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Autore: MimiRyuugu    15/03/2013    4 recensioni
“Insieme…qualunque cosa accada…” disse sorridendo Giulia. Hermione annuì. “…sempre…” continuò, stringendo la mano. “…contro ogni difficoltà!” concluse Anna, stringendola a sua volta. Poi, si guardarono ancora.
Sesto anno. Anna Alvis Haliwell, Giulia Wyspet ed Hermione Granger si apprestano ad iniziare il penultimo anno ad Hogwarts. Ma tanti cambiamenti si prospettano per loro. A quali avventure andranno incontro i nostri Tre Uragani?
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Ron/Hermione
Note: OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'I Tre Uragani Saga'
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Buonsalve *-*
stavolta sono stata brava. Più di così però non riesco a trattenermi xD anyway, ringrazio subito Giorgy89, CenereSnape e Lambretta per le recensioni allo scorso capitolo <3 e ringrazio anche te, che stai leggendo in questo momento *-* spero che questo capitolo vi piaccia *w* 
Qui troviamo Call Me dei Cadaveria e Are We The Waiting dei Green Day.

Avvertenze: ooctudine, come al solito. le battute di Fleur sono sgrammaticalmente corrette :3 nel senso che, siccome parla un inglese molto francesizzato, ho deciso di cambiare le parole per rendere di più xD leggetelo col suo soave *sarcasm* tono e penso capirete la disperazione generale xD un'ultima cosa, la Johanna a cui fanno (e faranno) spesso riferimento le nostre amiche è la Johanna del film Sweeney Todd :3

Detto ciò, vi lascio all'aggiornamento :3
Buona lettura <3



Secondo Capitolo

I primi ad arrivare furono i Wyspet. Molly Weasley li aspettava a braccia aperte. Fred abbracciò Giulia. “Non ti vedo da un mese e mezzo e sei già così cresciuta!” la prese in giro. La ragazza sorrise. “Bassa sono, e bassa rimango…” rise. Poi lo guardò dubbiosa. “Non dovresti essere ad amministrare il tuo nuovo negozio?” chiese Giulia. Fred scosse la testa. “Abbiamo fatto una pausa…” spiegò, quasi ovvio. “Ovvero, lui ha rotto le scatole per tornare a salutarti!” precisò George. Il fratello lo guardò truce e gli tirò un pugno al braccio. La ragazza rise. Con un gran frastuono, arrivarono anche gli Haliwell. Mary Kate non mise nemmeno a terra la gabbietta di Archimede, che si gettò fra le braccia di Ginny. Anna la salutò, insieme ad i gemelli. Scambiò uno sguardo gelido con Molly. E corse ad abbracciare Giulia. Poco dopo, le raggiunse anche Hermione. Dopo la confusione dei saluti iniziali, le ragazze vennero aiutate dai gemelli a mettere nella loro stanza i bagagli. Stavano salendo le scale scricchiolanti, quando Ginny sbuffò. “Ah dimenticavo… abbiamo una nuova ospite in camera quest’anno…” disse. Le altre la guardarono dubbiose. “Non dirmi che…” iniziò ad ipotizzare Anna, inorridita. La rossa annuì truce. Salirono in camera. Una ragazza bionda passò davanti a loro con la sua camminata aggraziata. “Tutto questo biondo mi acceca!” sbottò Anna, coprendosi gli occhi con una mano. Giulia, Mary Kate e Ginny risero. Hermione le diede una gomitata. “Solve Ginny! Oh, sono orrivate le rogosse!” esclamò Fleur, storpiando le parole per via del suo accento francese. La rossa annuì. “Voliate scusormi, ma non mi ricordo i vostri nomi…” disse ancora. Il prefetto fu la prima a presentarsi. “Io sono Hermione…Hermione Granger…” sorrise. Fleur sobbalzò. “La rogossa del bulgaro!” esclamò subito la bionda. Il prefetto arrossì. “Io sono Giulia Wyspet…” continuò l’altra. “Molto piocere!” rispose subito Fleur. “Mary Kate Haliwell…” esordì poi l’amica, a fianco di Ginny. La bionda annuì, sfoderando un sorriso quasi accecante. Anna, riluttante, si fece avanti. “Io sono Anna Alvis Haliwell…” disse solo. Il sorriso di Fleur si tramutò in una smorfia. “Bhe, che hai da guardare così?” sbuffò la castana, irritata. La bionda la guardò ancora con il nasino all’insù. “Anna? Sei tu?! Non ci credo!” esclamò Bill, dal fondo delle scale. La ragazza si girò di scatto. E si illuminò di gioia. Fece i gradini di corsa e si buttò fra le braccia dell’uomo. Fleur le riservò uno sguardo di puro odio. “A quanto pare se ne vedranno delle belle…” commentò Mary Kate. “Sei cresciuta tantissimo!” disse ancora Bill, stupito. Anna scosse la testa. “Bassa sempre uguale…” sbottò. Il rosso le fece una carezza sulla testa. “E con Draco? Come va?” chiese ancora. “Non ha nemmeno salutato Flebo…” sogghignò ancora Ginny. Hermione scuoteva la testa esasperata. Mentre Giulia si godeva la scena, pronta ad intervenire in caso di rissa tra Fracia-Inghilterra. “Non c’è male…” sorrise Anna. Fleur tossì ancora. E Bill fu costretto a girarsi. “Oh…ciao amore! Vedo che hai fatto la conoscenza delle ragazze…” disse. La Veela le sorpassò, e con eleganza raggiunse i due. Si mise proprio vicino ad Anna. “Povera la mia sorellina…sembra un puffo in confronto a Flebo!” rise Mary Kate. “Dunque quosta è la fomosa Annà…Bill mi ha porlato molto di te…” disse, con tono stizzito la bionda. La ragazza si sentì il sangue raggelare. “Ovvio, sono