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Autore: TangerGin    14/03/2013    21 recensioni
"2003 - Lorraine Welsh è una di quegli esemplari di essere umano che dimostrano che la teoria darwiniana dell’evoluzione è vera: adesso non vige più la legge del più forte, ma del più affascinante. Del più scaltro. E lei è la più affascinante e la più scaltra ragazza di tutto il Cheshire. E sa perfettamente di esserlo."
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2010 - Sette anni dopo Harry torna tra le mura di quella scuola, di quell'inferno che lo ha costretto per quattro, lunghi anni. E rincontra la Regina di quell'inferno: Lol Welsh.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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~ I ~


 

Sink or Swim – di Harry Styles

 

“27 Marzo, 2003

Eccola là.
Con il suo caschetto perfetto, il ciuffo di capelli color del grano scende composto sulla sua fronte pallida, impreziosito da quella mollettina infantile con una fragola rosa.
La camicetta della divisa stirata a puntino, non una piega, non un’arricciatura, cade a pennello lungo le sue spalle fini. La tipica gonna verde e blu scuro, in tartan, è leggermente accorciata in modo strategico: non troppo lunga, così da mostrare le graziose ginocchia sotto le calze bianche, ma nemmeno troppo corta da risultare volgare.
Sta sorridendo in modo gentile e quasi accondiscendente a quel branco di pettegole del giornalino scolastico, mentre finisce di sistemare i libri dentro il suo zainetto in pelle marrone.
Tutto, in  Lorraine Welsh, è perfetto. Tutto è studiato in ogni minimo particolare per risultare impeccabile, ma senza sforzo. 
Ed il risultato finale è decisamente meraviglioso: quando cammina per i corridoi di questa rinomata scuola è evidente a tutti che lei è l’unica e sola regina. Lo so, sembra una scena da Mean Girls, ma la realtà è proprio quella. Lorraine Welsh brilla di luce propria, ed è assolutamente conscia dell’effetto che ha sui miseri esseri umani che la circondano.
 
Abbasso velocemente lo sguardo, infilando furiosamente i quaderni nella tracolla.
Lei lo ha fatto un’altra volta. Questa situazione è diventata ridicola.
Non le è bastato, a dieci anni, rubarmi il premio di “piccolo matematico dell’anno”: mi ero impegnato al massimo, sapevo di non avere rivali e quel primo premio, quella mountain bike rossa che agognavo da mesi, sarebbe stata mia se quella stupida smorfiosa della Welsh non avesse deciso di partecipare. Poi cosa se ne faceva, una bambina, di una mountain bike?
E non le era bastato nemmeno a 14 anni soffiarmi da sotto il naso la vittoria al concorso di scrittura creativa, quando tutti sapevano che io, Harry Styles, ero nato per fare lo scrittore. Ma no, ecco la Welsh con il suo stupidissimo saggio su qualche cazzata da ragazzina vincere quelle 500 sterline. E non ne aveva nemmeno bisogno, considerato che la sua era la famiglia più benestante di tutta Holmes Chapel.
Io, ingenuo, pensavo di essersi finalmente liberato di Lorraine Welsh vincendo la borsa di studio per il St. Martin College, una delle scuole più prestigiose di tutto il Regno Unito e che fortunatamente si trova nella campagna che circonda la mia cittadina, ma non potevo essere più nel torto. Era ovvio che una come lei aveva un posto riservato in questa scuola da quando aveva lanciato il primo vagito, appena nata.
E adesso, chiaramente, il posto di caporedattore del giornale scolastico era suo, quando io mi sono fatto il mazzo per tre anni e passa in quella redazione, dove mi hanno praticamente sfruttato per ogni cosa: facchino, segretario, rilegatore, fotografo. Tutto tranne che giornalista. Non mi hanno permesso di pubblicare mezza colonna di articolo, in questi tre anni, nonostante ogni settimana proponga idee sempre nuove. Certo, la situazione non è delle migliori, ma non sono tipo da mollare tutto: stringi i denti, mi ripeto ogni mattina davanti allo specchio, e vedrai che sarai ripagato.
Ma chiaramente non avevo messo in conto l’esistenza della Welsh.
 
