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Autore: sherry21    18/03/2013    7 recensioni
Eri riaprì pian piano gli occhi incrociandoli con due iridi nere magnetiche, voleva ringraziare il giovane per l’aiuto ma le parole non le uscirono dalla bocca...
Una storia d'amore tra un agente segreto della marina e un pirata, potrà mai avere un lieto fine?
(Sto effettuando delle correzioni, non appena finisco torno ad aggiornare ;3).
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aokiji, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO 4:

Si aspettava uno sguardo che esprimesse tutto il ribrezzo e l’odio che provava per lei, invece non era cambiato niente.
La stava continuando a fissare come se non fosse successo nulla, anzi, sembrava sempre più divertito. Prese la mano con la quale gli aveva bloccato la sua mentre le accarezzava la guancia e se la portò davanti alle labbra.
-Lo sai che hai delle mani morbide? – domandò prima di baciargliela.
Eri rimase leggermente scossa dalla sua reazione e lo guardò leggermente perplessa.
Era sicura di aver avuto già a che fare con lui tanto tempo prima, quel tocco le ricordava qualcosa … ma cosa?
-Non è che il pugno di Jessy di ieri sera ha compromesso le tue capacità mentali? Hai sentito quello che ti ho appena detto?-.
Lui continuava a ghignare, finché non le cinse la vita avvicinandola sé, facendole poggiare la sua mano contro il suo petto.
-Semplicemente, non mi hai detto nulla di nuovo … lo sapevo già. -.
Eri scrollò il capo: -Perché sei qui con me allora?! –
-Perché tu non mi hai denunciato appena mi hai riconosciuto?- domandò lui facendole sbarrare gli occhi. Bella domanda … l’aveva colta alla sprovvista, neanche lei sapeva dare una risposta decente.
-Perché … non mi sembri cattivo, tutto qui.- rispose con un leggero rossore sulle guance.
-Beh … neanche tu mi sembri cattiva, siamo pari non trovi?-
-Se qualcuno ti scoprisse? Non vorrei che ti succedesse qualcosa, mi sentirei … -.
Lui le mise un dito davanti alla bocca e si avvicinò pericolosamente alle sue labbra sussurrando: -Non mi succederà niente, te lo prometto. -.
Quella mossa troppo audace le fece sentire la testa leggera e si strinse a lui in un gesto automatico, aggrappandosi alla stessa camicia rossa che aveva indossato la sera precedente.
Non provava più imbarazzo per quei gesti provocatori, bensì sorpresa e piacere.
Ormai lo stava imparando a conoscere e avrebbe fatto di tutto per proteggerlo dalle grinfie della marina, nessuno glielo avrebbe portato via o gli avrebbe torto un capello. Anche se aveva trascorso poco tempo con lui, aveva capito che era speciale e che le avrebbe portato quel raggio di sole che le serviva per vivere serena.
Gli cinse il collo con un braccio, mentre la mano che poggiava sul petto muscoloso salì ad percorrergli una guancia, continuandolo a guardare nei suoi occhi neri.
Il ragazzo le prese la mano e si inebriò del suo profumo, non ci aveva pensato due volte prima di commettere quel gesto, era stato più forte di lui.
Quel suo sguardo tenero e soddisfatto, le fece sentire una strana morsa a livello dello stomaco. Aveva paura, stava scoprendo delle emozioni che non aveva mai provato prima. Qualcosa le diceva che si sarebbe dovuta abituare a quei tormenti interiori, perché non lo avrebbe fatto scappare per alcun motivo.
A seguito di quelle carezze, il ghigno divertito di Ace si tramutò in un sorriso dolce e amorevole. Appoggiò la fronte a quella di Eri e fece toccare la punta del suo naso con la sua, senza smettere di guardarla.
Per lei risultò difficile mantenere il confronto con quei due occhi incantatori, ma lui non le permise di abbassare lo sguardo.
Con una mano le prese dolcemente il mento e le rialzò il capo. Se non fosse stato serio e sincero con Eri, sarebbe già scoppiato a ridere. I suoi occhi parlavano chiaro, era più che sicuro che gli stavano chiedendo “Che cosa devo fare adesso?”.
A renderla nervosa non era il bacio che volevano scambiarsi, bensì il significato .... “Amore”, che per lei voleva dire “eternità” e “sacrificio”. Non voleva sbagliare e lui lo sapeva bene.
-Non fare la timida, ormai ti conosco … oppure gradisci un boccale di birra? – la canzonò.
-Idiota … - sorrise prendendolo per il colletto della camicia e tirandolo a sé - … non mi serve la birra, posso farne anche a meno.-
-Lo so … ma è bello provocare un’infermiera buffa come te. – ridacchiò stringendola sempre più per i fianchi.
Poco prima di baciarla, qualcuno spalancò energicamente la porta d’ingresso, facendo sussultare e dividere i ragazzi dallo spavento.
I due rimasero rigidi, dritti , immobili e terrorizzati a guardare la porta della cucina, fino a quando sentirono urlare delle imprecazioni molto aggraziate e personalizzate.
L’uragano portatore di morte e distruzione, non era altro che Jessy.
-Eri! Svegliati! Ho bisogno di aiuto! - e continuò la sua tiritera di maledizioni.
Ace fu il primo a ghignare silenziosamente, Eri gli diede qualche pacca con il gomito per farlo tacere, ma ogni tentativo risultò vano e gli seguì a ruota.
Trattenendosi a stendo dal ridere, la mora rispose: -Sono già sveglia. -.
Jessy entrò in cucina sbattendo i talloni ad ogni passo: -Ho perso le chiavi dell’ufficio di quello s#####o di uno stacanovista! Caz … - appena si rese conto che c’era uno spettatore di troppo, inoltre assai divertito, concluse - … zus … Ace! Non è giusto porca paletta! Sei sempre tra i piedi nei momenti meno opportuni! – si impuntò con le mani strette a pugno lungo i fianchi.
