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Autore: SusanTheGentle    16/03/2013    16 recensioni
Un amore improvviso, due cuori che si incontrano ma che non riescono mai a toccarsi davvero come vorrebbero...almeno fino all'ultimo giorno. Nessuno sa. Forse nessuno saprà mai. Solo Narnia, unica testimone di quell'unico attimo di felicità.
Caspian e Susan sono i protagonisti di questa nuova versione de "Il Viaggio del Veliero". Avventura, amore e amicizia si fondono nel meraviglioso mondo di Narnia...con un finale a sorpresa.
"Se vogliamo conoscere la verità, dobbiamo seguire la rotta senza esitazione, o non sapremo mai cos'è successo ai sette Lord e dove sono finite le Sette Spade"
Il compito affidatogli questa volta era diverso da qualsiasi altra avventura intrapresa prima. C'era un oceano davanti a loro, vasto, inesplorato; c'erano terre sconosciute alla Fine del Mondo; una maledizione di cui nessuno sapeva niente. Non era facile ammetterlo, ma era probabile che nessuno di loro sarebbe mai tornato. Stava a lui riportarli indietro.
Caspian si voltò a guardare Susan, la quale gli rimandò uno sguardo dolce e fiero, e all'improvviso capì che qualsiasi cosa fosse accaduta, finché c'era lei al suo fianco, avrebbe sempre trovato la forza per andare avanti"

STORIA IN REVISIONE
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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20. Contrasti

 
 
Emeth tarkaan attese la fine della battaglia chiuso in una cella dell’Occhio di Falco.
Non protestò quando i due soldati che erano assieme a suo padre, a un ordine di quest’ultimo, lo presero per le braccia e lo trascinarono sottocoperta.
La cosa che più lo preoccupava non era tanto la sua sorte, ma quella della Regina Lucy. Si era slavata? Il fauno l’aveva condotta con successo di nuovo sulla nave di Narnia?
Non si pentiva di ciò che aveva fatto, perché andava fatto. D’altronde era consapevole che quelle erano probabilmente le sue ultime ore di vita, perché non appena Rabadash avesse scoperto tutto, lo avrebbe accusato di alto tradimento e deciso di giustiziarlo. Probabilmente non gli sarebbe stato nemmeno concesso di tornare a casa, ma l’avrebbero impiccato lì, in mezzo all’Oceano.
Sperò solo che sua madre non venisse mai a sapere perché era morto, e che suo padre avesse potuto perdonarlo in qualche modo.
In quell'istante, la porta della cella si aprì. Emeth era pronto.
Aréf tarkaan apparve con un lume in mano. Era solo. Dietro di lui venivano ancora i rumori della battaglia.
“Quando un padre vede che tutti gli sforzi che ha fatto nella sua vita non sono serviti a nulla, la sua delusione è gande, figliolo” esordì Aréf, con voce triste e roca.
Emeth, che non era legato né alle mani né ai piedi, si alzò e piegò il capo.
“So di avervi disonorato, padre mio. Vi chiedo perdono”
“E’ tardi ragazzo mio, è tardi”
Il giovane alzò il capo e vide che Aréf piangeva.
“Ormai non posso più considerarti mio figlio, poiché hai tradito la tua famiglia e il tuo regno. Ma non posso ucciderti. Poiché anche la creatura più malvagia sa che uccidere un figlio, il sangue del tuo sangue, vuol dire passare il resto della tua esistenza tra i tormenti”.
“Non voglio che il disonore cada anche su di voi, padre. Fate quello che dovete. Avete il mio completo e sincero perdono”
“Dimmi solo perché lo hai fatto? Perché sei passato dalla parte del nemico?
“Non ho potuto farne a meno. Il principe Rabadash voleva uccidere quella ragazza solo perché non era chi lui credeva”. Il ragazzo strinse i pugni e scosse il capo. “L’ha trattata come un oggetto rotto, qualcosa di poco conto che doveva essere tolto di mezzo. Un errore. Avrebbe posto fine alla sua vita senza alcun rimpianto. Quando mi ha ordinato di giustiziarla, non ho potuto. Non ho voluto”
Aréf annuì e si asciugò il volto.
“Sei come tua madre. Ho cercato di cambiarti, ma non ce l’ho fatta. Il vostro spirito è troppo forte. In voi c’è qualcosa di diverso che io non sono mai riuscito a comprendere davvero. Ma per quanto non capisca, non posso fare quello che ci si aspetta da me. Per cui siamo entrambi traditori”
Emeth non capì quelle parole finché suo padre non riaprì la porta della cella, tenendola spalancata e lasciandogli il passaggio libero.
“Dirò al principe che sei perito in battaglia. Tua madre saprà che sei vivo quando tornerò a casa, e se mai non dovessi sopravvivere a questo viaggio, due dei miei uomini più fidati glielo riferiranno, mantenendo il segreto di ciò che hanno visto. Ora và”
Emeth mosse qualche passo incerto.
“Padre, ma…”
“Và! Fuggi sull’Isola, cerca aiuto dai suoi abitanti o dovunque tu possa trovarne. Solo, non tornare mai più a Calormen”
Aréf non lo guardò negli occhi, non ci riuscì.
Il capitano della guardia reale, così come il figlio, sapeva che quella era l’unica soluzione.
“Non posso fuggire. Non è onorevole per un soldato” disse Emeth risoluto.
“Hai sedici anni figliolo, non sai cosa sia il vero onore, o forse ancora non te ne rendi conto. Io l’ho capito stanotte osservandoti. Non voglio che tu muoia, Emeth, Sei il mio unico figlio e ti voglio bene.”
Aréf si volse finalmente verso di lui e lo abbracciò.
Emeth ne fu alquanto sorpreso ma ricambiò quell’abbraccio.
“Và, ragazzo, svelto” disse Aréf separandosi da lui. “La battaglia è conclusa, abbiamo perso, ma c’è ancora abbastanza confusione perché tu possa dileguarti senza esser visto da nessuno”
Il capitano delle guardie porse al figlio un mantello e un fagotto con qualche provvista.
“Non è molto, ho avuto poco tempo”
“Non posso…”
“Devi!” tuonò Aréf, ritrovando il tono severo di sempre. “E’ l’ultimo ordine che ti do come capitano, Emeth tarkaan: salvati la vita, rifatti un’esistenza. Sii felice e libero”
Emeth abbracciò ancora il padre, pensando con dolore che quella era l’ultima volta che si vedevano.
Dopodiché, senza voltarsi indietro, fuggì nelle prime luci dell’alba.
Scese sulla terraferma dove l’acqua era stata prosciugata dai poteri della Driade. Si tenne vicino alla chiglia, e nelle poche ombre che pian piano si schiarivano con l’arrivo del sole si nascose.
Attese il momento adatto e poi raggiunse l’acqua, nuotando fino alla riva. Nessuno lo vide (o almeno così gli sembrò all’inizio), indaffarati com’erano attorno al principe Rabadash ferito gravemente, tutti ancora spaventati e pieni di rabbia, gridando vendetta sui narniani.
Emeth si immerse più volte sott’acqua per non rischiare che qualcuno lo riconoscesse, finché, esausto e senza fiato, crollò sulla spiaggia. Ma non era ancora il momento di riposare, non sarebbe stato al sicuro finché non avesse raggiunto la foresta.
Purtroppo, però, il sole da est illuminava in pieno la riva e non c’erano nascondigli abbastanza buoni, rocce abbastanza alte o grandi alle quali accostarsi e trascinarsi piano verso la vegetazione che.
Doveva rischiare comunque, non poteva rimanere lì.
Si mosse più svelto che poté, ma appena si espose, una freccia si piantò sulla sabbia vicino al suo piede.
Come aveva temuto, qualcuno sull’Occhio di Falco teneva sotto controllo l’Isola e attaccava qualsiasi cosa si muovesse.
Emeth, avvolto nel mantello scuro, sperò con tutto il cuore che non l’avessero riconosciuto. Tuttavia, vide gli arcieri posizionarsi accanto ai parapetti e tirare di nuovo.
Corse a perdifiato, cercando di raggiungere il verde il prima possibile.
Il cinguettio degli uccelli riempiva l’aria, ma c’era anche un altro rumore. Qualcosa di enorme veniva verso di lui, lo capì dal boato che i suoi balzi producevano a contatto col terreno.
L’attimo in cui si fermò, completamente stordito da quello che vide, permise a una freccia di colpirlo. Un dolore lancinante gli trapassò la schiena e Emeth cadde in avanti, faccia a terra.
L’ultima cosa che vide fu la sagoma di un leone enorme.
“Sei andato ancora una volta dalla parte sbagliata, giovane amico” disse la sua voce, severa ma gentile. “Ora è tempo che io ti indirizzi su quella giusta”.
 
