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Autore: Sakyo_    14/03/2013    4 recensioni
[Spezzone del 6° capitolo]
Ci ritrovammo così, in quella posizione non voluta ma perfetta, i nostri visi a pochi centimetri di distanza l'uno dall'altro. I capelli lunghi di Castiel mi solleticavano la fronte e il suo profumo pungente arrivò fino alle mie narici.
Per qualche secondo restammo a guardarci negli occhi: era la prima volta che li osservavo bene, e ne rimasi ipnotizzata. Profondi, intensi, neri come la pece.
«Adatti» mi ritrovai a pronunciare senza accorgermene.
Castiel mi guardò interrogativo.
«I tuoi occhi... Sono proprio adatti a te» affermai convinta.
[Spezzone del 13° capitolo]
«Non dirlo Nath, io sto bene con te…»
«E allora permettimi di renderti felice»
Una frase che arrivò come una cannonata in pieno petto. Mi sentii così confusa e inibita, come se mi fossi svegliata improvvisamente da un’anestesia totale.
Col dorso della mano mi carezzò la guancia nel modo più dolce possibile, mentre mi confessava il suo amore sincero.
«Sono innamorato di te, Emma»
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Iris, Nathaniel, Nuovo personaggio, Rosalya
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
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Night and Day
Capitolo 7

Ho ritenuto opportuno inserire qui di seguito l'età dei vari personaggi (che non segue quella del gioco) per non creare troppa confusione:

Emma: 17 anni
Castiel: 18 anni
Rosalya: 19 anni
Nathaniel: 21 anni

 



Il cervello decise di abbandonarmi durante le due ore di chimica che andavano a concludere quella giornata. Poco male, se fossi stata in possesso delle mie facoltà mentali avrei comunque pensato ad altro piuttosto che alle noiose e incomprensibili formulette che occupavano tutta l'area della lavagna.
Nathaniel.
Le sue labbra così vicine alle mie erano diventate l'immagine fissa che si era impossessata della mia testa dalla fine dell'intervallo.
Se Rosalya non fosse arrivata proprio in quell'istante, chissà cosa sarebbe successo...
Inutile girarci intorno, la risposta era ovvia: mi avrebbe baciata.
E io avrei ricambiato quel bacio?
La voce acuta della professoressa mi fece tornare bruscamente alla realtà.
«Signorina Turner, sarebbe così gentile da seguire la lezione come tutti i suoi compagni?»
L'aria sognante che aveva assunto il mio volto sparì e tentai di ricompormi.
«Mi scusi, professoressa»
Mentalmente lessi le formule alla lavagna e scribacchiai qualcosa sul quaderno. Per un minuto provai a concentrarmi e a ragionare su ciò che i miei occhi avevano davanti ma fu inutile.
I comportamenti di Nathaniel e Rosalya erano troppo ambigui. Non potevo esserne certa, ma l'intuito mi diceva che sotto si nascondeva qualcosa di importante. Grazie al discorso a cui avevo assistito poche ore prima, mi resi conto di una cosa: volevo saperne di più. Se c'era davvero qualcosa a legare quei due ragazzi, io volevo venirne a conoscenza.
Guardai fuori dalla finestra. L'albero alla mia sinistra aveva ormai perso quasi tutte le foglie che erano andate a formare un letto rosso scuro ai piedi del tronco. L'autunno inoltrato stava per lasciare il posto all'inverno.
«Signorina Turner, insomma! Se continuerà a distrarsi mi vedrò costretta a spedirla dritta in presidenza!»
Quell'ammonimento bastò e avanzò a scacciar via temporaneamente gli ingarbugliati pensieri che si affollavano dentro di me come uno sciame di api ronzanti.
Volente o nolente, la chimica mi avrebbe accompagnata fino alla fine della giornata scolastica.

