimasto), e di tutto ciò che possa rivelarsi necessario".

Harry cercò di parlare prima di ricordarsi che non poteva. Alzò una mano alla gola, e Piton sospirò.
"Va bene, ma se inizi a urlare, non parlerai per il resto della giornata. Finite Incantium.

Harry si schiarì rumorosamente la gola. "Se io firmo questo contratto, che succederà una volta a scuola? Voglio dire, chi è che avrà la custodia quando sarò lì?"
"Come è sempre stato, la scuola agisce in loco parentis, al posto dei genitori, per il periodo in cui sei al suo interno. Quando seremo al primo Settembre, questo contratto sarà scaduto e senza valore".

Harry dette una scorsa ai documenti, ma erano quasi del tutto scritti in gergo legale; che lui riusciva a malapena a leggere, figuriamoci a capire. Deglutì con fatica. "Se io accetto, che succede? Come faccio a sapere che non farà qualcosa di crudele e subdolo, come consegnarmi ai Malfoy o rinchiudermi in un sotterraneo da qualche parte?"
"Potter, se avessi davvero voluto farti del male, lo avrei fatto cinque anni fa; e mi sarei risparmiato tutto questo tempo passato a insegnarti e a sopportare le tue chiacchiere sciocche. Se volessi vederti ucciso, mi limiterei ad aprire la porta principale e ti lascerei saltellare fuori senza problemi, indifeso e non accompagnato. Un Mangiamorte ti troverebbe in pochi minuti, il Signore Oscuro ti ucciderebbe lentamente e ricompenserebbe il Mangiamorte per la tua cattura; e io potrei tornare alla mia colazione senza altre interruzioni. E' quello che vuoi?"

"No, ma lei è..." Harry si interruppe, incapace di trovare le parole giuste.
"Probabilmente sì, ma non hai altra scelta che i tuoi zii".
"L'estate qui sarà come sono stati gli ultimi giorni?"
Harry rivolse a Piton uno sguardo indagatore.
Il professore annuì. "Sì, ma spero senza le fiamme e il dramma pieno di lacrime. Ho stilato una tabella che dovrai seguire, ma la guarderemo dopo che avrai firmato".
"Una tabella?" Harry era sospettoso.
"Una cosa dopo l'altra. Firmi o no? Ho del lavoro da fare". Piton gli tese una penna.
Harry vedeva l'inchiostro sulla punta. Doveva firmare? Non voleva tornare dai Dursley: non avrebbe mai fatto progressi con loro. Voleva trovare quelle Giratempo o la Collana di Timord. Ma Piton come tutore?
Harry sentì una brutta sensazione allo stomaco. Chi sapeva che potere avrebbe potuto avere Piton una volta suo tutore? Senza nessuno intorno a fermarlo, Piton avrebbe potuto fare qualunque cosa: tutto quello che voleva, visto che Harry era indifeso, senza bacchetta.
Comunque, se Harry avesse trovato una Giratempo o la Collana di Timord, avrebbe cambiato la storia degli ultimi due anni. Una volta tornato indietro, il contratto non sarebbe esistito. Avrebbe potuto andare a vivere con Sirius da qualche parte e cancellare tutta l'estate.
Harry prese la penna e ne appoggiò la punta sul foglio. Si bloccò all'improvviso e fissò Piton. "Ma se cerco di scappare o lei si infuria? Non voglio..."
"Potter, firma il contratto e basta", Piton indicò con impazienza il documento. "Potremo passare tutto il giorno a chiederci 'e se'. A meno che non succeda niente di troppo strano o fuori dall'ordinario, sono sicuro che all'inizio della scuola sarai vivo e vegeto".
"Quanto sicuro?" chiese Harry, ancora indeciso.
"84%", rispose Piton senza esitazione.

