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Autore: mangakagirl    15/03/2013    7 recensioni
Raccolta di OS inspirate alle giornate di scuola mai mostrateci dal Sensei dei nostri due Tonni preferiti ^^
RanxShin
***
1. Un fuggevole attimo di riposo
2. America
3. Sleeping at school
4. Stanzino degli attrezzi alias Trappola dell'Oca
5. - 6. Are you jealous, Kudo? -Part One & two-
7. You have a little-love problem, Detective
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2.  America


Sbatté forte la beuta piena di una soluzione di acqua e sale sul bancone, rischiando di mandarla in frantumi per la troppa foga. Alzò lo sguardo e, nera di rabbia, osservò un ragazzo particolarmente indaffarato e preso dalle sue soluzioni lavorare indisturbato lontano da lei.
Il professore, arrendevole, lanciò su quello stesso ragazzo una breve occhiata, ma nemmeno tentò di fermarlo: quando Shinichi Kudo entrava nel laboratorio di chimica, si perdeva nel suo mondo e non seguiva le indicazione dei prof. nemmeno a pagarlo.
A lui non importavano i futili e puerili esperimenti proposti dal programma scolastico, come mischiare olio e acqua e constatare che non si mescolavano insieme perché non erano polari.
A che scopo riprodurre esperimenti di cui già conosceva l’esito?
Seconda la sua teoria era solo una perdita di tempo prezioso che, invece, poteva e doveva essere sfruttato al meglio.
Lui, infatti, mischiava soluti e solventi di ogni genere ricreando le sostanze di cui veniva a conoscenza nei libri che leggeva, meravigliandosi dei risultati ottenuti.
Aveva stipulato un accordo all’inizio dell’anno col docente di chimica in questo proposito: infatti, a patto che non creasse sostanze tossiche, velenose, corrosive o esplosive, aveva il permesso di sfruttare le attrezzature della scuola e di sperimentare quanto voleva.
Ovviamente solo perché Shinichi Kudo, di chimica, ma non solo, era decisamente il migliore del terzo anno e di tutta la scuola media.
“Merito dei libri che leggo!” rispondeva sempre fiero di sè a chiunque gli chiedesse il suo segreto, eppure c’era qualcuno che non era della stessa opinione…
Ran, sbuffando più stizzita che mai, si avvicinò al ragazzo che negli ultimi giorni aveva davvero qualcosa di insolito.
Non sapeva darsi una spiegazione, inoltre non le sembrava che la cosa riguardasse un fatto accaduto tra loro, ma il suo sesto senso le dava la certezza che Shinichi non era pienamente se stesso…
Che abbia dei problemi con altro?
Si domandò Ran avvicinandosi a grandi passi verso il suo bancone mentre lo scienziato pazzo, abbassato su di esso, era concentrato a versare poche e precise gocce di liquido rossiccio in una soluzione viola.
…O forse un’altra!?
La ragazza, senza sapersi spiegare il perché, provò un moto di stizza e rabbia a quel pensiero, che subito ricacciò indietro battendo con foga una mano sul bancone per la seconda volta.
Shinichi, spaventatosi dal rumore improvviso, sobbalzò lasciando cadere tutto il contenuto della boccetta che stava centellinando nella soluzione viola per sbaglio.
Il ragazzo imprecò, ma non fece in tempo a rimediare al danno, che una nuvola viola esplose in tutto il laboratorio, mandando in frantumi la beuta che conteneva la soluzione.
Il vapore dall’odore pungente e ferroso arrivò dritto nelle narici di Ran che, al contrario del detective, non si era coperta la bocca con una mano: subito una serie di acuti colpi di tosse la scossero da capo a piedi.
Si piegò in due tenendosi il ventre con entrambe le mani, tossendo senza fiato mentre un bruciore atroce si spargeva all’interno delle sue cavità respiratorie, penetrando sino nei polmoni, mentre un sapore ferroso e terribile si spargeva nella sua bocca.
