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Autore: lur    16/03/2013    2 recensioni
la storia di Ran e Shinichi, con tutti i loro amici e nemici, dall'inizio. parto dal primo episodio presentato nel primo volume del manga. mantengo i dialoghi pressoché invariati, aggiungo pensieri e introspezione psicologica, trascrivo gli atteggiamenti e le azioni come sono presentati nel manga originale, talvolta integrando con le differenze che si riscontrano nell'anime. non inserisco disegni. la dedico a tutti coloro che hanno perso qualche puntata dell'anime o qualche volume del manga, e mi scuso con chi odia gli spoiler. quando ne ho avuto bisogno, nessuno mi ha dato l'opportunità di leggere integralmente la storia, ho dovuto aspettare mesi, voglio provare a concedere questa opportunità agli altri. ripeto che solo i dialoghi sono pedestremente copiati dal manga. buona lettura, e grazie se passerete!
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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«ehi, venite, presto! C’è un morto qui! »

«cosa?! »

“ah ah ah .. allora sono proprio morto..”

«no, respira ancora! »

«un’ambulanza! Chiamate un ambulanza! »
poliziotti urlavano e impartivano ordini qua e là. Cosa facessero lì non avrebbe saputo dire, ma non sapeva ancora cosa gli avrebbe riservato quella nera realtà

“sono vivo?”                                                  
«sanguina dalla testa.. »

“allora.. il farmaco non funziona sugli uomini.. che fortuna”

«su, forza! » lo incitò uno

«come ti senti? » si informò l’altro

“eh? Poliziotti.. tanti.. perfetto! Manderò all’aria i piani di quei criminali! »

«riesci ad alzarti.. piccolo? »

“pi.. piccolo?!”

«eh? »

Eccola. Ora ce l’aveva davanti agli occhi. La realtà che non avrebbe mai voluto conoscere, la persona nella quale non avrebbe mai voluto dover vivere.

Eccolo.

Era piccolo. Seduto sull’erba scura, scura del nero della notte, scura del sangue sgorgato fino ad allora dalla sua testa, tutto gli sembrava enorme. I poliziotti erano sproporzionati. I vestiti gli andavano grandi. Era confuso. Non era più Shinichi.

 

«stai bene, piccolo? »
«piccolo?! »

“che gli prende a questi? Io sono in seconda liceo..”

«cosa ti è successo alla testa? »

“una ferita? Ah, sì.. uno dei furfanti in nero mi ha colpito alle spalle..”Il ricordo gli riportò alla mente il dolore

«ahi.. »

Si guardò intorno, alla ricerca di qualche appiglio alla vita dalla cui per un pelo non era stato trascinato via..

Si guardò le bracci, le maniche troppo lunghe della felpa, le gambe corte, troppo per i lunghi pantaloni del detective che era abituato ad essere

«ma.. eh? »

“che?!”e finalmente si rese conto dell’effetto che aveva avuto quella sostanza: non l’aveva ucciso

“che è?!”. No, non era morto. Era diventato un bambino

«chissà che paura.. »

«ah? »

«adesso ci siamo qui noi. Sei al sicuro, piccolo! »

“mi ha sollevato come una piuma..”

«ehm.. qui punto B. abbiamo trovato un bambino ferito! Lo portiamo in infermeria, passo! Ehm.. avrà sei o sette anni. Probabilmente va alle elementari.. indossa..

Ma la conversazione non lo riguardava più, ormai

ele.. alle elementari, io?!”

 

 

«sono tornata! »

Disse, appena varcata la soglia dell’ufficio di quello strampalato detective che aveva come padre.

La stanza era un disastro, come al solito, e l’uomo in questione non sembrava intenzionato a staccarsi dal bicchiere dal contenuto alcolico che teneva nella mano destra, né a spostare il suo divino fondo schiena dalla poltrona girevole per mettere a posto un disordine che nemmeno un’intera famiglia del campo nomadi sarebbe stata in grado di combinare, mettendoci un discreto impegno.

«ohh, ciao, Ran.. » «hic! » era meglio che non si alzasse, altrimenti avrebbe dovuto raccogliere da terra anche lui, che, a differenza delle montagne di rifiuti sparsi ovunque, aveva la facoltà di lamentarsi.

Come d’abitudine aveva le gote paonazze, la barba di tre giorni, i piedi sulla scrivania, i capelli scompigliati e la camicia smessa.. beh, in effetti Shinichi non aveva tutti i torti quando diceva che la carenza di clienti di Kogoro non era colpa sua.. chi mai avrebbe avuto il coraggio di affidarsi ad un investigatore alcolista, da parecchio senza lavoro, nemmeno in grado di badare alla propria casa? Chiunque avrebbe preferito un detective giovane, aitante, pieno di energie, bello, ordinato, simpatico, pieno di clienti e ammiratori in tutto il Giappone Orientale.. anche la figlia stessa di quell’investigatore da strapazzo che giaceva immobile con un bicchiere nauseabondo tra le mani, perso in un mondo proprio, con Yoko Okino tra le braccia, e una cuoca diversa da sua madre a servirgli il cibo.. e possibilmente con una ventina d’anni in meno.