-Io direi che per una donna non sia mai conveniente dire tutto quel rosario di belle parole, neanche quando si trova a casa sua … non trovi? Mi sei sembrata un vecchio scaricatore di porto. Comunque, ci terrei a precisare che sei sempre tu tra i piedi nei momenti meno opportuni.- e a quella risposta lanciò uno sguardo furtivo a Eri, che lo stava fulminando come la sera precedente. Si sentì lusingato e le diede un piccolo colpetto con la punta del piede dietro il polpaccio, partendo a sghignazzare.
-Eri, digli qualcosa! … - intimò Jessy indicando il suo amico Fritz, ma solo allora si rese conto che Ace le aveva mandato un messaggio fra le righe e che lo sguardo di Eri aveva qualcosa di diverso dal solito. Studiò attentamente il volto della sorella, aveva uno strano sorriso sulle labbra e i suoi occhi luccicanti sembravano guardare lontano - … vi ho interrotto? Piccioncini?!- squittì dolcemente.
Ace avvampò e iniziò a fischiettare guardandosi attorno, mentre Eri si girò subito verso il lavandino a sistemare il macello che aveva combinato con lo sventato annegamento da caffè.
-Che carini che siete! I piccioncini si sono dichiarati! – continuò a infierire Jessy.
Eri strofinò il lavello sempre più energicamente, invece Ace, sudando dal nervoso, disse: -Vedo che avete la casa piena zeppa di tappeti. -.
-Bingo!!! … - esultò Jessy, per poi guardare il lavabo e il ripiano della cucina - … Eri? Hai di nuovo fatto esplodere la caffettiera?-.
- Jessy?! Non dovevi cercare le chiavi di quello stupido stacanovista?!- ribatté la ragazza guardandola di sbieco.
-Hai ragione … - come una saetta, si fiondò in salotto a cercare le chiavi - … trovate! Ciao, ciao. – e corse fuori.
- … comandina, eh? Mi piace … - sorrise Ace guardandola di sottecchi malizioso.
-Hai detto qualcosa?- gli domandò distratta.
-Niente d’importante … -.
 
Eri finì di asciugare il lavandino e sbuffò esausta, finalmente avrebbe potuto godere di un po’ di pace.
Neanche il tempo per pensarlo, che si sentì abbracciare da dietro le spalle e una voce calorosa le soffiò in un orecchio: -Ti ricordi dove eravamo rimasti?-
Lo stomaco le si tornò a contorcere e si voltò verso di lui senza spezzare la morsa piacevole che la abbracciava: -stavi parlando dei tappeti.- gli sorrise.
Lui le fece una faccia perplessa e domandò: -Sicura?-
-Sicurissima, hai detto che la nostra casa è piena di tappeti. Ricordi?-.
Lui sbuffò un po’ offeso e ribatté : -Non quello … - le sorrise sornione - … lo sai a cosa mi riferisco. -.
Eri si portò l’indice sotto il mento e guardò il soffitto con un’espressione dubbiosa: - … ti stai riferendo alle caffettiere?-.
Ace corrucciò il mento: -Che cosa c’entrano quegli ammassi di ferraglia?- un sorriso mal celato sulle sue labbra, gli fece capire che alla ragazza piaceva tenerlo sulle spine.
-Che ne dici di fare le cose seriamente? – la prese  in braccio per metterla seduta sul tavolo della cucina e la guardò sorridente come sempre.
-Come?! Succo di frutta stai prendendo troppa confidenza con i miei fianchi!- rispose la ragazza dimenandosi, ma alla fine, gli occhi neri magnetici del ragazzo ebbero la meglio sul suo istinto di fuga.
-Succo di frutta?! … - bofonchiò divertito - … sei sempre così tenera con i ragazzi che ti corteggiano?-
-Se per te, mettermi seduta sopra un tavolo vuol dire corteggiare … allora sì. – rispose un po’ scettica facendolo ridere di cuore.
Le tornò a prendere il volto fra le sue mani, destandola dalle sue perplessità sull’arte del corteggiamento: -Finalmente siamo alti uguali. – era più forte di lui, la doveva stuzzicare in qualsiasi momento e con qualsiasi mezzo.
-Non sono bassa!- bofonchiò offesa.
-Non ho mica detto questo.- rise lui.
- … era implicito.-
-Smettila di lamentarti e fatti coccolare.- la guardò con occhi da cucciolo e lei non poté fare a meno di ridere e abbracciarlo per il collo.
-Fai quegli occhioni dolci con tutte?-
-No, solo con la donna che io amo. -.
Lo guardò confusa. Era una dichiarazione?
No, troppo presto. Da dove proveniva tutto quel feeling?
Lui fece scivolare le sue mani dal suo volto sui suoi fianchi, causandole dei piccoli brividi lungo la schiena.
Solo in quelle poche ore dal suo risveglio aveva capito che lei, per Ace, non aveva più segreti … o quasi.
Le loro labbra si avvicinarono convinte che nessuno li avrebbe disturbati, ma furono di nuovo interrotti dallo schianto della porta d’ingresso seguita da un’ennesima imprecazione di Jessy.
Eri rise di fronte alla faccia esterrefatta del ragazzo e alla puntualità della sorella nell’interromperli … infondo, le piaceva da morire tenere sulle spine quel pirata.
-Eri?! … - piagnucolò Jessy - … mi hanno licenzi … ?- entrò in cucina e, vedendo i due ragazzi abbracciati, scappò dalla stanza.
La ragazza scivolò dalle braccia di Ace e la raggiunse in salotto: -Scusami. –
-Non serve che ti scusi, ti capisco. – rispose sorridendole comprensivo.
