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Autore: Norgor    18/03/2013    8 recensioni
"Il silenzio regna sovrano nella mia mente, ma il respiro mozzo e irregolare mi costringe a soffrire lentamente il dolore che attraversa il mio corpo. Avverto qualcosa premere fortemente sulla mia testa, i colori attorno a me risultano sempre più offuscati e indistinti. Vorrei parlare, ma dalla mia bocca fuoriesce solamente un lamento strozzato. Non percepisco più le braccia, le gambe non rispondono più ai comandi. Sono esausto, sono solo, e sto morendo. Lo capisco dalla stanchezza opprimente, dalla sofferenza lancinante che mi attraversa. Sto morendo, o forse sono già morto. Oramai il dolore è talmente forte che non lo avverto più, riesco a sentire solamente un leggero fastidio poco insistente. Ho paura di chiudere gli occhi, perché temo che non li riaprirò più".
[Raccolta di One-Shots dedicata a personaggi morti nella saga, degni di essere ricordati]
*Finnick: Hybrids and roses smell.
*Clove: It was only a stone.
*Foxface: Nightlock in the dark.
*Rue: My life in a four-notes song.
*Primrose: They aren't parachutes.
*Cato: Born to kill, dead breaking lives.
*Marvel: Death caught me unprepared.
*Glimmer: Shine like a broken diamond.
*Cinna: The chains of my soul.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Rue: My life in a four-notes song. 

