Estate
a Shizukana Mori: alla scoperta di una vita migliore!
1. Benvenuti a
Buco nel Nul… ops, benvenuti a Shizukana Mori!
I fari delle auto illuminano
l’oscurità davanti alle mie
palpebre abbassate, punti di luce in un pozzo buio dal quale non riesco
a
uscire. Ops, mi correggo, dal quale non
voglio uscire.
Per questo mi trovo su
quest’auto, lontana dalla mia amata Tokyo,
in viaggio verso una città sconosciuta. Ma che dico, quale
città? Verso un
paese sconosciuto, un villaggio, un buco nei pressi del nulla. E si
aspettano
che questo mi aiuti a riprendermi. Mi aiuterà ad impazzire,
forse. Anzi,
sicuramente impazzirò, così quando
tornerò starò ancora peggio e avrò
ancora
più bisogno delle mie droghe personali: lui e l’
alcol.
Mmh… e combinati
sono così gustosi, il sapore del vino rosso
sulla punta della lingua, la sua lingua che danza con la mia, mentre le
sue mani
dal tocco leggero e possessivo si prendono il mio corpo…
Sento il mio basso ventre
fremere e mi stringo nelle spalle:
l’astinenza mi sta già uccidendo.
***
«Siamo arrivati,
Sakura, alzati» mi scuote piano mia madre,
combinando le parole con dei piccoli strattoni. «Forza
tesoro, è ora» sussurra
più vicina.
Ma che diavolo vuole?
Lasciatemi dormire, maledizione!
Mugugno qualcosa che nemmeno io
capisco, mentre la mia mente
si concentra su quei due pozzi d’ossidiana che non vedo da 72
ore.
Oddio, 72 ore?!
Scatto involontariamente,
rendendomi conto di quanto tempo
sia passato dall’ultima volta che l’ho visto.
Scendo di malumore dall’auto,
costretta in quei vestiti assurdi che mia madre mi ha fatto indossare.
Se mi
vedesse così, probabilmente mi riderebbe in faccia e mi
volterebbe le spalle.
Infatti, non a caso, io non mi vesto mai
così. Le nonnette indossano i pantaloni di una tuta e una
maglietta come la
mia. Ma cosa le è saltato in mente a mia madre di farmi
conciare così?!
«Dai amore, ti stanno
aspettando» mi ripete per la millesima
volta quella scocciatrice.
«Smettila»
sbotto quasi ringhiando. Amore? Tesoro? Non sono
mica una bambinetta di cinque anni, cazzo! E basta! Vestiti da
signorine, anzi,
da sfigate, paroline assurde che la prego di non usare da quando avevo
dodici
anni… E mi hanno accompagnata in questo dannato posto quando
avrei potuto
prendere il pullman, o il treno, dannazione… Ah, no, non
avrei potuto, perché
in questo maledetto posto non ci arrivano i pullman! Assurdo, ma dove
diamine
mi hanno portata?!
«Non è un
bel posto, questa Shizukana Mori?» mi domanda mia
madre guardandosi attorno, tentando di tirarmi un po’ su.
Davanti a me
c’è una casetta di legno, piccola ma molto ben
tenuta, le assi verniciate di un chiaro color beige. Una staccionata
contorna l’ingresso
e diverse finestre sono disposte lungo le pareti visibili. Il tetto
è un misto
di paglia e assi di legno e mi domando se quella baracca non si sia mai
allagata. Nonostante l’aspetto della casupola sia vagamente
migliore di quello
che mi aspettavo, ciò che mi circonda è
scoraggiante: a destra, a sinistra,
dietro di me, ovunque c’è solo una foresta immensa
cosparsa di alberi altissimi
e altri più piccoli nei pressi della casa, mentre sul retro
ne scorgo di meno.
Uscendo dalla porta
d’ingresso, mio padre torna verso di noi
tutto sorridente con una nonnetta al seguito, una vecchietta con un
abito
vecchio, dei vecchi capelli bianchi e grigi e un vecchio vestito che
probabilmente non andava di moda neanche ottant’anni fa.
Anche il suo viso
rugoso sa di vecchio, ma l’espressione che lo rallegra la fa
sembrare più
giovane di quello che dev’essere.
«Buongiorno,
Sakura–chan» mi saluta cordialmente, facendomi
sentire in obbligo ad essere gentile a mia volta.
«Buongiorno
oba–chan» replico cercando di mettere nella mia
voce quel briciolo di gentilezza che non concedo a nessuno da 72 ore e
5
minuti.
«Sakura!»
esclama mia madre. «La scusi, Kochiyo–sama, come
può capire questo è uno dei motivi per cui
l’abbiamo portata qui» si scusa
prodigandosi in un inchino. Sbuffo, irritata. Sono stata gentile e ha
pure da
ridire.
«Non si preoccupi,
Mebuki–san. Vieni, Sakura–chan, ti
accompagno a vedere la tua stanza e poi potrai conoscere mia
nipote» mi dice
invitandomi con una mano a seguirla. Faccio per avviarmi dietro di lei,
ma mia
madre mi si para davanti e mi stringe in un abbraccio che non riesco a
ricambiare, sentendomi vagamente colpevole. Cancello immediatamente
quel
pensiero inutile: è lei che si deve sentire colpevole,
avendomi separata dal
mio ragazzo per mandarmi in quel postaccio, per tutta
l’estate tra le altre
cose, mentre le mie amiche se ne stanno a divertirsi e andranno pure
due
settimane in America. Mi stacco da mia madre e saluto con un cenno mio
padre,
che si avvicina a Mebuki e la cinge con un braccio. In quel gesto
riconosco le
parole non dette: “non preoccuparti, non è grave
come sembra, tornerà la nostra
bambina e quando verremo a prenderla sarà
cambiata”. Certo, tra tre mesi starò
sicuramente meglio. Certo. Certo.
Mentre seguo la nonnetta spero solo che questa nipote non sia una ragazzina impicciona o una tipa “inchinatevi-tutti-sono-miss-universo”. Non potrei soffrirla.
~
~
~
~
~
~
Note dell'autrice: ebbene, che dire, in questi giorni la mia mente produce storie x) come per la mia altra nuova ff "Shirosuna no Ouji", ho stravolto il carattere di un personaggio. Non ho mai immaginato così Sakura ma mi sono ritrovata a farlo per questa storia, che spero vi piacerà :) Quello di Sakura sarà un viaggio nell'autovalutazione, alla scoperta della propria coscienza rimasta fin troppo sotterrata e dei reali valori per i quali vale la pena vivere, in un'estate dedita a migliorare se stessa, anche se ora è obbligata dai suoi genitori che, come quasi ogni adolescente sulla faccia della Terra, le sembrano piu due demoni che la odiano piuttosto che due persone che la amano! Non per sembrare troppo saggia o che altro x'P vabbene, a presto :)Shizukana Mori: Foresta Tranquilla (credo, l'ho messo assieme io ma ancora non sono un genio con gli aggettivi giapponesi)
Mebuki: è la vera madre di Sakura, come si scopre con Road to Ninja, in caso qualcuno non lo sapesse visto che il suo nome non lo sapevo nemmeno io fino a un'ora fa!
Oba: nonna
Aiko Aislinn Jane