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Autore: KidStardust    15/03/2013    2 recensioni
Sono le 9.43, la mia testa è già collassata all’ultimo banco, il professore spiega ma nessuno lo ascolta, c’è chi parla con il compagno di banco, chi gioca con il telefono e chi, come me, attende il lento scorrere del tempo… il guaio è che lo faccio solo io.
Il mio nome è Francesco, ho 18 anni e questo è il mio ultimo anno scolastico. Sono tutti agitati per la maturità e al contempo tristi perché non si rivedranno mai più fra loro. La falsità della gente, per 5 anni siete usciti insieme nei modi più assurdi e disparati, adesso improvvisamente si interromperanno tutti i contatti, che belle amicizie! Forse è per questo che non ne ho mai avute, sono altamente asociale, depresso per i comuni mortali, ma la verità è che questo mondo non è all’altezza delle mie aspettative e non mi da ciò che vorrei, anche se in parte questa è colpa mia visto che sono pessimista e arrendevole. Ecco io chi sono, ed ecco la mia storia…
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Più li cercavo e più un’ansia stratosferica mi scorreva nelle vene, ogni angolo di strada che svoltavo, mi gelava il sangue perché non sapevo cosa mi aspettava. ‘E se fossero insieme? Se lei avesse trovato in lui ciò che io volevo essere?’.
Era una tortura ma, alla fine, la colpa era mia, sono io che non ho mai lasciato liberi i miei sentimenti, sono io che non ho partecipato al “gioco” della vita, ho visto un fuoco e ho pensato subito che l’unica cosa che potesse fare era scottarmi, quando invece poteva anche sciogliere il velo di ghiaccio sopra il mio cuore e salvarmi, scaldarmi, darmi tutto quello di cui avevo bisogno. Ho rinunciato io a tutto questo, ho preso le mie emozioni e le ho chiuse in un carillon, le ho lasciate danzare insieme alla musica che sentivo quando incrociavo i tuoi occhi, dentro di me non c’erano farfalle, ma i miei sentimenti che danzavano al ritmo del suo cuore, e adesso? Adesso la musica è finita, i “ballerini” dentro di me sono spiazzati, impauriti, non sanno più cosa fare, anzi, sono tristi perché i miei occhi stanno guardando un incubo. Tu e lui, lì fermi, le sue mani ti cingono i fianchi, i tuoi occhi lo guardano, lui è vicino, molto vicino, il freddo rende visibile i respiri, e i vostri sembrano quasi intrecciarsi, mentre il mio… il mio non lo vedo. Sento i brividi percorrermi la schiena, le mani tremano, gli occhi lacrimano ma non è colpa del freddo, un “ballerino” si è portato al centro del palco e ha iniziato un assolo, musica triste, passi lenti a parvenze dolorosi, era la morte di Francesco. Pochi secondi, lui che si avvicina alle sue labbra, le mie gambe reagiscono da sole, scappo, non voglio vedere quella scena, non voglio vedere l’arma del mio delitto, non c’era la pioggia ma mi avrebbe aiutato, avrebbe lavato via tutto questo odio che provavo per me stesso e che mi sentivo addosso, correvo, correvo, sembravo Forrest Gump, volevo solo scappare via da tutto questo e senza accorgermene fui lì, alla scogliera. Il fiato era inarrestabile, la fatica si fece sentire tutta d’un colpo e crollai a terra, non avevo neanche la forza di aprire gli occhi, ma sentivo qualcosa solleticarmi la mano, era Sky! Non so come ne perché ma in quel momento, in quella circostanza, al posto di dormire come il suo solito era venuto da me e si ero accomodato sul mio petto, mi fissava ma anche il suo sguardo era triste, i suoi occhi azzurri, dono del cielo frutto del suo nome, erano più opachi, erano un cielo in tempesta, erano il riflesso delle mie emozioni. Un lampo, un tuono, poi silenzio, la pioggia tanto desiderata iniziava a bagnarmi il corpo, tranne un braccio, il piccolo Sky noncurante del suo pelo tutto inumidito, trascino la coperta su cui dormiva, che io gli avevo portato, per coprirmi. Il mio migliore amico era un gatto! E Dio quanto ero contento di questa cosa, non servivano parole, non servivano discorsi, bastava guardarci e io vedevo in lui ciò che mi serviva. Presi la coperta, la misi sopra Sky e lo accarezzai, usando il mio corpo come scudo per la pioggia, la mia schiena si consumava ma al mio cuore veniva somministrata morfina, quella più efficace, quella più dolce, calorose e soffici fusa…
  
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