Non era molto confortante, ma Harry pensò che fosse il massimo che poteva ottenere. Guardò in fondo al contratto. C'erano due righe. Sulla prima c'era scritto Severus Augustus Piton. Prendendo un profondo respiro, Harry scrisse Harry James Potter sulla seconda riga.
Piton toccò i documenti con la bacchetta, e i fogli scomparvero.
"Non dovevano esserci i testimoni?" Azzardò Harry, che ricordava di aver visto un film babbano che conteneva alcuni aspetti legali.
"No, entrambe le firme hanno la magia al loro interno".
Piton prese un altro foglio sul tavolo.
"Quindi è fatta?" chiese Harry piano. "Sono bloccato per il resto dell'estate qui con lei. Che succede se esco dalla porta e lascio la proprietà?"
"Che vengo a riprenderti e ti riporto indietro tenendoti per i capelli", rispose distrattamente Piton, mentre guardava il nuovo foglio.
"No, volevo dire dal punto di vista magico".
"Niente, almeno finchè non metterò le barriere intorno alla casa e ai giardini".
"E a quel punto che cosa succederà?" insistè Harry.
"Potter, smettila di fare tante domande. Perchè, come... sei peggio di un bambino".
Harry sbuffò e si appoggiò con la schiena alla sedia, incrociando le braccia. Un terribile pensiero gli attraversò la mente: adesso che Piton era il suo tutore poteva costringere Harry a obbedire a quello che gli diceva con la magia. Poteva semplicemente dire "Comportati bene" e Harry non avrebbe potuto comportarsi male. Come la versione di Cenerentola che Harry aveva letto anni prima, in cui la ragazza doveva obbedire a tutto ciò che le veniva detto.

Piton sospirò. "Qualunque cosa tu pensi, ti assicuro che così male come te lo immagini. Ora, guarda questo foglio".
Harry guardò deliberatamente da un'altra parte per qualche secondo, giusto per accertarsi se avesse ancora una volontà propria. Non successe niente: si sentiva come al solito, così dette un'occhiata al foglio e lesse 7:00 Sveglia, bagno, vestirsi, rimettere in ordine - 8:00 Colazione - 8:30 Passeggiata...

"Che razza di tabella è?" chiese Harry. "Vuole che studi e legga e vada a letto alle dieci tutti i giorni? E' estate!"
"Sono perfettamente cosciente della stagione in cui ci troviamo", iniziò calmo Piton, ma Harry lo interruppe.
"No, non sono d'accordo. Devo seguire una tabella tutto l'anno quando sono a scuola".
"Tabella che riesci a infrangere numerose volte".
"Agisco in base al suono della campanella per nove mesi" - insistè Harry - "Vai in classe, vai a mangiare, vai a letto, vai in punizione. Non seguirò questa scheda."
"Potter, quest'argomento non è oggetto di dibattito".
"So già che cosa succederà" - sbottò Harry - "Io non sarò in grado di seguire alla perfezione quella tabella, e lei mi prenderà in giro tutta l'estate, dicendo che non sono in grado di obbedire alle regole proprio come mio padre, e che non riesce a credere di avere a che fare con uno studente tanto disprezzabile. Quindi dico di no adesso".
Harry rimase seduto, a braccia incrociate, in collera. Non avrebbe permesso a Piton di spadroneggiarlo per tutta l'estate, per poi tornare a scuola e doverlo sopportare anche lì.
Gli occhi di Severus brillavano minacciosi. "Potter" - disse severamente - "mi hai urlato contro tutta la mattina, e ne ho abbastanza del tuo comportamento. Prenditi un periodo di riflessione, e vai in piedi in quell'angolo finchè non ti sarai calmato".
Harry impallidì mentre fissava Piton a bocca aperta. Il professore non diceva sul serio.
"Ora, Potter!" Ordinò Piton. "Metti il naso in quell'angolo finchè non ti dirò di tornare. Vai, non farmelo dire di nuovo, o ti porterai dietro un sedere in fiamme".
Furioso, Harry spinse indietro la sedia e si alzò. Camminò rumorosamente verso un angolo della stanza e vi si mise in piedi, ribollendo di rabbia e borbottando: "Brutto, malvagio..."
"Non parlare mentre sei confinato nell'angolo", ordinò Piton. "Non ho intenzione di avere a che fare con crisi di ribellione adolescenziale per tutta l'estate. Quindi, per settembre avrai imparato a controllarti, dovesse essere l'ultima cosa che faccio. Ora stai lì per un po' e pensa a come controllarti".
Harry non voleva fare nient'altro che tornare di corsa al tavolo e dare un pugno sul naso di Piton. Respirando a denti stretti, Harry strinse le mani a pugno, fissando con rabbia il legno marrone del muro. Non avrebbe potuto sopportare tutto questo per le prossime sette settimane.

Sette settimane? Davvero così tanto? Erano quarantanove giorni, quarantanove giorni bloccato con Piton e quella dannata tabella. Il professore l'avrebbe pagata.

