~ I ~
Sink or Swim – di Harry Styles
Eccola là.
Con il suo caschetto perfetto, il ciuffo di capelli color del grano scende composto
sulla sua fronte pallida, impreziosito da quella mollettina infantile
con una fragola rosa.
La camicetta della divisa stirata a puntino, non una piega, non
un’arricciatura, cade a pennello lungo le sue spalle fini. La
tipica gonna verde e blu scuro, in tartan, è leggermente
accorciata in modo strategico: non troppo lunga, così da
mostrare le graziose ginocchia sotto le calze bianche, ma nemmeno
troppo corta da risultare volgare.
Sta sorridendo in modo gentile e quasi accondiscendente a quel branco
di pettegole del giornalino scolastico, mentre finisce di sistemare i
libri dentro il suo zainetto in pelle marrone.
Tutto, in Lorraine Welsh, è perfetto. Tutto è
studiato in ogni minimo particolare per risultare impeccabile, ma senza
sforzo.
Ed il risultato finale è decisamente meraviglioso: quando
cammina per i corridoi di questa rinomata scuola è evidente a
tutti che lei è l’unica e sola regina. Lo so, sembra una
scena da Mean Girls,
ma la realtà è proprio quella. Lorraine Welsh brilla di
luce propria, ed è assolutamente conscia dell’effetto che
ha sui miseri esseri umani che la circondano.
Abbasso velocemente lo sguardo, infilando furiosamente i quaderni nella tracolla.
Lei lo ha fatto un’altra volta. Questa situazione è diventata ridicola.
Non le è bastato, a dieci anni, rubarmi il premio di “piccolo
matematico dell’anno”: mi ero impegnato al massimo, sapevo
di non avere rivali e quel primo premio, quella mountain bike rossa che
agognavo da mesi, sarebbe stata mia se quella stupida smorfiosa della
Welsh non avesse deciso di partecipare. Poi cosa se ne faceva, una
bambina, di una mountain bike?
E non le era bastato nemmeno a 14 anni soffiarmi da sotto il naso la
vittoria al concorso di scrittura creativa, quando tutti sapevano che
io, Harry Styles, ero nato per fare lo scrittore. Ma no, ecco la Welsh
con il suo stupidissimo saggio su qualche cazzata da ragazzina vincere
quelle 500 sterline. E non ne aveva nemmeno bisogno, considerato che la
sua era la famiglia più benestante di tutta Holmes Chapel.
Io, ingenuo, pensavo di essersi finalmente liberato di Lorraine Welsh
vincendo la borsa di studio per il St. Martin College, una delle scuole
più prestigiose di tutto il Regno Unito e che fortunatamente si
trova nella campagna che circonda la mia cittadina, ma non potevo
essere più nel torto. Era ovvio che
una come lei aveva un posto riservato in questa scuola da quando aveva
lanciato il primo vagito, appena nata.
E adesso, chiaramente, il posto di caporedattore del giornale
scolastico era suo, quando io mi sono fatto il mazzo per tre anni e passa in
quella redazione, dove mi hanno praticamente sfruttato per ogni cosa:
facchino, segretario, rilegatore, fotografo. Tutto tranne che
giornalista. Non mi hanno permesso di pubblicare mezza colonna di
articolo, in questi tre anni, nonostante ogni settimana proponga idee
sempre nuove. Certo, la situazione non è delle migliori, ma non
sono tipo da mollare tutto: stringi i denti, mi ripeto ogni mattina
davanti allo specchio, e vedrai che sarai ripagato.
Ma chiaramente non avevo messo in conto l’esistenza della Welsh.
