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Autore: PorcoJared    17/03/2013    2 recensioni
Non gli rispondo, il suo modo di parlare mi infastidisce. Sarà un lungo viaggio.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Entro e vedo quella che da oggi sarà la mia nuova classe. Dopo essere stata bocciata in prima superiore, i miei genitori hanno deciso di ritirarmi dalla scuola pubblica e mandarmi in una scuola lurida e privata che loro chiamano "la scuola migliore in assoluto".
So' benissimo che vogliono solo aiutarmi, per loro questa scuola é l'unica possibilità per darmi una mano, per darmi un futuro.
Ma nessuno ha chiesto a me. La sottoscritta non ha nessuna voglia di vedere della gente, per di piú felice. Ho voglia di fumare. Non fumo da circa 10 giorni, é stato un'ordine dei miei genitori. Mi hanno detto: "Non vorrai mica entrare nella scuola con questo odore di fumo che ti porti dietro".
Guardo i miei nuovi compagni di scuola. Uno ad uno. La metà di loro sono i cosidetti figli di papá. Gli altri sono persone comuni venuti in questa scuola grazie a borse di studio, grazie al loro impegno. Apprendo più di prima, che non sono nell'ambiente giusto. Noto che alcuni sembrano molto piu grandi di me. Avevo fatto alcune ricerche in internet su questa scuola. La maggior parte dicevano: "é come l'ultima sponda se riesci a farti bocciare li, sei senza speranze."
In fondo c'è un banco vuoto. Uno solo. m'incammino verso il banco, senza emettere suono. La professoressa mi presenta alla classe dicendo il mio nome completo. Sembra che nessuno faccia caso a me tutti sono concentrati su altro. É meglio così non sono venuta qui per farmi delle amicizie, sono venuta qui per fare un piacere ai miei genitori, tutto qui.
Le prime due lezioni passano velocemente. Non ascolto, ho la testa altrove. Non m'importa di sapere la data di nascita di Giuseppe Garibaldi, non é uno dei miei progetti. Voglio andarmene.
La terza ora arriva presto, il professore è un uomo sulla 40ina, capelli grigi e non molto alto; insomma un tipo alla George Cloney.
La sua materia è italiano. Amo scrivere e leggere. Quindi cerco di stare attenta.
-Buongiorno sono il signor Helstink il vostro nuovo professore di italiano- fa' una pausa per guardarci uno a uno, poi riprende a parlare.
-Vorrei che durante l'appello, quando sarà detto il vostro nome vi alziate e mi raccontiate un po' di voi, qualunque cosa anche quella piu insignificante-
Inizia a fare l'appello. I ragazzi dicono cose insignificanti come: ciao, ieri mi sono fatta la manicure! -Rose J. Stevens, avanti si presenti alla classe-
Mi alzo in piedi, non ho la minima idea di cosa dire. Sto' tremando. Voglio uscire da questa situazione. Cosa posso dire di me? Che sono una nullità?
In quel momento le uniche parole che mi escono sono le piu stupide che io abbia mai sentito. -Professore potrei andare in bagno?-
La classe si mette a ridere rumorosamente ma viene interrotta dal professore. -Se é così urgente vada pure signorina Stevens-
Mi affretto a uscire. Appena varcata la soglia sento che qualcuno si mette a ridere, imbarazzata corro piu veloce fino a raggiungere quello che sembra il bagno.
Entro, mi lavo la faccia e scoppio in lacrime. Le lacrime scendono veloci, rigano le guance bianche. Non riesco a fermarle. Poi le lacrime si trasformano in singhiozzi e il pianto si fa' sempre più forte.
Ho la faccia tra le mani, seduta per terra appoggiata al muro azzurro, quando sento dei passi morbidi e lenti che si avvicinano.
Alzo gli occhi, è un ragazzo. Ha due grandi occhi azzurri, una pelle candida come la neve e dei capelli biondi che gli fanno illuminare gli occhi. Sul suo viso c'è un sorriso. -Cosa hai da ridere? É così bello vedere qualcuno piangere?- dico con voce tremolante e insicura.
-Niente...No...é solo che..Come dirtelo? Insomma stai piangendo nel bagno dei maschi.-
Mi alzo e, senza voltarmi, mi asciugo il viso dalle lacrime nere. Lui rimane immobile senza muovere un muscolo, io invece me ne torno in classe.
Prima di entrare in classe sento che qualcuno tira un pugno sulla porta del bagno. Mi giro ma non vedo nessuno. Il corridoio bianco è deserto. Mi mette un po' di paura questo posto così vuoto e triste.
-Bentornata signorina, é stata lunga la sua permanenza in bagno?-
Non è il professore a parlare ma un ragazzo della prima fila. Lo guardo, lo guardo male e vado ad accomodarmi nel mio banco. Solo da seduta mi accorgo che il professore non c'è.
-Dai su! Raccontaci cosa hai fatto d'interessante in bagno!!-
-James smettila, cosa t'importa!- a parlare è stata una ragazza dall'aspetto molto californiano.
Occhi azzurri, capelli biondi e con un fisico perfetto. E' nella seconda fila dove si sta' limando accuratamente le unghie.
-Jennifer non sto facendo niente di male, sto solo dialogando con la nostra compagna di classe!-
Mentre loro litigano io ho la testa altrove. Sto' pensando al ragazzo di prima.
-Penso proprio che non gli interessi parlare con il più cretino della classe!!-
-Ehi Jenny! Nessuno ti ha detto d'intervenire, come ha detto il professore dobbiamo imparare a conoscerci e io sto semplicemente parlando con lei!- lo dice sottolineando la parola LEI.
-Non farci caso é uno dei tanti ad avere pochi neuroni che funzionano in testa!!- dice rivolgendosi a me.
-Io non ho mica offes...- James viene interrotto dal professore che entra in classe. -Ma che baccano state facendo. Nessuno vi ha insegnato la buona educazione??-
Tutti si zittirono, nessuno apre bocca nemmeno quell'arrogante di James. Bussano alla porta.
-Avanti- Dice con voce arrabbiata, il professore- oggi sembra che ce l'abbiano tutti con noi!-
Nella classe entra il ragazzo di pochi minuti prima. Ha lo stesso sorriso di prima.
Con una voce calda dice -Mi scusi professore ma dovrei rubarle una ragazza. Sono rimasto senza compagna per il lavoro di cinema e la professoressa Jenkins ha detto che dovrò stare con una ragazza di questa classe- il suo sguardo si gira verso di me. I nostri sguardi si incrociano. I suoi azzurri mi guardano, sono talmente intensi che mi giro.
-Prima che lei arrivasse signorino Jefferson stavo per spiegare proprio questo progetto. Quindi se si vuole accomodare qui mi farebbe un grande piacere- il professore gli porge una sedia e gli dice di accomodarsi vicino a Jennifer.

  
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