la sua sorellina…” sorrise, incerta. Fleur la guardò dubbiosa. Bill rise. “Anna intende dire che gli sono affezionato come se fosse mia sorella…” spiegò. La bionda sbuffò. “Sorella? Io non vedo tutta questa somigliansa…” sbottò. “È ovvio…non sono sua sorella di sangue...” precisò Anna. Fleur la squadrò da capo a piedi. La castana ebbe un sussulto. Odiava quello sguardo nei suoi confronti. Che si trattasse di quella biondina snob poco le importava. Quello sguardo. Era quello che detestava. “Si vode…il mio Bill ha buon gusto nel vestire…quelle crosci mi danno ai brividi!” rimbeccò, rabbrividendo. Anna strinse i pugni. Giulia andò a soccorrerla. “Non è poi così male…” sorrise, in sua difesa. Fleur scoccò uno sguardo anche a lei. “Tutto quel viola…fate compere nello stesso negosio?” chiese poi. La ragazza trasalì. Il fatto che avesse insultato Anna era già un incentivo per mollarle un destro diritto sul naso, ma insultare anche il suo viola. Giulia non lo poteva permettere! Hermione sospirò esasperata. La cosa andava di male in peggio. “Su…andiamo Fleur…non volevi fare una passeggiata?” la persuase Bill. La Veela lo guardò raggiante. “Scerto caro! Ora andiamo…salve… ragassine…” le salutò, gelida. “Ciao ragazze…ci vediamo a cena!” sorrise Bill. Poi, i due si allontanarono. Anna tirò un urletto di irritazione. “Come si permette quella Barbie di venire ad insultarmi così?!” ringhiò, salendo a grandi falcate le scale. “Certa gente è davvero insopportabile!” concordò Giulia. “E voi ci convivete da solo dieci minuti…io è da un mese buono che sto qui con quella in giro…” sbuffò Ginny. “Bhe, sono stati i dieci minuti più lunghi della mia vita…” rimbeccò Anna. Le ragazze raggiunsero finalmente la camera, seguite dai gemelli. La stanza era piccola, come tutte del resto. Un armadio sgangherato stava in un angolo. E sei letti erano posizionati in modo tale da essere quasi attaccati tra loro. Disposti su due file, come in una camerata militare. “Sembra di stare in collegio, vero?” osservò rabbrividendo Ginny. Mary Kate annuì schifata. “Io mi sono presa questo letto…” precisò poi la rossa, tuffandosi sul primo letto vicino alla porta, alla sua sinistra. Mary Kate lanciò la gabbia con il povero gufo sul letto vicino. Quello in mezzo, davanti all’armadio. “L’ultimo la infondo è di Flebo…mamma ha detto che dovevo lasciarla mettere dove voleva…in quanto ospite…” spiegò ancora Ginny. Anna si posizionò nel letto di mezzo, nella fila di destra. Giulia andò al letto vicino alla finestra. Ed Hermione si dovette accontentare dell’ultimo, misero letto vicino alla porta. Le ragazze si guardarono, poi, una dopo l’altra, si sdraiarono sul rispettivo letto. George e Fred risero. “Ecco qua fannullone!” esclamò il primo, sistemando infondo ad ogni letto un baule. “Grazie!” rispose il prefetto. “Tra poco si cena… vi conviene rimanere qui se non volete finire nei preparativi di tavola…” esordì George. “E chi si muove?!” sbottarono Mary Kate e Anna all’unisono. I gemelli se ne andarono via ridendo. Poi uno stomaco brontolò. “Avanti ragazze! Siamo ospiti! Dovremmo aiutare la signora Weasley!” le rimproverò Hermione, alzandosi a sedere. Giulia la guardò. “In effetti…” le diede ragione. Anna sbuffò. “Sono stufa di ricevere i suoi sguardi malevoli! Andateci voi ad aiutarla quella! Senza offesa Ginny eh…” rimbeccò poi. La rossa alzò le spalle. “Insulta pure…non ho niente da obbiettare…” sorrise. Il prefetto le guardò sbalordita. “Allora facciamo così…tu vai avanti…tra mezzora noi arriviamo…” propose Mary Kate. Hermione incrociò le braccia al petto esasperata. Giulia rise. Pochi minuti di silenzio, poi Ginny parlò. “Ah dimenticavo…c’è una cosuccia di cui devo avvisarvi…” iniziò a dire. Subito, una scia bionda entrò in camera. “Vedo che avete scià scelto i posti…” esclamò Fleur, guardandosi in giro. Mary Kate constatò di essere nel letto accanto al suo. E rabbrividì d’orrore. “Essendo io la più gronde, ho il diritto di scegliere cosa si forà dopo scena…” iniziò a spiegare. Giulia la guardò stupita. “Come prego?” le chiese, cercando di essere più gentile possibile. “Desciderò cosa si forà dopo scena…stasera, ad esempio, avevo pensato di vedere un film…ovviamonte romontico…” spiegò, sospirando. Anna finse di vomitare. “Qualcosa non và?” sbottò irritata la bionda. La castana annuì. “Sono allergica ai film romantici…” ghignò. Fleur la guardò gelida. “Non sono fattì che mi riguordano…” soffiò infine. Frugò nel suo baule, dopodiché uscì dalla stanza. Anna affondò la testa nel cuscino e tirò un urlo. “Uccidetemi…ora!” pregò Mary Kate. Hermione le guardò scuotendo la testa. “Andiamo ragazze…magari Fleur ha solo voglia di stare un po’ con noi…” provò a dire Giulia. Anna le riservò uno sguardo scettico. “Ah Giulia Giulia…nonostante tu veda il buono in tutte le persone, non sempre c’è…” sospirò. La ragazza sorrise e si avvicinò alla castana. Le accarezzò la testa. “Perfino tu sei buona…” sorrise. Anna arrossì intenerita. Si sentirono dei passi svelti. Ilary, la