Venti minuti più tardi, Harry era annoiato come mai lo era stato in vita sua. Si sentiva le gambe stanche a forza di stare in piedi senza muoversi.
Morto di noia: suonava bene. Harry cercava con tutte le sue forze di rimanere arrabbiato con Piton, ma il tempo passato a Snapdragon Manor sembrava aver lavato via il suo odio per lui. Harry non sentiva più una rabbia incontrollabile verso il professore di Pozioni. Invece, Piton lo aveva fatto sentire un bambino capriccioso che aveva bisogno di essere controllato e accudito, del quale non ci si poteva fidare a lasciarlo solo. Il fatto che Harry al momento fosse confinato in un angolo non lo aiutava a sentirsi meglio.
Era pronto per tornare al tavolo e dimostrare a Piton che poteva comportarsi da adulto.

Sentiva che Piton prendeva una seconda tazza di thè. Uno degli elfi domestici venne a sparecchiare il tavolo. "Padron Piton, sono venuta a riordinare la tavola". Harry sentì la vocetta dell'elfa. "Lei e il signor Potter avete finito?"
"Sì, prendi i piatti, ma lascia il servizio per il thè", ordinò Piton.
"Il signor Potter ha bisogno di qualcosa?" chiese timidamente l'elfa.
"Il signor Potter rimarrà nell'angolo finchè non imparerà a comportarsi come si deve", rispose Piton. "E conoscendo il nostro giovane ospite, Passerà lì un sacco di tempo".
Piton sogghignò quando vide Harry quasi pestare i piedi. "Sì, Nabby, penso che sia una buona idea incidere il nome del signor Potter su quell'angolo, in modo che sappia che è il suo posto quando si comporta male".
"No, non lo è!" Insistè Harry, sempre con la faccia rivolta al muro. Si aspettava che Piton gli ordinasse di calmarsi o dicesse a Nabby di iniziare a incidere, perchè Potter avrebbe vissuto in quell'angolo per le prossime sette settimane. Invece, tutto quello che Piton disse fu:
"Sei pronto a comportarti come si conviene alla tua età, o hai bisogno di un altro po' di tempo lì?"
Harry si voltò e tornò a tavola. "Mi comporterò come si conviene alla mia età, anche se non voglio seguire una tabella".
"Farai bene ad occuparti dei tuoi studi. Il sesto anno è piuttosto difficile, e non c'è motivo per cui tu non possa iniziarlo già preparato".
"Ma Hermione..."
"La signorina Granger ha del talento a ricordarsi i libri, ma non c'è ragione che ti impedisca di imparare altrettanto. Mentre lei leggeva o studiava di notte, sono convinto che tu eri in giro a fare sciocchezze con il signor Weasley o un altro dei tuoi amici sempliciotti. Non vedo perchè tu non possa tornare a scuola preparato come la signorina Granger. Forse allora sarai capace di rispondere a qualche domanda, in classe; invece di fingere di essere invisibile".

Piton aveva ragione, ma Harry preferiva stare a sedere tenendo il broncio, piuttosto che ammettere che il Professore di Pozioni sapesse di cosa parlava.

"Per quanto riguarda i pasti e l'ora di andare a letto, ti aspetti davvero di crescere e diventare più alto finchè scarti il cibo sano, ti riempi di zucchero, e non ti riposi mai? Ti ho visto sbadigliare in classe diverse volte nell'anno passato, e una volta ti sei quasi addormentato. Ho ragione?"

"Beh, a volte non riesco a dormire la notte" - mormorò Harry - "E mangio quando ho fame, e tutti a scuola mangiano dolci senza che i professori li rimproverino".
"Chi dice che non rimprovero gli altri studenti quando mangiano troppi dolci?" chiese Piton, alzando un sopracciglio. "Se dipendesse da me, non ci sarebbero neanche gite a Hogsmeade. E senza troppi zuccheri, ti adatterai presto a dormire a un'ora ragionevole e ad alzarti presto. Potrebbe anche aiutare il tuo malumore. Per quanto riguarda la tabella, ne metterò una copia nella tua stanza e una in biblioteca. Ti aiuterà a memorizzarla, rendendoti più facile seguirla. A pranzo parleremo più approfonditamente delle conseguenze della disobbedienza, e poi potrai iniziare il compito che ti ho assegnato l'altro giorno. Adesso, vedo che sono quasi le nove, e dovresti essere fuori a camminare. Muoviti!"