 
I narniani si svegliarono che il sole era già alto nel cielo. Avevano riposato solo tre o quattro ore.
Gli Inettopodi vennero a svegliarli per avvisarli che l’incantesimo del mago stava svanendo e presto il tempo sarebbe tornato a scorrere alla normalità.
Purtroppo furono costretti a rifiutare di fermarsi per la colazione che le creature avevano preparato per loro.
Caspian, di comune accordo con gli altri, non volendo far rimanere troppo male i nuovi buffi amici visto tutto l’entusiasmo che avevano messo nella preparazione di quel mucchio di prelibatezze, accettò di portare a bordo tutto quel ben di Dio, assicurando che avrebbero mangiato non appena preso il mare.
Ben cinque portate, a base di uova, pancetta affumicata e salsicce; toast spalmati di burro, marmellata di arance, pesche e mirtilli; latte, thè, frittelle dolci con sciroppo e una quantità di succhi di frutta davvero per ogni gusto.
Felici come pasque, gli Inettopodi avevano poi chiesto al Re cosa ne sarebbe stato della loro isola ora che il mago era scomparso.
Fu presa una decisione unanime: per merito di Lucy che ebbe l’idea, l’isola sarebbe stata chiamata Isola delle Voci, ricordando il primo incontro della Regina Valorosa con i suoi abitanti.
A Chief fu ridata la piena autorità sulla sua terra e la sua gente, e inoltre, i Sovrani promisero di salvare gli Inettopodi caduti nel sonno eterno. Essi si sarebbero risvegliati una volta arrivati in fondo alla storia della nebbia e ritrovate le Sette Spade dei Lord.
Il Veliero dell’Alba era stato riempito di tutte le provviste necessarie, e anche di più. Le riparazioni erano terminate (di nuovo). Tutto era pronto.
C’era preoccupazione per quanto riguardava le sorti degli Inettopodi, ma come giustamente disse Miriel, i calormeniani si sarebbero guardati dall’avvicinarsi a quell’isola dopo aver assistito ai suoi poteri di Driade. Era risaputo quanta paura avessero per tutto ciò che riguardava tutto ciò che era appena fuori dall'ordinario.
Così, tranquillizzata da quelle parole, la compagnia di Narnia riprese il largo.
Gael pianse quando venne il momento di dire addio al suo amico granchio, e anche l’animale versò qualche lacrimuccia, emettendo sommessi ticchettii di tristezza. Lui e i suoi simili accompagnarono per un tratto il Veliero dell'Alba, mentre gli Inettopodi salutavano dall’alto di una rupe.
Susan fu l’unica ad allontanarsi quasi subito dal parapetto, mentre tutti gli altri agitavano le braccia, e salutavano a loro volta i nuovi amici e l’Isola delle Voci, che si allontanavano sempre più.
“Sue?”
Era la voce di Caspian, ovviamente.
La ragazza era appoggiata al muro sotto il cassero di poppa, all’ombra, in un angolo un poco nascosto al resto della nave, le mani dietro la schiena, il capo chino. Alcuni ciuffetti sfuggiti alla solita acconciatura legata dal fiore blu, dietro la nuca, le svolazzavano attorno al viso per via della brezza del mattino. Per essere ormai autunno, faceva molto caldo nei mari dell’est.
Anche quando Caspian si parò di fronte a lei, sovrastandola con la sua figura, Susan continuò a tenere il volto rivolto verso il basso.
Lo sentì accostarsi alla parete, una a mano a pochi centimetri dal suo volto e l’altro braccio appoggiato appena sopra la sua testa.
Caspian aveva questo vizio di ‘imprigionarla’ - proprio come adesso- quando voleva parlare di qualcosa. “Così non puoi scappare via” le diceva. Il fatto che fosse molto più alto di lei non aiutava, e Susan, volente o nolente, era costretta per forza di cose a restare dove si trovava.
“Ehi…Che cosa c’è?” le chiese dolcemente.
Lei sospirò e attese ancora qualche istante prima di parlare.
“Detesto gli addii” rispose soltanto.
Caspian non ebbe bisogno di vedere nei suoi occhi la tristezza che l’avvolgeva in quel momento. La sua voce ne era colma.
“Finisce sempre così” aggiunse Susan, stringendosi nelle spalle. “Ti affezioni a un luogo, a una persona, e dopo un po’ tutto svanisce, quasi non fosse mai successo...Come se fosse tutto nella mia testa. La felicità dura un attimo. E io sono stanca di vivere di attimi”
Anche Caspian sospirò e si piegò un poco in avanti verso di lei per sussurrarle all’orecchio. Susan chiuse gli occhi e ascoltò la sua voce.
“Quando torneremo indietro, passeremo di nuovo a salutarli”
Lei riaprì gli occhi celesti ma non disse nulla, forse non capendo del tutto il significato della frase.
“Quando torneremo a Narnia, Susan, insieme. Io e te”
Allora, la ragazza alzò il capo e lo vide sorridere dolcemente, in quel modo che lei adorava.
Adorava tutto di lui, soprattutto quando la guardava con quegli occhi così scuri nei quali c’era tutto l’amore e la tenerezza del mondo. In quel modo che le faceva capire, senza neanche un gesto ma solo così, con la sua presenza, un sorriso, una parola, che lei era per lui la cosa più importante.
“Scusami se sono così. A volte neanch’io mi capisco” disse Susan, abbassando gli occhi ancora per un momento, poi tornando subito a guardarlo.
“Io invece ti capisco” disse Caspian, scostandole i capelli dalla fronte.
Anche quelli del giovane erano volati sul suo viso, ma Susan non mosse un dito. In quel momento era incredibilmente bello.
Ma la sua bellezza non si fermava al suo volto, la vera bellezza di Caspian era nei suoi occhi, e gli occhi sono lo specchio dell’anima. L’anima di Caspian era pura e bellissima.
Lui era la concretizzazione di tutti i suoi desideri, era la sua vita, e lei ormai non poteva più vivere senza di lui.
Forse, pensò, la prima volta che si erano lasciati pensava di riuscire ad accettare di non rivederlo. Ma adesso…adesso no. Senza Caspian, lei non poteva essere felice, non aveva motivo per sorridere e gioire. Se l’avesse lasciato, niente avrebbe avuto più senso. Non aveva niente. Lei non era niente.
“A volte penso di non meritarti” gli confidò all’improvviso.
“Sciocca…come puoi pensare questo?” le disse Caspian, ma senza rimprovero.
“Non lo so…forse perché hai ragione: sono una sciocca. Ancora stento a credere che ciò che abbiamo deciso di fare possa realizzarsi. Tu invece sei così sicuro…lo sei sempre stato”
“Non avere paura” le disse lui, tracciando il profilo del suo volto con le dita. “Ricordi la promessa che ti ho fatto?”
“Sì…”
“E quindi?”
Susan rimase un momento perplessa.
“E quindi, mi stai dicendo che…alla…fine del viaggio, noi…”
“Torneremo a Cair Paravel e ci sposeremo, Susan. Te lo giuro”
La fanciulla lo guardò negli occhi.
“Tu sai che ogni cosa che dirai io non la metterò mai in dubbio. Sai che ho piena fiducia in te, Caspian”
“Lo so. Anch’io ho fiducia in te”
“Perché non possiamo sposarci subito?” esclamò la Regina all’improvviso.
“Non volevi un matrimonio come nelle favole?” scherzò Caspian, chiaramente colto di sorpresa.
La giovane scosse il capo. “Lascia stare le stupidaggini che ho detto quella sera”
“Non erano affatto stupidaggini!” la interruppe lui. “Guarda che possiamo farlo sul serio”
“Caspian, sposarsi non significa indossare un abito bianco e portare un bouquet di fiori in mano. Il matrimonio non è la cerimonia, gli invitati, la festa…E’ molto, molto di più. Per questo non m’importerebbe nulla se ci sposassimo anche adesso, qui, in questo angolo della nave, o su un’isola sperduta”
Lui rise. “Di nascosto?”
Lei lo guardò profondamente negli occhi. Non rispose.
Caspian mutò espressione all’improvviso e divenne più serio che mai.
“Sì, di nascosto” ammise Susan, anche lei molto seria. “Lo so che è orribile da dire, ma…a volte vorrei farlo davvero. Insomma, quante possibilità abbiamo perché ci diano il consenso? Perché Aslan ci dia il consenso? La verità è che mi fa paura l’attesa. Non voglio aspettare”
Caspian guardava altrove.
“E quindi vorresti…un matrimonio…”
“Non arrabbiarti, ti prego!”
“Non sono arrabbiato, sono stupito” la tranquillizzò, osservandola con un mezzo sorriso. “Non credevo che anche tu…”
Susan spalancò gli occhi celesti. “Che anche io…cosa?”
Caspian sorrise ancora e la prese per la vita, allontanandola dalla parete e stringendola finalmente tra le braccia.
“Che anche tu volessi passare sopra tutto e tutti pur di stare con me”
“Invece è proprio così” rispose la giovane.
Dicendo quelle parole, Caspian provò una forte emozione.
Aveva sempre visto Susan come quella più fragile tra di loro, ma ora si rendeva conto che forse era la più determinata e per questo anche la più spaventata. Susan era onesta e non avrebbe mai più disobbedito ad Aslan. Tuttavia eccola lì, con negli occhi azzurri la paura e la voglia di mettersi in gioco. Per lui.
“Vuoi sposarmi, Susan?”
Lei gli gettò le braccia al collo e lo strinse forte.
“Sì! Lo desidero più di ogni altra cosa! Voglio essere tua moglie, Caspian”
“Allora facciamolo”
Lei si allontanò un poco da lui per guardarlo, con il cuore che batteva forte. Gli accarezzò il viso e gli riavviò una ciocca di capelli.
Lui le prese la mano e gliela baciò.
“Non abbiamo bisogno di sposarci di nascosto, Susan. Io voglio che lo sappiano tutti. E ormai, non c’è più motivo di aspettare” ribadì il Re per l'ennesima volta, dandole un breve bacio a fior di labbra.
“No, è vero” sospirò la ragazza. Poi accennò un sorriso. “Scusa, sono andata un po’ nel panico, non so perché”
“Tranquilla” Caspian la strinse a sé. “Appena potrò, allora, parlerò con Peter”
Susan annuì ansiosa, non sapendo ben come avrebbe potuto prenderla il fratello maggiore.
Erano giorni che ci rifletteva.
A volte, avrebbe voluto non dire mai a nessuno del suo fidanzamento con Caspian. Usava quel pensiero come ancora di salvezza per non venir trascinata di nuovo giù, nella realtà, dagli artigli della paura che l’attanagliavano come un mostro nascosto nelle tenebre del suo cuore, pronto a colpirla. Era come se, con il fatto di non rendere pubblica la cosa, avesse avuto la certezza di restare; e se invece il segreto suo e di Caspian fosse venuto a galla, anche tutte le speranze e la quasi convinzione di avercela fatta, di aver trovato la maniera di non andarsene mai unendosi a lui nel vincolo più sacro, potessero infrangersi come il vetro di uno specchio lasciando la sua anima vuota e nera.
Aslan era forse l’ostacolo più grande, ma per il momento non ci volevano pensare.
Caspian era convinto che, una volta uniti in matrimonio, niente avrebbe potuto a dividerli.
Susan la pensava diversamente, lui lo sapeva.
La Grande Magia parlava chiaro: il suo tempo di Regina di Narnia doveva essere già concluso.
Ad ogni modo, incredibile ma vero, a preoccuparli maggiormente in quel momento era Peter.
Se avesse ostacolato quell’unione? Ma perché poi avrebbe dovuto? Quand’erano prigionieri nella stiva dell’Occhio di Falco, a Susan non era sembrato più così restio al fatto che lei e Caspian potessero stare insieme.
Tuttavia, il discorso cominciato sulle Isole Solitarie, che la ragazza aveva prepotentemente ignorato senza più tornarvi sopra, faceva intuire diversamente: Peter era e sempre sarebbe stato contrario.
Qual era dunque il vero pensiero del fratello?
Susan voleva scoprire cosa pensava effettivamente.
Così, decise di parlargli lei per prima, ma senza accennargli nulla del matrimonio. In quel modo poteva capire cosa aspettarsi da Peter, e sapere se Caspian poteva liberamente chiedergli la sua mano o no.
Qualcosa le diceva, purtroppo, che la risposta sarebbe stata proprio no.
 “Ehm-ehm…scu-scusatemi…” fece una vocina timida.
