Declaimers: Tokyo Mew Mew non appartiene a me, ma a Mia Ikumi e Reiko Yoshida, e non ne possiedo i diritti. Questa storia non ha scopo di lucro né è serializzata.
Frammenti Di Me
8. Caduta libera
- Micetta… -
- Kisshu, basta! Stammi lontano! -
Ichigo allontanò per l’ennesima volta l’alieno con una manata e si
allontanò di alcuni passi, sotto lo sguardo incuriosito dei clienti. Riprese a
pulire un tavolo, cercando di ignorare tutti, ma non ci volle molto prima che
lui tornasse alla carica.
- Uffa gattina, io mi annoio… -
- E trovati qualcosa da fare! Io non ho il tempo di farti da
balia! Ho ancora mezz’ora di turno, devo ancora fare tutti i compiti per
domani e sono già stanca morta! Inoltre devo fare
anche il lavoro di Mint perché la principessina non alza un dito! - e alzò la
voce quel tanto da farsi sentire dalla diretta interessata, che però continuò
a sfogliare una rivista come se stessero parlando con qualcun'altro. Ichigo strinse forte
il manico della scopa con le mani, sul punto di scoppiare.
Dio, che incubo.
Erano passati solo pochi giorni da quando Kisshu si era stabilito al caffè e
già non ne poteva più. Lui le era sempre attorno, sempre a tenderle imboscate,
sempre a provarci…ed era fortunata che avesse l’ordine tassativo di non
usare i suoi poteri, con tutti gli umani che giravano da quelle parti. Quando
arrivava a casa Ichigo era sempre stanchissima, non aveva nemmeno la forza di
uscire un po’ per svagarsi. Doveva trovare qualcosa per tenere Kisshu
impegnato, in modo che non le rompesse l’anima tutto il tempo… ma cosa
avrebbe potuto fare un'alieno in un caf…
Lasciò cadere la scopa a terra, con gli occhi che brillavano della Divina
Illuminazione.
- IDEA!!! -
- Ahhh! Mollami! -
Ichigo lo afferrò per un codino e lo trascinò con sé senza tante cerimonie.
Lui cercò di divincolarsi, ma la mewmew lo lasciò andare solo quando
raggiunsero i camerini. Ichigo chiuse la porta, concia degli sguardi curiosi dei
clienti.
- Perché siamo qui? - chiese lui, osservando la minuscola
stanza in penombra mentre si tastava il codino bistrattato.
- Ti trovo qualcosa da fare! Avanti, togliti quella felpa! -
- Ah? - Kisshu lasciò immediatamente andare il codino e si voltò di scatto
verso la sua micetta, con gli occhi spalancati.
- Ti ho detto di toglierti la felpa! Vuoi che ti faccia lo
spelling o hai capito? -
Ma Kisshu aveva capito benissimo. Sfoderò il sorriso di un bambino davanti ad
un lecca lecca, con tanto di bavetta alla bocca.
– Oh micetta, da quanto aspettavo queste parole! Come sei
ardita! Adesso faremo esplodere la nostra passio… -
… ma il suo delirio romantico (ehm) su interrotto da un bel calcio di Ichigo
dritto sul naso.
- Idiota!!! - urlò lei, arrossendo furiosamente. -
Intendevo, togliti la felpa per metterti questa! -
Gli lanciò in faccia una camicia bianca. Kisshu la squadrò, poi afferrò i
lembi della felpa e fece per togliersela, sotto lo sguardo truce di Ichigo, ma
si fermò subito.
- Se permetti, vorrei un po’ di privacy. - fece,
guardandola altezzoso. Lei arrossì, ma si voltò borbottando:
- Poverino, si vergogna lui… -
- Io non mi vergogno affatto, il fatto è che mi hai respinto
e non ti meriti di ammirare il mio fisico scultoreo! -
- Uhmpf! - Ichigo trattenne a stento una risata.
- Che hai detto? -
- Ehm... niente! Allora, hai finito? -
- Impaziente di vedere come sto? -
- E piantala! -
Non aspettò un secondo di più. Sì voltò, ma rimase a bocca aperta: Kisshu, con
la tenuta da cameriere di Ryo (che il biondo non aveva MAI usato), sembrava un
ragazzo qualunque. Certo, c’era il piccolo particolare delle orecchie da elfo,
ma erano mascherate da un cappello nero e se Ichigo non lo avesse saputo, non
avrebbe mai sospettato che fossero diverse da quelle degli umani.
Kisshu notò subito la sua sorpresa e non si fece scappare l’occasione di
mettersi in mostra.
- Così sembro ancora più figo, eh? - disse con la sua
solita modestia.