-Grazie. -.
 
 
Ace era seduto su una sedia in cucina, con i piedi tranquillamente appoggiati sul tavolo … se li guardò e si ricordò che Jessy, “la maniaca delle pulizie”, era rientrata in casa e per giunta di pessimo umore.
Fece scivolare i piedi dal mobile e continuò a fissare il soffitto sbuffando.
Stranamente sentì Eri ridere e con estrema circospezione, si portò vicino alla porta della cucina per spiarle.
Jessy era seduta con il volto imbronciato sul tavolino del soggiorno, mentre Eri le sedeva di fronte sul divano.
-Non ridere, ci hanno già pensato i colleghi a prendermi in giro … prima che il capo mi licenziasse … - l’ultima parola le morì sulle labbra, che si incurvarono verso il basso. Eri distese le braccia in direzione dell’amica, che si fiondò a farsi coccolare scoppiando in un pianto liberatorio.
- … ma perché? Ho commesso solo questo errore, ho solo perso le chiavi del suo ufficio … non bastava chiamare un fabbro o Arsenio Lupin?-.
La mora si fermò a rimuginare sui precedenti della sorella in ufficio e ridacchiò: -Forse ha reagito così perché quelle poche volte che hai combinato dei guai, li hai combinati grossi. Ti ricordi quella volta che hai gli hai accidentalmente rovesciato il caffè sui pantaloni il giorno della visita di una società famosa? Lui era rimasto seduto sulla sedia fino alla fine, ma quando ha dovuto stringere le mani ai soci … -
-Si è alzato e tutti sono scoppiati a ridere credendo che se la fosse fatta addosso … forse quei pochi danni che ho combinato, hanno demolito la sua autostima … ti ricordi quando ho bagnato il suo computer con tutti i file dell’azienda dentro, mentre annaffiavo i fiori sulla sua scrivania e parlavo al telefono con te?-
-Chi se lo scorda? Le mie orecchie non credevo che esistessero così tante parolacce … per caso, è stato lui a darti delle lezioni private sulle imprecazioni che hai mollato all’ingresso di casa?- cercò di sdrammatizzare la situazione.
-Ah ah … simpaticona.-
-Non gli avevi pure lanciato il gatto persiano dalla finestra?- domandò perplessa.
-Quella era legittima difesa … - bofonchiò ridendo - … ero entrata in ufficio e quel ammasso di pelo scemo mi era saltato addosso avvinghiandosi al braccio, io mi sono solo liberata dalla sua morsa con una gomitata e per sbaglio è volato dalla finestra.-
Ace si trattenne a stento dalle risate.
Provò a immaginare la povera bestiola che volava dall’edificio a seguito di una bracciata della zitella, certo che quella ragazza era perseguitata dalla fortuna. Poteva far volare quel gatto ovunque: sul muro; sullo specchio; sulla scrivania … ma niente da fare, quella finestra sembrava rimasta aperta solo quel povero felino.
Nella stanza cadde un insolito silenzio.
- … Ace, lo so che sei dietro di noi. Puoi venire sai? Mica ti mangiamo?- sorrise Eri.
Jessy si alzò e lo guardò in faccia: -Ma a che ora ti sei svegliata per far entrare lui? Stranamente eri già alzata al mio ritorno.-
Eri rimase in silenzio e si voltò a guardare il ragazzo: -Da dove sei entrato?- era così presa a soffocarsi, che non gli fece la domanda più banale di tutte.
-Da quella finestra … - e la indicò - … sono entrato direttamente in soggiorno e ho aspettato che tu ti svegliassi.-
Di seguito, Eri guardò Jessy e domandò: -L’avevi chiusa ieri sera? Di solito sei tu che fai il sopralluogo prima di andare a dormire.-
- … mi sono dimenticata.- rispose arrossendo.
 
Tre mesi volarono come niente.
Eri era sempre più preoccupata. Negli ultimi giorni aveva visto Ace con il volto duro e preoccupato. Più di qualche volta gli provò a chiedere se aveva fretta di tornare da Barbabianca, ma lui le rispondeva sempre con la stessa risposta: “-Ho una missione da svolgere prima di tornare da lui-”.
Quindi l’avrebbe lasciata, avrebbe fatto bene a non affezionarsi a lui ma era troppo tardi.
Era un’illusa.
Si era ripromessa che non lo avrebbe lasciato andare, ma non poteva impedirgli di vivere la sua passione ... l’avventura.
L’amore a distanza per lei non esisteva, ma avrebbe fatto finta di crederci solo per vivere nella speranza di incontrarlo ancora una volta.
Inoltre aveva notato un altro dettaglio, ciò che lo innervosiva di più, era la puntualità di Jessy nell’interromperli a pochi secondi prima del loro fatidico e bramato bacio.
Come doveva comportarsi?
 -Eri, questa mattina sei libera?- le domandò Ace guardandola con occhi speranzosi.
Lei gli mostrò la divisa che aveva addosso e rispose:-Mi dispiace, devo fare un giro per le case … - le si strinse il cuore nel vedere il suo volto amareggiato, ma in mente le balenò un’idea malsana - … vieni con me? Ti fingerai uno studente.- .
Lui scoppiò a ridere e rispose: -Non serve tranquilla … - non finì la frase, che Jessy dalla cima delle scale urlò: -Ace, ti va di aiutarmi nelle pulizie?-.
Il ragazzo si rigirò verso Eri e domandò: -Quando si parte?- .
La mora lo guardò sconcertata e ridacchiando rispose: -Fra un’ora … però dobbiamo passare a prenderti una divisa. Ti piace l’azzurro? Ammesso che ci sia. -
-Va bene qualsiasi colore, l’importante è che io non rimanga qui con quella squinternata. – bisbigliò indirizzando un pollice dietro le sue spalle.