Caspian e Susan, ancora abbracciati e con gli occhi chiusi, li aprirono e videro Lucy e Gael poco lontano da loro. L’una molto rossa in viso ma sorridente, l’altra nascosta dietro l’amica e che cercava di trattenersi dal ridere.
Il Re e la Regina si separarono subito.
“Caspian, dovresti venire un attimo” disse Lucy. “Chief ci ha lasciato la mappa incantata che Coriakin ci ha mostrato nella biblioteca, e Peter e Edmund stanno bisticciando sul se usarla o no. Io pensavo che tu potessi risolvere la questione, visto che sei il Re”
“Peter e Edmund stanno litigando?” fece Susan.
Ci mancava solo quella, così l’umore del fratello maggiore si sarebbe guastato ancora prima di sapere del fidanzamento.
“Sì, sembrano due scemi…” sbuffò Lucy.
“D’accordo, vengo subito” disse Caspian, avviandosi verso la cabina di comando con le tre ragazze.
Trovarono i due fratelli Pevensie ai due lati del tavolo, dov’era spiegata la cartina delle Nuove Terre, quella che Caspian aggiornava ogni volta che raggiungevano una nuova meta. Accanto ad essa, vi era un lungo rotolo di pergamena legato da un nastro rosso: la mappa incantata del mago.
Nella cabina c’erano anche Eustace, e Ripicì, rispettivamente schierati dalla parte di Edmund e Peter, e tutti si guardavano torvi.
Accanto al Re Supremo stava Miriel, che non prendeva le parti di nessuno e si asteneva da qualsiasi giudizio.
“Che succede?” esordì Caspian appena furono tutti riuniti.
“Ah, finalmente sei arrivato” disse Edmund. “Stavo appunto dicendo a Peter che è da sciocchi non voler usare questa mappa incantata. E’ molto più utile rispetto a quella che abbiamo usato sin ora. Ci potrebbe mostrare dove si trovano Rabadash e i suoi in questo momento, e quanto vantaggio abbiamo su di loro. Ma il Re Supremo non vuol sentir ragioni!”
“Piantala, Ed!” esclamò Peter.
“Tu sei d’accordo con me, vero Caspian?” chiese il Giusto, con un tono così sicuro che spiazzò un poco il Re di Narnia.
Quest’ultimo non rispose, e si rivolse invece al maggiore dei Pevensie.
“Perché non vuoi usare la mappa di Coriakin?”
Peter fece una faccia incredula. “Perché non mi fido, che domande! Credo che non avremmo dovuto accettarla affatto. Può essere una trappola. Può indirizzarci sulla strada sbagliata”
“Darci un’occhiata non costa nulla” disse Eustace, che- incredibile- era d’accordo con suo cugino Edmund.
In realtà, Eustace era solo molto curioso di vedere cosa sarebbe accaduto aprendo quel rotolo di pergamena. Inoltre, era rimasto molto colpito dalla mappa la prima volta che l’aveva vista, gli era piaciuta parecchio, e non vedeva l’ora di metterci le mani sopra.
Eustace allungò una mano per prenderla, ma Ripicì gliel’afferrò saldamente.
“Fermo! Manigoldo!”
“Lasciami andare, marmotta puzzolente!”
Rip fece un enorme sforzo per non infilare su per il naso a Eustace il suo spadino.
“Sire” disse poi rivolto a Caspian, “sono certo- e la Regina Lucy è d’accordo con me- che voi possiate prendere la decisione più saggia. Gli Inettopodi sono stati molto gentili a darci in dono questo oggetto. E' assai prezioso, non c’è dubbio, e sicuramente quelle creature non pensavano potesse essere pericoloso. Ma se il mio parere vale qualcosa, io penso che dovremmo guardarci da qualunque cosa provenga dalla dimora del mago Coriakin”
“Grazie Rip” iniziò Caspian, “Come hai appena detto…”
“E’ solo un pezzo di carta!” sbottò Eustace.
“NON SI INTERROMPE IL RE QUANDO PARLA!” urlò il topo, assordando letteralmente tutti i presenti.
“Ripicì, per favore!”
“Oh, perdonatemi, mio signore. Ma questo ragazzino screanzato…”
 “D’accordo, non importa” disse Caspian, poi si volse verso la Driade. “Miriel, tu conoscevi Coriakin. Che cosa puoi dirci a riguardo?”
Lei, timidamente, fece un passo avanti.
“Personalmente, Vostra Maestà, non so come comportarmi. Ho visto questa mappa la prima volta quando Coriakin l’ha mostrata anche a tutti voi, per cui non ho idea da dove provenga e quale sia il suo scopo ultimo. Probabilmente è solo una mappa, ma…non vorrei sbagliarmi. Coriakin era un traditore, dopotutto”
“Capisco…” fece Caspian pensieroso, appoggiando i palmi delle mani sul tavolo. “Credo che quello che tu abbia detto sia giusto, Miriel”.
Poi, il Re si rivolse direttamente a Edmund e Eustace.
“Ragazzi, non possiamo sapere se questa mappa sia sicura o sia stata stregata. Potrebbe essere che Coriakin già l’avesse in suo possesso molto prima che arrivassimo sull’isola, o che gliel’abbia data Aslan. Purtroppo non ci è dato saperlo, come non lo sapeva Chief e non lo sa Miriel”
“Potrebbe essergli stata fornita da Rabadash, o da uno dei suoi stregoni” disse Peter, scambiandosi un occhiata con Caspian, il quale annuì brevemente.
“Non vedo perché no”
“Stregoni?” fece Gael spaventata.
“Sì” le spiegò brevemente Susan. “A Calormen, di solito, il consigliere dell’Imperatore è anche uno stregone”
“Esatto” riprese Caspian. “Non possiamo essere certi che Coriakin non abbia lasciato qualche traccia della sua magia su questa mappa”
 “Al di la di questo, allora” riprese Edmund, continuando a sostenere la sua idea, imperterrito “non c’è nulla da temere. E’ solo un po’ di magia”
“No, Ed” lo corresse di nuovo il Re di Narnia, molto seriamente. “Quella che tu chiami un po’ di magia può essere molto di più”
“Fidati, Ed, io ne so qualcosa” intervenne Lucy.
Tutti capirono che si riferiva all’esperienza appena vissuta e all’incantesimo che l’aveva trasformata in Susan. Dalla sua espressione, compresero anche che si sentiva attualmente in colpa.
“La paura di Peter può avere un fondamento di verità” ribadì ancora il Liberatore, guardandoli adesso uno per uno. “E anche Ripicì e Miriel dicono il giusto: se Coriakin ci ha traditi, quanto possiamo fidarci di ciò che deriva da lui? Io, personalmente, sospetto che anche i suoi avvertimenti non siano stati altro che un modo per confonderci”
Edmund serrò la mascella, pronto all’esito finale. Tanto sapeva già quale poteva essere, non c’erano dubbi a riguardo…
Caspian scosse il capo e si rivolse a lui e a Eustace piuttosto severamente.
“E’ meglio che lasciate perdere quella mappa. Dai retta a tuo fratello, Ed”
Il Re di Narnia si allontanò di qualche passo dal tavolo, preparandosi a lasciare la stanza. Ma Edmund scattò in avanti non appena il giovane gli voltò le spalle.
“Proprio tu vieni dirmi di dar retta a Peter quando sei il primo che è sempre in disaccordo con lui?!”
Caspian si fermò e si girò di nuovo con espressione confusa, le sopracciglia leggermente aggrottate.
“Come?”
“E’ un po’ ipocrita da parte tua, non credi, Caspian?”
“Edmund!” esclamò Susan, indignata dal tono del fratello minore.
“Che ti prende, adesso?”
“Lu, tu stai zitta!”
“No, io non sto zitta!” scattò Lucy offesa. “Ma insomma, è solo una mappa! Non c’è bisogno di litigare per una cosa del genere!”
“E’ quello che ho detto anch’io!” saltò su Eustace, “Solo una sciocca mappa immaginaria! Non c’è nulla di cui aver paura”
Allungò furtivamente la mano verso il tavolo, mentre i cugini e il Re sembravano distratti a bisticciare tra loro.
Ma Peter fu più svelto.
“No! Eustace, non pensarci nemmeno!”
“Molla l’osso cugino!”
“Questa la prenderò io, sarà meglio” intervenne Susan, alzando la voce e cogliendoli alla sprovvista. Afferrò il rotolo di pergamena dalle mani del Re Supremo e lo tenne ben stretto al petto.
“Oh, non guardatemi così!” disse la Regina Dolce. “Visto che nessuno di voi sembra venire a una conclusione adeguata, la mappa la terrò io finché non si sarà deciso cosa farne. State pur certi che a me la tentazione di aprirla non verrà”
“E come fai a dirlo con tanta sicurezza?” le chiese Edmund con arroganza. “Non sei diversa da noi”
“Perché ricordo cos’è successo l’ultima volta che abbiamo avuto a che fare con maghi o streghe, escluso Coriakin, e... non sono ansiosa di ripetere l’esperienza”
L’atmosfera si gelò all’istante.
Gelo, era proprio il termine adatto.
E alla parola 'streghe', tutti quanti non poterono fare a meno di pensare a una sola e unica persona…che non era affatto una persona, a ben vedere, ma la creatura più pericolosa mai incontrata sul loro cammino, che con i suoi poteri aveva fatto piombare Narnia in un inverno lungo cent’anni ed era persino riuscita a tenere lontano Aslan tutto quel tempo.
La luce del mattino inoltrato che entrava dal finestrone della cabina, si offuscò improvvisamente, come quando in una bella giornata di sole una grossa nuvola passa nel cielo e minaccia di portar via il bel tempo.
Durò pochi secondi, ma bastò a far capire a Edmund e Eustace che forse era meglio non scherzare su certe cose.
“Stai dicendo” proruppe il Giusto rivolto alla sorella maggiore, ponendo fine al silenzio, “che se mai dovessi imbattermi in un altro degli incantesimi di…lei, non sarei in grado di affrontarli?”
“Non ho detto niente del genere” ribatté Susan rossa in viso. “Non volevo dire…”
“Ma l’hai pensato!”
“No…”
“Invece sì, Susan, o non l’avresti detto!”
“Tutti dovremmo stare attenti, Ed, non solo tu” intervenne Peter.
“Certo, è vero!” esclamò Lucy. “Anch’io ci pensavo, sapete? Chissà quanti pericoli dovremo affrontare ancora, e sicuramente ognuno di noi verrà messo alla prova”
Lucy posò gentilmente una mano sul braccio di Edmund, il quale però lo scostò bruscamente.
“Certo! E tutti voi, di sicuro, li affronterete a cuore più leggero visto che non avete alle spalle l’ombra del traditore! Avanti, ammettetelo!”
Peter, Susan, Lucy e Caspian si scambiarono un rapido sguardo, e poi abbassarono gli occhi.
Eustace guardò il Re e i cugini, così come Gael, senza capire a cosa si riferissero. Quella parte della storia ancora non la conoscevano.
Miriel se ne stava invece in disparte, in silenzio, le mani lungo i fianchi. Non si sarebbe immischiata, non era qualcosa che la riguardava.
“Lo so cosa state pensando: di traditori ve n’è già bastato e avanzato uno. Il sottoscritto”
“Edmund…”
“No, Caspian, è la verità! Ogni volta c’è un traditore: ora Coriakin, prima Nikabrik, il Nano Nero, e ancor prima io. Tutti al servizio della Strega Bianca”.
I ragazzi trasalirono a quel nome.
Tutti avevano cominciato a pensare a lei da un po’ di tempo, a sospettare che ci fosse Jadis dietro tutta la storia della nebbia e della maledizione del sonno eterno che minacciava Narnia, solo che nessuno aveva ancora avuto il coraggio di ammetterlo ad alta voce.
Finalmente, Edmund l’aveva detto.
Ma in realtà, il ragazzo non si era reso conto che quello non era il pensiero dei compagni, bensì il suo.
Era lui ad aver pensato, fin da quando si erano resi conto che il mago li aveva ingannati, che la cosa continuava a ripetersi all’infinito. Ed erano tornati alla sua mente tutti i brutti ricordi del passato.
Era qualcosa di cui non riusciva a liberarsi.
Gli altri non ne parlavano praticamente più, e tutte le volte che solo si accennava all’argomento gli dicevano di non preoccuparsi, perché non sarebbe più successo nulla di simile.
Anche Edmund ne era convinto…o forse no?
Era per quello che si sentiva sempre preso in causa quando si trattava di imbrogli e sotterfugi? Era per quello che diveniva così nervoso quando nominavano il mago? Forse perché gli ricordava se stesso e quello che aveva fatto. E vederlo scomparire nel nulla era stato terrificante.
Era per tutte queste e altre mille ragioni che la notte scorsa non era riuscito a dormire e aveva pensato solo a quello.
Se Aslan non l’avesse perdonato quella volta, anche lui avrebbe fatto la stessa fine del mago?
 