«Styles, non ti dimenticare di impaginare l’oroscopo per domani!» squittisce Jane, il braccio destro di Satana. Jane Moers è una ragazzina del terzo anno, un esserino piccolo e magrolino, ha diciasette anni e ne dimostra sì e no tredici, con quei capelli lunghi sempre raccolti in due trecce. Inoltre sembra sempre malaticcia, eppure ha più energie di Usain Bolt sotto steroidi. Inutile dire che la odio, non sopporto i suoi occhietti vitrei che mi fissano con supponenza, non sopporto la sua voce stridula. E non sopporto quando mi dà ordini, nonostante abbia iniziato a lavorare al giornale solo da quest’anno e solo perché quella tiranna della Welsh è diventata magicamente caporedattrice.
Mi limito a fissarla con disprezzo, senza nemmeno risponderle. So benissimo di dover impaginare l’oroscopo (dio, che idea IDIOTA, l’oroscopo! Una delle novità proposte ed approvate da Sua Maestà, chiaramente) non c’è di certo bisogno che uno scarafaggio sottoforma umana me lo ricordi.
«Okay, prenderò questa occhiataccia come un sì – continua non curante la Moers – Lol, andiamo? Le altre ci aspettano giù in sala comune!»
Lol. Che soprannome ridicolo. Soprattutto per una come la Welsh, la quale però sembra quasi apprezzarlo. Ne va… fiera. Si crede talmente simpatica? Beh, news flash: non lo è. È una gorgone, un mostro mitologico nel corpo perfetto di una diciottenne.
Lei mi rivolge uno sguardo veloce e arrogante, come a suo solito, e “buon lavoro, Styles”. È così ovvio che stia provando un piacere sadico nel vedermi sgobbare. Lo ha sempre provato, da quando è iniziata questa tacita rivalità che, lo ammetto, la vede sempre primeggiare sul sottoscritto. Ciò che mi fa imbestialire è che io mi impegno, sputo sangue e sudore per ottenere quello che lei riesce ad assicurarsi con un battito di ciglia o un pomeriggio di studio.
Non che Lol Welsh sia una, come dire, sgualdrina.
Non è tipo da darla a destra e a manca per raggiungere i suoi obbiettivi. Ha soltanto avuto la fortuna di ottenere da madre natura un cervello ben funzionante ed un’eleganza innata che riesce ad incantare chiunque. È una di quegli esemplari di essere umano che dimostrano che la teoria darwiniana dell’evoluzione è vera: adesso non vige più la legge del più forte, ma del più affascinante. Del più scaltro. E Lorraine Welsh è la più affascinante e la più scaltra ragazza di tutto il Cheshire.
E sa perfettamente di esserlo.
 
