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Autore: PsYkO_Me    14/03/2013    2 recensioni
A volte le persone scelgono di andarsene. E nonostante la purezza di un cuore, non sempre si riesce a tenerle con sé.
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Sora, Vanitas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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«Sto pensando di uccidermi.»
Sora rimase ad ascoltarlo apatico. L’aria fresca della notte li avvolgeva, mentre timide stelle si nascondevano dietro alcune nubi.
«Più provo a vivere, più mi sento morire.»
Sora stavolta strinse le dita, continuando sempre ad ascoltare in silenzio. Il muretto sulla quale erano seduti gli offriva un buon posto sulla quale potersi godere il panorama. In fondo alla valle, la città era ai loro piedi. A nessuno interessava però.
Vanitas alzò lo sguardo. Gli occhi non guardavano, fissavano un nulla. Come se anziché un cielo d’estate gli si presentasse un muro.  «Non è il mio mondo. Non appartengo a niente. Sono un fantasma. Non è vita la mia.»
Sora si morse le labbra, trattenendo i sentimenti negativi.
«Non è da me ma... Ti ringrazio. Sei l’unico che ha visto qualcosa in me. Mi hai sopportato e mi hai mostrato una luce calda e calma. Mi sento calmare con te.»
Sora digrignò i denti, sforzandosi ancora di restare sereno.
«Ma non posso continuare in questo modo.»
Sora aveva la mente in subbuglio. Aveva tentato con tutto se stesso a fargli cambiare idea. Si sentiva una nullità. Il suo cuore era così debole? Il petto gli pesava e il fiato veloce gli stava annebbiando la vista. L’agitazione di esser consapevoli di non essere in grado di cambiare le cose. La disperazione di un cuore che stava per morire.
«Addio.»
La mano del piccolo castano andò di sua spontanea volontà ad aggrapparsi alla maglia del corvino. Sora non sapeva che dire. Sentiva solo il corpo tremargli e la paura invadergli il corpo. «No...» Sussurrò. «No...»
Vanitas gli prese la mano con delicatezza. Non l’aveva mai fatto prima di allora. Ma non riuscì a toglierla da lì. Sora non voleva mollare la presa, sentiva che quella era l’ultima occasione e non poteva lasciarsela sfuggire.
«Te l’ho già detto. Non c’è altra soluzione per me.»
«Menti!» Gridò l’altro scoppiando a piangere e nascondendo la testa sul torso di Vanitas. «Non puoi parlare in questo modo. Non puoi dare tutto per scontato. Perderai tutto solo se ti togli la vita. La vita bisogna saperla prendere, la devi sfidare, la devi superare... la devi vivere. Non è tanto malvagia alla fine se le dai una mano.»
Vanitas guardò altrove. «Ti ho concesso il mio addio. Non sono sparito nel nulla senza dire niente. Ora però lasciami andare.»
Dopo quella frase, Sora si sentì ancor più inutile di prima. L’egoismo però di voler con sé la persona amata non lo fece muovere. Non voleva assolutamente spostarsi da lì.
«Sora... Se non ti sposti dovrò ricorrere alla violenza.»
Tirando su col naso, il ragazzino rispose: «Fallo allora. Io non ti lascio!»
Nemmeno Vanitas però riusciva a lasciarlo. Lui però aveva già preso la scelta. «Come vuoi.»
Dagl’occhi annebbiati dalle lacrime, Sora scorse uno strano luccichio. Di colpo tirò indietro la testa per guardare meglio e vide Vanitas con un sorriso svanire in una nube di luce. La nube volò lontana nel cielo raggiungendo le stelle e disperdendosi nell’aria.
«Vanitas!» Urlò Sora alla notte. Il suo cuore si spezzò. Aveva fallito. Tra sconforto, abbattimento e lacrime, sussurrò un’ultima frase: «Anche tu eri luce alla fine.»
 
A volte le persone scelgono di andarsene. E nonostante la purezza di un cuore, non sempre si riesce a tenerle con sé. 



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Note dell'Autrice:
Vanitas e Sora... Mi piace sempre di più come coppia! (Tranquillo Riku, appena ho tempo e ispirazione te lo restituisco!)
   
 
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