- E bastaaa!!! -
- Ops… scusate! -
La porta del camerino si aprì all’improvviso. I due si girarono di scatto,
incontrando lo sguardo imbarazzato di Mizu. Evidentemente aveva equivocato la
situazione, perché si voltò immediatamente dall’altra parte.
- Ecco la piccola piromane rompipalle… -
- Scusate, io non pensavo… però... - balbettò la ragazzina, che aveva
tutta l’aria di chi sta per morire d'imbarazzo.
- Ecco esatto, vai e non rompere le scatole… -
- KISSHU! - lo rimproverò Ichigo dandogli una gomitata in
pieno stomaco. Kisshu si piegò su se stesso, così lei lo lasciò nella sua
sofferenza e balzò verso Mizu, impaziente di chiarire la situazione. E poi
magari glielo poteva anche scaricare addosso e godersi in pace gli ultimi minuti
rimanenti del suo turno.
- Mizuchan, non pensare male, so che tutto questo può sembrare
un po’ strano per chi non conosce i precedenti, ma tra me e quel pervertito
non c’è nulla… -
- O almeno così si spera, finché solo il tuo ragazzo. -
Oh, no. No, no, no!
Ichigo alzò lentamente lo sguardo. Dietro Mizu, notevolmente più bassa di lei,
c’era un ragazzo dalla carnagione scura, capelli neri e folti ed un
sorriso che avrebbe fatto arrossire chiunque, Ichigo in testa.
- Masaya… ! C-che ci fai qui? -
Ora era lei quella che
aveva tutta l'aria di chi sta per morire d'imbarazzo.
- Avevo pensato di passare a prenderti… e poi ti dovevo
parlare… - Masaya sorrise, ma teneva lo sguardo dietro le spalle di Ichigo,
dove doveva essere Kisshu.
Ichigo non riusciva ad essere felice di quell’improvvisata, che
sicuramente in un altro giorno avrebbe valso a Masaya cento punti nella scala di
gradimento dei ragazzi (dove comunque era già in testa). Ma
perché, dopo i tanti giorni passati a sentirsi solo per cellulare, doveva
incontrarla proprio quando Kisshu le stava per saltarle addosso?!
E poi Mint le dava della esagerata quando si lamentava della sua sfiga…
- Oh, cosa dovevi dirmi? Anzi, me lo dici fuori dal locale,
tanto ormai qui ho finito… - e dicendolo superò Mizu ed afferrò Masaya
per un braccio, smaniosa di trascinarlo quanto più distante da Kisshu.
Mizu li osservò per qualche secondo, poi entrò nel camerino, dove l’alieno
in questione si massaggiava ancora lo stomaco colpito.
- Te lo meritavi proprio, lasciatelo dire. -
Kisshu, che pareva soffrire sul serio, le lanciò un’occhiata di puro fuoco.
- Uhg… fatti gli affari tuoi, stronza… -
Mizu sospirò, e nonostante le sue gentilissime parole si chinò su di lui.
- Fammi dare un’occhiata… - delicatamente, gli afferrò
le mani e le allontanò da dov’erano, ma lui si divincolò bruscamente.
- Lasciami in pace! -
- Ma si è aperta la ferita! - alcune tracce di sangue
macchiavano il tessuto bianco della camicia, e si andavano allargando. Tutta il
camerino odorava di sangue, e Mizu si sorprese a pensare che aveva lo stesso
odore di quello umano. - Vai in camera, intanto prendo bende e disinfettante…
-
Kisshu si limitò a sbuffare. Mizu sparì oltre la porta della cucina, e lui
ubbidì all'ordine della ragazzina. Salì le scale per il secondo piano ed
entrò nella stanza. Si buttò sul letto di Mizu, molto più comodo del futon che gli avevano dato, e
cercò di ignorare il bruciore allo stomaco. Solo che così diventava difficile
ignorare quello al cuore.
… tra me e quel pervertito non c’è niente…
Chiuse gli occhi.
… finché sono il tuo ragazzo…
Prese il cuscino e ci affondò il volto, furioso con sé stesso, con quel
damerino, con Mizu, col mondo. E con Ichigo.
No… con lei no.
Che schifo l’amore.
Era impossibile essere furiosi con la ragazza col sorriso più dolce della
Terra, anche se non capiva affatto che, nonostante facesse il buffone, i suoi "Ti
amo" venissero dal cuore.
Mizu chiuse l’armadietto dei
medicinali ed uscì dall’infermeria, con le braccia cariche di bende, disinfettante,
cerotti e altre diavolerie dall’odore nauseante.
