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Autore: hangover    16/03/2013    3 recensioni
[...] "E tu cosa mi dai in cambio se scendo?" Chiese Harry con un pizzico di malizia nello sguardo.
"Ehm...un bacio?"
"Uno non mi basta. Ne voglio almeno mille."
"Mille? Ma mille baci una persona non puó darli neppure se passasse tutta la vita a non fare altro!"
"Iniziamo da ora. Chi ti dice che non avrai tutta la vita per darmi i restanti 999?"
Contenuti Larry e Ziam con accenni Zouis. Se il genere non vi piace, state alla larga.
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Liam:
“Loueh, ma che cazzo è?” sussurai al mio compagno di banco fissando sbalordito un’assurda equazione. Stavamo facendo (o meglio, cercavamo di fare) il compito di matematica ma nessuno dei due, per ovvi motivi, aveva studiato qualcosa.
Si passò una mano sulla fronte e con tono disperato quanto il mio mi rispose: “Non lo so, Lee”. Mi guardai intorno, cercando di captare qualche suggerimento o un qualsiasi segnale che mi aiutasse a capire da dove iniziare l’esercizio. Colin Jordan, il genio della matematica, stava con il capo chino sul foglio scrivendo senza sosta. Beato lui, pensai. Niall Horan sbuffava ininterrottamente e guardava dalla finestra, come se il paesaggio lo avesse ispirato alla soluzione del compito. Al suo fianco c’era il mio meraviglioso Zayn: si passava la mano tra i capelli scuri e ogni tanto scribacchiava qualcosa. Indugiai a guardarlo con un sorriso sghembo: quando assumeva un’aria da concentrato era così dolce. Mi sarei volentieri alzato dal posto e sarei andato a schioccargli un bacio su quelle labbra che si contraevano in espressioni un po’ disperate e un po’ concentrate.
Alle mie spalle sentii una voce metallica, simile a quelle dei computer: “Non guardare in questo modo Malik. Non credo che lui sia messo meglio di te, Payne.”
Porca troia. La professoressa Castle mi aveva beccato mentre fissavo il mio ragazzo. Sentii le mie guancie diventare rosse e caldissime per l’imbarazzo. Appena sentì il suo nome, Zayn si voltò verso di me e Louis, che intanto faceva di tutto per soffocare le risate. Mi puntò gli occhi marroni e intensi addosso, con un ghigno spavaldo, ma allo stesso tempo soddisfatto.
Quella vecchia zitella! Finge sempre di non vedere nulla e la sfortuna volle che quel giorno si fosse resa conto del mio spropositato interesse nei confronti di Zayn Malik.
“Si figuri, non era per il compito che lo guardavo” dissi tra i denti, stringendo le mani intorno al foglio. Notai con la coda dell’occhio che Louis aveva smesso di ridere per concentrarsi su ciò che la professoressa mi avrebbe risposto. Zayn, dal suo posto, non riuscì a nascondere un cipiglio orgoglioso.
“Ah no, Payne? Ti sei forse innamorato di Malik?” rispose lei con tono beffardo, scatenando i risolini di tutti, me compreso. Ma a differenza degli altri, la mia risata era amara, quasi disgustata da quella battuta così squallida. Si, squallida, perché in fondo una mezza verità c’era.
“Potrebbe essere, signora Castle” le feci con altrettanta falsa, falsissima ironia. Di nuovo, altri sghignazzi dalla classe. Solo i miei tre amici sembravano essere diventati di botto seri. Mi rivolgevano occhiate minacciose: mi stavo esponendo troppo ed era ora di smetterla.
“Ma adesso cerca di concludere qualcosa con questa equazione. I problemi di cuore rimandali a dopo, ragazzo!” continuò lei andando a passare tra gli altri banchi. Sbuffai e poi mi immersi nuovamente in quella accozzaglia di numeri e lettere senza alcun senso.
 
“Come vi è andato il compito?” ci chiese Niall mentre ci cambiavamo negli spogliatoi maschili per l’ora di ginnastica.
