Sakura era a Suna. Questa era l’unica cosa che la mia mente aveva registrato. E io, non ero riuscito a fermarla . Quando era uscita da casa mia avevo capito che c’era qualcosa che non andava. Quella notte avevo fatto l’amore con lei e cosa incredibile il poterla toccare, starle accanto mi aveva trasmesso un calore che non provavo da tempo, dalla morte dei miei. Non potevo più mentire a me stesso, ormai ero cosciente che c’era in lei qualcosa capace di farmi vibrare, di scuotermi dall’interno.

 Quella sera avevo accarezzato la sua pelle morbida e candida, sfiorato con le labbra il suo collo profumato e respirato il dolce odore dei suoi capelli. Avevo stretto tra le mani i suoi bei seni e li avevo torturati con le dita e con la bocca sentendola sospirare di desiderio sotto di me. Ero consapevole che tutto quello era sbagliato ma,arrivati a quel punto, non potevo più fermarmi.

Avevo sentito bussare alla porta e quando me l’ero trovata dinanzi ero rimasto sorpreso (sorpresa che avevo saputo ovviamente ben nascondere). Avevo capito che c’era qualcosa che non andava, i suoi occhi smeraldini erano così seri e …. Lontani.
Quando mi aveva detto di Suna avevo sentito un fuoco spandersi per tutto il corpo fino alle viscere. Mi sembrava che volesse scappare da me, allontanarsi per sempre e non per pochi mesi come aveva detto.

Poi le parole della Yamanaka si erano insinuate nella mia mente: “ Uchiha dovresti proprio muoverti con Fronte Spaziosa prima che il Kazegage te la porti via per sempre!”

      Allora quella domanda mi era sorta spontanea: “ Vai lì per vedere Gaara?”

Aveva sgranato gli occhi verdi, era sorpresa non si aspettava quella mia insinuazione e quando aveva aperto la bocca per ribattere l’avevo baciata senza pensarci due volte. L’unico pensiero che ero riuscito a formulare era che volevo per me quelle labbra carnose, che aspettavo da tempo, e  che lei stava torturando con i denti . Volevo morderle anch’io e in quel momento sembrava così giusto e lei così …. Bella.

     Poi era successo quel che era successo.

 Quando i primi fastidiosi raggi di sole iniziarono ad entrare nella stanza fui costretto ad aprire gli occhi ancora  appannati, mi mossi leggermente sotto le coperte e sentii dei leggeri mugugni provenire dall’altro lato del letto. Mi volsi verso di lei, cercando di non svegliarla, il suo corpo nudo si era stretto al mio  in cerca ancora di un po’ di calore, le lenzuola le erano scivolate di dosso a coprirle provvidenzialmente il ventre e una ciocca di capelli rosei le ricopriva il volto.

 Alzai una mano  e le scostai i capelli dal volto che per la prima volta mi sembrava rilassato in mia presenza, le labbra erano leggermente dischiuse, il suo respiro leggero e il suo petto si alzava e si abbassava  a ritmo. Accarezzai i suoi fianchi ripetutamente poi la mia mano raggiunse il capezzolo sinistro e lo sfiorai leggermente. A quel punto fui costretto ad alzarmi :era capace di eccitami anche quando dormiva e un’erezione di prima mattina era qualcosa da evitare.

 Ero in cucina quando sentii dei passi veloci dirigersi verso la porta di uscita, mi avvicinai all’uscio del salotto e la vidi allontanarsi. La chiamai e le chiesi di fare colazione con me ma quando si voltò vidi nei suoi occhi una grande delusione. Non capivo, che cosa avevo sbagliato? E poi, quelle sue parole dette trattenendo le lacrime furono come una nuova pugnalata.

-  Tranquillo, ho capito già da me, non c’è b..bisogno d..i  spigazio..ni. E’ tutto ch.iar..o.

Era scappata via senza darmi la possibilità di ribattere. Ma non potevo e,non volevo, lasciarla andare via senza chiarire.