madre di Anna e Mary Kate, entrò nella camera. “Avanti ragazze! È ora di cena!” esordì. Hermione si alzò, seguita da Giulia. Le figlie si alzarono poco dopo. Ginny rimase seduta, sospettosa. “Finalmente, ho una fame!” sbottò Mary Kate. Ilary la guardò finta sbalordita. “Cosa avete capito? Avanti! Filare di sotto a preparare la tavola!” precisò poi, battendo le mani. “Mi sembrava troppo bello…” sbuffò Anna. Giulia rise. Tutto il gruppo scese a dare una mano. Anna fu tentata di dare in testa qualche piatto a Fleur, ma Hermione la bloccò sempre in tempo. La cena si svolse tranquillamente, anche se le moine della bionda con il bel Bill, davano abbastanza sui nervi. Sia ad Anna, in parte gelosa, in parte rattristata. Sia a Giulia, che sperava di vedere Piton al più presto. O almeno, di avere sue notizie. Ed infine, anche Hermione. Il prefetto cercava di ignorare lo sguardo da armadillo e la salivazione abbondante rivolti da Ron alla Veela. Passata la cena, quasi tutte le ragazze si riunirono in camera. Ginny e Mary Kate, pur di evitare il film romantico, si erano nascoste in qualche angolino della casa. Per aggiornarsi degli ultimi fatti. Della relazione della seconda con Blaise, ad esempio. Invece, le nostre tre cercavano un passatempo per sviare l’idea della bionda. Hermione, dall’atteggiamento di pacifista e ottimista nei suoi confronti, si era trasformata in un’acida, riluttante…insomma, nella copia più normale di Anna. Proprio questa, frugava in modo maniacale nel baule. “Non ci vorrai mica abbandonare con lei spero!” le sussurrò nevrotica il prefetto. “Di certo non me ne sto qui… fuori c’è ancora luce…” rispose secca la castana, prelevando un libretto. Giulia annuì. “Ha ragione lei Herm…anche io me ne vado fuori…” disse poi. Il prefetto, sbuffò. “Secondo voi c’è un posto tranquillo qui in giro per leggere?” chiese, esasperata. Giulia alzò le spalle, mentre tirava fuori con cura dal baule il suo ombrello da sole viola. “Prova infondo al corridoio…più lontano possibile da qui…” suggerì Anna. Dei passi si facevano vicini. Qualcuno stava salendo le scale. “Bene ragosse! Il nostro film sci attende!” esclamò entusiasta Fleur. Anna scosse la testa. “Ma anche no…io me ne vado fuori a leggere…” rispose, spingendo di poco la bionda per uscire dalla camera. Questa tirò un urletto isterico. Giulia la guardò. In effetti era così entusiasta. Le dispiaceva farla rimanere li da sola. “Quasi quasi me ne rimango qui…” sussurrò, ad Hermione. La Veela si voltò verso le due. E squadrò l’ombrello della ragazza. “Credevo di aver buttoto tutte le cose orripilanti di questa camera…” sentenziò. Giulia rimase a bocca aperta. “Cos’hai detto?” le chiese. Non poteva averlo detto. No. Aveva sentito di certo male. “Quel…coso…è orripilante! Non mi dirai mica che è tuo?” le rispose Fleur, quasi ridendo. Hermione sospirò esasperata. Per fortuna che Anna sen’era andata prima. Altrimenti si che si sarebbe scatenato l’inferno. Giulia tremò di poco. Aveva osato. Aveva osato insultare il suo ombrello. “Si, è mio!” sbottò. Strinse i pugni. Gli occhi lucidi dalla rabbia. La Veela la guardò e stavolta scoppiò a ridere. “Non usciroi così conciota? Quelle vecchie scorpe non si intonato affatto!” completò poi. Giulia fece un profondo respiro. E no. anche le sue Converse. Quella era la goccia che faceva traboccare il vaso. “Me ne vado in giardino!” soffiò, spingendola via per uscire dalla camera. Hermione scosse la testa. “Ma che modi!” sbottò Fleur. Senza degnarla di una parola, il prefetto uscì dalla stanza. Intanto, Anna era seduta sotto un misero alberello. Uno dei pochi nel giardino sul retro dei Weasley, che si affacciava su un campo. La castana sbuffò. ed iniziò a sfogliare il libricino. “Cosa c’è di meglio di un manga per scordarmi della voce irritante di quella Barbie?” sussurrò. Aprì la prima pagina. Scorse le prime righe del riassunto del volume precedente, ma non le lesse veramente. Anna faceva scorrere gli occhi sulle parole. Senza badarci. Senza interesse. Poggiò il manga con cura. E prese dalla tasca il piccolo mp3 nero. Si mise le cuffie. Cadaveria. Call me. Alzò gli occhi al cielo. Call on me, oh call up, baby. Call on me, oh call. Essendo estate c’era ancora luce. Però lei preferiva il buio. Perché al buio erano legati tanti ricordi. Tutte le sue gite con Giulia ed Hermione. E le scappatelle da Draco. Come riusciva ad entrare nel suo dormitorio. Arrivare alla sua stanza. Salutare Blaise prima che uscisse con sua sorella talvolta. E poi si sdraiava sul suo letto. Tranquilla, pacifica. Draco le lasciava sempre qualcosa da fare. Qualche rivista da leggere. Oppure lo aiutava con i compiti. Anna era abbastanza brava in Pozioni. Avendo preso ripetizioni direttamente da Piton. Call on me oh call up, darling. I know who you are. La ragazza allungò le braccia al cielo. Sospirò, annoiata. Si stiracchiò. E mosse il collo. Le ossa le scricchiolavano. Sbuffò. Il cielo aveva iniziato a tingersi di arancione chiaro. Pallido. Finalmente. La sua notte. Sorrise, mentre