La risposta fu unanime: “una merda”. L’odore di sudore e testosterone in quel posto era impressionante: ragazzi senza maglietta, chi addirittura completamente nudo, che si aggiravano tra i vari armadietti metallici parlando delle tette di questa e di quella e prendendosi in giro gli uni con gli altri. A dire il vero, noi quattro ci mimetizzavamo molto bene in quell’ammasso di teenager arrapati: scherzavamo normalmente con tutti, commentando persino l’aspetto delle ragazze. E anche se cercavo di dare agli altri una parvenza di normalità alle mie espressioni facciali, dentro di me sentivo il mio cuore perdere almeno dieci battiti vedendo Zayn Malik senza uno straccio che gli coprisse il petto dannatamente perfetto.
Deglutivo e ripetevo ai miei occhi di non guardare nella sua direzione. Nulla da fare: la sua pelle ambrata rappresentava una tentazione troppo forte. Dovevo rimanere da solo con lui. Ne avevo bisogno anche più dell’aria.
Prima che lui se ne rendesse conto, afferrai la sua maglietta di ricambio che aveva lasciato su una lunga panca di legno, sulla quale solitamente ci si lasciavano i vari borsoni, e la infilai nel mio armadietto. Liam Payne, eri davvero un fottuto genio: se Zayn non avesse trovato il suo indumento, non sarebbe potuto uscire dalla stanza. Ed io, ovviamente, mi sarei offerto di aiutarlo molto volentieri. Mi infilai un paio di pantaloncini mentre in silenzio cercavo di cogliere eventuali reazioni di Zayn. Infatti, stava febbrilmente scorrazzando per lo spogliatoio, alla ricerca della sua preziosa maglietta. Mi divertivo come un matto, anche se non potevo darlo a vedere.
Dopo un paio di minuti lo spogliatoio fu del tutto vuoto; avevo intimato Lou e Niall di andare ad allenarsi perché io e Zayn avevamo da fare. “Sicuramente non faranno una partita di sudoku” sentii commentare Niall sarcastico mentre si chiudevano la porta alle spalle.
Intanto il mio ragazzo sbuffava girato, buttando in aria il contenuto della sua borsa per la palestra.
“Hai perso qualcosa, Zay?” gli chiesi io, conoscendo già la risposta.
“Non trovo la mia cazzo di maglietta. Per caso l’hai vista?” mi fece, disperato. Poverino mi faceva quasi pena. Per un attimo fui tentato di dargliela subito, senza aspettare, però il pensiero di poter ammirare quel corpo meraviglioso mi fece ricredere.
“Mi dispiace, ma non so proprio dove possa essere finita!” esclamai accarezzandogli la schiena. Si voltò, mi guardò negli occhi e disse con un sorriso: “Ehi, ma lo sai che oggi non ti ho baciato nemmeno una volta?”.
“Oh, ma guarda! Ci siamo ricordati di avere un ragazzo, Malik?” gli dissi mentre andavo a lasciargli baci a fior di labbra sul collo. Sentivo il suo cuore battere forte quanto il mio: e non potevo che esserne felicissimo.
“Sai che non possiamo quando siamo in mezzo alla gente…” biascicò mentre socchiudeva gli occhi abbandonandosi completamente alle attenzioni che la mia bocca stava riservando alla sua pelle.
“Ma adesso non siamo in mezzo alla gente” sorrisi io mentre non smettevo di torturarlo. Mugugnava sommessamente e con la mano seguiva i movimenti della mia testa mentre gli baciavo il collo e la spalla.
“Forse dovresti andare a cercare la tua maglietta …” lo provocai con un sorriso beffardo. Ridacchiò e poi aggiunse: “Sai una cosa? Educazione fisica può aspettare”. Detto ciò, iniziò a cercare un contatto con le mie labbra, che fu subito soddisfatto. Appena si staccò mi sussurrò nell’orecchio con la voce divenuta indecentemente roca per l’eccitazione: “Sei un tentatore, Payne” mentre mi sfiorava delicatamente l’erezione con la punta del dito. Sentivo dei brividi percorrermi tutta la schiena ed ogni respiro che a stento usciva soffocarmi in gola. “Brucerò all’Inferno” affermai deglutendo rumorosamente, mentre anche io mi lasciavo trasportare verso il piacevole mondo della trasgressione.