Il professore si premurò subito di spalancare le finestre, mentre i pochi alunni presenti quel giorno a quel laboratorio si affrettarono ad uscire tossicchiando e sbuffando stizziti.
-Kudo- il professore attraversò la nuvola violacea facendosi largo e aria agitando una mano davanti al viso -Niente di tossico, spero!-
-No, stia tranquillo prof- disse Shinichi sbrigativo voltandosi verso di lui mentre la nuvola si diradava -Solo che se si sbagliano le dosi è ovvio che i risultati siano questi!- si voltò stizzito verso Ran, pronto a battibeccarsi con lei per averlo fatto sbagliare, ma si rese conto solo in quel momento che era lei che tossiva in quel modo disumano. Si avvicinò in fretta alla ragazza e abbassò il viso vicino al suo, che era proteso in avanti, come il resto del corpo, scosso da spasmi e colpi di tosse.
-Hey, stai bene?- le domandò, ricevendo una delle occhiate più terrorizzanti della sua vita da parte della karateka: era nera, nera di rabbia, con gli occhi rossi dalle lacrime causate dalla nuvola violacea e i capelli spettinati che cadevano sul viso.
-Secondo te?- domandò sarcastica tra i colpi di tosse, trattenendo un conato a stento.
Non si era mai sentita tanto male per una soluzione di chimica: quella sostanza le aveva irritato la gola e gli occhi e sembrava quasi che il suo effetto non volesse finire più.
Che diavolo ci aveva messo dentro, quel Genio?!
-Portala in infermeria, io chiamo il bidello a pulire i vetri della beuta che si è rotta- disse il professore guardando un po’ distratto il disastro che si era creato sul bancone e sul pavimento, dove la soluzione di Shinichi colava ininterrottamente.
Il ragazzo posò una mano sulla spalla di Ran, scossa ancora dalla tosse, e la spinse delicatamente verso la porta per raggiungere l’infermeria come su consiglio del docente, anche se lei sembrava opporre una certa resistenza.
-Dai andiamo- la incitò Shinichi proseguendo nel corridoio con una certa impazienza, preoccupato per quella reazione così insistente.
Ran si convinse a seguirlo, attraversando il corridoio tentando di soffocare la tosse, ma non riuscendo nel suo intento, attirò l’attenzione di tutti gli alunni delle classi che avevano la porta aperta mentre attraversavano il corridoio, e imprecò sottovoce contro Shinichi.
Arrivati in infermeria, la ragazza si sedé su un lettino mentre la signorina Takayama, l’infermiera della scuola, andava chissà dove in cerca di qualcosa per farle calmare la tosse.
Non la vediamo più adesso, questa!
Pensò stizzito Shinichi conoscendo il soggetto distratto e svogliato che era.
Ran continuò a tossire imperterrita sotto il suo sguardo un po’ teso e, dopo qualche secondo, portò una mano alla gola sentendo le guance avvampare.
Il calore si protese anche lungo tutto il collo mentre l’aria nei suoi polmoni cominciava a scarseggiare per via dell’enorme sforzo e la vista si offuscava.
Shinichi, accortosi del cambiamento dell’amica, capì immediatamente che le mancava l’aria e spalancò la finestra dell’infermeria che dava sul cortile della scuola, per poi precipitarsi da lei.
La prese per un braccio, la alzò dal lettino e la portò alla finestra, facendole sporgere la testa fuori e passandole una mano sulla schiena.
-Tranquilla, respira, respira…- le disse mantenendo un tono pacato mentre lei gonfiava i suoi polmoni con aria pura riprendendo subito colore.
L’ossigeno le rinvigorì i sensi e il cervello, riuscendo così a calmarla nel giro di pochi minuti, durante i quali Shinichi non la lasciò nemmeno un secondo. Il ragazzo, vedendola ritrarsi dalla finestra, la assecondò, per poi ritrovarsi a fissarla negli occhi.
