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Autore: Nabi_Kim    05/10/2007    3 recensioni
Perché fai sempre cose stupide, Vaan? Devi cercare l’avventura. Ma cercare l’avventura non significa cercare la morte. […] Migelo doveva consegnare un cesto ad un cliente in tutta fretta; rimanevi solo tu, con il piccolo particolare che insieme alla mercanzia ti saresti dovuto portare dietro la febbre a quaranta.
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Vaan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La pioggia mi lava il viso, mentre corro tra i vicoli cupi di Rabanastre.

Perché fai sempre cose stupide, Vaan?

Devi cercare l’avventura. Ma cercare l’avventura non significa cercare la morte. Migelo aveva bisogno di aiuto, è vero, ma non occorreva facessi tutto tu. Corro sulla strada, e i miei passi suonano sulla pietra. Cerco di farmi forza, anche se il buio mi spaventa. La notte è calata già da un pezzo, e nessuno avrebbe mai immaginato che te la saresti svignata nel cuore delle tenebre.

Un rumore alla mia destra mi fa sussultare, e il mio corpo cade contro la mia volontà addosso al muro alla mia sinistra. Mi fermo, e con occhi sbarrati guardo il punto da cui proveniva il fruscio, cercando di scovarne qualcosa. Non notando nessun movimento, ricomincio a correre verso la piazza, dove si trova un lampione.

Migelo doveva consegnare un cesto ad un cliente in tutta fretta, se no la sua reputazione ne avrebbe risentito parecchio, ma Kytes era troppo giovane per avventurarsi in posti pericolosi, e Migelo mi aveva impedito di andare in certi luoghi. Rimanevi solo tu, con il piccolo particolare che insieme alla mercanzia ti saresti dovuto portare dietro la febbre a quaranta.

Scuoto la testa sorridendo, al tuo pensiero. Sempre il solito, un ragazzino che pretende di fare qualcosa di importante. E il bello è che, anche se cerco ti tirarti fuori dai guai ogni volta, rimproverandoti di essere troppo impulsivo, anch’ io ho voglia di portare a termine una missione rilevante. Diventare aviopirata è il tuo sogno, mentre accompagnarti è il mio.

Posso, vero?

La pioggia continua a cadere, e riempie almeno un po’ quello che sarebbe stato un silenzio assordante. Le pozzanghere stanno aumentando di grandezza, ed io cerco di evitarle per poter tornare a casa non completamente fradicia. Anche se lo sono già, dato che non ho un ombrello. Sono uscita non appena mi sono accorta che eri fuggito, quando guardando la luna ho notato la tua finestra aperta. E nessuno avrebbe lasciato la finestra di un ammalato spalancata, se non lo stesso ammalato che scappa di casa. E conoscendoti, la cosa non sarebbe stata per niente impossibile.

Per raggiungere il cliente di Migelo, devi attraversare la porta sud, per dirigerti nella pianura di Giza.

Non so cosa ti sia passato per la testa, quando hai deciso di avventurarti di notte, da solo e malato in un posto colmo di mostri. La preoccupazione mi riempie il petto, ma io continuo a correre senza perdere la calma. Abbandono i pochi metri quadrati illuminati, e mi lancio nell’oscurità alla tua ricerca.

Quando hai perso i tuoi genitori, i miei sono stati ben contenti di adottarti. Ma quando anche loro sono scomparsi, io e te siamo rimasti soli, e siamo diventati la nostra famiglia. Migelo si occupa di noi, è una persona veramente buona, noi siamo fortunati. E capisco che tu voglia farlo contento, evitargli guai. Ma non dovevi mettere a rischio la tua salute, la tua vita da solo.

Continuo a correre, senza tregua. La pioggia ora batte più forte, e mi irrita la pelle. Mi sento bagnata, e la cosa mi da fastidio come non mi ha mai dato.

Mi sto avvicinando all’uscita di Rabanastre, e solo adesso mi chiedo come farò io, se verrò assalita da mostri. Ma non importa, mi interessa solo ritrovarti e portarti al sicuro.

Entrata nella piazza delle porte, mi dirigo verso sud, ma quando sono in cima alle scale mi blocco. Sorridendo, scendo le scale lentamente, e mi avvicino a te, che stai disteso a qualche metro dall’uscita. Non ce l’hai fatta, la febbre ha avuto la meglio e ora sei svenuto, sdraiato a terra.