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Osservo incuriosita la maestosa foresta che si erge davanti a me, ricca di alberi con chissà quali frutti succosi sui rami aggrovigliati che riesco a vedere. Nonostante la brutalità dei Giochi, non riesco a non rimanere affascinata dal paesaggio che mi si presenta davanti. Questa zona dell’Arena non l’avevo ancora visitata, effettivamente non riconosco il luogo, ma stranamente non sono minimamente preoccupata. Perché ho un’alleata al mio fianco. Finalmente non sono più la bambina cresciuta troppo in fretta, quella che si è dovuta prendere cura dei fratelli più piccoli e ha dovuto assumersi le sue responsabilità prima del dovuto. Ora posso contare sull’aiuto di una “sorella maggiore”, che mi copre le spalle e mi protegge da tutto il male di questo posto. E questo mi dà più forza e coraggio di quanto ne abbia mai avuto finora. Mi sento più leggera e meno in pericolo, perché so che qualunque cosa mi accadesse, lei sarebbe sempre pronta ad aiutarmi e tirarmi fuori dai guai.
Improvvisamente mi fermo di botto, producendo un rumore di foglie secche che non è da me, perché la capacità che mi è maggiormente riconosciuta è quella di riuscire a fare tutto nel massimo silenzio possibile. Volgo gli occhi verso la zona della Cornucopia, aguzzando lo sguardo quanto mi è concesso. Tutto è calmo, non vi è il minimo rumore. Spero solo che Katniss se la cavi, poiché non ho nessunissima voglia di accendere dei falò ed attirare i Favoriti verso di me. Io mi fido di lei, ci deve riuscire.
Velocemente, ma in silenzio, arrivo alla prima radura dove è stanziato il gruppo di legna che io e lei abbiamo preparato. Abbiamo recuperato dei buoni tronchi, presumo che faranno fumo molto facilmente. Senza esitazioni, inizio a sfregare ripetutamente i rami fra loro finché le prime scintille non illuminano il terreno. Meno di un minuto dopo il primo falò è completo, e le mie gambe mi costringono a correre lontano da quel fumo che mi sta privando lentamente dell’ossigeno.
Potrebbe funzionare. Il piano, intendo. Perché se anche Katniss non dovesse riuscire nel suo intento, in ogni caso i Favoriti si allontanerebbero dalle loro provviste. Non riescono a resistere ad un invito alla morte così evidente, sono sicura. Spero solo che tutto vada per il meglio.
Non faccio in tempo neanche ad allontanarmi di molto, che già i primi rumori sono perfettamente udibili dalla piana del corno dorato. Ma l’esito dell’operazione dipende soprattutto da me, quindi cerco di distrarmi il meno possibile e correre rapidamente verso il secondo falò che io e lei abbiamo piazzato. La distanza è molto ampia, nonostante in realtà non ci voglia poi molto per farmi venire il fiatone. Tuttavia decido che non è questo il momento di lamentarmi, e senza ripensamenti arrivo il più velocemente possibile alla zona prestabilita. L’aria è forte e mi riempie i polmoni, mentre l’atmosfera è abbastanza macabra anche per i miei gusti. Il silenzio lo trovo innaturale, come se anche l’Arena stessa cercasse di fare meno rumore possibile. Il mio braccio scatta automaticamente verso la catasta di legna che vedo, e non passano neanche due minuti che una lingua di fuoco arde sullo spiazzo di terra vicino a me. Il fumo è denso e ben visibile anche da lontano, motivo per cui opto subito per una via di fuga da questa zona.
Nonostante ciò, l’aria fumosa riesce a mandarmi in confusione, e posso affermare che il senso dell’orientamento non è mai stato il mio forte. In pratica, passa poco tempo prima che mi accorga di essermi persa. Sono pur certa che il terzo e ultimo falò fosse il più lontano di tutti, posto a nord-est rispetto al secondo, ma in questo momento non ho la minima idea di dove mi trovo. Il panico inizia a farsi strada dentro di me, le mie vene lasciano spazio alla tensione e alla paura. Improvvisamente comprendo in quale pericolosa situazione mi sono infilata, e mi sento come una docile gazzella circondata da leoni affamati. Sono la preda più facile, sono la più piccola, parola che in questi Giochi è sinonimo di debole e indifesa. Non posso permettermi di farmi scoprire, e tutto ciò che mi viene in mente di fare adesso è scappare. Non so dove, né verso cosa, ma penso che correre sia la cosa migliore da fare. Ho ancora il fiatone, ma stavolta non per la fatica. Non so perché, ma già non riesco a trattenere le lacrime. Perché mi sto dando già per spacciata?
Mi fermo, riprendo il comando di me stessa e riordino le idee. Sembro tranquillizzarmi, ma decido comunque di passare la notte su un albero, con la speranza che domani mattina riesca ancora a svegliarmi.
Fino al giorno dopo la melodia a quattro note che ho insegnato alla mia alleata non si ode in cielo, ma in compenso il mio cuore fa un balzo quando avverte un’enorme esplosione echeggiare in tutta l’Arena. Sorrido ancora prima di saperne la causa, perché sono già sicura che i Favoriti possono dire addio alle loro provviste.
Riprendo la camminata di buonumore, ma la mia felicità è destinata a durare poco. Dopo qualche minuto avverto dei leggeri fruscii. Se c’è una qualità di cui vado fiera è il mio impeccabile udito, grazie a cui riesco subito a capire che la persona che mi segue è sola, ma armata. Il mio cuore inizia a battere a mille, sono già sudata quando inizio a correre il più rapidamente possibile. Tuttavia, per quanto mi sforzi, i passi sono sempre più vicini e maggiormente udibili. Troppo tardi comprendo che il vero ostacolo non è ciò che mi sta dietro, bensì il territorio che si estende davanti a me. Non capisco ciò che succede finché non mi ritrovo sospesa in aria, incastrata fra i grovigli di una trappola per animali. Ed è ora che piango, è ora che inizio ad urlare con tutto il fiato che ho in corpo il nome della mia alleata. Canto la melodia, la ricanto, e dopo poco tempo sento Katniss che mi risponde. Una scintilla di speranza divampa nel mio petto, ma ormai avverto la presenza del mio nemico pressoché inevitabile.
Io sono ancora a terra, immobile, guardando il cielo nella speranza che tutto finisca il più presto possibile, che Katniss arrivi ed uccida il Favorito che riconosco essere dell’Uno. Appena i nostri occhi si incrociano, già capisco di essere spacciata. La mia ora è arrivata, quasi mi aspettavo la lancia che si va a conficcare nel mio fianco, inerme. Non so distinguere lucidamente ciò che avviene dopo, la prossima immagine che il mio cervello riesce a proiettare ritrae il viso allarmato della mia alleata chino sul mio. La vedo piangere, cercare inutilmente di fermare la pozza di sangue che sta colando dal mio corpo. Ma io non sento più niente.
In pochi attimi, la mia vita è cancellata da quel tempo che non ho avuto mai la possibilità di vivere. Io sono giovane, sono fin troppo piccola affinché la morte possa interessarsi a me. E allora perché sono fredda? Perché sento il respiro che lentamente mi viene a mancare? Perché le mie palpebre si fanno sempre più pesanti?
Improvvisamente, sento un’ombra cupa e gelida avvolgermi a sé, e ho la sensazione che una pesante incudine mi sia appena caduta sullo stomaco. Ho gli arti immobili, come fossero di pietra. I miei muscoli sono più tesi del normale, e i miei occhi pieni di lacrime. Vinci, Katniss. Questo è quello che penso, quello che spero che la mia bocca sia riuscita a comunicare. Voglio morire cantando la mia melodia, perché effettivamente la mia vita è stata talmente corta da poter essere riassunta in quattro, semplici note. Una vita insignificante per molti, essenziale per altrettanti. Ripenso ai miei fratellini, ai miei genitori, alle giornate del raccolto, agli alberi e alle Ghiandaie Imitatrici del mio Distretto. Sento le lacrime scivolarmi sulle guance, ma dubito siano mie, perché sono assolutamente sicura di non avere più alcuna funzione nervosa attiva. Vedo solamente bianco, dappertutto. Sento la vita che lentamente abbandona il mio corpo, e io la seguo senza oppormi, con la speranza che tutto il mondo veda e comprenda quanto spietati siano questi Giochi. Lascio questo mondo senza sapere a cosa vado incontro, senza sapere cosa in realtà comporti veramente “morire”.
Complimenti, avete ucciso una bambina indifesa, che della vita non sapeva niente, della morte ancora meno, e la cui maggiore aspirazione era giocare a fare il dottore o pettinare le bambole. Vi sentite più forti, ora? Vi sentite migliori?
Io credo di no, anche se sono sicura che togliermi dai piedi non faccia altro che trarvi beneficio. Ma io non mi abbatto tanto facilmente, sono certa che un giorno vi ritroverete al posto che spetta a voi. Quello dove si uccidono i bambini a piacimento, dove una fustigazione è all’ordine del giorno e la morte non è che una parte banale della quotidianità.  
Katniss, ti prego vinci. Per me. Per Peeta. Per tutti. Fà vedere loro chi è che comanda. 


Angolo autore
Ok, mi sento parecchio insoddisfatto di questo capitolo, avrei voluto scriverlo meglio D: In realtà, parlando della piccola Rue :'(, ho deciso di provare a scrivere il capitolo letteralmente dal suo punto di vista, ovvero cercando di immedesimarmi in una bambina che è vittima di una cosa che è ancora troppo piccola per conoscere: la morte. Spero di non avervi deluso, vi prego di farmi sapere cosa ne pensate in una recensione :) Conta molto per me conoscere le vostre opinioni **
Ringrazio chi legge, recensisce e mette la storia fra le seguite/ricordate/preferite <3 Grazie infinite, davvero! :3
Per oggi ho finito xD Alla prossima u.u

   
 
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