Sebbene fosse nel sottolivello del caffè, poteva sentire distintamente le voci
di Ichigo e Masaya. Strizzò gli occhi, infastidita: non si era ancora abituata
a tutti i sensi da felino che aveva sviluppato dopo la trasformazione. Il minimo
odore o rumore le giungeva con una chiarezza disarmante, ed era impossibile
ignorarlo. Le sembrava di impazzire, e si chiese come facessero le altre a
sopportare tutto questo da così tanto tempo. Però forse col tempo ci avrebbe
fatto l’abitudine…
E a proposito di odori, quel giorno ce n’era uno in particolare che l’aveva incuriosita.
Quello di Masaya Aoyama.
Era davvero difficile da spiegare. Non che fosse particolarmente forte o
gradevole, però era particolare… non era la prima volta che lo sentiva.
Nel pensarlo, il cuore accelerò il battito. Era la terza cosa che le suonava
familiare da quando si era svegliata, ma come le altre due non diceva nulla di
chiaro del suo passato. Non sapeva se Mizu era realmente il suo nome, non sapeva
chi l’avesse trasformata in mewmew. Ed ora non sapeva cosa c’entrasse il
ragazzo di Ichigo con tutto questo. Più tardi ne avrebbe parlato con Ryo e Kei.
Dio, che mal di testa…
- Come sarebbe a dire, che non andremo al concerto dei Malice
Mizer*? -
Alzò lo sguardo verso l’entrata del locale, dove c’erano Ichigo e Masaya.
Lei non era più abbracciata a lui, ed aveva un’espressione delusissima sul
volto.
- Mi spiace veramente, ma la squadra ha la gara di kendo nel Kanto proprio in quei giorni… -
- Uffa, proprio adesso che il Tokyo Dome** era stato
ristrutturato dopo l’attacco alieno! Che sfiga… -
- Eddai, per farmi perdonare stasera ti porto al cinese, ok?
-
A sentire la parola “cinese”, il volto di Ichigo si illuminò di gioia.
- Sììì, cinese! Ti amo, Aoyamakun! - strillò, saltandogli
al collo sotto lo sguardo omicida di alcune clienti.
Mizu trattenne un sorrisino. Ichigo aveva la stessa adorazione del cibo di
Kisshu, ma aveva come il presentimentoc he se glielo avesse detto si sarebbe
guadagnata una bella gomitata nello stomaco… oh, a proposito, si era quasi scordata
di Kisshu. Salì le scale per il secondo piano ed aprì piano il fusuma della loro
camera, ben attenta a non far cadere le bende che aveva tra le mani.
Kisshu era steso sul suo letto, con il cuscino premuto sul viso.
- Che stai facendo? -
Lui si voltò di scatto, ma riconoscendola tornò a nascondere la faccia nel
cuscino.
- Sto tentando il suicidio, non vedi? -
- Per soffocamento? Nah, il più gettonato è il taglio di
vene, però devo dire che anche l’overdose di sonniferi e il volo dal
grattacielo sono abbastanza di moda… -
- Però, te ne intendi… -
- Oh, non c’è giorno in cui non ci pensi. - Kisshu
sollevò il cuscino e le lanciò un’occhiata, come per capire se stesse
scherzando o meno. - Ovviamente sono ironica. - alzò gli occhi al cielo, mentre
si sedeva sul bordo del letto ed appoggiava al grembo tutte le attrezzature
mediche. - Dai, togliti la camicia… -
Kisshu sembrò ridere, ma col cuscino in faccia, non ne era sicura.
- Oggi siete tutte fissate… -
- Come? -
L’alieno non rispose. Si premette con forza il cuscino in faccia e si voltò
dall’altra parte, e rimase immobile. Dato che non obbediva, Mizu prese a
sbottonargliela personalmente. Kisshu non fece niente per impedirglielo.
Le bende intorno al torso erano pregne di sangue scuro, la poca pelle lasciata
scoperta era rossa e irritata. Con delicatezza le tagliò con una forbicina e
cominciò a sfilarle. Kisshu sopportava in silenzio, sussultando ogni
volta che la ferita veniva a contatto con le garze.
Quando sfilò anche l’ultima benda, Mizu non poté fare a meno di lanciare un
lamento.
- Allora? -
Nonostante fosse attutita dal cuscino, la voce di Kisshu arrivava bassa, sofferente. Mizu non era così sicura che fosse solo per la ferita,
ma tenne il dubbio per sé.
- Le vesciche sono tutte scoppiate… -
L’alieno borbottò qualcosa in una lingua sconosciuta, ma sicuramente non
erano belle parole. Mizu afferrò la boccetta di disinfettante e vi intinse del
cotone, per poi passarlo su una delle vesciche. Questa volta Kisshu urlò dal
dolore e fece per allontanarle la mano, ma riuscì a trattenersi.