La mia mano destra si poggia sulla tua spalla, carezzando la pelle bagnata. Sorrido, quasi commossa. Neanche Vaan non è riuscito a battere la malattia. Con le braccia, ti faccio sedere appoggiato a me. I tuoi capelli sfiorano il mio viso, e mi solleticano la guancia.

Resto a guardarti, invidiosa di tanta forza d’animo. Il tuo viso riposa con espressione docile, appoggiato alla mia spalla. A guardarti non si direbbe che stai male, ma la tua fronte bollente lo dimostra.

Un movimento mi rivela che stai prendendo conoscenza. Ti allontano un po’ da me, per potarti osservare negli occhi, e assumo la mia espressione infuriata migliore. Quando i tuoi occhi si aprono, la prima cosa che vedono sono i miei.

- Penelo? - chiedi mormorando, e la debolezza nella tua voce mi fa desistere dal farti una sfuriata. Dolce, ti rispondo.

- Sono io, Vaan. Adesso ti riporto a casa. -

Il tuo volto sembra divenire rilassato, rincuorato dal fatto di essere stato ritrovato.

- Non mi lasci andare nella pianura di Giza, vero? - chiedi tu, sapendo già la risposta.

Io sorrido, dolce.

- Ti prometto che ci andiamo insieme non appena ti rimetti, ok? - assicuro. Tu sembri sorpreso dalla mia risposta, e sorridi.

Il tuo braccio mi avvolge le spalle, mentre io cerco di alzarti afferrando la tua vita. Maldestramente, riusciamo ad alzarci in piedi. Con passi incerti, ci avviamo verso la scalinata.

- Penelo…Grazie… - mormori, privo di forze. Io ti guardo preoccupata. La febbre deve averti inflitto molto.

- Di niente, Vaan. - rispondo, sorridendo nuovamente. Sollevi lo sguardo, e mi guardi negli occhi. La stanchezza te la si legge in faccia.

- Lo dirai a Migelo? - chiedi, allarmato.

- Se mi prometti che non lo farai mai più, starò zitta. - dico io.

Annuisci, credendola la scelta migliore. Poi la debolezza ti prende, e le tue gambe cedono. Io riesco a malapena a tenerti su, oscillando. Sei veramente indifeso, in questo momento. Il diluvio continua a caderci addosso, inzuppandoci i vestiti.

- Oggi non danzi sotto la pioggia? - mi chiedi, cercando di riempire il silenzio rotto dallo scrosciare dell’ acqua.

Io sorrido, facendo di no con la testa.

- Se stai male, non ho voglia di ballare. - dico, seria. Tu sorridi, quasi lusingato.

Proseguiamo per la via, buia e umida, ed entrambi speriamo che Migelo non si sia accorto della nostra assenza. Dopo qualche minuto di silenzio, arriviamo davanti alla nostra abitazione, e ci fermiamo.

Mi volto verso di te e tu fai lo stesso. I nostro occhi ci incrociano, e vedere il tuo sguardo mi fa ricordare il bene che ti voglio. Per merito tuo non sono mai stata sola, perché mi sei rimasto sempre accanto. Non ti voglio bene come un fratello, non ti voglio bene come un amico, non ti voglio bene come un fidanzato. Ti voglio bene come se fossi parte di me, la mia parte più preziosa. E nessuno può vivere lontano dalla propria parte più importante.

Mi prendi la mano, con delicata forza.

- Pronta? - chiedi, sorridendomi. Io ricambio, sia la stretta che il sorriso, e annuisco.

La tua mano libera si avvicina alla tua bocca, e mi fai cenno di entrare il più silenziosamente possibile. Poi ti avvicini e spalanchi la porta.

Nabi: ed ecco la mia prima fan fiction su Final Fantasy! Mi piacciono molto Penelo e Vaan, e credo che il loro legame sia realmente profondo. Forse lei non sarà un personaggio molto importante nella storia, ma c’è da dire che in qualità di migliore amica, praticamente sorella del protagonista, è notevole come presenza! Spero che questa piccola one shot sia piaciuta!

  
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