«No, Louis, non puoi capire. Lei è… lei è…»
«Una figa stratosferica? Sì sono d’accordo»
«Pensavo più a “stronza colossale”, a dire il vero» sbuffo, alzando gli occhi al cielo.
Ci manca solo che pure il mio migliore amico finisca nella ragnatela di quel mostro dalle fattezze umane. Sì, perché ormai l’ho imparato: solo io, Harry Edward Styles, sono immune al fascino di quell’arpia. Certo, l’antidoto sono stati anni di sconfitte, di secondi posti, di premi di consolazione e compagnia bella, ma per lo meno posso considerarmi salvo da quella nefasta attrazione nei confronti della Welsh, che tutti gli esseri umani di sesso maschile sembrano avere. Forse è stato anche questo il motivo per il quale non sono mai riuscito stringere un’amicizia decente con qualche ragazzo: sono sempre stati tutti troppo presi a idolatrare quella strega. Mentre io sono sempre stato troppo preso a disprezzarla.
Grazie a Dio, Louis Tomlinson sembra non curarsene. Probabilmente è troppo preso da se stesso per rivolgere le sue attenzioni a qualcuno come la Welsh, che è egocentrica tanto quanto lui. Andare dietro ad una come lei comporta fatica, e Louis non è il tipo da sforzarsi: in poche parole, non ci ha mai provato per pura pigrizia. Dopotutto, gli bastano le cinque o sei ragazze che settimanalmente gli lasciano lettere d’amore profumate sotto la porta di camera e che gli lanciano occhiate adoranti in sala mensa.
«Ciò non toglie che un giro sulla Tommo-giostra glielo farei fare molto volentieri…» allude il ragazzo, tirandomi una gomitata nel fianco, mentre ci incamminiamo verso la palestra della scuola.
«Ti prego, evita questi dettagli macabri. Parlami di quanto s’è data da fare la Mitchell ieri sera, o di come è caduta ai tuoi piedi la Adams ma, ti prego, chiudiamo il discorso Welsh» sbotto irritato, sistemandomi il pesante borsone sulla spalla.
«Oh, piccolo, tenero Styles. Quando aprirai gli occhi sarà ormai troppo tardi!» sospira il mio amico.
Cristo, non sopporto le continue allusioni di Louis. No, non ci sono occhi da aprire: Lorraine Welsh è la mia nemesi. Punto e basta.
Non c’è nessun sentimento recondito di sottointesa e subconscia attrazione, non c’è un’inconsapevole amore tormentato per quella ragazza: la odio. E in fin dei conti come puoi non odiare qualcuno al quale persino i tuoi genitori ti paragonano da quando hai memoria? Spesso mi sembra quasi che preferiscano lei, figlia di altri, a me, loro unico figlio maschio.
No, non sono innamorato di Lorraine Welsh, non c’è niente di complicato in quello che provo per lei. La detesto.
 
Arrivati in palestra, indossiamo con cura le divise, inforchiamo i nostri fioretti ed usciamo con passo svelto dagli spogliatoi, pronti per il nostro allenamento giornaliero. Ammetto che non sono un tipo atletico, non mi sono nemmeno mai avvicinato ad alcuno sport che non fosse il calcio giocato con qualche ragazzino nel giardinetto dietro casa mia ma, da quando ho conosciuto Louis, sono stato quasi costretto a partecipare ai corsi di scherma del college.
Non che mi dispiaccia, anzi. E, modestia a parte, sono pure piuttosto bravino, senza contare che è un ottimo diversivo e sfogo per l’ansia accumulata durante la giornata – ansia che spesso è causata da quel diavolo sotto sembianze umane della Welsh.
E poi, ammettiamolo, fa colpo sulle ragazze, motivo principale che ha spinto Tomlinson a prendere in mano il fioretto: dire “sì, faccio sport, sono uno schermidore” ha tutto un altro effetto piuttosto che dire “sì, faccio sport, gioco a calcio”.
«Cazzo, Harry, fanculo! Vabbene che sei nervoso, ma è inutile che continui a colpirmi a vuoto sulle gambe! Mi fai anche male, dio cristo!» urla Louis, togliendosi furiosamente la maschera e gettandola per terra, dopo il mio ennesimo colpo errato ed incontrollato.
Ci risiamo. Mi sono fatto prendere troppo dalla foga, e sì, stavo immaginando che Louis non fosse altro che Lol. Alla fin fine non ho altri mezzi con i quali sfogare quell’odio e quella rabbia, quello è l’unico universo parallelo nel quale posso dare una lezione a quella stronza.
«Scusa, Tommo, lo so, ora mi calmo – borbotto, andandomi a sedere su una delle panche ai lati della pedana, afferrando una delle bottigliette d’acqua che le ragazzine del club di scherma ci lasciano per l’allenamento. Inizio a sorseggiare la bibita fresca, mentre le risatine delle gallinelle appollaiate sugli spalti attira la mia attenzione. Sono tutte ragazze che si reputano troppo sofisticate e superiori ai ragazzi del club di football, e quindi hanno ripiegato sull’andare in calore per noi, quelli della scherma. Cosa che fa piacere un po’ a tutti, tranne che a me.
Sì, perché quelle ochette non sono altro che scagnozze di lei, l’Ape Regina. Che oggi, guarda caso, è venuta a degnare della sua presenza anche i miseri mortali che sudano in palestra.
Lo fa di proposito, ormai ne sono certo. Evidentemente non si è divertita abbastanza durante la lezione di fisica, nel farmi notare che avevo sbagliato i calcoli di uno stupidissimo esercizio, ed il suo sadismo non si è consumato nemmeno durante la riunione in redazione, quando mi ha platealmente sputtanato per aver sbagliato lo spelling di una cazzo di parola.
Ah, no, a lei non basta. Lei deve rovinarmi anche l’unico momento della giornata che aspetto con trepidazione, durante il quale posso finalmente liberarmi di tutto quell’odio che lei mi procura con ogni suo sguardo, ogni sua parola sprezzante.
Incrocio quegli occhi nocciola, vispi e con quella sfumatura maligna. Un sorriso beffardo incrina le sue labbra fini e perfette.
Oh sì, lei lo sa.
Lo sa perfettamente cosa sta facendo, con la sua presenza su quelli spalti: sta peggiorando la rovina di questa giornata già di merda.
Ne ho decisamente abbastanza. Mi alzo furioso, per dirigermi a grandi passi nello spogliatoio. Non avrei voluto darle questa  soddisfazione, ma è più forte di me: se avessi respirato la stessa aria di quella vipera per un altro secondo sarei esploso.
 