Stranamente, vide le labbra di Eri incurvarsi verso l’alto,  poté solo immaginare il motivo e sussurrò: -No, ti prego … -
-Portgas D. Ace … chi sarebbe la squinternata?- Domandò Jessy furibonda.
- … - il ragazzo prese coraggio, si voltò verso di lei e rispose a tono - … tu sei la squinternata! Sei peggio di una vecchia ipocondriaca in menopausa!-
Jessy lo prese per un orecchio e glielo tirò, portandolo vicino a sé: -Prova a ripeterlo se ne hai il coraggio? –
-Che cosa, vecchia zitellona?- ribatté lui tirandole un lobo a sua volta.
La bionda non demorse, prese l’altro auricolare del ragazzo mentre lui le tirò il naso.
-Finitela voi due per una buona volta! … – si intromise Eri dividendoli - … Jessy, guai a te se usi ancora Ace come uno zerbino e tu Ace non stuzzicarla con quei soprannomi … soprattutto di primo mattino. L’acidità delle persone in queste ore è alle stelle.-
Sia Jessy che Ace urlarono: -È colpa sua!- e si indicarono a vicenda.
-Smettila di ricopiarmi! … - urlarono all’unisono - … io? Sei tu … - .
Eri prese a braccetto il moro e lo trascinò fuori di casa delusa, proprio come lo era stata negl’ultimi giorni.
Al ragazzo questo particolare non sfuggì, si fermò e la fece voltare verso di sé, guardandola con fermezza negli occhi.
Non era da lei essere così demoralizzata e demotivata. Che fosse colpa sua?
-Eri, l’ho notata la tua espressione … ho fato qualcosa che non va?-
La ragazza rimase spiazzata. Più di una volta Ace aveva dimostrato di conoscerla alla perfezione, anche fin troppo, ma non era mai stato così diretto con lei.
- … no, non hai fatto niente. È solo che mi sembri nervoso e deluso … da me. – sospirò pesantemente.
-No, questo mai!- esclamò sbarrando gli occhi.
-Allora perché mi dai questa impressione?-
-Porca miseria Eri! Come si fa a vivere in casa con una psicopatica come tua sorella?-.
Eri non riuscì a trattenere una piccola risatina e domandò: -A parte le pulizie, che cosa non ti va giù di lei?-
-Mi spia la notte, quando dormo sul tuo divano e la storia dei bigodini non l’ho ancora digerita! Non mi sta antipatica ma è inquietante, spia ogni mio movimento, soprattutto quando sono in soggiorno ... -.
Eri sapeva benissimo il perché di quel strano comportamento di Jessy, ma non glielo poteva dire.   
- … per non parlare della sua fobia dei germi! Però non si preoccupa di questi piccoli esseri quando sbaciucchia il gatto del vicino di casa, che per sua fortuna non ha ancora provato l’ebbrezza di volare dalla finestra … - all’improvviso il ragazzo si morse il labbro e arrossì.
-Devi aggiungere altro?- domandò Eri.
-Non sono ancora riuscito a baciarti perché si intromette sempre!- esplose.
Prima lo guardò con fare pensante in cerca di una soluzione, poi si strinse a lui e sussurrò: -A quello possiamo rimediare adesso se vuoi. –
Le sorrise compiaciuto e prendendola per le spalle rispose: -Con sommo piacere.- .
… la prese in giro ...
Poco prima di sfiorare le sue labbra, le baciò una guancia, vicino all’angolo della bocca.
-Oh Ace! … - gli schiaffeggiò una mano sul petto - … prima fai l’offeso e l’impaziente, mentre adesso ti diverti a torturare me?-e gli fece una linguaccia.
-Certo, un uomo non deve chiedere mai, inoltre non ti ha mai dato fastidio il fatto che Jessy si intromettesse sempre e la tua calma mi ha leggermente infastidito … un’altra cosa, ti ricordi che cosa ti dissi? Fammi ancora una pernacchia e ti mordo la lingua-.
Eri provò a immaginare la scena, arrossì brutalmente e scosse energicamente la testa per scacciare quell’immagine “focosa” dalla mente.
Ace, confuso dalla reazione della ragazza, piegò la testa di lato per guardarla meglio, ma Eri si ricompose subito e lo fulminò: -Ti ho preparato un passaporto per un bel paese.- sorrise.
-Qual è quel … paese … - il ragazzo comprese subito la finezza di quella battuta  e ridacchiò sconcertato – ah, ah … non potevi dirmi tranquillamente “va a … “- Eri gli mise un dito sulle labbra e scosse il capo.
-No, a me piacciono queste finezze. - .
Ace con un sorriso malizioso rispose: -Con me non esistono finezze e mezzi termini, mia cara e piccola Eri … - si abbassò su di lei e sussurrò - … lo scoprirai più avanti- .
Le guance della povera ragazza diventarono paonazze più di prima e si staccò da lui borbottando: -Andiamo, se no facciamo tardi. - .
E anche oggi pugno di fuoco aveva fatto la sua buona azione quotidiana, aveva stuzzicato Eri come solo lui sapeva fare.
La raggiunse e le circondò le spalle stringendola a sé, entrambi si guardarono negli occhi e si scambiarono un sorriso complice.
-Se voglio, neanche io vado per il sottile.- ribatté Eri.
Ace la guardò stupito per poi sorridere a trentadue denti: -Sei un tipetto imprevedibile e interessante.  -.
 
Dalla loro uscita passarono otto ore.
Appena rientrarono, Ace si lanciò sul divano con addosso ancora la sua divisa.