I suoi occhi erano azzurro-lilla come sempre, ma arrossati e lucidi per via della tosse e del fumo che li aveva irritati.
Nonostante tutto, erano come una droga per lui: quegli occhi erano così intensi, così profondi tanto non riusciva mai a saziarsi davvero del loro colore e della loro vitalità, pur fissandoli a lungo tutti i giorni anche quando lei non lo sapeva.
Ma l’espressione di Ran, che si trovava ancora davanti alla finestra, a pochi centimetri di distanza da lui, era strana, inquisitoria, e al ragazzo la cosa non sfuggì.
-Mi dispiace- disse subito, attribuendo quella sua rabbia al fatto che l’aveva quasi avvelenata con la sua nuvola tossica, -Giuro, non volevo intossicarti!- si difese quando la ragazza aggrottò le sopracciglia minacciosa.
-Che diavolo ti succede?- domandò quasi supplichevole secondi dopo lasciandolo stupito -Che cosa sta succedendo, Shinichi? Sono giorni che sei strano, che sei chiuso, hai un problema e non me ne parli. Non sono mica una stupida, sai?- disse avvicinandosi con foga a lui -L’ho capito benissimo che mi stai nascondendo qualcosa… Solo che non ne capisco il motivo! Ci siamo sempre detti tutto, ma tu ora non parli più con me. Sei distante… sei…-
Il ragazzo non la fece finire. Sospirò passandosi una mano tra i capelli e lanciando un’occhiata fuori dalla finestra con aria afflitta e un po’ tesa, poi abbassò lo sguardo facendo un mezzo sorrisetto triste.
-Non ti si può nascondere niente, vero?-
Ran prese quella risposta come la confessione della presenza di un problema serio e strinse i pugni pronta al peggio, pur non immaginando quanto sarebbe stato davvero difficile da accettare ciò che stava per sentire.
-I miei vogliono partire per l’America- disse Shinichi guardandola dritta negli occhi  lasciandola di stucco.
Le pupille di lei si dilatarono all’istante, mentre il cuore sembrava perdere un battito… o forse più d’uno.
Deglutì a fatica la pochissima saliva che aveva in bocca, poi dischiuse le labbra in cerca di qualcosa da dire, ma un bruciante magone si fece strada all’interno della sua gola mentre gli occhi, che erano finalmente tornati normali, si riempirono di nuovo di calde lacrime all’istante.
-Cosa aspettavi a dirmelo?!- sussurrò abbassando lo sguardo a terra e assestandogli un pugno sul petto dalla rabbia bruciante che la opprimeva.
America… Andrà in America.
 Non lo vedrò più…
Sarà lontano…
I pensieri di Ran si susseguirono disordinati nella sua mente, ingombrandola e facendole perdere il senno.
Non sarebbe resistita senza di lui…
Non avrebbe più avuto la stessa vita che aveva adesso…
Lui era troppo importante: condividevano tutto.
-Beh, te l’ho detto adesso, no?- rispose confuso Shinichi mentre lei gli batteva ancora piangendo i pugni sul petto e lui le appoggiava le mani sulle spalle intenzionato ad allontanarla un po’ e a calmarla.
Il suo sguardo era stupito e incerto: perché piangeva?
Che motivo aveva visto che lui…
-Ran, calmati- le disse tentando di farsi guardare negli occhi, ma lo sguardo di lei e la sua voce spezzata dal pianto lo interruppero.
-Calmarmi?! Vai via, vai in America… Come potrei calmarmi?!- tentò invano di asciugarsi un occhio con la manica della divisa, mentre lui sospirava e sorrideva capendo finalmente il motivo della sua reazione.