una brezza le sfiorava il viso. E le venne in mente di quella sera. In cui Draco era arrivato in ritardo. Call me (call me) on the line. Call me, call me any anytime. Lei lo aspettava nel dormitorio. Lo aveva aspettato. Aspettato. Ed ancora aspettato. Per quanto? Non se lo ricordava oramai più. Si era arresa ed aveva chiuso gli occhi per qualche minuto. Risvegliandosi poi tra le braccia del biondo. Aveva osato anche definirla “troppo carina per essere svegliata”. Call me (call me), I'll arrive. You can call me any day or night. Call me! In un caso normale se qualcuno glielo avesse detto, lo avrebbe steso con un gancio allo stomaco. Però. Quella volta l’unica cosa che Draco ottenne, fu un leggero pugno al braccio. Anna non riusciva a fargli male. Probabilmente perché il biondino era più forte. Ma c’era qualcosa in lei. Era l’amore probabilmente che la riduceva così. Cover me with kisses, baby. Cover me with love. Roll me in designer sheets. I'll never get enough. Emotions come, I don't know why. Cover of love's alibi. E rise. Rise di se stessa. Non pensava che si sarebbe mai trovata nemmeno a fare una conversazione decente con quel Malfoy. Eppure, ora era li. Seduta sotto uno squallido albero. A pensare a lui. Al perché non le avesse scritto nulla. Pur sapendo che lei non poteva più scrivergli essendo nel territorio dell’Ordine. Cosa aveva combinato in vacanza con Narcissa? E se le avesse mentito? E se…e se fosse ora di smetterla con tutte queste paranoie? Anna sbuffò. Call me (call me) on the line. Call me, call me any anytime. Doveva smetterla. Tra un mese l’avrebbe rivisto. Ci sarebbe stata assieme per tutto l’anno. La sera della Vigilia di Natale avrebbero festeggiato il loro anniversario. Sarebbero stati due anni. Si poteva dire che lei e Draco fossero cresciuti insieme. Prima, nell’odio. Poi, nell’amore. Anna rise. Dandosi della stupida. Della patetica. Dell’idiota. Perché perdeva tempo a farsi paranoie su di lui? Call me (call me), I'll arrive. When you're ready we can share the wine. Il biondo in quel momento era con sua madre. Magari in riva a qualche lago. Non c’era motivo di preoccuparsi. Non c’era nessun motivo di pensare cose così tragiche. Draco non era un ragazzo stupido. Call me. Una mano le si poggiò su una spalla. La ragazza sobbalzò, ma poi, riconoscendone il proprietario, sorrise. Bill aveva ritirato la mano e la guardava. Anna si tolse una cuffia. “Posso unirmi a te o eri nella contemplazione del tuo Manson?” le chiese. “No…vieni pure…” rispose lei, facendogli segno di accomodarsi. L’uomo le si sedette vicino. Lei spense l’mp3 e lo rimise in tasca. Si portò le gambe al petto, appoggiando il mento sulle ginocchia. Guardando davanti a se. “Tutto bene?” le chiese Bill, avvicinandosi. Anna lo guardò. Ed annuì debolmente. Si vedeva lontano un miglio che c’era qualcosa che non andava. “Avanti…raccontami qualcosa…è settembre scorso che non ti vedo! Sei cresciuta tanto, lo sai?” le disse Bill. Sembrava proprio un fratello maggiore. “Ho sentito che tu, Giulia ed Hermione avete combinato un bel casino al Ministero…” sorrise. Anna annuì. “E mi hanno anche riferito che hai salvato Giulia da un’Avada…” continuò a dire lui. La ragazza annuì ancora. “Vieni qui Anna…” le ordinò, facendole segno di avvicinarsi. Lei obbedì. “Ora dimmi cosa c’è che ti preoccupa…anche se ho un sospetto…” la invitò ancora Bill. Anna prese un profondo respiro. “È Draco…” rispose. L’uomo sorrise compiaciuto. E le fece una carezza sulla testa. “Lo immaginavo…dunque, esponimi i tuoi dubbi, incertezze, e quant’altro cara!” esordì in modo teatrale Bill. Alla ragazza scappò una risata. “Ok…ora basta fare lo stupido…ci sono già i gemelli per questo…avanti…dimmi…” precisò lui. Anna annuì. “Ecco…non mi scrive…da quando è partito per quella che mi ha detto di essere una vacanza…con la madre…ed io sono preoccupata…sai con Lucius ad Azkaban Draco potrebbe essere attirato in qualche giro losco… Voldemort può promettere tutto…e non mantenere nulla…però c’è gente che presa dalla disperazione non capisce…e…” cercò di spiegare. Bill annuì. “Hai paura che Draco diventi un Mangiamorte?” le chiese, diretto. Lei annuì. L’uomo le sorrise comprensivo. Si avvicinò e l’abbracciò. Anna si strinse nel suo abbraccio. Le mancavano le smancerie di Bill. Chiuse gli occhi per qualche minuto. “Vedrai che andrà tutto bene…” sussurrò lui, mentre le accarezzava la testa. Poco dopo, Anna annuì. “Grazie…Bill…” lo ringraziò, timida, staccandosi dall’abbraccio. Lui le circondò affettuoso le spalle con un braccio. “Ed ora, veniamo alle cose serie…” disse, Anna. Bill la guardò dubbioso. “Hai sul serio intenzione di sposarti con quella Barbie?” gli chiese, seccata. L’uomo rise. “Andiamo…Fleur è una ragazza dolce…” cercò di difenderla. “Si…come un limone…” soffiò Anna. Bill scosse la testa divertito. “Dovete solo diventare amiche…” osservò. “Amica?! Io?! Di quella?!” rimbeccò stupita la ragazza. Lui annuì convinto. “Altro argomento scottante…cara la mia sedicenne…” sorrise