Eri gli si sedette accanto e sospirò: -Se Jessy ci vedesse seduti con la divisa sul divano, siamo del gatto … -
Il moro si rimise seduto composto e rispose con una frase alquanto equivoca: -Allora togliamocela, ti pare?- ridacchiò malizioso.
-Beato te che hai ancora le energie per scherzare, io sono piena di mal di piedi.- e si accasciò sul divano per riposarsi.
Ace sorrise intenerito, le prese i piedi e gli tolse i calzini con delicatezza:
-Che fai? – bofonchiò priva di energie.
Il moro non le rispose e iniziò a massaggiarle la pianta di un piede.
Eri iniziò mugugnare entusiasta, facendo ridere il ragazzo: -Potresti evitare quei versi?  Stuzzichi strane fantasie.-
-Che cosa?- domandò del tutto disinvolta senza comprendere il doppio senso.
- Perché non spremi un po’ di più le meningi?.- . rispose lui piegandosi leggermente su di lei per poi continuare la sua attività da massaggiatore.
-Piantala di scherzare e lavora!- mugugnò godendosi il paradiso nel quale era caduta.
- Agl’ordini capo!- ridacchiò.
In quel momento rientrò Jessy in casa. Non appena vide i due piccioncini attaccati  e sentì Eri fare quei versi strani, urlò: -Che schifo! Sul divano!-
-Te lo avevo detto … -sospirò Eri sedendosi - … adesso ci farà la ramanzina su come le nostre divise diventino i vettori di determinati germi.-
Ace si alzò e aiutò la compagna a mettersi in piedi, sapeva perfettamente che cosa aveva pensato Jessy al suo rientro e si sentì le guance pervadersi di uno strano calore.
Dall’altra parte, la bionda comprese subito che aveva equivocato tutto, ma non appena vide meglio Ace, scoppiò a ridere.
Il ragazzo la guardò dubbiosa e ribatté: -Povera, da quando l’hanno licenziata il suo equilibrio mentale è caduto nel baratro della disperazione … non conosci un bravo psichiatra?- domandò a Eri terrorizzato dal cambio di umore della bionda.
-Basta parlare di medici, ne ho le scatole piene.- sbadigliò la ragazza.
-Idiota, rido per il colore della tua divisa … devo dire che il rosa ti dona molto.- rispose Jessy.
Eri lo fissò e sorrise: -Purtroppo non ci sono molti infermieri maschi in circolazione, quindi primeggiano le divise rosa … era l’unica disponibile, ma ti sta bene.- gli ammiccò accarezzandogli una spalla, nella speranza di placare la rabbia che bolliva dentro di lui.
il ragazzo guardò Jessy con aria stanca e rispose: -Questa volta lo prendo come un complimento, non ho voglia di bisticciare con una vecchia bigotta.- .
Eri lo guardò confusa e si voltò a fissare Jessy, che aveva lo sguardo basso e il volto fiammeggiante dalla vergogna.
La bionda aveva capito perfettamente a che cosa stesse alludendo Ace.
La mora fissò più volte prima uno e poi l’altro e domandò: -Qualcuno mi spiega che cosa mi sono persa?- .
 
Dopo che Jessy le aveva spiegato l’equivoco che c’era stato al suo ingresso in casa, decise che era giunto il momento di farsi un bel bagno caldo con tanto di idromassaggio.
Raccolse i capelli in uno chignon, si distese nella vasca  e chiuse gli occhi godendosi quel momento di relax.
Ora che sapeva il motivo dell’inquietudine di Ace, si sentì più sicura e rilassata.
Rise, dal nulla le tornò in mente Ace con i bigodini e l’emergenza che dovettero affrontare.
Tutto era successo un mese prima …
-Eri, secondo me dovresti prendere più seriamente questa storia.- le disse preoccupata Jessy.
-No, è solo qualcuno che si diverte a prendermi in giro. Io non mi preoccupo affatto.-
Le due ragazze erano sedute in cucina, alle sette del mattino, a fissare delle foto che ritraevano Eri in diversi della momenti della giornata.
Una di queste, la riprendeva nel suo primo incontro con Ace sul ponte e la nascose per evitare l’interrogatorio della sorella … ma fu troppo tardi.
-Perché mi nascondi quella foto?- domandò la bionda.
-Non è niente … cerchiamo di capire chi è. – rispose Eri guardandole una a una con più serietà.
-Oh mio Dio, ti ritraeva sotto la doccia?!-
-No e ci sono due motivi. Il primo è che quando vado in bagno la finestra è oscurata e chiusa, due … non abbiamo una doccia, bensì una vasca da bagno!- l’ingenuità di Jessy a volte la stupiva, sembrava cascare dal mondo delle nuvole.
-Ok, preparo IO del caffè … se no tu ti dimentichi di togliere la caffettiera dal fornello e la fai saltare in aria, come al solito. –
-Sia fatta la volontà di sua maestà.- disse Eri perdendosi nel marasma di quelle fotografie.
Jessy si appostò alle sue spalle, aspettò che l’attenzione della mora calasse e cercò di rubarle la foto che custodiva gelosamente, ma Eri era fin troppo scaltra per farsela fregare sotto il naso. Alzò il braccio con la fotografia in mano e la continuò a sventolare, seguita da una Jessy avida di curiosità.
- Jessy, dovranno passare almeno mille anni prima che tu mi prenda questa foto … - neanche detto, che Ace comparve alle sue spalle e gliela rubò di mano senza fare alcun sforzo.
-Ehi, ma questi siamo noi due … chi è stato a fotografarci?-
Eri si voltò di scatto per riprendersela, ma il giovane fece il suo stesso gioco.
Sventolò la foto a destra, a sinistra e a manca: -Eri, ci vorranno almeno mille anni prima che tu mi prenda questa foto. -.