“Bruceremo insieme” mi rispose lui: il contatto tra la stoffa tesa dei miei pantaloni ed i suoi polpastrelli si faceva più intensa. Gemevo, non potendo trattenere in alcun modo l’eccitazione. Sapevo che non mi sarei contenuto se fosse andato oltre, così: “Zay, basta” gli intimai, sperando che la smettesse. Ghignò guardandomi nelle pupille dilatate per il piacere e poi mi rispose: “E’ troppo tardi. Ormai sono tra le fiamme dell’Inferno”. Fece un’occhiata che per un momento mi spaventò: gli occhi scuri gli si erano illuminati di una luce diabolicamente maliziosa. Avevo giocato sporco ed ora dovevo subirne le conseguenze. Se qualcuno ci avesse sentiti, la mia e la sua vita sociale sarebbero terminate in un battere di ciglia. “No, Zay…smettila…” cercai di nuovo di convincerlo a finire quel sublime lavoro che aveva appena iniziato a fare. Scosse il capo, con un sorrisino beffardo che gli storceva le labbra. “Niente da fare. Adesso stai calmo e lasci fare tutto al tuo Zayn. E non provare ad opporre resistenza. Sarebbe inutile” sentenziò, mentre infilò con forza la mano nei miei pantaloni e iniziò a muoverla sulla mia erezione.
Aveva ragione. Non dovevo opporre alcuna resistenza. Non potevo e nemmeno volevo farlo. Le mie braccia che penzolavano sui fianchi si andarono a mettere sul suo collo leggermente sudato. Sentivo la pelle della sua mano premere e strisciare lentamente sulla mia lunghezza calda ed eretta. Mi mordevo le labbra fino a farle sanguinare per non far fuoriuscire alcun suono che avesse fatto intendere cosa stava succedendo mentre tutti si rompevano il culo a fare flessioni e piegamenti. Mugugnavo mentre Zayn non la smetteva di sogghignare: ed il suo viso contratto in un’espressione così beffarda da farmi arrapare ancora di più  non migliorava la situazione.
Si muoveva velocemente, sotto e sopra, aumentando il ritmo ogni volta che il mio respiro si faceva più affannoso. Poggiai la fronte sopra la sua e socchiusi le labbra; appena mi avvicinai, Zayn mi baciò. Ogni tanto dovevo staccarmi per prendere aria, visto che inspiegabilmente quel posto sembrava essere diventato privo di ossigeno.
No, era il mio cervello che non riceveva più ossigeno: era annebbiato e capii che l’orgasmo si stava avvicinando. Mossi il bacino verso Zayn, per intimargli di muovere la mano più veloce mentre gli prendevo il viso tra le mani. Volevo che quando avrei raggiunto il massimo del piacere la sola cosa che avrei visto fossero stati i suoi occhi scuri.
Venni nella sua mano con un gemito contenuto. Ansimavo anche quando lui mi lasciò un bacio sulla bocca e andò a pulirsi. Mi accasciai sulla panca dove erano poggiati tutti gli indumenti degli altri ragazzi, con la testa tra le mani. Sentii i suoi passi avanzare verso di me e bloccarsi. Alzai lo sguardo e lo vidi, in piedi, con le braccia conserte, che mi osservava con un misto di soddisfazione e gioia perversa.
“Ok, Liam, adesso tira fuori la mia maglietta” esclamò convinto che io sapessi dove fosse. Si, non era stupido. Mi conosceva fin troppo bene da capire che la messa in scena della maglietta l’avevo messa su io per farlo stare con me. Comunque, come se nulla fosse continuai a recitare la parte dello svampito, per quanto le mie carenti doti di attore me lo permettessero.
“Ma di cosa stai parlando?” gli chiesi accigliandomi.
“Avanti, Lee! Ti conosco da un secolo e te lo leggo negli occhi quando menti! Te lo ripeto: tira fuori la maglietta o il professore ci darà per dispersi!” disse lui mettendosi le mani sui fianchi, come fanno le super star quando sono scocciate.
Aveva ragione: mentivo. O almeno, ci provavo. Erano chiari i cambiamenti nel mio volto ogni volta che dicevo una bugia: mi mordicchiavo l’interno della guancia, sbattevo le palpebre più del normale e le orecchie mi diventavano di un rosso fiammante. E tutti quei sintomi portarono Zayn a capire che razza di idiota ero stato da poter credere di prenderlo in giro.