poi. Anna lo guardò dubbiosa. “Mi è giunta voce, che le tue scappatelle nel dormitorio Serpeverde sono aumentate…” continuò Bill. La ragazza tossicchiò finta innocente. “Dimmi la verità Anna…quel serpente travestito da furetto ti ha messo le mani addosso?” le chiese. Stavolta la castana arrossì. “Perché se è così dovrà aver paura solo ad uscire di casa…” sbottò Bill. “Cos’è, sei geloso?” lo punzecchiò lei. “Certo…vuoi che lasci toccare la mia sorellina al primo che capita?” rimbeccò lui, in tono ovvio. Anna rise. “Non è il primo che capita! È il mio Draco! Stiamo assieme da due anni!” osservò poi. Bill la guardò poco convinto. “Dunque…?” commentò. Anna arrossì ancora. “Dunque…no…non è ancora…successo nulla…cioè…sono capitate occasioni propizie…però…Draco è un bravo ragazzo…mi tratta benissimo…e poi rimangono ancora anni e anni…” sorrise. L’uomo tirò un sospiro di sollievo. E le scompigliò i capelli. “Menomale! Mi ero già preparato al peggio!” disse poi. La ragazza lo guardò truce. “Quanta fiducia!” sbottò. Bill rise. “Scommetto che pensi che Draco sia come eri tu alla sua età…” ghignò Anna. L’uomo scosse la testa divertito. “Io non ero quel tipo di ragazzo…o almeno…i primi anni…” ricordò. Lei rise. “Si come no! Vecchio volpone!” lo prese in giro. “Un po’ di rispetto marmocchia, sono più grande di te!” rimbeccò divertito Bill. Anna gli fece la linguaccia. “Che impertinente!” esclamò lui, ridendo. La ragazza sorrise. Si sentì un tossire. “Ecco dov’eri! Ti ho scercato dappertutto!” sbottò stizzita Fleur. Anna si strinse nell’abbraccio dell’uomo. Sapeva che quella oca platinata era venuta a reclamarlo. Ma purtroppo per lei, ora lui era impegnato. “Scusa tesoro…” le rispose lui tranquillo. La bionda lo guardava arrabbiata. Incrociò le braccia al petto e sbuffò. Bill si alzò. “Dove vai?” gli chiese Anna, ingenua. L’uomo sorrise. “La mia futura mogliettina mi reclama…” rispose. La ragazza lo guardò delusa. Lui scosse la testa divertito. Si chinò e le diede un bacio sulla fronte. “Non stare qui fino a tardi…” le raccomandò. Poi, raggiunse Fleur. Che lo prese subito a braccetto. Anna lo guardò andare via. Più triste di prima. “Vai, vai da quella gallina! Stupida Flebo…stupido Bill…e stupido Draco!” sussurrò arrabbiata. Prese l’mp3. Alzò il volume al massimo. Affondò la testa nelle ginocchia. Irritata. Abbandonata. Triste. Sconsolata. Con il suo unico Manson a farle compagnia.
Intanto, più in la, al riparo da bionde dalla voce squillante. Da piagnistei controllati. Dalla rabbia. Giulia se ne stava sotto un alberello solitario. Tenendosi stretta il suo ombrello. Aveva acceso l’mp3. Per farle dimenticare l’ultimo battibecco avuto con Fleur. Non lo sopportava. Quando facevano commenti sui suoi teschi. Se ne fregava. Perfino sui suoi gusti musicali. Ma nessuno poteva osare anche solo pensare di insultare un regalo. Fattole da lui. In primis. Severus. Starry nights city lights coming down over me. Giulia sobbalzò. Si era appena accorta della canzone. Che coincidenza. Proprio quella canzone. Alzò gli occhi al cielo. E l’immagine di quella notte le tornò in mente. Skyscrapers and stargazers in my head. Lei che cantava. Trotterellandogli intorno. Poi. Pian piano si era fermata. Si era avvicinata. Ed aveva guardato negli occhi il suo professore. In quegli occhi stupendi. Scuri. Neri. Come il lago nero quella notte. Arewe we are, are we we are the waiting unknown. Poi. Le mani si erano incrociate. La magia della neve. Poi era successo. Il loro primo bacio. Nella realtà. La sua mano stretta in quella di Piton. Il calore che emanava. Le loro labbra che si incontravano. Piano. Lentamente. Come se lui avesse avuto paura di farle male. This dirty town was burning down in my dreams. E lei. Non era stato il suo primo bacio. Ma è come se lo fosse stato veramente. Perché l’unica persona di cui le importava era lui. Quell’arcigno professore di Pozioni. A cui lei sorrideva. A cui pensava. Ancora. Ed ancora. Lost and found city bound in my dreams. Giulia chiuse gli occhi. Lasciò ricadere piano l’mp3 sul grembo. E portò la mano che lo teneva al ciondolo. Quello che per lei significava tutto. La loro promessa. La sua promessa. Quella che Piton le aveva fatto. Dopo il Pensatoio. Quella di una nuova vita. Insieme a lui. Insieme ad Eveline. And screaming. E le mancavano. Le ore passate a correggere compiti. A chiacchierare davanti al fuoco. A ridere. Scherzare. Perché lei lo sapeva. Sapeva com’era fatto un suo sorriso. Non un ghigno. Un sorriso. E quando rideva. La sua voce. Are we we are, are we we are the waiting. Giulia sorrise. Perché solo pensare a lui la rendeva felice. Le mettevano allegria i ricordi di quell’anno. Perfino la notte del Crucio. In cui Severus. Le aveva cantato While I’m Around. Perché lui l’aveva promesso. Piton aveva promesso di proteggerla. Dai Mangiamorte. Dal male. Da tutto. And screaming. La ragazza scosse la testa. Quell’anno sarebbe stato più duro del solito. Ma lei lo sapeva. Avrebbe aiutato Severus. A liberarsi delle sue