- … dannazione… - cercava di controllare il tono di voce,
senza riuscirci, e lei fu assalita dal solito senso di colpa.
- Mi spiace… -
- Tu non c’entri... -
- No, intendo, per prima… con Ichigo. -
Il mondo sembrava essersi fermato.
… tra me e quel pervertito non c’è nulla…
Poi ripartì, completamente in caduta libera.
- Sei innamorata di qualcuno? -
L’amore… provava amore per qualcuno? In genere ogni parola rievoca un’immagine
particolare legata ad essa; ma quando provò a pensarci, nella mente c’era
solo la solita confusione.
- No. - rispose, e si sorprese della nota amara nella sua
stessa voce.
- Non ti perdi niente. L’amore è uno schifo… -
Ma Mizu non lo ascoltava neanche più.
Non amava nessuno, però forse in passato aveva amato. E quell’amore dov’era
finito, ora? Cancellato da un’amnesia, da una commozione cerebrale? E se c’era
qualcuno al mondo che l’aveva amata, aveva dimenticato tutto?
Davvero l’amore era così labile?
*
Christine non aveva mai visto quel lato
della fortezza.
Nonostante tutto l’edificio fosse inghiottito dalle tenebre, quell’ala
sembrava ancor più oscura e inquietante, anche perché aveva il presentimento
che non fosse del tutto lecito trovarsi lì. Era un’impressione fondata sul
nulla, però c’era. E il mondo di fare che aveva Pai -gettare delle occhiate
alle spalle ogni tanto, o metterla a tacere ogni volta che tentava di chiedergli
dove si trovassero- non faceva altro che alimentarla.
Ormai aveva del tutto rinunciato a capire dove stessero andando. Non conosceva
ancora la base e Pai si era chiuso in silenzio stampa; si limitava a
seguirlo attraversi i corridoi a lei sconosciuti, cercando di non fare rumore.
Non voleva finire nei casini, nel caso in cui fosse venuto fuori che
effettivamente erano in una zona proibita. Anche se l’idea che Pai stesse
disubbidendo al suo adorato Deep Blue era ridicola.
Pai aveva creduto fin da subito in Deep Blue, e non aveva avuto dubbi nel
prendere parte alle sue idee di conquista.
Da una certo punto di vista era comprensibile: in quel periodo Verena si trovava
nella più profonda disperazione, lui in particolar modo. Dopotutto Ryez non era
solo la speranza del pianeta, ma anche la sua fidanzata.
Ryez era speciale, unica, Christine lo sapeva bene. Anche lei era stata
malissimo, quando era morta.
Sì, però non era il momento di abbandonarsi a tristi pensieri…
- Quanto c’è ancora? - si azzardò a chiedere. Pai le dava
la schiena e lei non poteva vedere la sua espressione, però la sua voce
sembrava più rilassata di poco prima.
- Non molto. -
Christine alzò gli occhi al cielo.
- Wow, che rispostona… -
Pai si voltò così d’improvviso che per poco non gli finì addosso. Lei
protestò con un urlo e lui le scoccò un’occhiataccia delle sue.
- Siamo arrivati, contenta? -
- E c’era bisogno di fermarsi così? Tu sei psicopatico…
-
- Grazie. -
Christine cercò di dominare l’istinto omicida e si guardò attorno. Per poco
non pensò di essere un po’ psicopatica anche lei.
Dietro, un corridoio infinitamente lungo.
Davanti, un enorme muro senza né porte né passaggi.
- Ehm… non per dire, Paiuccio, ma siamo in un vicolo cieco
- gli fece notare, con un gesto eloquente della mano. La sua espressione ed il
tono di voce era quello che si usa con i bambini un po’ stupidi cui si
spiegano che il cielo è azzurro o che il sole scalda.
- Ma dai, non me n’ero accorto - rispose Pai allo stesso
modo. La tentazione di saltargli addosso e riempirlo di cazzotti era così forte
da farle prudere le mani.
- Allora ne deduco che: o hai un trucco superganzo per far
comparire qualcosa dal nulla, o sei uno psicopatico visionario come ho sempre
sostenuto. -
Pai fece un sorrisetto malizioso, che -per quache motivo che lei preferì
ignorare- le provocò
un brivido lungo la schiena.
- Mi spiace, ma è la prima. -
Christine non fece in tempo a controbattere, che lui le afferrò il polso e la
trascinò verso il muro, in modo molto tranquillo per uno che sta andando a
cozzare contro una palizzata di pietre.