«uffa! Papà, sei di nuovo in questo stato penoso! – gli disse, iniziando a raccattare confezioni vuote di cibi pronti, lattine di birra finite e schiacciate sotto un ammasso di giornali accartocciati, strappati nelle immagini che ritraevano il suo migliore amico, e a mettere tutto in un sacco che poi avrebbe buttato fuori nell’immondizia – ecco perché non hai lavoro e la mamma se n’è andata di casa! »

«non rompere! Il lavoro io me lo scelgo! – sbraitò, nel tentativo di recuperare un minimo di lucidità e non farsi tappare la bocca da quella ragazzina insolente e saggia che era sua figlia.. tutta la madre – piuttosto.. dov’è quel tuo amico che si dà arie da detective? » «hic! » «non era con te oggi? » la domanda era sincera, ma un po’ subdola: solitamente Shinichi accompagnava Ran a casa, soprattutto la sera non la lasciava sola,  saliva a salutare la famiglia, aiutava la ragazza a sopportare l’acidità del padre per i primi cinque minuti, poi augurava la buona notte e se ne andava, e il giorno dopo ricominciava la solita solfa. Invece Ran era salita da sola e il moccioso non aveva nemmeno salutato.. oltretutto, sapeva che la sua piccola Ran quando iniziava a parlare di quello sbarbatello non aveva testa per nient’altro, e l’avrebbe lasciato in pace col suo alcol.

«fino al momento di tornare, sì.. poi, all’improvviso.. – le tornò in mente il momento in cui Shinichi se n’era andato di corsa, salutandola sommariamente con uno “scusami, Ran! Va’ verso casa.. ti raggiungo subito!” – che gli sarà successo? »

«capiiito.. litigato, vero?! –  le chiese ironico il padre, beffandosi di lei, sul punto di cadere dalla sedia per lo sforzo necessario a non scoppiarle a ridere in faccia – mollalo, mollalo! I detective è meglio perderli che trovarli! » “dai che è la volta buona che quel ragazzo esce definitivamente da casa mia! Ran deve trovarne uno migliore.. che possibilmente non faccia di tutto per lasciarmi senza lavoro!”

«anche tu sei un detective, no? »

 

 

«quante volte lo devo dire?! – chiese, esasperato, alzando le braccia al cielo, sperando che fosse tutto un brutto sogno, ma sapendo che quella ora era la realtà e lui avrebbe dovuto farci i conti – li ho visti davvero! Un trafficante d’armi e quelli che lo ricattavano! Poi uno di loro mi ha scoperto.. e da dietro mi ha colpito alle testa.. BAAAM! »

«ma dai, piccolo – gli rispose l’agente, ridendo allegramente con i presenti di fronte a quella storia fantasiosa, inverosimile – guardi troppi gialli in TV! »

«non sono piccolo! Sono in seconda liceo! » ora era davvero arrabbiato.. poteva capire che non si fidassero di un ragazzino in una situazione normale, ma ora, dopo averlo trovato mezzo insanguinato, dopo aver addirittura pensato che fosse morto, dopo aver trovato strano che un “bambino così piccolo” fosse fuori a quell’ora di notte, da solo.. era credibile.. era la realtà! E poi.. era Shinichi Kudo a dirglielo, accidenti! Era passato dall’essere un punto di riferimento per metà delle prefetture del Giappone ad essere beffato da agenti che fino al giorno prima scattavano ad un suo sguardo.. com’era possibile? Neanche lui poteva capacitarsene, quello era vero, ma..

«ehi! Non sarà scappato di casa? »

«un bambino così? » i poliziotti, straniti, iniziarono ad avanzare ipotesi.. tutte, tranne quella corretta.. in effetti, dopotutto, il detective era lui..

“certo che sono alti questi qui.. quanti metri saranno?” si poggiò erroneamente allo specchio che aveva alle spalle, dimentico della ferita alla testa “ahi..”

«controlla la lista dei bambini scomparsi! »
«sì! »

“accidenti – pensò, guardandosi – quel verme mi ha proprio dato una bella bo.. EH?! Mi sono.. mi sono rimpicciolito?! Perché?” lo shock che attraversò il suo viso non fu paragonabile nemmeno alla prima volta che si vide puntare addosso una pistola, alla prima volta in cui partecipò ad un inseguimento, alla prima volta in cui si trovò davanti ad un caso contorto, che rischiava di farlo impazzire, in cui non riusciva a trovare il vero colpevole e ad assicurarlo alla giustizia..  quello specchio (non poteva essere truccato) ritraeva un bambino di circa sette anni, delle elementari, comunque, piccolo, con i capelli corvini, gli occhi azzurri spalancati, un viso che gli ricordava molto una vecchia foto con Ran, da bambini, vestiti troppo grandi, pantaloni arrotolati, scarpe grandi come una barca per i suoi piedini, maglia dalle maniche doppie rispetto alle sue misure, coperta da una felpa verde ancora più enorme. Rimase a lungo a guardare quell’immagine surreale, illogica, finché la voce del poliziotto, di ritorno dalla ricerca in archivio lo scosse

«niente da fare.. chiama la centrale. Per il momento lo affidiamo ad un istituto per minori.. »
“che?! Un istituto?!”

«vieni piccolo.. ti portiamo in un bel posto.. »

 

 

 

 

«ma.. non c’è?! »

«la finestra! È uscito di là! »
«cercatelo! Non può essere lontano! »
“non scherziamo! Non ci vado in un posto del genere!”

«GRRRR»

“eh?”

«WOF WOF WOF »
“aah! Aiutoo!”

«eccolo! »

 

 

 

 

 

 

 

Scusate! Sono in un ritardo pazzesco…

È che ultimamente ho avuto pochissimo tempo! Chiedo venia..

 

  
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