Rientro in camera prima che l’allenamento finisca, trovandoci quindi solo Niall, intento a studiare, come a suo solito.
Niall Horan è l’altro mio compagno di stanza, assieme a Tommo. È un ragazzo irlandese di buona famiglia, dal fisico asciutto e da una chioma bionda che attrae le folle di ragazzine come mosche sul miele, ha un curriculum scolastico eccellente, è presidente del club di scacchi, e potrebbe essere benissimo la versione maschile della Welsh, se non fosse che lui ha del sangue umano che gli scorre nelle vene e, conseguentemente, ha una coscienza ed una morale. Insomma, Niall è proprio il tipico ragazzo che ti aspetteresti di trovare in un college come questo, sarà nominato miglior studente del nostro anno – assieme a Lol, ovviamente – e tra qualche anno ce lo ritroveremo a governare il Paese.
«Già di ritorno?» mi chiede, alzando gli occhi chiari dall’enorme libro che sta sottolineando con cura maniacale.
Sospiro, buttandomi a peso morto sul letto, senza dare spiegazioni.
«Ah, ho capito: qua c’è di mezzo lo zampino di Lorraine…»
«Non chiamarla con il suo nome. La fai sembrare umana, cosa che non è» ribatto io, tirandomi su sui gomiti «ti sembra possibile che oggi abbia dovuto tenermi sotto torchio dalla lezione di fisica delle otto fino ad adesso? Ti pare NORMALE che sia venuta a vedere gli allenamenti di scherma, con quel suo sorrisetto strafottente stampato in volto?»
Niall posa la matita nella piega tra le pagine del libro, si stiracchia la schiena ed, appoggiandosi di fianco allo schienale della sedia, mi rivolge il suo classico sguardo da “sfogati-così-poi-possiamo-farla-finita-ed-io-posso-riniziare-a-studiare”.
«Ti giuro, se non fosse che è una ragazza, a quest’ora… a quest’ora…»
«A quest’ora non avresti fatto nulla, caro mio. Perché stai sempre a rimuginare sulle cose, e non passi mai all’azione: perché non ti confronti con lei, una volta ogni tanto? Perché non hai detto nulla, quando l’hanno nominata, ingiustamente e su questo sono d’accordo anche io, caporedattrice del giornale? Perché non ti opponi MAI?»
Niall, oltre ad essere intelligentissimo e particolarmente avvenente – come sento ripetere da tutte le gallinelle della scuola -  è pure un dannatissimo psicologo. È una di quelle persone che, zitto zitto, legge tutti i segnali, tutti i dettagli e poi, SBEM ti spiattella in faccia la nuda e cruda verità. In questo è l’esatto opposto di Louis che, probabilmente perché troppo preso da sé e dalle sue fiamme, non sa dare un consiglio valido che sia uno. Anche se avrei preferito un parere senza senso di Louis, piuttosto che ammettere che Niall aveva perfettamente ragione.
Mi limito a sospirare un “lo so, lo so, domani lo farò”, per rigirarmi disteso sul fianco, agguantando l’iPod sul comodino, e lasciando il biondo al suo studio compulsivo.
Dovrei studiare anche io, tra tre giorni ho il test di Storia e non ho ancora nemmeno finito il programma. Ma tanto, incazzato come sono, non riuscirei a memorizzare nemmeno mezza data.
Grazie mille, Lorraine Welsh. Grazie mille per avermi rovinato l’ennesima giornata. Se fosse uno sport olimpico, vinceresti medaglie oro a mani basse.” 