In qualche modo, Harry si trovò avvolto nel mantello verde e spedito in giardino prima che potesse obiettare.

"Cammina lungo il sentiero", disse Piton, indicando il camminamento di ghiaia. "Compie un giro intorno alla casa. Anche se cammini lentamente, tornerai qui in tempo per studiare, alle dieci e mezza. Rimani sul sentiero di ghiaia".

Piton tornò dentro e sbattè la porta. Harry rimase a fissare sbalordito la porta chiusa. Tre giorni in casa di Piton, ed era stato sculacciato due volte, aveva preso fuoco, si era trovato con un nuovo tutore, era stato messo sotto una rigida tabella giornaliera, ed era rimasto in piedi in un angolo per mezz'ora. E adesso doveva ancora scrivere quello stupido compito. Incredibile.

Nonostante tutti i suoi commenti sarcastici sul fatto di essere scocciato dagli studenti e da Harry in particolare, Piton era una persona molto alla mano. Harry era certo che Piton gli si sarebbe avvicinato in maniera personale, senza lasciarsi sfuggire nulla. Questo preoccupava e tranquillizzava Harry al tempo stesso: il pensiero che qualcuno poteva essere buono e cattivo, pronto a distribuire in ogni momento regole e sarcasmo, senza mai lasciare a Harry dubbi su come il suo comportamento era visto da Piton e su come il professore aveva in programma di occuparsene.

A circa un centinaio di piedi più avanti nel giardino, un sentiero scuro si dipartiva da quello di ghiaia e continuava nella foresta, girando a destra mentre il sentiero di ghiaia conduceva a sinistra.
Harry si voltò indietro a fissare la casa, e poi di nuovo a osservare i due sentieri. Per girare intorno alla casa, avrebbe dovuto seguire quello più scuro. D'altra parte, il sentiero di ghiaia terminava davanti a una mangiatoia per uccelli. Forse se Piton fosse uscito qualche volta dal suo laboratorio di Pozioni, sarebbe stato in grado di orientarsi anche nella sua proprietà, pensò Harry malignamente mentre si incamminava lungo il sentiero scuro.
Harry sogghignò al pensiero di Piton che si aggirava perso e senza direzione nella sua stessa proprietà, chiedendosi come tornare a casa. Poi si rabbuiò, mentre il suo pensiero tornava alla conversazione avuta al tavolo della colazione.

Si sentiva le farfalle nello stomaco mentre camminava, oltrepassando il giardino ordinato per continuare nella foresta. Come si sarebbe sentito alla fine dell'estate, se avesse seguito la tabella di Piton?
Sicuro? Pronto a partecipare alle lezioni come faceva Hermione? Poteva immaginare la faccia della sua amica, mentre alzava la mano per primo per rispondere a una domanda e guadagnava punti per Grifondoro perchè aveva risposto bene. Quando lei si sarebbe voltata a guardarlo stupita, lui avrebbe detto: "Che c'è? Oh, sì, ho studiato un po' quest'estate, non molto, sai". E Ron avrebbe ghignato, perchè finalmente qualcuno sapeva di più sui libri di Hermione.

E cosa avrebbe pensato Ron, di Piton come tutore? Harry poteva immaginare l'espressione piena di orrore e disgusto di Ron, e poi di opprimente pietà. "Poveraccio", avrebbe scosso la testa Ron, "sembra che facciano di tutto per farti impazzire. Tutta l'estate con quell'idiota unto di Piton? Silente vuole che tu abbia un crollo nervoso?"

Avrebbe dovuto scrivere a Ron. Sicuramente a Piton non importava che Harry si scambiasse lettere con i suoi amici, finchè non progettava di scappare. Avrebbe dovuto chiedergli il permesso, ma riusciva a immaginare la risposta di Piton: "Vuoi scrivere ai tuoi amici? Pensi davvero che siano capaci di leggere le tue lettere e di risponderti? Mi deludi".
Però, Piton glielo avrebbe lasciato fare, giusto? Non avrebbe lasciato che Harry trascorresse tutta l'estate senza parlare con i suoi amici. I Dursley lo avrebbero fatto, ma Piton non era malvagio come loro: aveva aiutato Harry con la storia del maleficio, i Dursley lo avrebbero solo chiuso in camera. Forse, se glielo avesse chiesto con educazione e rispetto. Le parole del professore erano sempre acide, ma probabilmente sarebbe stato d'accordo, anche se riluttante in qualche modo.