«Styles, non ti dimenticare di impaginare l’oroscopo per domani!»
squittisce Jane, il braccio destro di Satana. Jane Moers è una ragazzina del terzo anno, un
esserino piccolo e magrolino, ha diciasette anni e ne dimostra
sì e no tredici, con quei capelli lunghi sempre raccolti in due
trecce. Inoltre sembra sempre malaticcia, eppure ha più energie
di Usain Bolt sotto steroidi. Inutile dire che la odio, non sopporto i
suoi occhietti vitrei che mi fissano con supponenza, non sopporto la
sua voce stridula. E non sopporto quando mi dà ordini,
nonostante abbia iniziato a lavorare al giornale solo da
quest’anno e solo perché quella tiranna della Welsh
è diventata magicamente caporedattrice.
Mi limito a fissarla con disprezzo, senza nemmeno risponderle. So
benissimo di dover impaginare l’oroscopo (dio, che idea IDIOTA,
l’oroscopo! Una delle novità proposte ed approvate da Sua
Maestà, chiaramente) non c’è di certo bisogno che
uno scarafaggio sottoforma umana me lo ricordi.
«Okay,
prenderò questa occhiataccia come un sì – continua
non curante la Moers – Lol, andiamo? Le altre ci aspettano
giù in sala comune!»
Lol. Che soprannome ridicolo. Soprattutto per una come la Welsh, la quale però sembra quasi apprezzarlo. Ne va… fiera.
Si crede talmente simpatica? Beh, news flash: non lo è. È
una gorgone, un mostro mitologico nel corpo perfetto di una diciottenne.
Lei mi rivolge uno sguardo veloce e arrogante, come a suo solito, e “buon lavoro, Styles”.
È così ovvio che stia provando un piacere sadico nel
vedermi sgobbare. Lo ha sempre provato, da quando è iniziata
questa tacita rivalità che, lo ammetto, la vede sempre
primeggiare sul sottoscritto. Ciò che mi fa imbestialire
è che io mi impegno, sputo sangue e sudore per ottenere quello
che lei riesce ad assicurarsi con un battito di ciglia o un pomeriggio
di studio.
Non che Lol Welsh sia una, come dire, sgualdrina.
Non è tipo da darla a destra e a manca per raggiungere i suoi
obbiettivi. Ha soltanto avuto la fortuna di ottenere da madre natura un
cervello ben funzionante ed un’eleganza innata che riesce ad
incantare chiunque. È una di quegli esemplari di essere umano
che dimostrano che la teoria darwiniana dell’evoluzione è
vera: adesso non vige più la legge del più forte, ma del
più affascinante. Del più scaltro. E Lorraine Welsh
è la più affascinante e la più scaltra ragazza di
tutto il Cheshire.
E sa perfettamente di esserlo.
«No, Louis, non puoi capire. Lei è… lei è…»
«Una figa stratosferica? Sì sono d’accordo»
«Pensavo più a “stronza colossale”, a dire il vero» sbuffo, alzando gli occhi al cielo.
Ci manca solo che pure il mio migliore amico finisca nella ragnatela di
quel mostro dalle fattezze umane. Sì, perché ormai
l’ho imparato: solo io, Harry Edward Styles, sono immune al
fascino di quell’arpia. Certo, l’antidoto sono stati anni
di sconfitte, di secondi posti, di premi di consolazione e compagnia
bella, ma per lo meno posso considerarmi salvo da quella nefasta
attrazione nei confronti della Welsh, che tutti gli esseri umani di
sesso maschile sembrano avere. Forse è stato anche questo il
motivo per il quale non sono mai riuscito stringere un’amicizia
decente con qualche ragazzo: sono sempre stati tutti troppo presi a
idolatrare quella strega. Mentre io sono sempre stato troppo preso a disprezzarla.
Grazie a Dio, Louis Tomlinson sembra non curarsene. Probabilmente
è troppo preso da se stesso per rivolgere le sue attenzioni a
qualcuno come la Welsh, che è egocentrica tanto quanto lui.
Andare dietro ad una come lei comporta fatica, e Louis non è il
tipo da sforzarsi: in poche parole, non ci ha mai provato per pura
pigrizia. Dopotutto, gli bastano le cinque o sei ragazze che
settimanalmente gli lasciano lettere d’amore profumate sotto la
porta di camera e che gli lanciano occhiate adoranti in sala mensa.