-Questo mai!- gli si lanciò addosso e si avvinghiò a lui come un koala, nel vano tentativo di riprendere la fotografia.
Nel frattempo, Jessy si era comodamente seduta su una sedia ad ammirare la scena, sorseggiando il caffè appena uscito dalla caffettiera.
Vedere Eri così sciolta e felice con Ace, la faceva sentire felice e invidiosa allo stesso tempo.
Anche lei avrebbe voluto avere vicino a sé qualcuno che le volesse bene. Eri si meritava quel ragazzo dopo tutto quello che aveva vissuto, meritava di essere felice.
-Ace, non fare il bambino … - ruggì Eri fra il divertito e il disperato.
-A me non dispiace averti appiccicata addosso … - sghignazzò lui, ma un passo falso lo fece barcollare e sbattere la testa contro il frigo. Nel tentativo di rimanere in piedi perse la foto, che volò sulle ginocchia di Jessy.
La bionda la prese fra le mani, sorseggiò nuovamente il caffè e mormorò: -98; 63; 92 … Eri, mi sembra chiaro a cosa si riferisse Ace quando ti ha abbracciato sul ponte a quel modo. Sono le tue misure.-
Eri avvampò e rispose: -Non serviva che me lo spiegassi cara!.-
-Eri, non che mi dispiaccia … ma per quanto ancora mi starai incollata addosso così?- domandò il moro in bilico con la testa dolorante.
-Scusami.- lo lasciò andare bordò in volto.
Jessy aprì un’altra busta indirizzata a Eri e dentro ci trovò altre fotografie: -Queste riprendono voi due assieme … Eri trasportata in braccio da Ace; Ace che fa cadere Eri a gambe all’aria; wow, un bacio sventato … seguito dal’infallibile colpo di tacco di Eri; Ace che si addormenta “sull’airbag” di Eri e infine io, che mollo un cazzotto a Ace … questa me la conservo.- e si mise in tasca la foto.
Ace si avvicinò al tavolo pieno zeppo di foto e domandò: -Che cosa sono?-
-Qualcuno che si diverte a pedinarmi.- rispose Eri sedendosi su una sedia del tutto disinvolta.
Il ragazzo sorrise sornione e prese una foto dalla mischia: -Questa la conservo io. – e ne mostrò una che ritraeva Eri con un bikini rosso.
-Che cosa te ne fai di quella foto? – domandò un po’ imbarazzata.
-Eri, secondo te?- ribatté Jessy ridacchiando.
- Jessy, torna a bere il tuo caffè. Si sta raffreddando.- rispose acidamente Ace mettendosi in tasca la foto.
La bionda ridacchiò, mentre Eri li guardava in cerca di una risposta alla domanda retorica di Jessy.
-Bene, io vado a fare la spesa … succo di frutta, vieni con me?- domandò Eri ammiccando al ragazzo.
-Certo, infermiera buffa. – e le spettinò i capelli.
Mentre si stavano avvicinando alla porta, dalla buchetta delle lettere venne sputata una busta.
Ace si piegò e la raccolse: -Non mi piace questa storia … - disse leggendo il mittente - … conosci qualcuno che si fa chiamare “il terrore della notte”?-
-No, ma non ti preo … -
-La pagherà cara! – disse il ragazzo stropicciando il foglio che aveva fra le mani.
Eri lesse la lettera ad alta voce: -“Con il mio silenzio funerario, verrò a rubarti il tuo ultimo respiro di felicità e il buio cadrà su di te e il tuo amato” … ahahah, è uno psicopatico sfegatato questo! Non ha senso quello che c’è scritto qui sopra!- scoppiò a ridere.
-Ragazzina buffa, da questa notte dormirò qui!- disse il ragazzo.
-Ok, ma in quale locanda alloggi? Prima dovrai avvisare i gestori no?-
-Ehi, crocerossina! Io sono un pirata e mi piace stare all’aperto per vivere avventure.- ridacchiò.
- … vivere avventure … con chi di preciso?- domandò offesa.
-Gelosa? Infermiera buffa?- la canzonò
-No, figurarsi. Mica stiamo insieme noi due … - gli fece una linguaccia.
Il ragazzo le punzecchiò le guance e giocandoci per diversi secondi ribatté: -Ti voglio bene, ragazzina buffa.-
Eri cercò di rimanere seria, ma le fu veramente difficile davanti a quel musetto birichino e le scappò un sorriso.
-Dai, lo so che anche tu mi vuoi bene. Se no non faresti la gelosona.- continuò a stuzzicarla.
- … va bene, ti voglio bene pure io. - rispose appositamente rassegnata.
-Che cos’è quel tono?-e le iniziò a fare il solletico.
-No, tutto ma non quello!- e iniziò a correre per tutto il soggiorno.
-Presa!- la placcò sul divano continuando a torturarle i fianchi.
-Ace! Certo che se ti metti di impegno fai lo scemo per bene.- ridacchiò.
-Cosa sto facendo, “lo scemo”? Non sai quanto mi hai offeso e ora la penitenza!- ridacchiò malvagio.
-Idiota!- disse Eri dandogli una ginocchiata in un punto MOLTO delicato ... per sbaglio ovviamente.
Il volto del ragazzo diventò bordò e si tenne con una mano il punto colpito: -Porca miseria Eri, starò più attento la prossima volta che scherzerò con te .-.
La ragazza lo mise disteso, in preda all’agitazione disse almeno mille “scusa” di fila e poggiò la mano sulla sua … quella che teneva la zona dolente.
-Ragazzina buffa? Non avevi detto che non stavamo assieme?- ridacchiò cercando di ritrovare un po’ contegno.
Eri guardò meglio dove aveva messo la mano e la ritrasse.
