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Autore: Filira    13/03/2013    4 recensioni
[TheBrick!Verse - LesAmis Centric - Bromance e Slash, pay attention!]
Giugno 1832, Parigi è in fermento. La rivoluzione serpeggia tra le vie della città, sospira, attende. Rivoluzione che nasce in luoghi angusti, affollati da giovani menti. Enjolras, Bahorel, Combeferre, Courfeyrac, Feuilly, Grantaire, Jean, Joly, Bossuet. Il giorno prima della rivoluzione. All'alba del sei giugno 1832.
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Enjolras, Gavroche, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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#ilpaesedellemeravigliedell'autrice
Miei cari ricoluzionari! Merci beaucoup per il benvenuto :) Io amo questo fandom, really. Niente shipwar, hating vario, bashing dei personaggi. DOve è stato nascosto questo paradiso per tutto questo tempo, DOVE? Oh well, siete stati davverdavvero carini nelle recensioni, indipercuiperciò spero questo capitolo vi piaccia. Ho provato ad aggiornare prima ma tre piccoli problemi chiamati Spinoza, Locke e Hume me l'hanno impedito. Ah, i miei uomini XD
Alla prossima  
   




L'Aube du six Juin
02 - 
La Journée est Finie





In giugno, Parigi rifioriva.
Il lastricato perennemente umido e scivoloso delle strade si asciugava, gli alberi dai rami secchi e stanchi parevano vivere una seconda giovinezza, gli uomini cantavano ubriachi fuori dalle locande, e le ragazze meno fortunate allentavano i corsetti stracciati e accorciavano le gonne bucherellate.
Sulla terra e la pietra si affrettava dunque una giovane donna, dall’incedere affrettato e, al contempo, parecchio impacciato. I piedi nudi si appoggiavano con attenzione sul lastricato della strada, evitando accuratamente cocci di bottiglie e sassolini troppo appuntiti. Era quella tipologia tipica di donna parigina di bassa estrazione. Éponine Thenardier si muoveva furtiva tra le vie malfamate di un qualche sobborgo Parigino, con la luna a fare da guida in una notte senza stelle. Meteorologicamente parlando, sembrava che gli astri stessi in quei giorni di silenziosi preparativi al subbuglio si fossero ritirati, incapaci di assistere all’infruttuoso avvicendarsi delle cose umane.

Prima di continuare con la storia – quindi di comprendere cosa muovesse quella giovane gamine parigina a frequentar tali sobborghi ad un orario così disdicevole per una donna – pare opportuno spendere qualche parola in merito a tale essere umano, cui nella storia si potrebbe anche far riferimento quale “la ragazza Jondrette”, grazie alla qualifica attribuita al padre, su cui però non ci soffermeremo. Éponine aveva lineamenti comuni, capelli castani e portamento da gatto inselvatichito. Si muoveva lesta che fosse giorno o notte, senza differenze. Gli occhi veloci e lo sguardo vibrante, pareva fosse sempre sul punto di attaccare il prossimo. Non aveva una voce gentile, né tantomeno portamento sofisticato. I capelli intrecciati dalla polvere e dal sudore, unghia annerite e sanguinanti, guance scavate. Era una vagabonda, la naturale evoluzione del monello di strada. Non ancora donna, non più bambina, vagava nel limbo di quell’età particolare che è l’adolescenza. Se fosse nata borghese – o, meglio ancora, nobile! – forse avrebbe avuto guance rosee, vesti di organza e velluto. Fosse nata nobile sarebbe stata in età da marito. Ma Éponine era nata povera, più prossima al legno di una volgare bara più che a quello pregiato di un talamo nuziale.  Ed avrebbe raggiunto prima l’uno dell’altro, come si vedrà in seguito.
La ragazza stava dunque camminando per il dedalo di vie che è Parigi, esperta di vicoli più che viali, di taverne più che palazzi. Fu così che si ritrovò alle spalle della bettola chiamata “Corinto” e – di conseguenza, come il lettore ricorderà – alle spalle di Enjolras.
“Monsieur” azzardò, la voce graffiante e fiera “Sapete dove posso trovare il mio fralin?”


**


“Con la disgrazia che mi visita ogni notte, mio buon cittadino ” bisbigliava allegro Bossuet, chinando la testa di lato per osservare i precisi movimenti di Joly, in piedi di fronte a lui “tutte queste medicine finiranno per condurmi sottoterra!”
Joly inarcò un sopracciglio, mentre con uno straccio bollente detergeva il taglio dell’amico.
“Sia invidiato colui che dorme nel seno della nostra adorata madre, Parigi! Mio buon amico, non vorresti ricongiungerti ad essa?”
Jehan avvicinò rumorosamente una grossa sedia dai braccioli mangiati dalle termiti, e vi si sedette con eleganza
“Se voglio andare a nutrire la Repubblica con le mie sfortunate carni? Giammai, mon ami. Enjolras non permetterebbe tale scempio, ne son certo!”
Combeferre attraversò lo stanzone a grandi falcate, portandosi dietro allo schienale dove sedeva Bossuet
“Enjolras non permetterebbe tante cose, se potesse. Non disperare Bossuet, il tuo corpo avrà degna sepoltura, amico mio. Piuttosto, lasciate che del malato si occupi un altro malato” guardò brevemente Joly che, indaffarato, si tergeva la fronte con una panno umido. Era certo di aver contratto una qualche febbre esotica. “Dicevo, qualche valoroso uomo della Repubblica mi aiuti in un compito gravoso e degno dei massimi onori!”
Feuilly impettito camminò di fianco al compagno
“Bene, signori… È ora di svegliare l’ubriaco di Francia, se non vi dispiace. Enjolras non gradirebbe vederlo disturbare il sonno della venerabile madame Hucheloup fino a dommattina.”