«Ciò non toglie che un giro sulla Tommo-giostra glielo
farei fare molto volentieri…» allude il ragazzo, tirandomi
una gomitata nel fianco, mentre ci incamminiamo verso la palestra della
scuola.
«Ti prego, evita questi dettagli macabri. Parlami di
quanto s’è data da fare la Mitchell ieri sera, o di come
è caduta ai tuoi piedi la Adams ma, ti prego, chiudiamo il
discorso Welsh» sbotto irritato, sistemandomi il pesante borsone
sulla spalla.
«Oh, piccolo, tenero Styles. Quando aprirai gli occhi sarà ormai troppo tardi!» sospira il mio amico.
Cristo, non sopporto le continue allusioni di Louis. No, non ci sono occhi da aprire: Lorraine Welsh è la mia nemesi. Punto e basta.
Non c’è nessun sentimento recondito di sottointesa e
subconscia attrazione, non c’è un’inconsapevole
amore tormentato per quella ragazza: la odio.
E in fin dei conti come puoi non odiare qualcuno al quale persino i
tuoi genitori ti paragonano da quando hai memoria? Spesso mi sembra
quasi che preferiscano lei, figlia di altri, a me, loro unico figlio maschio.
No, non sono innamorato di Lorraine Welsh, non c’è niente di complicato in quello che provo per lei. La detesto.
Arrivati in palestra, indossiamo con cura le divise, inforchiamo i
nostri fioretti ed usciamo con passo svelto dagli spogliatoi, pronti
per il nostro allenamento giornaliero. Ammetto che non sono un tipo
atletico, non mi sono nemmeno mai avvicinato ad alcuno sport che non
fosse il calcio giocato con qualche ragazzino nel giardinetto dietro
casa mia ma, da quando ho conosciuto Louis, sono stato quasi costretto
a partecipare ai corsi di scherma del college.
Non che mi dispiaccia, anzi. E, modestia a parte, sono pure piuttosto
bravino, senza contare che è un ottimo diversivo e sfogo per
l’ansia accumulata durante la giornata – ansia che spesso
è causata da quel diavolo sotto sembianze umane della Welsh.
E poi, ammettiamolo, fa colpo sulle ragazze, motivo principale che ha
spinto Tomlinson a prendere in mano il fioretto: dire “sì,
faccio sport, sono uno schermidore” ha tutto un altro effetto piuttosto che dire “sì, faccio sport, gioco a calcio”.
«Cazzo, Harry, fanculo! Vabbene che sei nervoso, ma è
inutile che continui a colpirmi a vuoto sulle gambe! Mi fai anche male,
dio cristo!» urla Louis, togliendosi furiosamente la maschera e
gettandola per terra, dopo il mio ennesimo colpo errato ed
incontrollato.
Ci risiamo. Mi sono fatto prendere troppo dalla foga, e sì,
stavo immaginando che Louis non fosse altro che Lol. Alla fin fine non
ho altri mezzi con i quali sfogare quell’odio e quella rabbia,
quello è l’unico universo parallelo nel quale posso dare
una lezione a quella stronza.
«Scusa, Tommo, lo so, ora mi calmo – borbotto, andandomi a
sedere su una delle panche ai lati della pedana, afferrando una delle
bottigliette d’acqua che le ragazzine del club di scherma ci
lasciano per l’allenamento. Inizio a sorseggiare la bibita
fresca, mentre le risatine delle gallinelle appollaiate sugli spalti
attira la mia attenzione. Sono tutte ragazze che si reputano troppo sofisticate e superiori
ai ragazzi del club di football, e quindi hanno ripiegato
sull’andare in calore per noi, quelli della scherma. Cosa che fa
piacere un po’ a tutti, tranne che a me.
