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Autore: sterekheart    15/03/2013    5 recensioni
«Clarks, lei dovrà fare il suo progetto con Horan» disse il professore, guardandoci entrambi, da dietro i suoi occhiali.
«Cosa?» urlai, alzandomi in piedi «non ci penso neanche».
«Beh, se preferisce un’insufficienza…»
Mi girai a guardare Niall, che stava osservando tutto con un’espressione scocciata.
«In questo caso, lo prenderò come un sì» constatò il professore «lavorerete sul vostro progetto nel weekend, penso proprio che Horan avrà il suo primo voto positivo» continuò, con un sorrisetto sghembo sulle labbra.
No no no NO. Non può essere vero, perché capitano tutte a me? Oltre a sopportare lui e i suoi amichetti a scuola, dovrò anche passare due lunghe giornate con la persona che più detesto al mondo, per di più facendo uno stupido progetto di chimica? Preferirei spararmi.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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I’m sorry.

 

 

Chapter three.

Quella mattina mi svegliai grazie a un raggio di sole che batteva sul mio viso attraverso la finestra, oh un attimo riformulo la frase: quella mattina mi svegliai per colpa di un raggio di sole che batteva sul mio viso attraverso la finestra.
Ci vollero almeno dieci minuti prima che realizzai di non essere a casa mia.
Solo una settimana fa non avrei mai e poi mai immaginato di trovarmi in una situazione del genere: a dormire nella ‘camera degli ospiti’ della casa di Niall Horan con addosso dei suoi vestiti come pigiama.
Non in senso buono, ovviamente.
Presi il mio cellulare dal comodino affianco al letto, erano le 8 am. Per qualche strana ragione la domenica mattina mi svegliavo sempre presto.
Mi alzai dal letto e, ancora assonnata, scesi lentamente al piano di sotto.
Non c’era un’anima viva così pensai che Niall stesse ancora dormendo.
Perfetto, me ne sarei andata senza neanche avvisarlo.
Entrai in salotto e mi sedetti sul divano per ‘riposare’ un altro po’.
«Buongiorno» sentii qualcuno urlare alle mie spalle. Saltai in aria per lo spavento, mettendomi una mano sul cuore.
«Porca puttana Niall, fallo di nuovo e giuro che ti uccido» dissi con tono seccato, cercando di riprendere a respirare regolarmente.
«Fare cosa? Essere irresistibile anche a prima mattina?»
«Sta zitto e preparami qualcosa da mangiare» risposi, fulminandolo con lo sguardo mentre lui versava dei cereali in una ciotola, sedendosi sul tavolo.
«Tieni, mangia questi» disse porgendomi quella che avrebbe dovuto essere la sua colazione.
«Li hai avvelenati?» chiesi assottigliando gli occhi.
«No…Senti, fai poche storie e mangia, ti accompagno io a casa tua con la mia macchina» sgranai gli occhi sentendo quelle parole: di solito le persone a prima mattina sono più scontrose mentre sembrava quasi che lui fosse più gentile del solito.
«Non preoccuparti, non ce n’è bisogno. Ho delle gambe e posso andarci da sola» risposi prendendogli la ciotola di cereali dalle mani.
«Sto solo cercando di essere gentile» disse andando in cucina «e comunque non puoi andarci da sola, c’è ancora del ghiaccio sul marciapiede e rischi di farti male»
‘Rischi di farti male’? Questa l’ho già sentita.