 



Aprile 2010


Un'auto sportiva nera svoltò per il vialetto alberato, per poi rallentare man mano che si avvicinava al grande cancello in ferro battuto. Il ragazzo alla guida spense il motore dell’auto, ingranò il freno a mano, e portò nuovamente le mani sul volante, accarezzandolo sovrappensiero.
Tutte le sue attenzioni, infatti, erano rivolte a quel maestoso edificio in mattone bruciato che si stagliava dietro l’alta recinzione. Quello stesso edificio che era stata la sua dolceamara casa per quattro, lunghissimi anni, e che non rivedeva da circa… sette.
Dio, era assurdo da quanto tempo non tornasse là, al St.Martin College.
Nella mente gli pareva che fossero passati nemmeno dieci minuti da quell’ultimo giorno, con le toghe nere, i diplomi, e quell’insana gioia di aver finalmente chiuso quel capitolo della sua vita. Pronto, con in mano un biglietto di sola andata verso Londra, e pronto a buttarsi alle spalle tutti quegli anni di scuola infernale.
Invece sulla pelle, quei sette anni erano decisamente passati: quell’innocenza e quella ingenuità da diciottenne l’aveva lasciata là, tra quelle mura, ed ora stava tornando decisamente completo.
Uscì dalla macchina, chiudendo con forse un po’ troppa forza lo sportello, e si appoggiò ad esso, per dare un’ultima occhiata alla scuola, al suo giardino curato, sentendo in lontananza il classico chiasso degli studenti.
«Harry? Harry Styles? Che mi prenda un colpo! Che ci fai qua?» una voce familiare, flebile e gracchiante, distolse la sua attenzione. La vecchia professoressa Johnson. Possibile che lavorasse ancora? Avrà avuto sì e no… ottanta anni per gamba. Però era una donna eccezionale, la Johnson. Almeno era stata, durante i suoi anni di collegio, una delle poche professoresse che vedevano con occhio oggettivo tutti i loro alunni, senza alcuna parzialità, ed era stata per lui un confortevole porto di salvezza in svariate occasioni.
«Professoressa! Che bello trovare un viso amico al varco di questo inferno!
» risponse ironicamente Harry, per poi proseguire «Il preside  Goldberg mi ha contattato… sa, le lezioni tenute dai vecchi alunni e compagnia bella… lei invece? La trovo in gran forma, prof! Ma che fa, insegna sempre a quei diavoli del St.Martin?»
L’anziana donna gli rivolse un sorriso, prendendolo poi a braccetto «No, per carità. Alla mia età non riesco a sopportare queste pesti del 2010! Vengo qua di tanto in tanto per far compagnia a Judith, la giardiniera, ti ricordi?»
Il riccio annuì con la testa, mentre si incamminò, con la prof al braccio, verso l’entrata.
Varcare quel cancello portò con sé una quantità tale di ricordi e sensazioni che gli parve quasi di perdere il contatto con la realtà: nulla era cambiato. Le stesse aiuole curate, lo stesso pino imponente nel mezzo del parco, sotto il quale si radunavano le ragazze a cincischiare di chissà cosa, e dall’altra parte si intravedevano i campi da tennis, quello da calcio, e in lontananza la palestra di scherma.
I giovani studenti si godevano quei raggi di primavera, chi liberandosi della giacca della divisa – era ancora la stessa, da anni e anni – chi sbottonando un po’ la camicetta. E, nonostante quei sette anni trascorsi come il vento, calpestare nuovamente quell’erba portò con sé la stessa ansia, mista ad odio, mista anche a quei pochi momenti piacevoli che era riuscito a passare in quel posto.
Era come se l’Harry Styles, scrittore di successo, caso letterario a soli venticinque anni, fosse rimasto fuori da quel cancello, e quello al braccio della Johnson era ancora lui, quel diciottenne riccio, spilungone, dinoccolato, un po’ burbero e sicuramente rancoroso.
E come nel migliore degli incubi, una risata. Una risata squillante e tagliente, che trapassò tra tutti gli schiamazzi giovanili, tra tutti i parlottii e arrivò distinta alle sue orecchie. Quella risata, apparentemente innocua e quasi melodiosa, ma che per lui era sinonimo di una sola cosa: problemi.