Sì, perché quelle ochette non sono altro che scagnozze di
lei, l’Ape Regina. Che oggi, guarda caso, è venuta a
degnare della sua presenza anche i miseri mortali che sudano in
palestra.
Lo fa di proposito, ormai ne sono certo. Evidentemente non si è
divertita abbastanza durante la lezione di fisica, nel farmi notare che
avevo sbagliato i calcoli di uno stupidissimo esercizio, ed il suo
sadismo non si è consumato nemmeno durante la riunione in
redazione, quando mi ha platealmente sputtanato per aver sbagliato lo
spelling di una cazzo di parola.
Ah, no, a lei non basta. Lei deve rovinarmi anche l’unico momento
della giornata che aspetto con trepidazione, durante il quale posso
finalmente liberarmi di tutto quell’odio che lei mi procura con ogni suo sguardo, ogni sua parola sprezzante.
Incrocio quegli occhi nocciola, vispi e con quella sfumatura maligna. Un sorriso beffardo incrina le sue labbra fini e perfette.
Oh sì, lei lo sa.
Lo sa perfettamente cosa sta facendo, con la sua presenza su quelli
spalti: sta peggiorando la rovina di questa giornata già di
merda.
Ne ho decisamente abbastanza. Mi alzo furioso, per dirigermi a grandi
passi nello spogliatoio. Non avrei voluto darle questa
soddisfazione, ma è più forte di me: se avessi respirato
la stessa aria di quella vipera per un altro secondo sarei esploso.
Rientro in camera prima che l’allenamento finisca, trovandoci quindi solo Niall, intento a studiare, come a suo solito.
Niall Horan è l’altro mio compagno di stanza, assieme a
Tommo. È un ragazzo irlandese di buona famiglia, dal fisico
asciutto e da una chioma bionda che attrae le folle di ragazzine come
mosche sul miele, ha un curriculum scolastico eccellente, è
presidente del club di scacchi, e potrebbe essere benissimo la versione
maschile della Welsh, se non fosse che lui ha del sangue umano che gli
scorre nelle vene e, conseguentemente, ha una coscienza ed una
morale. Insomma, Niall è proprio il tipico ragazzo che ti
aspetteresti di trovare in un college come questo, sarà nominato
miglior studente del nostro anno – assieme a Lol, ovviamente
– e tra qualche anno ce lo ritroveremo a governare il Paese.
«Già di ritorno?» mi chiede, alzando gli occhi
chiari dall’enorme libro che sta sottolineando con cura maniacale.
Sospiro, buttandomi a peso morto sul letto, senza dare spiegazioni.
«Ah, ho capito: qua c’è di mezzo lo zampino di Lorraine…»
«Non chiamarla con il suo nome. La fai sembrare umana, cosa che
non è» ribatto io, tirandomi su sui gomiti «ti
sembra possibile che oggi abbia dovuto tenermi sotto torchio dalla
lezione di fisica delle otto fino ad adesso? Ti pare NORMALE che sia
venuta a vedere gli allenamenti di scherma, con quel suo sorrisetto
strafottente stampato in volto?»
Niall posa la matita nella piega tra le pagine del libro, si stiracchia
la schiena ed, appoggiandosi di fianco allo schienale della sedia, mi
rivolge il suo classico sguardo da “sfogati-così-poi-possiamo-farla-finita-ed-io-posso-riniziare-a-studiare”.
«Ti giuro, se non fosse che è una ragazza, a quest’ora… a quest’ora…»
«A quest’ora non avresti fatto nulla, caro mio.
Perché stai sempre a rimuginare sulle cose, e non passi mai
all’azione: perché non ti confronti con lei, una volta
ogni tanto? Perché non hai detto nulla, quando l’hanno
nominata, ingiustamente e su questo sono d’accordo anche io,
caporedattrice del giornale? Perché non ti opponi MAI?»