vecchie ferite. Non le interessava quanto i suoi racconti potessero essere disumani. Anche se le azioni le aveva compiute il professore stesso. Per lei, Piton sarebbe rimasto sempre lo stesso uomo. Are we we are, are we we are the waiting. L’uomo che la riservava sempre una battutina cinica. Sarcastica. Eppure poco dopo le sorrideva. L’uomo che le voleva bene. Davvero bene. Tanto da accoglierla tra le sue braccia. E nel suo cuore. Nonostante le delusioni passate. Gli errori. L’uomo in grado di farle dimenticare ogni problema. Con un solo sorriso. Perché un sorriso di Severus. Un piccolo, insignificante sorriso. Per Giulia equivaleva alla felicità. Forget me nots and second thoughts live in isolation. Doveva stargli vicino. lui aveva promesso di proteggerla. Ed ora, in quel momento. Sotto quel misero alberello. Giulia si decise. A giurare a se stessa che non l’avrebbe mai abbandonato. Mai. Nemmeno sotto un’altra Cruciatus. Voleva dare un po’ di felicità a Severus. Lo voleva veramente. Heads or tails and fairytales in my mind. All’improvviso se ne ricordò. Lo sguardo dell’uomo. Nello Specchio delle Brame. Quel sorriso. Rivolto a lei. E alla bambina. Ad Eveline. Per cui Giulia aveva già lottato una volta. Al Ministero. Quella notte. In cui rischiò di perdere la vita. E così di far ancora del male a Piton. Are we we are, are we we are the waiting unknown. Perché Giulia sperava. Che lui si sentisse perso senza di lei. Come era lei senza di lui. Aveva pensato più volte, a cosa sarebbe successo se. Se non fosse mai andata a reclamare il suo bracciale, alla fine del quarto anno. Magari sarebbe andata Anna al suo posto. Niente sorrisi. Niente promesse. Niente Eveline. The rage and love, the story of my life. Giulia scosse la testa convinta. Solo a pensarci le venivano le lacrime agli occhi. Non doveva nemmeno immaginare una cosa del genere. Tra un mese tutto sarebbe tornato come prima. Tutte le sere nel suo ufficio. A correggere compiti. O ad aiutarlo con le Pozioni. Non le importava. Le bastava stare con lui. Parlarci. The Jesus of suburbia is a lie. Sentì la canzone provenire da una sola cuffia. Si portò una mano all’orecchio, ma non trovò nulla. Si voltò. Fred le sorrideva. La cuffia cel’aveva in mano lui. Giulia sorrise e spense l’mp3. “Eri così assorta…a chi pensavi eh?” le chiese divertito il gemello. La ragazza arrossì. “Ora ho capito…al misterioso Serpeverde…” ipotizzò. Lei arrossì ancora di più. “No…non…è…così…” negò, imbarazzata. Fred le punzecchiò una guancia con un dito. “Ah no? E perché mia cara fanciulla sei arrossita così?” rimbeccò, malefico. Poi le scompigliò i capelli. Fred era suo amico. Forse. Avrebbe dovuto sapere. “Fred…se…ti dico una cosa…un…un segreto…mi prometti di non dirlo a nessuno?” gli chiese. Il ragazzo annuì curioso. “Ecco…è vero…sono…innamorata…” iniziò a dire lei, rossa in viso. “Lo sapevo!” esclamò Fred, soddisfatto. Giulia sorrise timida. “Ed il ragazzo…l’uomo è…era un Serpeverde…lo conosci bene…” cercò di spiegargli. Il ragazzo la guardò dubbioso. Poi, sobbalzò. A bocca aperta. “Non dirmi che è…no…non può essere…quel pipistrello troppo cresciuto?!” esclamò, incredulo. Giulia sorrise ancora. “Non è…un pipistrello…” rimbeccò. Fred scosse la testa. “Ora capisco…e lui? Il nasone ricambia?” sbottò quasi geloso. La ragazza rise. “Non chiamarlo così…ha un nome…e comunque…si…ricambia…” rispose. Fred sbarrò gli occhi. “Però…ci sono questi due anni di scuola in mezzo…appena mi sarò diplomata…ci sposeremo…” raccontò Giulia. Gli occhi le brillavano di gioia. E Fred se ne accorse. Sorrise intenerito. E le circondò le spalle con un braccio. Portandola piano a se. “La mia piccola sta crescendo…” sussurrò, a mo di vecchio genitore. La ragazza scosse la testa divertita. “Sicura di voler sprecare la tua giovinezza con quel vecchio gufo?” le chiese, dubbioso. Giulia si staccò da lui. Guardandolo truce. “Smettila di prenderlo in giro! Piton è dolce, sensibile…e…gentile…e io voglio passare tutta la mia vita con lui ecco! E se dici ancora qualcosa di male, mi arrabbio e non ti parlo più!” rimbeccò arrabbiata. Fred rise. “Sembri proprio una bambina…” sorrise. La riportò a se. L’abbracciò ancora. Stretta stretta. “Però se solo osa mettere una sua manaccia sulla mia piccola, giuro che lo uccido…” sbottò poi il ragazzo. Giulia sbuffò. “Piton non è come i ragazzini d’oggi…che hanno solo ormoni in testa…” rispose. Fred la guardò offeso. “Io non sono così!” precisò. La ragazza tossì. “Cattiva!” rimbeccò lui. Giulia gli fece la linguaccia. “Scherzavo…” sorrise. Fred le accarezzò la testa. “Ok…ti perdono!” disse subito. Lei rise. Si sentì una voce tuonare dall’interno della casa. Fred rabbrividì. “Ora è meglio che vada…mi sa che la mamma ha trovato qualcosa da farmi fare…” sorrise. Si alzò. Diede un bacio sulla guancia a Giulia. E se ne andò. La ragazza scosse la testa divertita e tornò ad immergersi nella sua amata musica. E nei suoi pensieri. E ricordi. Tutti incentrati su Severus. Sperando che apparisse al più presto.