Avrebbe voluto nascondere la testa sotto il pavimento del soggiorno … se solo fosse stato possibile.
Ace la prese per un braccio e la fece sedere di fianco a sé, sedendosi a sua volta per guardarla meglio negli occhi. Gli piaceva da morire osservare le sue guance che si infuocavano dall’imbarazzo.
Rise vedendo il suo volto abbrustolito dalla vergogna, nascosto da delle ciocche di capelli mori e le liberò la visuale spostandole i ciuffi dietro le orecchie.
-Sono vivo ragazzina buffa.-ribatté accarezzandole una guancia con un dito.
Eri lo guardò negli occhi e disse: -Scusa, non volevo.-
-Non è successo niente.- rise il ragazzo.
Da dietro sbucò Jessy dicendo: -Al massimo avrai messo fine alla dinastia dei Portgas … comunque il prossimo caffè sarà senza zucchero. Sto rovinando le mie povere arterie con le iperglicemie che mi causate con le vostre coccole sdolcinate.- e si incamminò verso i piani superiori.
-Di la verità Jessy … non è che sei gelosa perché non hai un bel fusto come me al tuo fianco, che ti solletica i fianchi?- la punzecchiò Ace.
-Ma va, perché devo far sopprimere le mie coronarie, già provate dal tuo arrivo, per avere accanto un rompiscatole come te?- rispose diventando paonazza.
Il ragazzo scosse la testa, ormai aveva inquadrato quella zitellona e non aveva più segreti:              -Ragazzina buffa, andiamo?-
-Sì. - rispose Eri ancora scossa.
 
Calò la sera.
Jessy e Ace andarono a comprare una pizza, mentre Eri preparava il tavolo.
-Ace, ti posso fare una domanda?- domandò Jessy mentre si stavano avviando verso una pizzeria.
-Spara … - bofonchiò con tono nostalgico, pensando che erano sei mesi abbondanti che non vedeva il suo Babbo.
-Sei serio con Eri?- gli domandò nervosa.
- … ti avviso di già che tu non mi interessi.-
-Che hai capito idiota! Non era riferita a me la domanda, volevo solo assicurarmi che non volessi toglierti uno sfizio con Eri.- borbottò arrossendo.
- Sono serio … - ridacchiò divertito.
-Bene, perché ne ha passate di tutte i colori e se tu le torcerai un solo capello … ti riduco in poltiglia.- concluse con una fulminata molto eloquente.
Perfino il giovane Ace “pugno di fuoco” tremò dinanzi a tale espressione.
-C … che cosa le è successo?-
-Deve essere lei a dirtelo, non io …  ti dico solo che ne ha viste di cose brutte e tutt’ora mi chiedo come faccia a dormire la notte. -.
 
-Siamo tornati!- squittì trionfante Jessy.
Ace rimase sulla porta di casa a fissare una strana macchia rossa e non sentendo alcuna risposta da parte di Eri, corse dentro a cercarla.
-C’è?- domandò a Jessy che stava uscendo dalla cucina.
- No. –
-Tu cercala di sopra, io vado perlustro fuori. -.
La sorella sentì qualcuno bussare al piano superiore e comprese subito il problema … Eri era rimasta chiusa, nuovamente, dentro la sua camera a causa della serratura difettosa.
Jessy Prese la scatola degli attrezzi che teneva sotto il lavabo della cucina e partì a sistemare la porta.
-Jessy, sei tu?- domandò la ragazza.
-Sì adesso ti tiro fuori ...- sbuffò armeggiando con qualche attrezzo nella toppa della chiave- … ti avevo detto di farla sistemare, io e Ace ci siamo presi un colpo. Guarda un po’ te, una marine che non si prende cura della sua incolumità … è un paradosso … -iniziò a bofonchiare da sola.
-Io scendo dalla pianta rampicante che sta sotto dalla mia finestra.- disse Eri stufa di stare chiusa lì dentro.
-Ok … -la bionda si fermò a pensare a quello che aveva appena sentito e urlò: - … IDIOTA! Non pesi più trenta chili!-
Non ci fu niente da fare, quando Eri si metteva in testa qualcosa, niente poteva smuoverla.
Ace, attirato da un insolito fruscio, si diresse sul retro dell’abitazione e sorrise divertito alla scena a cui stava assistendo.
La sua ragazzina buffa stava scendendo dalla camera da letto alla Indiana Jones. Aspettò ancora un istante e urlò: -COSA FAI RAGAZZINA BUFFA?!-
Eri perse la presa e rimase a penzoloni con un piede incastrato nella pianta.
-Ace, ma sei scemo forte! Dove hai preso la laurea?- domandò impettita.
-Vedo con sommo piacere che hai anche la biancheria rossa.- ribatté sull’imbarazzato andante.
La ragazza si abbassò la maglia verde che indossava, fortunatamente aveva deciso di mettersi dei jeans quella sera … altrimenti che vergogna! -Mi daresti un piccolo aiutino, per piacere?- domandò schiarendosi la voce.
-Mmh … no,mi hai offeso con la battuta dello scemo e della laurea.- si incupì.
Eri gli fece una pernacchia, il ragazzo le prese il viso fra le mani e la guardò con aria di rimprovero: -La prossima volta che mi fai quella linguaccia, ti mordo la lingua.-
-Che?! Tu sei tutto matto.-
-Dici? Ti sei accorta che non sei in una bella posizione? In questo momento tu sei sotto di me. –
-Veramente sono di fronte a te … e poi ti lamenti se ti chiamo scemo …  Ace, ti prego mi sta venendo la nausea mi metti giù?-.
Il ragazzo scoppiò a ridere, si divertiva come un matto nell’essere insultato dalla sua infermiera buffa e la sbrigliò facendole fare un bel tonfo a terra.