 
 
L’equipaggio dell’Occhio di Falco si mise al lavoro per rimettere in sesto la nave dopo la battaglia: le vele bruciacchiate e lacerate dalle frecce dei narniani, il legno scheggiato dai colpi delle corna di minotauri, i segni delle spade.
Nessuno riusciva ancora a capacitarsi di come avessero potuto finire così, arenati nella baia di quell’isola straniera. Come se non bastasse, i marinai e i soldati avevano preso paura di quel luogo, rifiutandosi di prendere le scialuppe e scendere a terra per pendere il legname necessario alle riparazioni.
“Gli uomini si scusano, Altezza, ma proprio non se la sentono dopo quello che hanno visto fare al mare” aveva detto il capitano della nave, quando il principe Rabadash l’aveva fatto chiamare per conoscere la situazione attuale. “Questa terra è sotto la protezione del Leone, non c’è dubbio”
Rabadash, costretto a letto a causa della ferita riportata e fresco di medicazione, aveva solo potuto ascoltare le lamentele.
“Mandami, Ader, il capo corsaro”
“Dovreste riposare Altezza, la vostra ferita è piuttosto grave”
“Capisco da solo quand’è il momento di riposare. E dite anche al dottore di non starmi così addosso. Per ora sono ancora vivo, no?”
Detto ciò, il capitano s’inchinò, indietreggiò e uscì dalla cabina di Rabadash.
Il principe provò a tirarsi su a sedere, ma mancò poco che la ferita si riaprisse.
Da come si erano messe le cose, tra le riparazioni e il resto, ci sarebbero voluti almeno quattro giorni prima di potersi rimettere in viaggio.
Non c’era bisogno di dire che l’odio che Rabadash provava per Caspian era cresciuto ancora di più dopo questa sconfitta. Lo odiava come non aveva mai odiato nessuno al mondo fino ad ora. Era stato così fin dal primo istante, o forse prima ancora, da quando aveva saputo che Caspian X era divenuto il nuovo Re di Narnia.
Un ragazzino o poco più, esattamente come i Pevensie più di mille anni fa. Giovane, inesperto, eppure amato e ammirato da tutti.
Rabadash non era mai stato molto amato…
Caspian l’ aveva costretto alla ritirata e l’aveva umiliato per la seconda volta davanti ai suoi uomini, i quali cercavano di consolarlo con indulgenza e belle parole.
Ma era inutile non ammetterlo: aveva perso.
E con il Liberatore, anche la Dolce era stata la causa della sua sconfitta. Questo era davvero troppo…
E il pensiero bruciante e logorante di Caspian e Susan insieme non lo faceva dormire, lo tormentava, gli faceva dolere le due ferite che aveva sul corpo. Quella alla mano, inflitta da lei; quella al fianco inflitta da lui.
Quei due insieme erano più pericolosi di quanto aveva creduto. Andavano assolutamente divisi e al più presto.
 