«Ma chi sei? Mia madre?»
Tornò in salotto con un’altra tazza piena di cereali in mano, più una scatola di biscotti.
«No, è solo che non voglio essere io a portati in ospedale dopo che ti sarai rotta una gamba scivolando sul ghiaccio» disse sedendosi e accendendo la televisione con il telecomando.
«Mi raccomando Niall, sii sempre positivo» risposi, cercando di prenderlo in giro.
«Vai a preparati, su»
Lo fulminai di nuovo con lo sguardo e mi alzai facendo strisciare rumorosamente la sedia per terra, salii di sopra ed entrai in bagno.
Sciacquai la faccia e la bocca con un colluttorio che trovai sullo scaffale e, mentre stavo aprendo la porta, qualcuno mi precedette aprendola dall’altra parte.
Niall mi sorpassò colpendomi con la spalla prima di chiudermi fuori dal bagno, quel ragazzo diventava ogni giorno più irritante.
Rientrai nella stanza degli ospiti dove avevo lasciato i miei vestiti e li indossai per la seconda volta. Ovviamente non ero una di quelle ragazze che si faceva problemi ad indossare gli stessi vestiti per due giorni di seguito, ma mi mancava il mio guardaroba.
Presi il mio cellulare e la mia borsa con il libro e il quaderno di chimica dentro, fu allora che mi ricordai del progetto. Minchia, cosa dirò al professore domani? Pensai, infastidita.
Uscii dalla stanza e scesi le scale, trovai Niall vestito e pettinato che mi aspettava al centro dell’atrio con delle chiavi in mano.
«Forse non hai capito che ci vado da sola a casa»incrociai le braccia al petto e lui mi guardò spazientito.
«Allison, non rompere il cazzo» disse, prendendo quello che doveva essere il suo cappotto dall’attaccapanni.
«Niall, sei tu che non devi rompere il cazzo»
«Clarks ora tu verrai in macchina con me e io ti accompagnerò a casa tua, okay?» disse aprendo il portone.
Pestai un piede per terra e uscii dalla casa, arresa.
«Brava ragazza… Ehi, fa attenzione a non scivolare» disse, prendendomi per mano probabilmente per non farmi cadere. Mi fermai di scatto, guardai prima le nostra mani incrociate e poi alzai lo sguardo per guardarlo negli occhi. Ricambiò l’occhiata, impassibile.
Aprì la sua macchina ricoperta di neve con le chiavi e non esitò a spalancare con un gesto veloce lo sportello, per farmi entrare. Rimasi sorpresa da quel gesto.
Prima mi faceva mangiare la sua colazione, poi si offriva per accompagnarmi a casa, poi mi prendeva per mano per evitare che mi facessi male e infine mi apriva lo sportello della macchina come un vero ‘galantuomo’. C’era qualcosa che non quadrava.
«Ehm...grazie» dissi, timidamente mentre entravo in macchina dividendo le nostre mani.
In qualche istante me lo ritrovai accanto, mise in moto la macchina con le chiavi e accese la radio.
Passai tutto il viaggio ad osservarlo, quando guidava con quell’espressione concentrata sul viso era davvero carino…aveva dei lineamenti perfetti.
Si girò di scatto nella mia direzione, distolsi velocemente lo sguardo diventando rossa in volto, lo sentii ridacchiare. Stronzo.
«Siamo arrivati» disse sorridendo. Ero così presa dal fissarlo che non mi ero neanche accorta che la macchina si era fermata proprio davanti casa mia.
«G-grazie, ci vediamo domani» farfugliai imbarazzata mentre uscivo dalla macchina.
 
 
 