-Hey- Shinichi le alzò delicatamente il mento con due dita, sorridendole e scuotendo la testa intenerito -è vero, ho detto che i miei vogliono andare in America, ma ciò non significa che io andrò con loro, Ran-
La ragazza sbarrò gli occhi incredula specchiandosi nei suoi e dischiuse una seconda volta le labbra senza parole, attirando inevitabilmente l’attenzione su di esse del ragazzo, che deglutì un po’ rumorosamente, attratto come una calamita.
Ma subito il liceale si impose autocontrollo e rialzò immediatamente lo sguardo su di lei, che lo scrutava incerta su cosa dire.
-Che significa?- domandò retorica, sapendo già la risposta ma volendo esserne sicura. Il detective sorrise e strinse la mani attorno alle sue spalle, che stava ancora reggendo da quando era scoppiata in lacrime.
-Significa esattamente quello che sembra: Io non lascerò il Giappone, Ran-
Ran lo scrutò a fondo, passando lo sguardo da un occhio all’altro per essere davvero sicura che non stesse mentendo, per poi abbandonarsi ad un piccolo sorriso sollevato.
La signorina Takayama tornò nell’infermeria tutta annoiata, e vedendo la karateka nella stanza si ricordò che il motivo per cui si era allontanata era per andare a cercare qualcosa che sedasse la sua tosse.
Perfetto… L’avevo detto io che questa tipa è sempre più stordita!
Pensò Shinichi lasciando andare Ran e abbassando lo sguardo a terra come aveva fatto lei all’occhiata inquisitrice e confusa della donna appena arrivata.
-Stai meglio, vero?- le domandò distratta tornando alla sua scrivania, non molto interessata alla risposta della ragazza, che, capito l’andi della donna, sbuffò dirigendosi col ragazzo verso la porta.
-Sì, arrivederci- rispose sbrigativa uscendo con Shinichi, non ricevendo nemmeno un saluto di risposta.
Poco dopo, i due si trovarono in classe, che ormai era deserta essendo passata la fine dell’ultima ora da quasi mezz’ora.
Si misero a fare la cartella in fretta, poi si scambiarono una breve occhiata in cui, pur non pronunciando parola, si dissero tutto ciò che non si erano detti prima o che non aveva il coraggio di confessarsi a voce.
Shinichi sorrise e si avviò alla porta scorrevole dell’aula, aprendola piano.
-Andiamo?-
Ran annuì e lo raggiunse rivolgendogli un profondo sguardo sorridente.
-Grazie- mormorò in un sussurro non specificando bene per cosa.
Sì, perché sebbene potesse passare per un ringraziamento al fatto che le aveva aperto la porta, la karateka si riferiva ben ad altro.
A qualcosa che la rendeva immensamente felice.
Qualcosa che avrebbe ricordato per sempre.
Shinichi rimaneva.
E sapeva in cuor suo, che rimaneva, rinunciando al suo sogno di andare a vivere negli USA, solo per Lei.



Mangakagirl' Corner:
Minna Konnichiwa gente :D
Allora, eccomi tornata col secondo capitolo...
Emmm... lo ammetto: questo fa un po' schifo...
T.T
Mi è uscito così!
non volevo, sorry ><
Ok, spero abbiate capito che Ran non è morta a causa di Shinichi xDDD
Magari posso essere sadica a volte, ma non fino a sto punto xDDD
Cmq che ve ne pare dell'idea che Shinichi sperimenti il laboratorio le sue stramberie?? xDDD
Parlando d'altro, è così che io immagino che Shin possa aver detto a Ran che i suoi sarebbero
andati in America: facendo predere un coccolone alla poverina che pensava che lui sarebbe andato con loro ^^"
Il prossimo capitolo sarà migliore, promesso *^*
Spero vi sia cmq piaciuto e che lasciate un commento v.v
Ringrazio coloro che Hanno recensito lo scorso capitolo:
Hoshi, Nana, Shin e ran amore, Misaki e Sarakudo
grazie a tutti *^*
e grazie a chi l'ha aggiunta alle seguite v.v
A presto :D
Mangakagirl!!
  
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