-Che tatto, pari a quello di un macellaio.-
-Andiamo a mangiare che la pizza si fredda.- la aiutò a tirarsi su.
 
Durante la notte, Ace si mise a dormire sul divano, ma era talmente scomodo che non riuscì a chiudere occhio. Udì dei rumori strani e si alzò per controllare quello che succedeva nei dintorni, trovando davanti a sé Eri.
-Porca puzzola, Eri! Maledizione accendi una luce … -la guardò meglio, sembrava tirata e spaventata - … che succede?-
-Ecco … mi sento un po’ sola … -
-Allora?-
- … verresti a tenermi compagnia?- domandò nervosa, scommettendo che il ragazzo avrebbe mal interpretato la situazione.
E come volevasi dimostrare …
-Ok … sto solo sognando.- rispose Ace mettendosi sotto le coperte.
Eri gli pizzicò una guancia e lo mise seduto, facendogli scendere qualche lacrimone per la stretta.
-Che hai capito succo di frutta! Ho paura, ok? La notte mi fa paura e la mia mente si diverte a spaventarmi. Ora tu vieni a dormire con me!-
-Ok … solo una domanda, perché non Jessy?-
… dopo qualche istante, comprese perché la bionda fu scartata …
La ragazza era distesa sul letto a pancia in aria, con braccia e gambe divaricate come una stella marina e non poteva mancare qualche scalciata generata da uno dei suoi sogni, accompagnata da qualche russatina.
- Comprendit?- domandò Eri.
-Compreso.- ribatté il ragazzo allucinato con uno strano tic all’occhio.
 
Durante la notte, Ace sentì qualcuno stendersi vicino a lui e che gli iniziò a massaggiare il petto.
Si svegliò e farfugliò: -Eri, non sapevo avessi doppi fini … ti credevo più leale.- sbadigliò prima di mettersi seduto sul letto. Quello che gli stava vicino, non era Eri ma un uomo … ci mise qualche secondo buono a realizzare quello che stava succedendo e cacciò un urlo.
Il criminale scappò dalla finestra e Jessy corse a vedere che cosa fosse successo.
-Che succede? Dov’è Eri?- domandò la bionda.
-Sono qui.- disse la ragazza entrando in stanza con una tazza di camomilla in mano.
- Dov’eri?!- domandò il ragazzo ancora shoccato.
-In cucina a prepararmi una camomilla, ormai ho perso il sonno … ti vedo traumatizzato che cosa è successo?- gli domandò.
-È entrato uno qui! E mi ha scambiato per te! Ti posso assicurare che è un maniaco!- urlò Ace allucinato.
-Che ti ha fatto?- domandò Eri.
Il ragazzo sbarrò gli occhi e non rispose.
-Bene, a me non interessano i dettagli. Ma bisogna creare un piano.- disse Jessy.
Eri continuò a fissare Ace e domandò: -Come ti eri messo?-
-Di fianco su un lato con la schiena rivolta alla porta. Perché?-
-Ti ha scambiato per me … tu farai da esca la prossima notte.-
-Ma tu sei fuori!- disse sventolandosi una mano davanti al naso.
-Niente appuntamento dopodomani.- lo ricattò con voce birichina.
-Va bene … - sbuffò.
 
La sera seguente, Ace era tranquillamente seduto sul divano a guardare la televisione con Eri seduta accanto mentre svolgeva un cruciverba.
La ragazza si godeva i grattini del suo pirata preferito sul suo collo e sospirava soddisfatta ad ogni sua carezza.
-“Lo è quello platonico” cinque lettere … AMORE!- squittì felice.
Ace la fissò storta e poi continuò a guardare il televisore con uno strano sorrisino.
-Ace?- lo chiamò Jessy.
Entrambi si voltarono e videro la bionda con dei bigodini in mano e uno strano casco.
-Che vuoi zitellona?- domandò lui, guadagnandosi una gomitata da Eri.
-Stavo guardando i vostri capelli e ho notato che Eri ha un capello più riccio del tuo.- ghignò divertita.
Il ragazzo fissò meglio gli arnesi che la ragazza teneva in mano e sbuffò: -Te lo scordi.-
Eri prese una ciocca di capelli del moro e la arricciò su un suo dito.
-Forse ha ragione, se questa sera ti devi fingere me … il maniaco sarà più attento questa volta. -
-Ho un brutto presentimento … - sbuffò il giovane.
 
Salve a tutti!!! =)
Non so se questo capitolo sia riuscito bene o meno, sono stata stra-impegnata con lo studio e i tirocini … spero solo che non sia una totale delusione XD
Ormai non sto più seguendo la storia originale che avevo scritto tempo fa … rileggendola l’avevo trovata un po’ statica L
Volevo far apparire Aokiji in questo cap., ma ho preferito sospendere qui se no diventava troppo lungo e vi avrebbe stufato, lo incontrerete nel prossimo … spero che non vi siate annoiati fino ad adesso, nei prossimi capitoli succederanno dei “piccoli” casini XD e a quanto pare Eri sta ancora nascondendo qualcosa.
Spero che non ci siano troppi errori, ho riletto più volto il testo ma ad un certo punto sono andata avanti come un automa e non vedevo più frasi storpiate. Se avessi scritto troppi strafalcioni, chiedo scusa – si inchina umilmente- e rimedierò.
Ringrazio tantissimo le persone che leggono questa ff e che l’hanno messa tra le seguite, le ricordate e le preferite. Ne approfitto per ringraziare
Fjorleife Titty89, non lo sanno ma le loro recensioni mi hanno dato lo sprint giusto per continuare ad aggiornare e mi hanno aiutato non poco :3 .
Un bacione e un abbraccio a tutti coloro che stanno leggendo la storia, grazie mille! ;)
Sherry21.

 
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