 
La mattina dopo.
Anche quella mattina fu la mia sveglia a svegliarmi, il weekend era finito e ora mi aspettava un’altra lunga settimana di scuola.
Mi diressi con gli occhi chiusi in bagno e feci una doccia veloce per poi scendere in salotto, come sempre.
Sentii un rumore di padelle provenire dalla cucina.
«Giorno mamma» dissi assonnata, prendendo un paio di biscotti dalla tavola.
«Buongiorno cara» rispose avvicinandosi a me con una tazza di caffè tra le mani.
Diedi un’occhiata all’orologio, erano le 7:30 am.
Finii di mangiare i biscotti, presi la borsa che avevo lasciato sul divano la sera prima e salutai mia madre con un cenno della mano.
In un batter d’occhio mi ritrovai fuori da casa mia, aveva smesso di nevicare ma il tempo non era dei migliori. Arrivai a scuola in poco tempo, quando entrai nel parcheggio non badai a Niall e i suoi amichetti che come sempre si riunivano all’entrata dell’edificio con le loro amiche troie, conosciute anche come ‘cheerleaders’…ma preferivo chiamarle troie.
Notai con dispiacere che Niall mi stava fissando, ignorai il suo sguardo e continuai a camminare verso il mio armadietto dove ci trovai Rachel appoggiata che si limava le unghie.
«Buongiorno Rachel» le dissi sorridendo, alzò lo sguardo e lo piantò su di me.
«Non sorridermi in quel modo, sono arrabbiata sai? Sabato sera non mi hai cagata e non hai neanche risposto ai miei messaggi. Cos’è? Ti vedi con un ragazzo? Certo, i ragazzi sono più importanti della tua migliore ami-» le tappai la bocca con una mano, scoppiando a ridere.
«Non sono stata con nessun ragazzo, Rachel» bugiarda, ecco cos’ero: una bugiarda «ho dormito tutto il pomeriggio, ultimamente sono sempre stanca» dissi, sfoggiando la mia migliore ‘faccia da cucciolo’. Mi saltò addosso stringendomi in un abbraccio che quasi mi fece soffocare.
In quel momento suonò la campanella e mi ricordai che alla prima ora avevo chimica.
Ero nei guai fino al collo.
Me la scollai di dosso, aprendo l’anta dell’armadietto.
«All’ora di pranzo devo dirti una cosa» disse ammiccando, mentre andava via.
Mi diressi velocemente verso l’aula di chimica e mi sedetti al mio solito banco. Pochi istanti dopo, il professor Evans arrivò in classe poggiando la sua borsa sulla cattedra.
Zayn, Liam e Niall entrarono giusto in tempo per l’appello, girai la testa dall’altra parte per evitare lo sguardo del biondo.
«Bene ragazzi, oggi devo controllare i compiti che vi ho assegnato venerdì scorso» cazzo, speravo se ne fosse dimenticato. Pensai, in preda al panico.Era la prima volta che non facevo i compiti in 5 anni e non sapevo come comportarmi, se fare finta di essere calma in modo da non essere scoperta oppure dire tutta la verità…Meglio dire tutta la verità.
«Clarks, Horan, cominciamo con voi» porca puttana, perché sono sempre così sfigata?
Chiusi gli occhi e mi costrinsi a parlare.
«Ehm…i-in verità, noi n-non abbiamo fatto il progetto…» dissi timidamente.
Il professore lasciò cadere sulla cattedra la penna che aveva fino a 1 minuto fa in mano.
«Come!?» disse, quasi urlando «sapevo che Horan sarebbe stato una brutta influenza per lei» continuò, sbalordito.
«Cosa!? Io una brutta influenza? È stata lei a non volerlo fare» sentii Niall parlare alle mie spalle.
«Non è colpa mia se sei peggio di una capra» dissi, voltandomi nella sua direzione.
Mi fulminò con lo sguardo, piuttosto arrabbiato.
«Basta così. Horan, Clarks, in presidenza. Subito»
Mi alzai lentamente dal mio banco. In presidenza? Io? Le uniche volte in cui ci sono andata era per ricevere complimenti dal preside riguardo al mio rendimento scolastico o per ritirare premi che avevo vinto, non per essere sgridata.
Sentii la porta chiudersi alle mie spalle mentre avevo già cominciato a camminare per il corridoio, i passi di Niall si facevano sempre più vicini.
Mi prese per i polsi e mi sbatté contro gli armadietti.
«Sei contenta, eh? Ora sono nei guai per colpa tua» sussurrò a denti stretti, deglutii impaurita e il respiro cominciava a farsi corto mentre lui si avvicinava sempre di più a me.
«Sei una stronza» disse, rivolgendomi uno sguardo carico d’odio «e pensare che cominciavi a piacermi» sentii una lacrima rigarmi il volto, seguita da tante altre.
Si allontanò lentamente da me, abbassando lo sguardo.
Dopo qualche secondo se ne andò rivolgendomi un ultimo sguardo che non riuscii a decifrare.
 