Niall, oltre ad essere intelligentissimo e particolarmente avvenente
– come sento ripetere da tutte le gallinelle della scuola -
è pure un dannatissimo psicologo. È una di quelle
persone che, zitto zitto, legge tutti i segnali, tutti i dettagli e
poi, SBEM ti spiattella in faccia la nuda e cruda verità. In
questo è l’esatto opposto di Louis che, probabilmente
perché troppo preso da sé e dalle sue fiamme, non sa dare
un consiglio valido che sia uno. Anche se avrei preferito un parere
senza senso di Louis, piuttosto che ammettere che Niall aveva perfettamente ragione.
Mi limito a sospirare un “lo so, lo so, domani lo
farò”, per rigirarmi disteso sul fianco, agguantando
l’iPod sul comodino, e lasciando il biondo al suo studio
compulsivo.
Dovrei studiare anche io, tra tre giorni ho il test di Storia e non ho
ancora nemmeno finito il programma. Ma tanto, incazzato come sono, non
riuscirei a memorizzare nemmeno mezza data.
Grazie mille, Lorraine Welsh. Grazie mille per avermi rovinato
l’ennesima giornata. Se fosse uno sport olimpico, vinceresti
medaglie oro a mani basse.”
Aprile 2010
Un'auto sportiva nera svoltò per il vialetto alberato, per poi
rallentare man mano che si avvicinava al grande cancello in ferro
battuto. Il ragazzo alla guida spense il motore
dell’auto, ingranò il freno a mano, e portò
nuovamente le mani
sul volante, accarezzandolo sovrappensiero.
Tutte le sue attenzioni, infatti, erano rivolte a quel maestoso
edificio in mattone bruciato che si stagliava dietro l’alta
recinzione. Quello stesso edificio che era stata la sua dolceamara casa
per quattro, lunghissimi anni, e che non rivedeva da circa…
sette.
Dio, era assurdo da quanto tempo non tornasse là, al St.Martin College.
Nella mente gli pareva che fossero passati nemmeno dieci minuti da
quell’ultimo giorno, con le toghe nere, i diplomi, e
quell’insana gioia di aver finalmente
chiuso quel capitolo della sua vita. Pronto, con in mano un biglietto di
sola andata verso Londra, e pronto a buttarsi alle spalle tutti quegli
anni di scuola infernale.
Invece sulla pelle, quei sette anni erano decisamente passati:
quell’innocenza e quella ingenuità da diciottenne
l’aveva lasciata là, tra quelle mura, ed ora stava
tornando decisamente completo.
Uscì dalla macchina, chiudendo con forse un po’ troppa forza lo
sportello, e si appoggiò ad esso, per dare un’ultima occhiata
alla scuola, al suo giardino curato, sentendo in lontananza il classico
chiasso degli studenti.
«Harry? Harry Styles? Che mi prenda un colpo! Che ci fai
qua?» una voce familiare, flebile e gracchiante, distolse la sua
attenzione. La vecchia professoressa Johnson. Possibile che lavorasse
ancora? Avrà avuto sì e no… ottanta anni per
gamba. Però era una donna eccezionale, la Johnson. Almeno era stata, durante i suoi anni di collegio,
una delle poche professoresse che vedevano con occhio oggettivo
tutti i loro alunni, senza alcuna parzialità, ed era stata per
lui un confortevole porto di salvezza in svariate occasioni.
«Professoressa! Che bello trovare un viso amico al varco di questo inferno!» risponse ironicamente Harry, per poi proseguire «Il
preside Goldberg mi ha contattato… sa, le lezioni tenute
dai vecchi alunni e compagnia bella… lei invece? La trovo in
gran forma, prof! Ma che fa, insegna sempre a quei diavoli del
St.Martin?»
L’anziana donna gli rivolse un sorriso, prendendolo poi a
braccetto «No, per carità. Alla mia età non riesco
a sopportare queste pesti del 2010! Vengo qua di tanto in tanto per far
compagnia a Judith, la giardiniera, ti ricordi?»
Il riccio annuì con la testa, mentre si incamminò, con la prof al braccio, verso l’entrata.