La luna troneggiava alta in cielo. Sarebbe parsa quasi una serata di normali trascorsi tra compagni di ubriacature, così vista e brevemente raccontata. Se non fosse che, fino a qualche istante prima che la nostra attenzione convergesse su tale ambiente, nell’aria risuonavano grevi i conti delle munizioni a disposizione della compagnia, in vista della rivolta. Fu così che nacquero le rivoluzioni del Giugno 1832. Tra risa e complotti, tra compagni di facezie e d’armi. Iniziò col folle progetto di studenti, si concluse col terribile pagamento di un tributo tanto sanguinolento quanto – apparentemente –  infruttuoso.
Non ci sarebbe stato nessun 1848 senza 1832, nessuna Seconda Repubblica senza il sangue grondante dalle barricate.


**


Enjolras espirò profondamente, lasciando che la figura della giovane gamine gli risultasse chiara. Riconobbe quegli occhi scavati, nonostante già la voce l’avesse redarguito sull’essere che l’aveva interpellato.
Madame” e non vi era ombra di alcun sarcasmo o disprezzo “vostro fratello non si trova con noi. Quel ragazzino mette a rischio la propria vita qui, mia signora. Se posso permettermi, vi consiglio di tenere il piccolo lontano da certi affari che non riguardano i monelli di strada.”

Éponine si mosse malamente dall’angolo buio della strada, andando ad avvicinare quella figura angelica che parlava con voce tanto distante. Nell’ombra, a ben vedere, sarebbe potuto parere un messo divino inviato ad annunciare l’Apocalisse. Bello e terribile. Ma la giovane Thenardier sapeva troppo – e al contempo troppo poco – del mondo per lasciarsi intimorire. SI portò dunque a pochi passi dal ragazzo – che sapeva essere di ricche origini – e gli parlò brevemente

“Mio signore, dimmi allora, chi riguarda questa faccenda? Non riguarda forse il popolo? Vi ho sentito parlare mio buon signore, Éponine sa tante cose che non dovrebbe sapere. Sei sicuro, monsieur, di non aver incontrato un povero gamin chiamato Gavroche?”
Enjolras alzò lo sguardo di brace sulla ragazza. Per il popolo viveva, combatteva, era pronto a donare la propria vita. E non sentiva di aver alcunché da nascondere ad esso
Madame, non è posto per signore e bambini, questo. E nulla di quello che diciamo non si dovrebbe sapere.”
“Sta bene, evidentemente quel monello starà derubando qualche bella prostituta nei dintorni. Sa, sono le più facili da colpire, le sfortunate. Sempre troppo impegnate dagli indumenti altrui per curarsi dei propri.”
“Mia signora, non sarà così a lungo. Presto nessuno avrà bisogno di rubare alcunché. Eppure lasciatemi insistere, dovreste essere già al sicuro, a quest’ora della notte.”

Enjolras si volse, facendo perno su un piede per girare le spalle alla giovane. Abbassò lievemente il capo, e si apprestò dunque a rientrare, mentre dall’ingresso della locanda veniva trascinato un incosciente Grantaire. Immediatamente i pensieri di Enjolras vennero catalizzati sulla figura del giovane ubriaco. Una volta che l’alcol ne avesse liberato la mente, egli avrebbe vissuto la peggiore delle sofferenze. Enjolras era nato per disquisire di quanto Grantaire fosse dissoluto e poco utile alla causa comune.

Monsieur, sono sicura che nessun uomo appoggerà la vostra causa se toglierete le ragazze dalle strade.” Sorrise mesta, mentre un’immagine orribile le attraversava la mente. Si vedeva vestita di stracci, con solo il selciato di Parigi a farle da talamo. Marius – il suo bel Marius! – passeggiava tenendo amorevolmente la mano ad una giovane dama. Oh, disgraziata! Cosa avrebbe detto il buon signor Marius di lei? Sarebbe diventata prostituta, un giorno?
Enjolras non sembrò aver percepito la frase della ragazza, che – in ultimo – aggiunse

Monsieur, quando sarete pronto a morire, riservate su questo cimitero un posto per due giovani amanti. Sfortunati? Chissà, ma almeno noi si morirà assieme!”
Corse via, un foglietto ripiegato nel taschino del vestito stracciato, ricucito con un ago grosso che pungeva le mani fino a farle sanguinare, aspettava di essere consegnato.

Non trovato Gavroche, si risolse essa stessa a consegnarlo al destinatario.
In una grafia incerta, lo scritto recitava “Sloggiate.”.
   
 
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