 
 
La giornata passò in fretta, l’ora di pranzo arrivò velocemente e, dopo aver messo a posto i miei libri nell’armadietto, mi diressi nella mensa.
Mi sedetti al mio solito tavolo seguita da Rachel che prese posto di fronte a me.
«Ecco, quello che volevo dirti è che…mi piace un ragazzo» disse, giocherellando con le patatine nel suo piatto.
«Mmh sentiamo, chi è la prossima preda?» le chiesi, scherzando.
«Oh eccolo, sta entrando proprio ora» rispose entusiasta, fissando un punto alle mie spalle. Mi girai nella direzione in cui stava guardando ed incontrai quegli occhi, i suoi occhi.
Ritornai a guardare Rachel con uno sguardo disgustato.
«È così bello. Insomma, guardalo: con quegli occhi azzurri, quel faccino da bravo ragazzo» disse, con un sorrisetto da idiota stampato sul volto.
«Oddio, sta venendo qui. Come sto? I capelli stanno bene?» mi chiese, preoccupata.
«Come? Sta venendo q-» non riuscii a finire la frase, sentii una mano poggiarsi sulla mia spalla.
«Allison» mi girai per guardare in faccia chiunque mi avesse ‘chiamata’, anche se sapevo benissimo che era lui. Incontrai per la seconda volta quegli occhi di ghiaccio.
«Possiamo parlare?» mi chiese, guardandomi dritto negli occhi.
«Ehm…okay» risposi, alzandomi dal tavolo. Mimai un ‘dopo ti spiego’ a Rachel con le labbra, mentre lo seguivo fuori dalla mensa, sotto lo sguardo di praticamente tutta la scuola.
Appena arrivammo nei corridoi si voltò verso di me e mi bloccò di nuovo tra gli armadietti e il suo corpo, questa volta con fare più ‘dolce’.
«Scusami per stamattina…» sussurrò, i nostri nasi si sfioravano e sentivo il suo respiro caldo sul mio viso.
«Scuse accettate» dissi timidamente, cominciando a fissare la punta delle mie scarpe.
Lui mi accarezzò una guancia, facendomi diventare completamente rossa.
«Ci vediamo dopo» si allontanò da me e mi fece l’occhiolino andandosene.
Da quando avevo cominciato ad essere così timida ed insicura con Niall?




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BUONGIORNO CAAAAAAZZE
 
Mi faccio letteralmente schifo...
Non aggiorno da più di una settimana!
Lo so, lo so...ora vi sarete sicuramente dimenticate di me e non vi biasimo, sono una stronza lol
Il fatto è che con tutti gli impegni che ho ultimamente non riuscivo mai a finire il capitolo ma, per fortuna, per domani non ho molti compiti quindi sono riuscita a postare, yoo
Alloora, Niall sta diventando sempre più dolce, no? <3
Anche se a me sembra un po' spastico cioè, prima si incazza e poi chiede scusa...mah ahahahahah
Okay, basta lol
Ringrazio con tutto il mio grandissimo cuore (?) le cinque persone che hanno recensito lo scorso capitolo, le diciannove che hanno messo la storia tra le seguite, le tredici che l'hanno messa tra le preferite e le tre che l'hanno messa tra le ricordate lol
I love yaaa <3
Vi prometto che ricomincerò a postare con costanza, oggi forse scrivo il quarto capitolo, domani lo perfeziono (?) e domenica lo posto ahahahahah
Bene, now i gotta go.
Addioooooooooo
  
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