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Autore: Sar_    18/03/2013    4 recensioni
C'è una ragazza, alla Beacon Hills High School, che non è mai stata notata. Ma lei c'era. C'era sempre. In disparte, vivendo la sua vita, ma c'era. E se qualcuno si accorgesse di lei? Se quel ragazzo si voltasse e la guardasse, per la prima volta, dopo tutte le sue preghiere? Se qualcuno nell'ombra approfittasse di tutto questo per trarlo a suo vantaggio? E se ci fosse qualcosa, ancora più a fondo nell'oscurità, in un regno di terrore e buio, che stesse tornando in superficie? Sta per scoppiare una guerra, e a ognuno dei tre schieramenti servono soldati.
......
Questa storia mi è venuta così, di getto, mentre spulciavo tra le fan fiction su teen wolf. Diciamo che è una mia versione della serie e delle origini dei lupetti. Può essere anche presa come una 'Bibbia' del soprannaturale.
Buona lettura!
Genere: Azione, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Emma's Chronicles'
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Chapter fourteen: Neir.




Ero vestita in modo più appariscente del solito: un paio di leggings neri con sopra un paio di pantaloncini, una maglia a maniche lunghe arancione con stampo semplice e sopra una giacca di finta pelle nera. Cercavo di farmi notare da Stiles, ovviamente. Per essere novembre, le temperature erano ancora stranamente tiepide.

Ai piedi avevo le mie fedeli scarpe da ginnastica, e sulla spalla una borsa nera con delle borchie, regalatami pochi mesi prima da mia madre.

I due ragazzi mi avevano dato uno strappo veloce a casa con la jeep di Stiles, dove mi ero lavata per bene, vestita, avevo passato un filo di trucco ed ero uscita di nuovo di casa, con i due che mi aspettavano sul vialetto.

Ai miei genitori non avevo spiegato niente, né perché mi avessero accompagnata quei due né perché indossassi quei vestiti.
Avevo accennato a un certo fratello della mia amica (entrambi immaginari) ed ero volata di nuovo fuori.

Suonai al campanello, con i due dietro di me.

La madre di Neir aprì la porta.

 

«Emma?» mi guardò sorpresa, con un sorriso cordiale in volto, lisciandosi il grembiule. Stava cucinando? Sembrava appena uscita da una serie tv degli anni cinquanta.

 

«Ehm, sì, signora. Neir è in casa?» vidi il suo sguardo trapassare Scott da un lato all'altro, mentre ignorava completamente Stiles.

Sembrava ci fosse abituato, però.

 

«Oh, certo, te lo chiamo subito.» si scostò dalla porta, in modo da lasciarci liberi di entrare «Entrate, su! Stavo facendo il thè! Ho preparato anche un dolce, vedrete che buono...» io obbedii, mentre i due mi seguivano.

 

La casa aveva un arredamento semplice ma grazioso, in cui era evidente il tocco femminile. Un centrino qua, una statuetta di una fatina là.
Completamente diversa da casa Stilinski.

Mi diressi verso il divano che intravedevo dall'entrata, mentre la donna saliva le scale.

Mi sedetti sui morbidi cuscini in ciniglia, al centro del divano.

I due mi affiancarono di nuovo.

 

«Ok, mi state irritando ora.» Scott stava per rispondere, ma la donna tornò.

 

«Mi spiace ragazzi, ma lascia salire soltanto Emma. Credo che dovrete aspettare qua, se non vi dispiace...»

 

Col cavolo.

 

Cercai aiuto nei due cani da guardia che avevo accanto, che mi fissavano.

Non sapevano che fare.

 

«La aiuto con il thè?» Stiles si alzò e trottò in cucina, seguito dalla donna evidentemente preoccupata che facesse disastri.

 

Scott mi fece voltare verso di lui, prendendomi per le spalle «Se ti serve qualcosa, se vuoi andartene, qualunque cosa, dillo. Ti sentirò.»

 

Annuii.

Super udito, giusto.

Mi alzai e mi avviai incerta verso le scale.

Il primo scalino scricchiolò leggermente sotto il mio peso, come nei film horror.

Salii gli altri velocemente, e al piano di sopra vidi tutte le porte chiuse tranne una.

Una band che non conoscevo suonava in sottofondo una musica soft rock. Mi affacciai sulla stanza: la camera di Neir aveva le pareti azzurre, tante finestre e un letto matrimoniale al centro, contro la parete.

Lungo i muri c'erano una grossa libreria ricolma di libri e una scrivania.

Neir era seduto sul letto, curvo su se stesso, le mani giunte e le gambe leggermente divaricate. Si era messo una maglietta.

Quando feci un passo a sinistra per spostarmi davanti alla porta aperta, lui alzò la testa con uno scatto.

Sembrava notevolmente sorpreso.

 

«Pensavo che mia mamma avesse le allucinazioni» disse, alzandosi e camminando verso di me.

 

Io feci qualche passo indietro, fu più forte di me: sfiorai con la schiena la ringhiera delle scale e mi fermai.

Lui strinse i pugni, agitato, poi tornò indietro, ma non si risedette.

 

«Scusa. Io...» si passò una mano tra i capelli «Non volevo spaventarti, sai, con...»

 

Mi guardò, ansioso. Io ero ancora indecisa.
Non sapevo se fidarmi di lui.
D'un tratto, il mio piano improvvisato faceva ancora più schifo.

Tornai sulla soglia della stanza.
Quando capì che da me non avrebbe ottenuto altro, sospirò e si risedette sul bordo del letto, in fondo.

 

«Forza. Impazzisci.» allargò le braccia, poi le lasciò ricadere.

 

Non capivo.