Nel contempo, una ragazza era finalmente riuscita a trovare riparo. Hermione si rannicchiò nel suo angolino e aprì l’enorme libro dalla copertina porpora. “Streghe nel Mondo: dall’Antichità ad oggi” recitava il titolo dorato. La ragazza scorse le prima righe. Poi sentì delle risatine provenire da vicino. Sbuffò, cercando di riconcentrarsi sulla lettura. Altri risolini attirarono la sua attenzione. “Quanto scommetti che Anna entro una settimana strangola Fleur?” disse divertita Mary Kate. Ginny rise. “Se potessi l’avrei già fatto io…” osservò. Hermione scosse la testa e cercò di tornare al suo libro. “Riguardo a te ed i tuoi milioni di spasimanti? Hai deciso di stare con qualcuno?” chiese, stavolta Mary Kate. Senza volerlo, il prefetto aguzzò l’udito. “Mah…sai che non lo so? È che sai…” cercò di dire la rossa, indecisa. “Si che lo so….Harry, Harry ed ancora Harry…Ginny, lascialo perdere quello! Se aspetti ancora un po’ va a finire che rimani zitella! Fai come ho fatto io no!” le consigliò l’altra. Hermione si sporse di poco. Vide dei capelli rossi ed intuì che le due erano molto vicine. “Cioè?” chiese, finta tonta Ginny. Mary Kate sbuffò. “Se stavo ad aspettare Fred sai che agonia! Ora sto felicemente con il mio Blaise da…sei…sette…forse sei…insomma, da tot mesi!” rispose. Hermione per poco lasciò cadere il libro. A Mary Kate piaceva Fred?! Da quanto?! E soprattutto, come aveva fatto a nasconderlo così bene?! “Bhe, io non ci riesco! Ogni volta che vedo quegli occhi…” iniziò a decantare Ginny. Si sentì un tonfo. “Mi hai fatto male!” sbottò ancora la rossa. La baby Haliwell rise. “Ti ho solo dato un pugnetto…” si giustificò. “A te Blaise…manca?” chiese poi Ginny. “Ovvio! Che razza di domande mi fai?!” rimbeccò l’amica. “Sai…tu ed Anna siete davvero diverse…lei soffre da matti perché non vede Malfoy, mentre tu è già tanto se si vede che te ne frega qualcosa di Blaise!” notò Ginny. Altro tonfo. Altra lamentela. “Anna si preoccupa troppo…anche se Malfoy diventasse un Mangiamorte come suo padre…chissene! Per quanto mi riguarda Blaise può fare tutto quello che vuole! A parte tradirmi, ovvio…” spiegò Mary Kate. Ginny sospirò esasperata. Mentre Hermione scosse la testa. “Ah beata gioventù…ancora innocente…” sussurrò. “Riguardo quella cosa…novità?” chiese ancora Ginny, curiosa. Mary Kate sbuffò. “Tel’ho detto mille volte…no…non ho intenzione di far nulla con Blaise…è…troppo presto!” rispose seccata poi. “Ma guarda! Anche Mary Kate Haliwell ha un po’ di buonsenso!” la prese in giro la rossa. Ennesimo tonfo. Il prefetto sbarrò gli occhi. “Che palle però…voglio dettagli scabrosi!!” si lagnò Ginny. “Ginevra Weasley, non dire queste cose! Hai solo quindici anni!” esclamò l’amica, imitando Molly. L’altra rise. “Andiamo ad infastidire un pò Flebo?” propose poi. Mary Kate annuì. Si sentirono dei passi. Sempre più lontani. Hermione era rimasta basita. “Questa si che è bella…altro che innocenti…generazioni precoci!” esclamò stizzita. Tornò alla contemplazione del libro. Anche perché, stranamente, di leggere proprio le era passata la voglia. “Ciao Hermione! cosa fai di bello?” le chiese una voce famigliare. La ragazza alzò gli occhi. “Ah Ron…sei tu…nulla…” rispose, poco convinta. Il ragazzo scosse la testa. “Stavo cercando qualcosa da fare…senza Harry mi annoio a morte…Bill sta tutto il tempo con Fleur, George e Fred aiutano la mamma…” spiegò il rosso. Il prefetto lo guardò truce. “Potresti dare una mano anche tu…” commentò. Lui rise. “Nemmeno per sogno! Preferisco aiutare Fleur a lavare i piatti!” sbottò. Hermione lo guardò stizzita. “Certo, per aiutare tua madre non hai tempo, però per quella…quella…biondina non ti fai scrupoli!” sbottò, irritata. Ma cos’aveva quella che a lei mancava?! Certo. Forse tutto. La ragazza decise di autoignorarsi. Per non giungere a conclusioni troppo ciniche. O omicide. Dato che dormiva nella stessa stanza di quella smorfiosa. “Bhe, che c’è?! non ho detto nulla di male!” rimbeccò stranito Ron. Hermione chiuse di botto il libro. Si alzò. “Buonanotte, Ronald!” esclamò. Poi, se ne andò via. Lasciandolo li. “Miseriaccia…che diavolo ho detto stavolta…” sussurrò Ron. Si guardò intorno. Era solo. “Ma con chi cavolo sto parlando?!” sbuffò, ancora. poi, prese la parte opposta di Hermione.