Varcare quel cancello portò con sé una quantità
tale di ricordi e sensazioni che gli parve quasi di perdere il contatto
con la realtà: nulla era cambiato. Le stesse aiuole curate, lo
stesso pino imponente nel mezzo del parco, sotto il quale si radunavano
le ragazze a cincischiare di chissà cosa, e dall’altra
parte si intravedevano i campi da tennis, quello da calcio, e in
lontananza la palestra di scherma.
I giovani studenti si godevano quei raggi di primavera, chi
liberandosi della giacca della divisa – era ancora la stessa, da
anni e anni – chi sbottonando un po’ la camicetta. E,
nonostante quei sette anni trascorsi come il vento, calpestare
nuovamente quell’erba portò con sé la stessa ansia,
mista ad odio, mista anche a quei pochi momenti piacevoli che era
riuscito a passare in quel posto.
Era come se l’Harry Styles, scrittore di successo, caso
letterario a soli venticinque anni, fosse rimasto fuori da quel
cancello, e quello al braccio della Johnson era ancora lui, quel
diciottenne riccio, spilungone, dinoccolato, un po’ burbero e
sicuramente rancoroso.
E come nel migliore degli incubi, una risata. Una risata squillante e
tagliente, che trapassò tra tutti gli schiamazzi giovanili, tra
tutti i parlottii e arrivò distinta alle sue orecchie. Quella
risata, apparentemente innocua e quasi melodiosa, ma che per lui era sinonimo
di una sola cosa: problemi.
Saaaalve a tutte, belle e brutte, siete tutte belle, che capperate dico u.u
Avevo già preannunciato questa long con protagonista il nostro
Enrichetto Stili... diciamo dunque due parolette sulla storia: spero si
sia capito che la prima parte è un estratto dal libro che Harry,
ormai venticinquenne, ha pubblicato ed ha avuto successo. Le pagine del
libro saranno quindi le narratrici del "passato" (come potete notare
dalle date, ovviamente Harry non è nato nel 1994 xD), e
chiaramente
serviranno a capire il "presente", che invece è la seconda parte
e per almeno i prossimi 5-6 capitoli ci sarà questa alternanza
libro di Harry diciottenne / Harry "vecchio".
Che altro dire? Il libro di
Harry è molto... infantile. È il diario dei suoi anni del
liceo, per questo magari suonerà meno maturo. Per l'idea di
base mi sono ispirata ad un telefilm, October Road, anche se in
realtà, a parte il protagonista scrittore, sarà
totalmente diversa dalla storia del telefilm :3
Per il resto bisogna ancora entrare nel vivo
della faccenda, quindi spero solo che come prologo vi sia piaciuto
y.y E voglio ringraziare, as usual, la mia Louis (ovvero la
Luisa, choco_cupcake, qua su efp) che mi ha fatto da cavia di salvezza
♥ Insomma, fatemi sapere cosa ne pensate di questo primo
capitolo, dell'idea dell'impostazione della storia (se pensate di
riuscire a seguirlo etc) e cosa ve ne pare di Harry, Lou, Niall e
ovviamente cosa ne pensate di Lol :)
Ah, prima di concludere, diamo un volto ai personaggi inventati :D
Lorraine me la sono immaginata come Mia Wasikowska, un'attrice che io adoro e trovo tremendamente bella :') ecco qui una foto di Lol negli anni del liceo, mentre qui è come è a 25 anni :')
Invece la sua "scagnozza" Jane me la sono immaginata come Dakota Fanning! Harry, Louis e Niall penso che abbiate ben presente che facce abbiano AHAHAHAHAHAH
Ok, bene, mi dileguo. Spero di avervi un po' incuriosite~
Luv ya~
xx Gin
PS: quasi dimenticavo: aggiornerò ogni venerdì - oggi è un'eccezione perchè tutto domani sono al concerto dei Mumford & Sons e mi era un po' impossibile postare ahahahah
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