Era già mattino inoltrato quando il capo dei pirati, bussò alla sua porta.
Ader non s’inchinò al principe, poiché non lo considerava un suo superiore. Non gli chiese notizie sulla sua salute, si limitò ad aspettare che parlasse.
“Mio padre, il grande Tisroc (possa egli vivere in eterno)” iniziò Rabadash, “mi aveva assicurato che potessi portarmi ovunque con la tua esperienza in quanto pirata”
“Ed è così, infatti”
“Allora spiegami perché siamo fermi da ore!” gridò furente il principe di Calormen, e un colpo di tosse prese il sopravento.
Ader non si mosse e attese che l’altro si calmasse.
“Volete che chiami il medico?”
“No, voglio che mi spieghi perché ci hanno sconfitti!”
Il filibustiere spostò il peso del corpo da un piede all’altro e si lisciò il viso affilato.
“Credetemi signore, per gran parte della mia esistenza ho fatto il pirata, conosco ogni palmo delle acque che circondano Narnia e le altre terre. Ho esplorato il mare occidentale e la maggior parte delle isole dell’Oceano Orientale, e posso aggiungere che nessuna delle mie navi è mai stata battuta prima. Tuttavia, non ho mai visto nulla di simile, in tutta la mia vita e la mia carriera, di comparabile a ciò che è successo ieri notte. E la cosa ha spaventato anche me”
Rabadash fece un sospiro rabbioso che gli diede una fitta dolorosa alle costole.
“Eppure, Tisroc (possa egli vivere in eterno), disse che non potevo trovare di meglio e che saresti stato in grado di spingere la mia nave al massimo delle sue potenzialità”.
Il principe calcò con forza sulla parola ‘mia’. Non gli era piaciuto il modo in cui il pirata aveva parlato in merito alle ‘sue navi’, come se potesse considerare di sua proprietà anche l’Occhio di Falco.
“Signore, l’Imperatore disse il vero: posso navigare ovunque, purché ci sia acqua. Ma in questo preciso istante, perdonate se ve lo ricordo, di acqua sotto di noi ne abbiamo ben poca”
“Stregoneria!” sibilò il principe stringendo gli occhi neri.
“No, signore, è stata una Driade. Di stregoneria ce n’è ben poca. Quello che ho visto è più simile a un miracolo”
Rabadash non rise solo perché era troppo attonito per poter pronunciare anche solo una sillaba.
“In questo viaggio non c’è spazio per le superstizioni, corsaro”
“Prima di tutto, se mi è concesso signore, voi continuate a chiamarmi corsaro, ma sbagliate. Un corsaro lavora per un governo, io sono un pirata e non prendo ordini da nessuno, faccio solo accordi”.
Rabadash fece per ribattere, la collera dipinta sul volto. Ma l’altro riprese a parlare quasi subito senza dargliene il tempo.
“Secondo: non sono superstizioni. E’ la verità” Ader fece un sorriso sghembo. “Diciamoci la verità, altezza serenissima: entrambi ci siamo arrischiati in questa traversata con uno scopo, anche molto simile oserei dire, e cioè quello di ricavarne qualcosa. Voi volete il trono di Narnia e tutte le ricchezze che ne conseguono, noi vogliamo l’oro che vostro padre ci ha promesso se torneremo indietro. E sottolineo se. Il problema del se è proprio quel potere che nessuno di noi ha ancora capito viene dal Leone, e che non si può battere con le armi. Quando lo incontreremo, perché succederà, non so come ne usciremo. Aslan…”
Rabadash tremò, Ader rise e lo guardò divertito.
“Sissignore, Aslan. Egli è più di un leone. E’ il Leone. E noi saremo dannati se ci mettiamo contro di lui”
Il pirata e il principe si fissarono per qualche istante. Poi, il primo voltò le spalle (cosa che a Calormen non si osava mai fare al cospetto di un nobile) e fece per andarsene.
“Aspetta” lo richiamò Rabadash.
Ader si fermò e si rivoltò.
“Se dovessi venire a scoprire che tu e i tuoi quattro pirati da strapazzo state facendo il doppio gioco…”
Ader rise di gusto. “Non angustiatevi, altezza serenissima. Non ci sono traditori a bordo della vostra nave, solo gente poco assennata”
“Allora perché hai detto quelle cose sul Leone?”
“Perché è la verità”
“E tu non hai paura di avere l’anima dannata, Ader?”
Il pirata alzò le mani come in segno di resa.
“Io non ho mai detto che mi sarei messo contro Aslan. Non ho particolari risentimenti verso di lui o verso Narnia. Non sperate mai in questo, principe. Ne io ne i miei uomini. Ho solo promesso a vostro padre che vi avrei guidato attraverso l’Oceano Orientale, in cambio di una cospicua ricompensa e del diritto di asilo a Calormen qualora ne avessi bisogno. E ora scusatemi, ma ho del lavoro da fare”.