Il prefetto percorse a grandi falcate le scale e quello che la separava dalla camera. nello stesso momento, una castana si alzava. La luna splendeva oramai grande nel cielo. Se fosse stato per lei, sarebbe rimasta li fuori fino all’alba. Per poi andare a dormire con l’arrivare del giorno. Come i vampiri. Al richiamo di sua madre però, dovette rientrare. “È tardi! Fila a letto signorina!” esclamò Ilary, una volta avuta la ragazza davanti. Anna la guardò scettica. “Non mi risulta che Mary Kate sia già a letto…” sbottò. Ilary la guardò truce. “Fila a dormire! Immediatamente!” rimbeccò. La ragazza sbuffò. “Ginny sarà oramai a dormire…e penso anche Giulia ed Hermione…” fece notare Molly. Anna la fulminò con lo sguardo. Però si arrese. Si trascinò fino alla stanza vicino. sentì la voce di Bill, così si sporse. Fleur era vicino a lui, sul divano. E parlava. Non capiva come lui potesse sopportare quella voce cinguettante. Le mancavano solo un uccellino in gabbia ed un set da cucito e l’avrebbe chiamata Johanna. Odiosa uguale. La castana entrò nel salotto. “Ancora sveglia?” esclamò sorpreso Bill. La bionda si voltò, irritata per essere stata interrotta. “Mamma mi ha chiamato ora…anche se sarei rimasta volentieri fuori…” sorrise Anna. Poi si avvicinò ai due. L’uomo rise. “La piccola vampira…vai a dormire…altrimenti ti vengono le rughe!” la prese in giro. La ragazza lo guardò scettica. Bill si sporse in avanti. Ed Anna si abbassò. Le stava per dare il bacio della buonanotte sulla fronte, quando Fleur lo tirò a se. La castana la guardò male. “Svelta, trotterella di sopra…le brave bambine dovrebbero essere scià a letto…” commentò la bionda. Anna strinse i pugni. Bill lo notò. “Allora amore...di cosa mi stavi parlando?” cercò di deviare il discorso. Fleur sobbalzò. “Cosa? Oh si…di Isabelle…quella ragassa…è un totale disastro!” ricominciò a cinguettare. Anna guardò Bill. Senza ira. Senza collera. Solo. Triste. L’uomo le sorrise. “Scusa…buonanotte” le sillabò, sottovoce. “Notte…” rispose la ragazza. intanto, anche Giulia era rientrata. Stava dando la buonanotte ai suoi e al resto delle famiglie, in cucina. Poi, sentì delle voci, provenire dal salotto. Anna. Bill. E. Oh no. Fleur. Intuendo l’utilità di un’amica per la strada fino alla camera, la ragazza si fermò ed attese. Fino a che apparve una castana. “Ah Giulia…sera…” la salutò Anna. Grazie al cielo. Qualcuno di fidato. “Ho sentito l’usignolo che cinguettava e allora ti ho aspettata…” spiegò l’amica. Iniziarono a salire le scale. “Ma l’hai sentita?! Non la sopporto! Per colpa sua Bill non mi ha nemmeno dato il bacio della buonanotte…quella è…è…un diavolo!” ringhiò Anna. Giulia la guardò divertita. “In azzurro?” osservò. “Dettagli cara…solo insignificanti dettagli…” rimbeccò la castana. Le due iniziarono a percorrere il corridoio. Videro qualcuno infondo arrivare, e sbattere la porta della camera. con passo svelto, entrarono. Trovando Hermione che maltrattava un cuscino. “Hey che fai?” le chiese Giulia. Il prefetto buttò il cuscino sul letto. “Sto preparando il letto!” rispose, stizzita. “Per cosa, un’operazione con Dr. House?” continuò Anna, sarcastica. Hermione le guardò. E rise. Le solite battutacce. Che però la facevano ridere. Prese il pigiama, prima piegato infondo al letto. “Che ha fatto ancora Ron?” intuì Giulia. Il prefetto alzò le spalle. “Nulla…a parte sbavare dietro a Flebo…ehm…Fleur…” commentò irritata. Anna si spogliò la maglia e la buttò sul proprio letto. “Sempre quella di mezzo! È una disgrazia!” osservò. Hermione la guardò dubbiosa. “Appropriazione indebita di Weasley…” spiegò Giulia. Il prefetto annuì. Anna buttò i vestiti nel baule. E si mise la camicia da notte. Nera con pizzi. Hermione si sistemò il pigiama blu. Mentre Giulia indossava la sua camicia da notte viola. “Altro che Johanna… le decanto io qualcosa…” borbottò arrabbiata la castana. Si tuffò sul letto. “I kill you…Johanna…” iniziò a canticchiare, ghignando. “Try the Barbie!” completò Giulia. Ci fu un minuto di silenzio. E dalla porta comparirono Mary Kate e Ginny. Le tre ragazze si guardarono e scoppiarono a ridere. A discapito delle nuove arrivate, che le guardavano dubbiose. “Che succede?” chiese Ginny. “Nulla…nulla…buonanotte!” le liquidò, Anna. Poco dopo, la luce venne spenta. Mentre le tre ragazze si addormentavano. Tutte con lo stesso pensiero. I kill you…Johanna.

  
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