Sbuffai, scattai in piedi e aprii il mio armadietto. Tolsi fuori la maglietta della discordia e gliela lanciai. Lui la prese con un cipiglio soddisfatto e poi mi fece: “la prossima volta che vuoi stare con me, basta dirlo! Non c’è bisogno di nascondermi la roba!”. Si avvicinò a me e mi accarezzo il viso divenuto paonazzo a causa dell’imbarazzo portato dalla verità.
“S..scusami, Zay. Pensavo che avresti preferito più allenarti che stare con me ed ho architettato questo patetico piano per farti rimanere qui…” spiegai arrendevole.
Zayn ridacchiò piano: “Non devi architettare nessun piano per rimanere con me. Non ce n’è bisogno: tu hai la priorità su tutto.”
Sorrisi anche io e poi lo baciai lentamente, permettendo alla mia lingua di assaporare la dolcezza di Zayn Malik, il ragazzo che mi considerava la sua priorità.
 
Louis:
“George Orwell nacque nel 1903…” vedevo le parole scritte in grassetto sulla carta liscia del libro scorrermi sotto gli occhi. Di tanto in tanto sottolineavo qualcosa, per fissarla meglio nella memoria.
Ero seduto al tavolo della cucina con una marea di libri sparsi sulla superficie bianca e pulita. Di fronte a me c’era mia madre che si lamentava di mio fratello al telefono con una sua vecchia amica. La sentivo blaterare le solite cose: “Io non lo sopporto più!”, “Non vedo l’ora che se ne vada”, “Meno male che almeno ho il mio Louis!” con la sua voce eternamente piagnucolante e lamentosa.
“fu un giornalista e scrittore che ispirò le sue opere di denuncia sociale a Jonathan Swift…”. La fotografia di Orwell sul fronte della pagina mi ricordava costantemente di studiare il minimo necessario per ottenere un voto decente al compito. Sbuffavo ad intermittenza, leggendo inutilmente più e più volte lo stesso dannato concetto. Ma non c’era nulla da vale: con la testa ero completamente su un altro mondo. E questo mondo era Harrylandia. Come avrei voluto buttare libri e appunti all’aria e correre tra le sue braccia! Mi mancavano le sue fossette, le sue mani, i suoi occhi, tutto. Avevo bisogno di sentire le sue labbra su di me molto più di un bel voto a scuola.
Ma era il mio dovere: perlomeno dovevo fingere di studiare qualche altra stronzata su questo qui e poi prendere cappotto e sigarette e uscire. “Concentrati, Louis” mi ripetevo mentalmente mentre cercavo in tutti i modi di sviare il flusso dei miei pensieri lontani dal sedere di Harry Styles.
E come facevo a concentrarmi con un qualche stronzo che suonava ripetutamente il clacson fuori casa mia? Pensai immediatamente che si trattasse di mio fratello ed in un primo momento lo ignorai. Dopo un po’ i colpi di quel coso infernale si fecero sempre più frequenti e insistenti; già facevo una fatica enorme ad imparare quelle stronzate con un silenzio tombale, figuriamoci con tutto quel casino.
“Lou, va a vedere chi è l’idiota che fa questo chiasso!” mi disse mia madre e per una volta in vita mia non potevo che darle ragione. Mi alzai e mi diressi verso la porta, raccogliendo tutte le migliori bestemmie che mi venissero in mente. Uscii fuori e ferma sul vialetto davanti la mia abitazione c’era una macchina grigia, piccola, ma carina. Non riuscivo a vedere chi ci fosse di dentro, ma fui abbastanza intelligente da comprendere che era il conducente di quella fottuta macchina l’autore di quel rumore. Mi avvicinai meglio per poter guardare chi ci fosse nella vettura: dal lato del conducente c’era una figura maschile, bionda, che non riconobbi immediatamente, ma che mi sembrò a prima vista familiare. Non andai troppo vicino al mezzo perché temevo che ci fosse un pazzo maniaco che volesse uccidermi. Mi limitai ad urlare: “Ma che cazzo vuoi, stronzo?”. Bene, adesso se volevano ammazzarmi, gli avevo servito il mio omicidio su un piatto d’argento. Uno dei due sportelli si aprì. Deglutii e respirai affannosamente, temendo il peggio.