Per tutto il giorno, Rabadash non ricevette più nessuno nella sua cabina. Non solo perché voleva restare solo e riflettere sulla breve ma intensa conversazione avuta con il capo dei pirati, bensì perché il medico gli disse che, se non voleva rischiare di morire dissanguato, doveva stare fermo e immobile per almeno una settimana.
Rabadash aveva ribattuto che era disposto a star buono al massimo due giorni. Il dottore aveva detto cinque, non uno di meno, e cinque furono.
Il tempo era prezioso, e più ne passava, più il Veliero dell’Alba prendeva vantaggio su di loro e si allontanava.
Voleva recuperare al più presto la strada che li separava, continuare l’inseguimento e sistemarli una volta per tutte. Non ci sarebbe stato un terzo scontro a favore di Caspian.
E c’era un’altra persona, oltre a Rabadash, che ancora lottava contro le ferite riportate durate un incontro ravvicinato con i Sovrani di Narnia: Pug, il mercante di schiavi, ormai in via di guarigione.
Non aveva più la baldanza che lo contraddistingueva all’inizio del viaggio. Se ne andava in giro per la nave con una faccia da funerale, e parlava poco o per nulla con gli altri marinai e ancor meno con i soldati. I pirati li evitava come la peste.
Ovviamente, fu molto sorpreso quando Rabadash lo fece chiamare verso sera. Pug non sapeva cosa aspettarsi. Non aveva più avuto modo di parlare con il principe dall’avventura delle Isole Solitarie.
“Ho una proposta da farti, Pug” cominciò Rabadash, gettando ai piedi del mercante un tintinnante sacchetto pieno di denaro.
“Vostra Altezza è molto generosa. In cosa posso servirvi questa volta?”
Soddisfatto per aver ottenuto la piena attenzione di Pug, Rabadash gli espose il suo piccolo piano.
“Un tempo sei stato un pirata anche tu, Pug. Dico bene?”
“Sì, signore”
“I pirati hanno un codice d’onore, o qualcosa di simile, mi pare. Un modo tutto loro di dettare le leggi”
“E’ così. Cosa vi interesserebbe sapere a riguardo, Altezza?”
Rabadash fu molto compiaciuto che Pug avesse già capito cosa aveva in mente.
“Tutto quello che puoi scoprire”
“Volete che segua i movimenti dei pirati a bordo della nave?”
“Esattamente. Il loro capitano ha detto qualcosa che non mi è piaciuto e non vorrei facesse qualche scherzo. Tu sei il più adatto, visto che sei stato uno di loro. Sai come prenderli, per così dire”
“Sarò lieto di fare questo per voi, Altezza” assicurò Pug, tastando per bene il suo denaro e constatando che il sacchetto ne era colmo fino all’orlo. Forse c’era anche qualche pietra preziosa.
“So anche che hai un conto in sospeso con i Sovrani di Narnia” riprese Rabadash.
“Sì, sì è esatto, signore” annuì Pug, raccontando brevemente la sua vicenda, dove ancora una volta comparivano i nomi di Caspian e Susan.
“Sono sicuro che vorresti avere la possibilità di vendicarti” disse Rabadash.
Pug tentennò un momento.
“Sì…se Vostra Altezza mi può dare la certezza che non ci rimetterò di nuovo le penne” ridacchiò senza entusiasmo.
“Vedrò cosa posso fare per te, Pug. Purtroppo non posso prometterti nulla riguardo la Regina Susan, poiché mi interessa molto”
Pug capì il vero significato di quella frase e fece un ghigno.
“In quanto agli altri Sovrani, potrai fare di loro quello che vuoi”
“Con molto piacere”
 