«Ci vediamo domani, Em» Iris mi diede un bacio sulla guancia e corse via per non perdere il pullman.
Prima di uscire dall'edificio mi fermai davanti l'armadietto per prendere gli snack che mi erano avanzati. A pochi metri da me c'erano due persone che stavano discutendo animatamente.
Mi voltai in modo discreto verso la loro direzione, e fu sorpresa quando mi accorsi che quelle due persone erano Rosalya e... Castiel.
Distolsi subito lo sguardo per non dare nell'occhio e tornai a fissare l'interno del mio armadietto.
Che cosa avevano in comune quei due? Di cosa stavano parlando?
La curiosità mi spinse a rimanere lì, immobile, in attesa di un qualsiasi indizio che arrivò presto.
Voltai il viso quel poco che bastava per assistere ad un'azione che avrebbe sconvolto ancora di più le ipotesi che avevo partorito.
Rosalya aveva assestato un sonoro schiaffo sulla guancia di Castiel. Subito dopo era scappata via, uscendo dall'atrio in lacrime.
Vidi Castiel portarsi una mano sul punto dove la ragazza lo aveva colpito e cercai di intravedere qualcosa nella sua espressione, ma non ci riuscii. Se in quel momento il rosso stava provando una qualsiasi emozione, era riuscito a nasconderla davvero bene.
Poco dopo, anche lui girò i tacchi e se ne andò.
Io rimasi impalata a fissare il vuoto per qualche istante, poi mi decisi ad incamminarmi verso l'uscita insieme alla confusione più totale nella testa che a quel punto avevo perso definitivamente.
«Mangia Em, altrimenti si raffredda»
Il piatto di maccheroni davanti a me aveva un aspetto succulento e appetitoso, ma quella sera il mio stomaco non voleva saperne di ingurgitare nulla di commestibile o meno.
«A dire il vero non ho molta fame, papà»
Mio padre mi guardò come se avessi appena affermato di essere un alieno sceso sulla Terra con intenzioni poco pacifiche.
«Non hai fame? Cos'è, uno scherzo?»
Posai la forchetta sul tavolo e bevvi un lungo sorso d'acqua, scuotendo la testa in risposta a mio padre, che a quel punto fece per alzarsi e andare verso il telefono.
«Urge un dottore» disse con fare melodrammatico.
«Eddai, smettila. Capita anche a me di non avere appetito»
Lui mi guardava con fare accigliato, sempre più sospettoso. «Non farai uso di droghe?» se ne uscì improvvisamente.
«Ma che cavolo dici?!»
«Scherzo, scherzo» disse lui portandosi le mani davanti al viso a mo' di scusa, prima di ricevere un pezzetto di pane sul naso.
«Sei uno scemo, papà» Risi e mi alzai dal tavolo per sparecchiare.
Dieci minuti dopo ero buttata sul letto in stile sacco di patate, con il libro di letteratura aperto accanto a me e gli occhi a fissare l'interessante soffitto.
Avevo appena deciso di mettermi seriamente a studiare quando qualcuno suonò il campanello.
«Emma, è per te!»
Strabuzzai gli occhi quando mi trovai di fronte un Nathaniel visibilmente a disagio.
«Ciao» disse, grattandosi la testa «Sai, speravo che fossi tu ad aprire» sussurrò.
Feci cenno a mio padre di lasciarci soli ma lui rimase impalato a scrutare il biondino con aria poco rassicurante. Scossi la testa e uscii dalla porta d'ingresso socchiudendola.
«Scusa l'improvvisata» disse Nathaniel «Avevo bisogno di parlarti, e ho trovato l'indirizzo sul tuo dossier»
Della frase mi colpì solo la prima parte. Voleva parlarmi... Beh, e io volevo sapere.
«Facciamo una passeggiata?» chiesi.
La camminata di Nathaniel era decisa ma lenta, nonostante questo un suo passo richiedeva due dei miei.
«Non volevo che andasse così oggi» la sua voce si insinuò nella mia riflessione costringendomi a destare le orecchie.
Il suo volto un po' imbronciato mi ricordò quello di un bambino e mi suscitò tenerezza.
«A volte le cose non vanno come vorremmo» dissi e guardai il cielo. Non v'era traccia di stelle ma solo di grandi nuvoloni che regnavano sovrani su quella tela scura che si ergeva sopra le nostre teste.
«Le cose non vanno mai come vorrei» Nathaniel pronunciò questa frase con così tanta enfasi che mi portò a voltarmi verso di lui, e rimasi colpita dal suo sguardo forte e intenso.
«Tempo fa... Ero innamorato di Rosalya»
Non riuscivo a staccare gli occhi dai suoi. Fu lui ad abbassare la testa poco dopo, e io non capii il motivo di quel gesto.
Le parole sgorgavano dalla sua bocca come un fiume in piena e nemmeno per un secondo ebbi l'intenzione di porvi un argine.
«Non fu qualcosa di improvviso, quello che provavo per lei cresceva gradualmente di giorno in giorno. Più passavamo del tempo insieme e più mi accorgevo di esserne attratto. Bellezza a parte, mi innamorai completamente di lei al punto da non capire più nulla»
Fece una pausa, poi serrò i pugni e continuò.
«Sempre a quel tempo... Io e Castiel eravamo buoni amici»
Vedendo la mia espressione scioccata, si sbrigò a continuare la sua spiegazione.
«Già, può sembrare strano. Due tipi così diversi come noi... Ma ti assicuro che ci trovavamo bene insieme. Probabilmente lui iniziò ad avvicinarsi a me proprio perché mi vedeva così differente dal suo modo di essere» disse «O forse semplicemente perché gli facevo pena, sempre impegnato in mezzo a mille scartoffie burocratiche» un sorriso amaro si dipinse sul suo volto andando a stonare con la solita espressione delicata che lo caratterizzava.