“Bel modo di accogliere gli ospiti, Lou!” esclamò sorridendo Harry Styles, in tutta la sua bellezza.
“Harry?!?” gli feci io accigliandomi, come a non capacitarmi che fosse davvero lui in carne ed ossa, ma che al suo posto c’era un ologramma.
“Si, so come mi chiamo. Possiamo entrare?” rispose senza smettere di sorridere. Indicò con il pollice un ragazzo alle sue spalle che capii essere Andy, il verginello che aveva la fissa per Niall. Se da un lato era felicissimo di vederlo, dall’altro era troppo rischioso permettergli di andare dentro casa. Uno perché c’era mia madre, quella vecchia pazza, e due perché non capivo l’utilità di Andy in quel contesto.
Prima che potessi articolare qualche frase, dietro di me sentii la voce di mia madre: tempismo impeccabile. Aveva chiuso il telefono giusto in tempo per venire a farsi i cazzi miei: “Lou, chi è? Oh! Ma guarda! Harry, il tuo nuovo amichetto! Fallo entrare!” trillò con un sorriso. Alzai gli occhi al cielo e notai che Andy faceva di tutto per trattenere dei risolini nervosi. Harry, che sembrava divertirsi come un matto insieme a mia madre, sorrideva cortesemente e mi lanciava occhiate eloquenti. “Louis stava proprio chiedendoci di entrare in casa con lui. Ah, signora Tomlinson, spero non le dispiaccia se le presento Andrew, un mio caro amico” fece  Harry indicando il ragazzo biondo al suo fianco. Andy le diede la mano e mia madre non si conteneva più dalla gioia.
“Forza, ragazzi! Venite che metto su l’acqua per il tè!” disse lei prima di andarsene.
Bloccai dal braccio Harry che intanto si avviava verso l’interno della casa: “dove credi di andare?” gli feci con fare minaccioso. Sorrise e sentii tutta la rabbia sciogliersi e lasciare il posto alla voglia di baciarlo.
“A bere il tè, mi sembra ovvio” rispose “oh, Andy, perché non vai a parcheggiare meglio la macchina?” aggiunse poi, notando dalla mia espressione che volevo parlare solo con lui.
Presi un respiro, cercando di calmarmi il più possibile. “Primo: spiegami il motivo di questa visita. Secondo: perché cazzo ti sei portato quello lì dietro?” gli chiesi con la voce leggermente tremante.
“Volevo vederti. È strano voler vedere il proprio ragazzo?” fece con lo sguardo mezzo offeso. Mi stava facendo in colpa. Aveva i grandi occhi verdi bassi e si teneva le mani in tasca. Aveva ragione: dopo tutto anche io avevo bisogno di vederlo. Sorrisi e gli alzai il viso per poterlo guardare: era perfetto, come sempre.
 “No, anzi. Ma perché anche lui?” gli domandai riferendomi ad Andy.
“Per non dare troppo nell’occhio. Tranquillo, lui starà in un angolino e non ci disturberà” sostenne con un sorriso. Sperai vivamente che fosse così.
Andammo tutti e tre dentro e ci sedemmo al tavolo dove prima stavo “studiando”. Io ed Harry ci mettemmo vicini, mentre ad Andy lasciammo il posto vicino mia madre. Aveva apparecchiato tutto con una tovaglia arancione a aveva messo a nostra disposizione tutto il cibo che avevamo in casa. Esagerata, come al solito. Mise sul tavolo un vassoio con quattro tazze piene d’acqua bollente ed accanto ad esse aveva posto altrettante bustine di tè. Poi si mise a sedere anche lei con noi, come fosse una nostra coetanea e prese a conversare con il suo sorriso mellifluo e fastidioso.
Harry nel frattempo aveva messo la sua mano sulla mia gamba ed io gliela accarezzavo impercettibilmente: quello era il solo contatto che ci era permesso avere.
“Dimmi un po’ Harry, da quando conosci Louis?” chiese mia madre al ragazzo vicino a me, guardandolo come un raro pezzo da museo.