Saaaalve a tutte, belle e brutte, siete tutte belle, che capperate dico u.u
Avevo già preannunciato questa long con protagonista il nostro Enrichetto Stili... diciamo dunque due parolette sulla storia: spero si sia capito che la prima parte è un estratto dal libro che Harry, ormai venticinquenne, ha pubblicato ed ha avuto successo. Le pagine del libro saranno quindi le narratrici del "passato" (come potete notare dalle date, ovviamente Harry non è nato nel 1994 xD), e chiaramente serviranno a capire il "presente", che invece è la seconda parte e per almeno i prossimi 5-6 capitoli ci sarà questa alternanza libro di Harry diciottenne / Harry "vecchio".
Che altro dire? Il libro di Harry è molto... infantile. È il diario dei suoi anni del liceo, per questo magari suonerà meno maturo. Per l'idea di base mi sono ispirata ad un telefilm, October Road, anche se in realtà, a parte il protagonista scrittore, sarà totalmente diversa dalla storia del telefilm :3

Per il resto bisogna ancora entrare nel vivo della faccenda, quindi spero solo che come prologo vi sia piaciuto y.y  E voglio ringraziare, as usual, la mia Louis (ovvero la Luisa, choco_cupcake, qua su efp) che mi ha fatto da cavia di salvezza ♥ Insomma, fatemi sapere cosa ne pensate di questo primo capitolo, dell'idea dell'impostazione della storia (se pensate di riuscire a seguirlo etc) e cosa ve ne pare di Harry, Lou, Niall e ovviamente cosa ne pensate di Lol :)
Ah, prima di concludere, diamo un volto ai personaggi inventati :D
Lorraine me la sono immaginata come Mia Wasikowska, un'attrice che io adoro e trovo tremendamente bella :')  ecco qui una foto di Lol negli anni del liceo, mentre qui è come è a 25 anni :')
Invece la sua "scagnozza" Jane me la sono immaginata come Dakota Fanning! Harry, Louis e Niall penso che abbiate ben presente che facce abbiano AHAHAHAHAHAH

Ok, bene, mi dileguo. Spero di avervi un po' incuriosite~
Luv ya~
xx Gin
PS: quasi dimenticavo: aggiornerò ogni venerdì - oggi è un'eccezione perchè tutto domani sono al concerto dei Mumford & Sons e mi era un po' impossibile postare ahahahah

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