«Gli raccontai dei miei sentimenti per Rosalya, convinto che mi avrebbe aiutato o quanto meno capito. Ma mi sbagliavo»
Di colpo iniziò a piovere. Malgrado in poco tempo io e Nathaniel ci inzuppammo quasi completamente, non ci spostammo di un millimetro dalla posizione in cui eravamo.
«Ricordo quel giorno come fosse ieri» le mascelle contratte erano il segno visibile della sua sofferenza interiore. «Come succede raramente, avevo finito di lavorare un po' prima, perciò presi le mie cose e mi diressi verso l'aula di Rosalya per riaccompagnarla a casa... Ma non la trovai. Così decisi di usare l'uscita del sottoscala, meno affollata di quella principale, e lì...»
Nathaniel chiuse gli occhi come per scacciare via un incubo tremendo, poi fece un respiro profondo e continuò «C'erano loro due. Castiel e Rosalya, e si stavano baciando»
Quell'ultima frase mi spiazzò completamente.
Non potevo crederci, o meglio, non volevo crederci. Castiel non sembrava quel tipo di persona, eppure aveva baciato Rosalya, la ragazza di cui era innamorato il suo amico.
L'acqua aveva inzuppato del tutto il maglione bianco di Nathaniel, in più cominciava a fare freddo, ma lui sembrava non accorgersi di nulla.
«Dopo quell'episodio non rivolsi più la parola a Castiel»
«E... lei?» chiesi titubante.
Il suo sguardo ferito mi trapassò come una lama tagliente.
«Rosa... Alla fine le confessai quello che provavo e ci mettemmo insieme. Ma la nostra storia non durò molto, il tempo di capire che non ero la persona giusta per lei e mi lasciò per mettersi poco dopo con Leigh.
La verità è che allora ero accecato dalla rabbia e dalla delusione. Mi sentivo tradito. Così, nel momento in cui capii che anche Castiel era interessato a Rosa, non ci pensai due volte prima di proporle di metterci insieme. Sì, lo feci perché mi piaceva, ma anche per vendicarmi di lui»
Ad un tratto ricordai la frase che Nathaniel aveva pronunciato mesi prima in biblioteca a proposito dei gatti e ne compresi il significato.
Il loro tradimento è una conseguenza, non agiscono senza motivo.
Era a se stesso, che si riferiva.
«Quell'anello... Non è un regalo di Leigh» disse.
«Gliel'hai regalato tu?»
«Sì.»
L'abbondanza e la portata delle informazioni incamerate mi sconvolse ma non al punto da perdere il lume della ragione.
Sapevo quello che volevo fare e lo feci senza indugiare.
Abbracciai Nathaniel più forte che potei e avvertii con un brivido il suo corpo bagnato attaccarsi al mio. Aveva smesso di piovere, ma piccole goccioline scendevano dalle punte dei suoi capelli fino a posarsi sui miei. Nathaniel ricambiò il mio abbraccio, la sua stretta era forte ma allo stesso tempo gentile. Sentii il suo naso inspirare l'odore dei miei capelli arruffati dall'acqua. Alzai il viso mentre lui lo abbassò e ci guardammo senza dire una parola.
Quel momento non doveva essere rovinato da nessun altro gesto, protagonisti solo i nostri sguardi che si persero insieme in una profondità di sensazioni diverse. Grazie a quel contatto mi parve di poter percepire l'immenso dolore che aveva accompagnato Nathaniel per tutto il tempo.
«Da quanto tenevi dentro tutto questo?»
«Tanto...»
Adagiai la mia testa sul suo petto e chiusi gli occhi. I respiri irregolari di Nathaniel, dovuti alla rabbia scaturita da quei brutti ricordi, mi cullarono per un tempo che mi sembrò incalcolabile.
Fu Nathaniel a interrompere per primo il nostro abbraccio.
«Andiamo, si è fatto tardi»
Prese la mia mano, la strinse forte e uniti percorremmo in silenzio la strada buia e deserta, con in sottofondo solo il rumore dei nostri passi sull'asfalto bagnato.
Ciò che mi aveva raccontato quella sera non erano fatti da poco conto. Nathaniel aveva deciso di aprirmi il suo cuore rievocando dei momenti così amari che di sicuro avrebbe preferito rinchiudere in un cassetto fittizio e dimenticare.
La cosa di cui non riuscivo a capacitarmi era il comportamento di Castiel. Possibile che avesse veramente agito in quel modo?
Prima di addomentarmi ripensai allo schiaffo di Rosalya e mi convinsi definitivamente delle parole di Nathaniel.
Una cosa però non quadrava... Della mattina in cui incontrai Rosalya per la prima volta ricordavo chiaramente un particolare che fino a quel momento era passato in secondo piano. Aveva definito l'anello che stava cercando come “una cosa molto importante” e aveva persino aggiunto che ne avrebbe sofferto se non l'avesse più ritrovato. Perché mai la perdita di quell'oggetto l'avrebbe potuta rattristare tanto? Dopotutto, Nathaniel era il suo ex, e a detta di quest'ultimo la loro storia non era andata a gonfie vele...
Proprio mentre il mio spirito da Sherlock Holmes stava per tornare all'attacco per l'ennesima volta, fui colta da una forte emicrania e stabilii che per quel giorno potesse bastare così. D'altronde anche i detective più famosi avevano bisogno di riposare il cervello, ogni tanto.