- Paiii! - urlò, cercando di divincolarsi. Strizzò gli
occhi, ma anziché finire addosso al muro perse il contatto con il pavimento.
Aprì piano gli occhi, ma li richiuse subito. La luce in quel posto era così
intensa ed i suoi occhi erano ancora abituati all’oscurità dei corridoi. Con qualche
difficoltà, li riaprì e si guardò attorno.
Era in una di quelle stanze dove lo spazio-tempo non esisteva. Ce n’erano
alcune sparse per la fortezza, in genere venivano utilizzate da Deep Blue. Che Pai l’avesse
portata al cospetto del loro sovrano? Maledicendo tutti e due, cercò la figura
dell’alieno.
Pai era poco più lontano in alto di lei, accanto ad una teca di cristallo come
quelle che aveva visto nel suo laboratorio, solo molto più grande. Non riusciva a
vedere bene il suo contenuto, era qualcosa di azzurro avvolto da un
bagliore argenteo.
Non aveva mai visto di persona Deep Blue e sapeva che erano davvero in pochi
quelli a cui aveva fatto l’onore di rivelare il suo volto. Pai, in quanto suo diretto sottoposto, era certamente uno di questi; quel qualcosa
poteva anche essere Deep Blue in persona, per quanto ne poteva sapere lei.
Ma perché quale motivo Pai l’avrebbe portata da Lui?
- Avvicinati, forza. - le ordinò l'alieno, ma più che un ordine
sembrava una richiesta. Guardinga, fluttuò fino a mettere a fuoco la teca.
Quello che vide ebbe lo stesso effetto di un cubetto di ghiaccio giù per la
schiena.
I capelli azzurri lunghi e sparsi nello spazio, il vestito bianco che fluttuava
nell’acqua, la pelle più grigiastra di quel che ricordava eppure così chiara
da sembrare trasparente. Gli occhi erano chiusi, come se stesse dormendo, però
Christine sapeva esattamente la tonalità delle loro iridi: azzurro, come il
cielo dopo un temporale estivo.
Ma sapeva anche che lei non stava dormendo.
Lei se n’era andata un terribile giorno di dieci anni prima e aveva abbandonato la sua
famiglia, Pai e tutta Verena.
Lei, alla quale aveva voluto così bene e lo aveva capito solo dopo averla
persa.
Lei ed i suoi ricordi, che credeva di aver lasciato alle spalle da molto tempo.
Il mondo sembrava essersi fermato.
Nonostante gli sforzi per trattenersi sentiva gli occhi lucidi, spalancati (per
la sorpresa o per l’orrore?) e si portò le mani sulle labbra.
- Ryez… -
Poi ripartì, completamente in caduta libera…
*
* Malice Mizer: si tratta di un gruppo
giapponese realmente esistente. Piace molto ad una mia amica ed è uno dei pochi
che conosco. Nel manga si fa riferimento solo agli E-Jump (chissà se esistono
davvero) ma questo mi piaceva di più...
** Tokyo Dome: da quel che ho capito
è lo stadio di Tokyo. L'attacco alieno è presente nel manga, credo...
nell'anime c'è di sicuro, me lo ricordo u_u
Alùr, intanto devi chiedervi perdono
in aramaico per il ritardo di sto capitolo, ma tanto sono sicura che nessuno di
voi mi capirebbe e quindi passo, mwahahaha!
Ryo: Questo discorso non ha senso O_o
Pai: Perché, gli altri ce l’hanno? =_=
Zitti voi!
Il fatto è che mi sono successe tante cose… i marziani mi hanno rapita per
studiare il genere umano, ho distrutto la strega Artemisia che tentava la
Compressione Temporale, Orochimaru voleva il mio corpo, ho scoperto di essere la
gemella di Harry Potter e quindi ho dovuto aiutarlo a sconfiggere Voldemort con
i miei poteri super-magggici da Mary Sue, e…
Pai&Ryo: … e dillo che non dovevi recuperare i debiti, deficiente!
Dling-dlong: si comunica ai lettori che nel prossimo episodio Pai e Ryo verranno
spiaccicati da una schiacciasassi e verranno quindi sostituiti da sosia che non
mi rompano le palle!
Mi spiace per Valery_Ivanov che tanto ama il biondino… uh, a proposito, grazie
per le recensioni, sei un tesoro! Il banner sul linguaggio SMS si riferisce alle storie, tu fai quel che vuoi ^^ naturalmente ringrazio anche Caomei,
che un giorno sposerò, e tutte le altre lettrici che mi hanno messo tra i
preferiti… vi amo!
Bon, alla prossima puntata ;* baciotti!