Ma no, prima le Giratempo. Harry aveva dei piani prioritari, che non includevano studiare tutta l'estate e scrivere agli amici. Diventava sempre più difficile concentrarsi in quella che era la sua intenzione iniziale. Piton doveva aver messo qualcosa nel suo cibo.

Il sentiero sembrava andare avanti per sempre, dopo una curva ne seguiva subito un'altra. Dopo un po' Harry si chiese se doveva tornare indietro o se era più rapido continuare ad avanzare.
Dopo aver raggiunto la cima di una collina e aver notato che il sentiro la scendeva, per poi salire su un'altra collina ancora, Harry ci rinunciò e si sedette sotto un albero. Appoggiò la schiena al tronco e le mani sulle ginocchia piegate. Era ancora stanco dal trauma dei giorni precedenti. Perchè Piton gli aveva fatto fare una camminata così lunga quando ancora non era guarito completamente? Non doveva immaginarsi, Piton, che si sentiva ancora stanco? O forse sperava che Harry sarebbe collassato mentre camminava?

Harry quasi sbuffò, nel fare questi pensieri. Si stava forse chiedendo perchè Piton non si affannasse intorno al delicato stato di salute del suo pupillo? Lo stesso professore che si divertiva nel vedere Harry soffire e agitarsi in classe, felice di vederlo sbucciare qualcosa di viscido e disgustoso per ore?
Ma era stato bello quando, il giorno prima, Piton si era comportato in modo preoccupato, ma sicuro che avrebbe aiutato Harry. E la sensazione della mano dell'uomo sulla sua fronte, e mentre gli sentiva le pulsazioni - toccava Harry e non arretrava in preda al disgusto. Non erano molte le persone che volevano contatti fisici con lui, come se fosse stato pericolosamente contagioso o sul punto di esplodere. Anche Madama Chips faceva le sue visite in fretta e con minor contatto fisico possibile.

All'ombra dell'albero, Harry chiuse gli occhi e cercò di ricordare il suo sogno. Gli piaceva il modo in cui James gli aveva messo il braccio sulle spalle, tirandoselo contro in maniera rude, certo che Harry potesse sopportare un po' di rudezza. Alcuni padri erano molto fisici con i propri figli: abbracci, lotte, leggeri pugni sulle spalle, gli scompigliavano i capelli o gli facevano il solletico finchè i figli chiedevano pietà. Harry aveva visto questi genitori con i propri figli: li abbracciavano, li coccolavano quando piangevano, ridevano, parlavano di sciocchezzuole, gli compravano dolci, e minacciavano di punirli se non si comportavano bene.
Lui non avrebbe avuto niente del genere, pensò Harry, aprendo gli occhi e strappando distrattamente un filo d'erba. Non avrebbe mai avuto una madre che gli sistemava le coperte la sera o un padre che lo rimproverava per il suo comportamento o si complimentava con lui per i suoi voti.
Harry aveva sperato che crescendo non gli sarebbe importato di essere un orfano - che non gli sarebbe importato di essere solo, perchè gli adulti dovevano essere in grado di stare in piedi da soli senza bisogno di aiuto. Da una parte si sentiva stupido e infantile per il desiderio di avere dei genitori: molti ragazzi della sua età volevano allontanarsi dalle famiglie e vivere da soli. Di solito, Harry si convinceva che stava meglio senza genitori che lo coccolavano e si occupavano di lui, considerato che non gli piaceva quando erano i professori a farlo. Ma sapeva che ora più che mai, voleva una famiglia. Invece aveva dei freddi zii e un irascibile professore di Pozioni come tutore temporaneo.

Un ramoscello si spezzò, e Harry alzò gli occhi. Il suo cuore iniziò a battere all'impazzata mentre vedeva l'irascibile professore di Pozioni marciare su per la collina, la sua veste nera che svolazzava minacciosa. L'espressione sul suo volto rendeva sicura una sola cosa: Piton non era per nulla contento del suo pupillo.
Harry si alzò in piedi. Doveva correre incontro a Piton o aspettare che arrivasse da lui? Andare o rimanere, andare o rimanere?
Harry fece un mezzo passo avanti e poi cambiò idea. Non c'era ragione di andare incontro alla furia.

Mentre Piton si avvicinava, Harry vide che il mago aveva una copia della tabella in una mano, e la bacchetta stretta nell'altra. Non prometteva bene, proprio per niente.
  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: pdantzler