Forse le intenzioni che mi ero portata a scuola il giorno seguente non erano delle più pacifiche, ma così come ero partita a razzo con la voglia di interpretare la crocerossina della situazione, avrei avuto presto modo di scoprire che dovevo ricredermi su una determinata persona che in quella storia c'entrava quanto i cavoli a merenda.
Puntai Castiel in cortile che beveva la sua solita coca e in men che non si dica mi ritrovai faccia a faccia con lui.
«Non riesci proprio a resistermi, eh?» il suo solito ghigno strafottente non mi fece effetto quella volta.
«Come hai potuto?» mi ritrovai a sputargli tutto il mio sdegno senza riuscire a trattenermi.
Castiel mi guardò senza capire. «Eh?»
«Tu... E Rosalya... Sapevi che Nathaniel era innamorato di lei!»
Nel proferire quelle parole ci fu un momento in cui ebbi realmente la lucidità per capire che la prima a non dover intromettersi in quella storia ero proprio io. Ma la rabbia prevalse e spazzai via tutto ciò che potesse distogliermi dal mio obiettivo.
Castiel capì immediatamente a cosa mi stavo riferendo e la sua espressione mutò improvvisamente da ignara a consapevole. La luce nei suoi occhi però la diceva lunga sul sentimento che in quel momento provava verso di me.
«Tu non sai» cominciò, «Non sai assolutamente nulla! Come osi venire a giudicarmi? Credi che una sola versione dei fatti possa bastare a raccontare come sono andate veramente le cose?»
L'odio nel suo sguardo mi fece sussultare.
«Ma... Quello che hai fatto...» esitai.
Castiel mi fece indietreggiare di qualche passo fino a ritrovarmi con la schiena al muro. Sbarrò gli occhi in un lampo di livore e sbatté ferocemente un pugno sui mattoni, proprio alla destra del mio viso.
«Io non ho fatto nulla» disse scandendo bene ogni parola che si incise profondamente dentro di me.
L'inchiostro nero delle sue iridi mi terrorizzò. Castiel mi faceva paura.
Poco dopo abbassò il braccio e vidi che la sua mano sanguinava.
Avevo la bocca asciutta e non dissi una parola, aspettai solo che lui si allontanasse per buttarmi a terra con le gambe tremanti.
Ero stata una stupida, una completa idiota.
Castiel aveva ragione. Chi ero io per mettermi in mezzo?
Il mio carattere impulsivo mi aveva sopraffatta ancora, ma questa volta sentivo che non avrebbe portato a nulla di buono.


Note dell'autrice: Saaalve! Ecco qui il settimo capitolo! Finalmente vengono svelate alcune cose importanti :3 che ne dite? Penso che questo capitolo sia finora il più "intenso" di tutti... Però la nostra Emma stavolta non ha fatto la scelta giusta agendo così impulsivamente, non credete?
Ringrazio tutte le ragazze che commentano questa storia e anche chi la tiene tra le seguite ^^

Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate :D
Un bacione!
P.S. Credo che il prossimo capitolo uscirà con un po' di ritardo perché la settimana che viene sarò parecchio impegnata. Perdono!

  
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