 

«Urla, sfogati, prendimi a pugni. Sono stato un'idiota. È tutta colpa mia, lo so. Ma io... non sapevo che sarebbe successo.» si torturava le mani, stringendole convulsamente. «Non volevo che soffrissi. Non eri pronta. Ma lui no, ha dovuto farlo. Non mi ha ascoltato. Nessuno mi voleva ascoltare.» parlava velocemente. E io non capivo assolutamente nulla.

 

Poi aggrottò la fronte e arricciò il naso.

 

«Come... tu profumi.» lo disse come se fosse una cosa fuori dal mondo.

 

Strabuzzò gli occhi.

 

«Sei ancora umana.» non mi lasciava il tempo di aprire bocca «Sei UMANA!» esultò, saltando di nuovo in piedi.

 

Poi sbiancò.
Sembrava che avesse visto un fantasma.

 

«Devi andartene. ORA!» marciò verso di me.

 

Spaventata per l'ennesima volta, indietreggiai fino ad andare a sbattere contro il muro.
Mi prese per il polso.

Fui sul punto di chiamare aiuto, chiedere a Scott di venirmi a prendere all'istante, che un forte fracasso si propagò dal piano di sotto.

Vidi i muscoli della sua mascella tendersi, e capii che stava digrignando i denti.

Mi lasciò il polso e feci per sgattaiolare verso la porta, ma lui si spostò ancora qualche centimetro più avanti, schiacciandomi contro il muro.
Ci separava solo un soffio.
Trattenni il respiro.

Si stava togliendo la maglietta?

 

«Neir? Che diavolo stai facendo?» chiesi.

 

Lanciò la maglia sul pavimento e mi avvolse la vita con un braccio, portandomi verso la finestra.

 

«Non fare domande! Ti spiegherò dopo.»

 

Capii qualcosa.
Dovevamo andarcene di lì.
Perché restando eravamo in pericolo.

Stiles e Scott erano di sotto.

Qual'era il pericolo maggiore?
Neir o qualunque cosa ci fosse di sotto?

Cercai di scivolare via dalla sua presa, ma mi teneva stretta.

 

«No! Stiles! Scott!» esclamai, prima che mi tappasse la bocca.

 

«Zitta! Ti prego!» spalancò la finestra e mi prese per i fianchi, sollevandomi e appoggiandomi sulla tettoia.

 

Sentii dei passi salire le scale di corsa.
Molti passi.
Di molte persone.
Molto veloci.

Neir si aggrappò al davanzale proprio mentre un uomo entrava nella stanza con una balestra in mano, e gli sparava una freccia nel collo.

Lui sbarrò gli occhi, boccheggiò e crollò a terra, immobile.

Urlai, mentre l'uomo si avvicinava alla finestra.

Valutai la possibilità di lanciarmi giù dal davanzale, mentre arrivavo sul bordo.

Era un salto di sei metri circa.
Sarei sopravvissuta? Sì.
Quante ossa mi sarei rotta? Sarei stata in grado di proseguire?

Mi lanciai un'occhiata alle spalle.
Era salito sul davanzale.

Guardai di sotto: c'era Scott, circondato da una decina di persone. Tossiva, respirando affannosamente. Da dove erano spuntati?

Lo vidi alzare lo sguardo.
Mi avrebbe presa al volo?

Feci il passo nel vuoto.
Mi tolse il fiato, e mi sentii persa, come quando sali una scalinata e non ti accorgi che gli scalini sono finiti, e il tuo piede rimane sospeso nel nulla.
La mano dell'uomo afferrò l'aria.

Sentii il colpo, ma non mi ruppi niente. Come avevo sperato, Scott mi aveva afferrata.

Forse potevamo scappare.

Mi alzai, lui mi prese per in braccio e saltò, sorpassando la cerchia di persone e arrivando in strada.

 

Stiles.

 

Mi appoggiò a terra e cominciò a correre per la strada, barcollando, come ubriaco, ma io non ce la feci.
Dov'era?
Mi guardai attorno, stordita.

Poi lo vidi.

Due uomini lo tenevano per le braccia, costringendolo in ginocchio, nel giardino di Neir.

Scott mi afferrò di nuovo per la maglia, per farmi correre.

 

«Lo prendo io! Vai!» urlò, mentre mi spingeva con forza verso la strada e si scagliava goffamente contro due uomini, strappandogli di mano degli oggetti che non riconobbi. I suoi occhi lampeggiavano di giallo.

 

Mentre mi voltavo, vidi uno degli uomini del giardino puntarci con la balestra e tirare due frecce, precise contro di noi.
Caddi a terra, paralizzata, mentre tante persone parlavano e correvano, e dei furgoni neri parcheggiavano in strada.




M.I.B= Man In Black!


Eccomi tornata, puntuale (quasi) come sempre! Ho ritardato solo di qualche ora, su u.u
Allora, chi sono questi qua? Perché sono così tanti? Cosa vogliono da Emma? Cosa c'entra Neir con tutto questo?
Ma soprattutto: PERCHE' NEIR SI E' RIMESSO LA MAGLIETTA?
Tutto nella prossima puntata di Wolfero (??)
E' stata una settimana difficile, capitemi! c":
Sappiate che vi voglio veramente bene, siete tutti fantastici: ogni giorno aumentano le visualizzazioni e le recensioni! kjdsjkfjdhdk.
<3
Il prossimo capitolo lo metterò domenica o lunedì, vedremo! 
Non vedo l'ora che arrivi giovedì: andrò a Milano! Visiteremo la città, il planetario, un museo... che figata.
(Abito a un'ora da Milano e non ho mai visto il Duomo, ma vi rendete conto?)
Un abbraccione,
Sara
<3

  
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