 
Il litigio sul Veliero dell’Alba si era concluso con un bel po’ di musi lunghi.
Susan si era impossessata della mappa di Coriakin e l’aveva nascosta nella sua cabina. Fino a nuovo ordine, nessuno l’avrebbe toccata.
“Cioè, mai!” aveva esclamato la ragazza perentoria.
“Sì, mamma!” l’aveva schernita Edmund.
“Ma si può sapere che ti prende, oggi?” aveva chiesto Lucy. “Sembri tornato l’Edmund di qualche anno fa, non ti riconosco”
“Lasciami stare…”
Edmund rimase solo e non parlò con nessuno per il resto della mattinata.
Si rifugiò sulla panca nella coda del drago d’oro, il suo posto preferito (veramente lo era di tutti) e nessuno andò a disturbarlo.
Per qualche tempo si limitò a fissarsi le mani, intrecciate sulle ginocchia, gli stivali, il ponte. Con il passare di minuti, sentì un grande vuoto crescere dentro il suo petto, una sorta di pozzo profondo e oscuro dove si mescolavano la rabbia e il senso di colpa.
Più passava il tempo, più far pace con gli altri gli diventava difficile. E più tempo stava da solo,  più gli sembrò che la voragine si espandesse e lo inghiottisse.
Edmund si voltò appena per vedere cosa stavano facendo gli altri.
Dal punto in cui si trovava ora, riusciva a scorgere solo Lucy e Susan, le quali sembrava stessero improvvisando una specie di gioco con Gael, anche se non seppe dire quale. Non gl’importava, comunque, e pensò che a volte le ragazze erano davvero sciocche.
Un pensiero incoerente che non riuscì a reprimere.
Ce l’aveva soprattutto con Susan, che come sempre si comportava da mamma e credeva di sapere tutto quello che era bene per tutti.
Si voltò di nuovo e posò lo sguardo sulle onde azzurre che sfrecciavano via veloci. Avevano acquistato velocità, e il Veliero dell’Alba filava sulla distesa del mare limpida e sconfinata, come un grosso uccello porpora e oro.
Edmund chiuse gli occhi, sospirando e scuotendo la testa.
Perché aveva risposto male a Caspian? Perché era così arrabbiato? Solo per la proibizione di aprire la mappa? No, non era solo per quello…
Certe sue uscite non piacevano agli altri ma non piacevano nemmeno a lui. Credeva di aver cacciato dal suo cuore quei sentimenti, di aver finalmente cancellato quel lato ombroso del suo carattere che lo rendeva così vulnerabile e velenoso con tutti.
Gli vennero in mente le parole del mago…
Ricorda e ringrazia sempre la possibilità che ti è stata data e per il ruolo che ti è stato affidato.
Le parole si riferivano al vecchio Edmund, che ancora era dentro di lui e che inevitabilmente sarebbe sempre stato lì. Quello sempre pronto a litigare, quello arrogante, quello che si credeva migliore di tutti, quello che aveva tradito la sua famiglia, quello che si era fatto mettere nel sacco da una donna mostruosa e dai suoi stupidi dolcetti (stregati, è vero, ma pur sempre stupidi).
Era così che si sentiva in quel momento. Arrogante, vulnerabile e stupido.
Tutta quella storia della nebbia verde e della creatura che si celava al suo interno, aveva risvegliato in lui antiche paure e insicurezze. E un atroce dubbio, anzi, quasi una certezza, ormai non lo faceva dormire la notte: e se la creatura tanto antica e malefica di cui Miriel aveva parlato, fosse stata ancora una volta lei? Jadis. La Strega Bianca.
Ricorda e ringrazia sempre la possibilità che ti è stata data e per il ruolo che ti è stato affidato...
Doveva ricordare che era un Re, il Re Giusto di Narnia, e che aveva ottenuto quel titolo non per compassione, ma per la correttezza e dignità con cui aveva ammesso i suoi errori e se n'era pentito. Perché aveva avuto il coraggio di tornare indietro prima che fosse tardi.
Quello era il suo ruolo, e la possibilità di ricoprirlo gli era stata data da Aslan, morto per lui sulla Tavola di Pietra.
Ricorda e ringrazia sempre…
Ogni giorno, pensò Edmund.
Dopotutto, Caspian poteva avere torto. Il mago poteva aver visto giusto con quei consigli.
L’avvertimento era da tenere a mente in quei momenti di contrasto. Anche se potevano sembrare stupidi, di poco conto, Edmund sapeva che certe volte i litigi, piccoli focolai, potevano scatenare un incendio.
Non doveva. Sapeva che non doveva permetterlo di nuovo. Sapeva anche di essere il più esposto a quel tipo di sentimenti. Lui aveva sempre dovuto lavorare di più sui suoi difetti rispetto agli altri, per migliorarsi e non cadere in tentazione.
Non si unì ai compagni per pranzo, non aveva fame e non era ancora pronto a vederli. Il disagio che provava per aver dato dell’ipocrita a Caspian lo frenava dal scendere dal drago e raggiungere gli amici.
Caspian era il suo migliore amico, non avrebbe dovuto trattarlo così…
Voleva la loro compagnia ma gli sembrava che loro non gradissero la sua. Avrebbe potuto infastidirli e dar luce a un altra lite. Non voleva questo. Ma non voleva neanche restar solo.
Aveva voglia di fare qualcosa, ma non sapeva cosa, se andava fatto o no. Anche se a lui sembrava giusto, poteva darsi che non lo fosse.
Si limitò a guardarli da lontano ancora un po’, a scrutare i loro movimenti, i loro gesti, a notare se le loro occhiate erano rivolte verso di lui o totalmente lo ignoravano. Non sapeva cosa preferire.
Ognuno era impegnato in qualcosa: Peter aiutava i marinai, Caspian parlava con Drinian che osservava l’orizzonte e gli spiegava qualcosa. Susan e Lucy sedevano accanto a Miriel e Gael, rammendavano vele e indumenti. Miriel stava illustrando qualcosa a Lucy circa le proprietà della sua pozione, lo capì perché la sorella teneva in mano la boccetta di diamante.
Tutti avevano qualcosa da fare, perfino Eustace che si allenava con Ripicì, come ogni giorno.
Mancava solo lui. Ma nessuno sembrava accorgersene.
Guardando la scena dall’alto della coda del drago, provò un immenso senso di tristezza. Gli parve quasi di non far parte del gruppo, come se in quel momento Edmund Pevensie non esistesse.
Ma lui serviva davvero? In fondo era un traditore e poteva darsi che…
Forse, quando il suo lato ‘malvagio’ usciva allo scoperto, gli altri se ne accorgevano e non gradivano stare con lui, memori dei suoi torti e delle sue colpe.
Si sentiva lontano da loro, come la prima volta.
Loro non ti servono…
Tu sei più forte, migliore, e lo sai…ma non l’hai ancora capito…
“Co…?” balbettò, voltandosi in fretta.
Si accertò che nessuno lo avesse chiamato. In effetti non gli parve. Eppure gli era sembrato di sentire una voce…
Rynelf diceva che a volte il mare gioca brutti scherzi, forse era uno di quei casi…
Finalmente si alzò e scese lentamente la scaletta per tornare di sotto.
Lucy lo vide e gli andò in contro per dirgli qualcosa. Lo chiamò ma Edmund fece finta di niente.
Le lanciò un’occhiata al volo e le voltò le spalle, ignorando il suo tentativo di coinvolgerlo in qualsiasi cosa avesse in mente.
Passò oltre e si chiuse negli alloggi dell’equipaggio per il resto del giorno senza vedere nessuno.
Anche Peter e Caspian evitarono di rivolgersi la parola per quasi tutta la giornata. Purtroppo, i due ragazzi non riuscivano a sopportarsi per più di qualche minuto.
Anche se a differenza di suo fratello minore, Peter non diventava irritabile e sgarbato con tutti, fu inevitabile la decisione di ignorarsi per non dar vita a nuovi battibecchi che avrebbero potuto suscitare il cattivo umore anche tra l’equipaggio.
Non era facile per nessuno dei due guardare oltre l’avversione che provavano l’uno per l’altro, ma almeno Caspian uno sforzo lo stava facendo. L’aveva dimostrato quel mattino circa la discussione sulla mappa del mago. E forse era una questione di poco conto, ma il Liberatore si dimostrava talvolta più saggio di quanto il Magnifico lo credesse. Il Re di Narnia era pronto ad appoggiare il Re Supremo quando meritava il suo sostegno.
Comportandosi in quel modo, Caspian dava prova di grande umiltà. Da vero Sovrano. E Peter, che era molto orgoglioso per natura, sentiva ogni giorno di più la sua autorità messa in discussione.
Non c’era nulla che glielo mostrasse concretamente, ma lo percepiva e gli piaceva poco.
Peter ricordava quand’erano arrivati lì per sconfiggere Miraz, nel periodo in cui Caspian era ancora Principe.
Tutti i sudditi della Vecchia Narnia avevano immediatamente accolto il Re Supremo come capo, passandogli senza indugio il comando.
Adesso, alcune di quelle creature, come Tavros e Nausus, si trovavano a bordo del Veliero dell’Alba, ma aspettavano che fosse Caspian, del quale avevano diffidato in principio, a mettere il punto alla fine di ogni argomento e di ogni problema. E ciò che Caspian decideva non si discuteva mai.
Peter capiva che era giusto così, solo che gli era ancora difficile accettarlo.
Dopotutto era una scelta che aveva preso assieme ad Aslan, confermandola incoronando Caspian lui stesso.
Narnia era uscita da un’epoca buia, quella di Miraz l’Usurpatore, ed entrava nel luminoso regno di Caspian il Liberatore.
 “Ti disturbo se sto un po’ qui con te?”
Peter trasalì appena, risvegliato dalle sue riflessioni da una dolce voce tranquilla.
Si voltò e vide Miriel poco sotto di lui. Il Re Supremo era seduto a poppa, arrampicato sul lungo collo del drago d’oro.
“No, ma ti pare”
L’aiutò a salire, dato che la lunga gonna di lei la impediva un poco nei movimenti.
“Forse dovrei accorciarmi l’abito” disse la Driade con un sorriso imbarazzato, quando scivolò e Peter la prese al volo per la vita, stringendola a sé in un abbraccio involontario.
“No, perché? Sei molto carina” disse automaticamente il giovane, lasciandola andare a malincuore.
Miriel sedette accanto a lui, e i suoi lunghi capelli rossi ondeggiarono al vento che spirava più forte da sopra la scultura.
“Che vista magnifica da qui” commentò la Driade, ravviandoseli dietro un orecchio.
Peter la guadò quasi incantato. “Sì…”
“Mm?” lei si voltò, e i suoi occhi si incontrarono con quelli di lui.
Peter si schiarì la voce. “Ehm…sì, bellissima. La…la vista è…bellissima. E a-anche tu, sei…”
Miriel gli sorrise e abbassò lo sguardo. “Grazie”
Era incredibile come quella fanciulla suscitasse in lui tali forti sentimenti.
Eppure, per quanto assurdo in così breve tempo, sentiva che in qualche modo tra loro si era già instaurato un legame speciale.
Non cercò di fingere disinteresse per lei. Ne era affascinato, si sentiva accelerare il cuore alla prospettiva di trovarsi solo con lei e si rese conto di aspettare con impazienza l’arrivo di quei momenti.
Tuttavia, non era così sciocco da aspettarsi che quell’infatuazione durasse nel tempo, sapeva benissimo che tutto si sarebbe concluso una volta giunti a alla fine di quel viaggio ( e per un fugace attimo si disse che era ora che anche Susan lo capisse).
“Non devi sforzarti” disse lei a un tratto, guardandolo di nuovo con i suoi occhi color acquamarina. “Non devi farmi per forza dei complimenti. So che per te è ancora difficile accettare quello che ti ho detto”
“Io non cerco di sforzarmi” disse Peter. “Quello che ho detto lo penso davvero. Ma se i miei complimenti ti imbarazzano o ti infastidiscono in qualche modo, ti chiedo scusa”
“Oh no!” Miriel scosse la lunga chioma rossa. “No, affatto.”
Peter esitò un secondo, osservandola attentamente.
“Non vuoi proprio dirmi il vero motivo per cui sei venuta qui?” le chiese poi.
Lei parve perplessa.
“Te l’ho già detto: per farvi da guida”
Lui sorrise. “Intendevo l’altro motivo. Quello che non mi hai voluto dire sull’Isola delle Voci”
La Driade si fece subito più seria.
“Io non voglio che tu sia influenzato per colpa mia. La vostra missione è troppo importante e io non posso interferire in questo modo rischiando di distrarti, capisci?”
Peter sospirò e abbassò il capo. Alcuni ciuffi dorati gli finirono davanti agli occhi.
Miriel si allungò verso di lui allontanandoglieli delicatamente dal viso.
Peter alzò il volto e i suoi occhi azzurri brillarono di emozione. Lei era così vicina che poteva percepirne il dolce profumo di fiori.
“Se non me lo dici continuerò a pensarci e mi distrarrò in ogni caso”
“No, non posso, Peter…credo ti spaventerebbe. Cambierebbero molte cose”
“Correrò il rischio” sorrise incoraggiante il Re Supremo.
La Driade lo fissò ancora per qualche secondo, indecisa.
“E va bene…Rammenti quando ti ho chiesto se credevi nel destino?”
“Sì”
“Tu hai detto che non ne sei sicuro, e hai ragione. Però ci sono cose, avvenimenti, fatti ineluttabili che Aslan e suo padre hanno predisposto per la salvezza di Narnia. Ebbene, alla fine del viaggio dovranno succedere tre cose: uno di voi dovrà dire per sempre addio a Narnia; un altro dovrà ammettere un suo errore, e se lo farà, la sua vita cambierà per sempre; infine, un altro dovrà abbandonare la cosa più cara per far ritorno a casa, dove un’altra importante missione lo aspetta”
Quando Miriel finì di parlare, Peter comprese il perché la ragazza volesse aspettare a rivelargli quelle cose.
Una strana e spiacevolissima sensazione partì dalla bocca dello stomaco, crescendo ed espandendosi in tutto il corpo. Ed era vero, tutto ora appariva sotto una prospettiva diversa.
Con quella rivelazione, Peter vedeva il viaggio come se fosse già arrivato alla sua conclusione. Le sfide che avrebbero affrontato, le altre creature che avrebbero incontrato e i luoghi che avrebbero esplorato, potevano solo immaginarli. Ma la fine…la fine adesso era chiara e distinta. I cambiamenti stavolta sarebbero stati profondi e duraturi, e avrebbero influito sulle loro vite come non era mai accaduto nelle due avventure precedenti. Non perché fosse stato deciso, ma perché era inevitabile.
Per molto tempo, nessuno dei due parlò.
“Te le ha dette Aslan queste cose, vero?”
“Sì” disse Miriel a bassa voce.
“E tu non sai chi…?”
“No, Peter. Non mi è dato di saperlo. Ma tutto ciò influenzerà moltissimo tutti voi. Per questo non te lo volevo dire.”
“No, hai fatto bene…Ne parlerai anche agli altri?”
“Non lo so”
Peter sospirò e si abbandonò all’indietro, appoggiandosi con la schiena al collo del drago.
“Forse per adesso è meglio di no”
Lei annuì. “Certo. Come vuoi”
Rimasero lassù a parlare ancora per un po’, anche se entrambi avrebbero voluto conversare di cose assai più spensierate.
Non si accorsero così che qualcuno li osservava con interesse già da qualche tempo.
“Ma guardateli, come sono carini” disse Susan, appoggiata alla ringhiera del castello di prua.
Alla sua sinistra, tutti esattamente nella stessa posizione, Lucy, Caspian, Gael, Eustace e Ripicì.
“Era ora che rompessero il ghiaccio” disse Lucy. “Miriel è così timida, poi”
“Io facevo il tifo per Peter fin dall’inizio” disse Caspian.
Susan lo guardò “Ma se prima hai detto che lui sembrava uno stoccafisso!”
Tutti risero.
“Sono così teneri…” sospirò Gael, appoggiando il viso a una mano con aria sognante.
 “Però è vero, sembra un pezzo di legno” commentò Eustace. “Dovrebbe sciogliersi un po’. E poi non si sono nemmeno ancora baciati!”
“Sentitelo, l’esperto!” esclamò Ripicì.
“Tu quand’è che ti torvi una topolina e ti levi dalle scatole?” fece Eustace spazientito. “Sei come il prezzemolo, sei dappertutto”
“Io vigilo costantemente sulle loro Maestà, mio caro. E tengo d’occhio te. Oh, e anche milady Gael, ovviamente”
“Non sono una lady, sir Ripicì”
“Mia cara, hai tutta la grazia per diventarlo. Non è vero Sire?”
Caspian sorrise alla bambina. “Perché no?”
“Oh, sarebbe così bello!” esclamò Lucy battendo le mani.
D’un tratto, Rynelf chiamò a gran voce i Sovrani. Il marinaio avvertiva che qualcuno si avvicinava a gran velocità al Veliero dell’Alba.
Caspian mise subito mano al cannocchiale.
“Sembra una balena azzurra. Non è insolito che seguano la nave, ormai”
“Guardate meglio, Maestà. Porta qualcuno sul dorso”
Tutti quanti cercarono di ripararsi gli occhi dal sole e scrutare meglio in lontananza.
“E’ Chief!” esclamò Miriel, sporgendosi emozionata dal parapetto. “Ci sta facendo segno di rallentare”
“Drinian, riducete la velocità per favore, e facciamolo salire” ordinò Caspian. “Se è venuto fin qui ci dev’essere un motivo”
“Caspian, guarda” disse Susan all’improvviso. “C’è qualcuno con lui”
Nessuno riconobbe il giovane seduto dietro il capo degli Inettopodi, tranne Lucy.
“Emeth?” mormorò a bassa voce.
Non era possibile…
“Chi?” fece Peter, ma anche Nausus lo riconobbe.
“Il soldato che ha slavato la Regina! E’ proprio lui, ma…sembra ferito”
“Lo, è infatti” disse Eustace spaventato.
“Presto, issatelo sulla nave!” gridò la Valorosa.
Gli uomini lavorarono insieme per soccorrere il giovane. Una freccia era piantata nella sua schiena, all’altezza del cuore.