“Oh, abbastanza da dire che è un ragazzo straordinario. E immagino sia una cosa di famiglia, visto che sua madre non è da meno” disse Harry mentre con la mano iniziava a lisciarmi l’interno coscia. Era pericolosamente vicino al cavallo dei miei pantaloni.
Mia madre rise con l’aria da civettuola, fin quando non si rivolse a me che bevevo il mio tè e sentivo la mia erezione diventare sempre più grande. “Che ragazzo! Lou, chiedi se ha una sorella carina da presentarti!” fece lei gesticolando.
Razza di cretina: riusciva sempre a mettermi in imbarazzo. “M…mamma…” iniziai a balbettare per dirle di smetterla. La mano di Harry non accennava a spostarsi dalla mia gamba. Notai l’espressione divertita di Andy, che si gustava la scena in silenzio, e quella altrettanto di Harry, che guardava altrove per non far capire che era sul punto di scoppiare a ridere.
“Vedi, Harry” continuò mia madre ed io sperai vivamente che non dicesse nient’altro di imbarazzante “Louis è davvero un bravo ragazzo. Non ha ancora una ragazza perché è molto timido, ma posso assicurarti che ha un cuore molto grande!”.
Lo vidi nascondere un ghigno mentre la sua mano si avvicinò di nuovo alla mia insistente erezione. Il cuore mi stava uscendo fuori dal petto. Volevo solo scappare il più lontano possibile da quella stanza infernale.
Ad un certo punto, Harry decise di rispondere a mia madre: “Si, signora Tomlinson. Louis ha un cuore davvero molto, ma molto grande…” e quando pronunciò la parola grande iniziò a sfregare il suo palmo contro la mia erezione. Mugugnai cercando di fare il meno rumore possibile e poi feci bloccai immediatamente la mano di Harry.
Scattai in piedi, abbassandomi febbrilmente la maglietta per non far notare a mia madre il fatto di essere irrecuperabilmente eccitato. “Io, Harry ed Andy dobbiamo andare di sopra.” Sembrava più un’imposizione a dire la verità. Ma ebbe comunque il suo effetto: tutti e due mi seguirono nella mia camera da letto. Mi chiusi la porta alle spalle e feci un respiro profondo.
“Tu!” esordii indicando Harry che intanto sghignazzava dal letto dove si era steso “come ti è venuto in mente?”. Andy, che non aveva detto una parola fino a quel momento, disse: “Voi risolvetevi tutti i problemi. Io sono fuori a fumare.” Così, si mise una sigaretta sull’orecchio ed uscì dalla stanza.
“Mi volevo vendicare della tua accoglienza non proprio educata” fece Harry avvicinandosi a me e baciandomi con un ghigno.
“Davvero credi che io ho un cuore grande?” gli domandai mentre posavo le mani sul suo sedere tondo. Non l’avevo mai toccato prima d’ora: ma adesso che stavamo insieme mi sembrava più che normale farlo.
“Non solo quello, Tomlinson” rispose lui, sbottonandomi i pantaloni. Risi e mi lasciai portare sul letto, mentre le nostre bocche si incontravano ritmicamente.
Ed anche per quel pomeriggio, non avrei studiato nulla. Bè, a parte il corpo di Harry Styles.
 
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Ma salve :D
Perdonatemi per l’indecente ritardo nel pubblicare, ma ho seriamente pensato di smettere di scrivere. Perché? Bè, sicuramente per le poche recensioni che ho ricevuto allo scorso capitolo. Cioè, non pensavo facesse così schifo xD
Cooooomunque, spero che questo non sia venuto tanto male :D
Ah, vorrei dedicarlo a tutte quelle persone che hanno recensito fino ad ora: GRAZIE DI CUORE <3
Fatemi sapere cosa ne pensate :***
Un grazie speciale va a CarlottaBear che mi ha sempre fatto sapere la sua opinione e mi ha messo anche tra gli autori preferiti. Grazie mille bella <3
Tanto per la cronaca, sto iniziando anche una nuova ff, questa volta a sfondo Ziam. Spero di pubblicarla a breve xD
Ora che vi ho scocciato abbastanza, mi dileguo.
Baci
____hangover
  
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