Carissimi, ce l'abbiamo fatta! Siamo al capitolo 20 e mi scuso immensamente per non aver pubblicato la settimana scorsa, ma ero tipo in stato di morte apparente (no, non ho visto Ben Barnes nudo, altrimenti sarei morta felice con una visione celestiale davanti agli occhi *.* Avevo l'influenza...)
Dunque! Capitolo lunghetto, eh? Spero non vi annoi leggerli, ma non riesco davvero a darmi un freno con Queen. Sono quasi quindici pagine word!!! >.<
Stavolta c'è stato tempo per mettere una scena love love dei miei tesorini Caspian e Susan <3 Che dolci, vero? Si parla di matrimonio e ormai credo che presto arriverà la proposta ufficiale.
Ho visto che come  coppia, anche Lucy e Emeth vi piacciono molto, e sono davvero felice! Spero che apprezziate anche Peter e Miriel. Anche per loro ho voluto ritagliare un bel momento in questo capitolo <3
Ho dato molto spazio anche a Edmund, come nell’altro ho fatto per Lucy. Spero vi sia piaciuto anche il suo pezzo.


Passiamo ai ringraziamenti:

Per le seguite: Allegory86, ArianneT, Arya512, Chanel483, FedeMalik97, FioreDiMeruna, FrancyNike93, GossipGirl88, IwillN3v3rbEam3moRy, JLullaby, LenShiro (ciaoooo!!!finalmente!!! :D ) Luna23796, Mari_BubblyGirls, Midsummer night Dream, piccolo_cullen, piumetta, Poska, Red_Dragonfly, SerenaVdW, SweetSmile, yondaime e Yukiiiiii
(mamma mia quanti siete diventati!!! piango di gioia!!! )
 
Per le ricordate: ActuallyNPH, Angie_V, Miss Hutcherson e postnubilaphoebus.
 
Per le preferite: ActuallyNPH, ArianneT, Babylady, Charlotte Atherton, FrancyNike93, HikariMoon, KaMiChAmA_EllY_ , KingPetertheMagnificent, LittleWitch_ , Lules, Midsummer night Dream, piumetta, SrenaVdW e tinny

Per le recensioni dello scorso capitolo:Babylady, Charlotte Atherton, Fellik92, FioreDiMeruna, FrancyNike93, GossipGirl88, HikariMoon, IwillN3v3rbEam3moRy, KingPetertheMagnificent, LittleWitch_ , SerenaVdW, piumetta e tinny.
(vi siete superati,siete grandissimi!!!)

Angolino delle anticipazioni:
Nel porx capitolo (voglio metterlo sabato, spero di riucire, voi non linciatemi se non riesco, ok?) il Veliero dell'Alba acquisterà un nuovo membro dell'equipaggio! Avete già capito chi è, lo so ^.^
  Poi ho tante idee, che non sono sicura di riuscire a mettere tutte nel 21. Ad ogni modo, eccole qua:
Edmund riceverà una visita nel cuore della notte: chi sarà mai? prevedo guai...(oh, ho fatto anche la rima! XD )
Drinian alla risocssa! E anche Peter, che torneranno a mettere i bastoni tra le ruote ai nostri amati Caspian e Susan.
Infine, andremo a Calormen a vedere come se la cava Tisroc, e viaggeremo nei suoi ricordi.

Siamo quasi a 150 recensioni! Io ancora non ci posso credere! Continuate a seguirmi, mi raccomando, ci conto!!!
Ah, in settimana aggiornerò anche il blog con nuove foto. Se vi interessa dateci un'occhiata, siete i benvenuti!
Ci sentiamo gentaglia, statemi bene!
Con tanto tanto affetto
Susan<3


   
 
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