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Autore: Khayla    19/03/2013    3 recensioni
Ero una ragazza normale. Normalissima, assolutamente.
Questo finché un alieno non ha deciso di usarmi per la sua vendetta personale.
E' assolutamente squilibrato. E io sono sola con lui. La cosa potrebbe andare peggio?
Mi sorrise. Un sorriso così smagliante, così splendente... Assolutamente luminoso.
Lo faceva sembrare ancora più psicopatico.
Andai in iperventilazione.

Sì, potrebbe andare peggio. Mi sto innamorando del mio rapitore.
Non si chiama sindrome di Stoccolma?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - 11, Master - Simm, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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 Capitolo 2 – Psicologo cercasi
 

Giovedì 10 Gennaio 2013, ore 4 e 23
 
Tic. Tac.
Tic. Tac.
Tic. Tac.
Ma, miseriaccia, perché un orologio deve fare tutto questo rumore? Mi chiesi, irritata. Il ticchettio non giovava certo al mio pulsante mal di testa, e ogni volta che la lancetta scattava – ovvero ogni secondo – una fitta risaliva lungo la mia spina dorsale e arrivava al cervello annebbiato.
Rimasi con gli occhi spalancati per qualche secondo, fissando il soffitto.
Poi, di colpo, mi resi conto che quello non era il mio soffitto, chequello su cui ero distesa non era il mio letto, che non mi trovavo nella mia stanza.
E, soprattutto, nella suddetta stanza faceva troppo caldo.
Annaspai.
Ahhh! Soffoco, soffoco! Aria!
Dimentica per un secondo del mio mal di testa, mi alzai e schizzai verso la prima finestra disponibile che riuscii a trovare. La aprii. Aspirai l’aria fresca della notte. E mi sentii subito meglio.
Siano benedette le notti gelide.
Nella camera d’hotel risuono una mezza risata.
Be’, non era propriamente una risata. Era più una risatina. Del tipo che si mascherano con i colpi di tosse. Comunque, anche se non avevo idea di chi fosse il mio coinquilino, ero sicura di una cosa.
Il tizio che avevo sentito ridere era completamente folle. Altro che mezza risata sottovoce, una risata satanica alla “cattivo dei cartoni”, quella sì che gli sarebbe venuto bene.
Mi girai.
Okay. Okay, okay, okay. Mantenere la calma. Non c’è assolutamente niente di cui preoccuparsi. Che ti importa se il presunto pazzo furioso fuggito da un manicomio che hai davanti sembra un reduce di guerra, con tanto di occhi infossati, sguardo da lupo affamato, vestiti strappati e sta … Lavorando a una … Macchina fantascientifica?
Mi fissò, una scintilla che animava gli occhi da predatore.
Calma e sangue freddo. Chi sarà mai? Evidentemente …
… Adesso che ci penso, però, somiglia ad Harold Saxon, quel ministro inglese che poi è misteriosamente scomparso.
Ma no, mi sto immaginando tutto. Dev’essere la paura.
Continuava a fissarmi.
Feci qualche passo indietro.
Ancora mi guardava, sprofondai in quegli occhi, così scuri, così profondi, pieni di follia, di odio, di …
Terrorizzata, mi voltai e scappai a gambe levate.
O almeno, ci provai. Mi fiondai contro la porta, ma non appena la toccai venni sbalzata indietro da una specie di … bolla azzurrina?
“O, inutile provare a passare da lì.” Avrebbe avuto una bellissima voce, se non fosse stata così … Be’, folle. L’uomo diede si diede un colpetto al polso, dove al posto dell’orologio portava un altro, misterioso congegno, che lampeggiava di luce blu “Ho messo un campo di forza.”
Campo di forza.
“In quanto alla finestra … Lì non c’è nulla, ma siamo al quarto piano, non penso che ti convenga provare a saltare.” Inclinò la testa di lato, come un bambino curioso “Qual è il tuo nome?”
Fu a quel punto che mi si sbloccarono le corde vocali. Va bene lo shock e tutto, ma ero sempre Bianca, no? La ragazza che rispondeva sempre con commenti pungenti qualsiasi domanda vagamente stupida che la gente aveva la sfortuna di farmi.
“Mio Dio, mi hai dato una botta in testa, rapita, segregata e non ti è venuto in mente di chiedere il mio nome in giro?! Che idiozia.” Sibilai. Sembravo un gatto: schiena inarcata, coda dritta e soffio felino.
Anche se non avevo la coda.
Gli occhi dell’uomo scintillarono, e gli spuntò un sorrisetto divertito in un angolo della bocca “Avevo bisogno di te, non del tuo nome.”
“Comunque sei stato terribilmente scortese. E, di grazia, avresti bisogno di me per cosa, esattamente?”
A quel punto rise apertamente “Be’, permettimi di rimediare alla mia terribile dimenticanza dicendomi come ti chiami, se ci tieni tanto.”
Lo guardai in cagnesco “Bianca.” Mugugnai “Gradirei sapere con chi sto parlando, se non ti dispiace.”
Il mio interlocutore diventò di colpo serio “Non ho mai rivelato il mio nome a nessuno, non aspettarti che lo venga a dire a te, terrestre.”
Terrestre? Ebbi un brivido freddo Questo qui è matto di sicuro. “Dovrò pur chiamarti in un qualche modo.”
“Puoi rivolgerti a me con il nome di Maestro. Oppure Master, se preferisci, fa lo stesso. Le vostre lingue sono talmente simili …”
Master. Tirai fuori dal cassettino mentale il vocabolario di inglese Padrone?
Esitai “Comunque non hai risposto alla mia prima domanda.”
Sbuffò “Oh, be’, tanto vale. Ho bisogno di un ostaggio. Devo vendicarmi di una persona, e questa persona non è il tipo che si fa fermare da me. Ma la musica cambia se uno di voi umani è in pericolo.”
Gelo. Assoluto.
Oddio, questo non è un folle, è un pazzo furioso.
“Francamente” continuò il Master “l’attaccatura che il Dottore prova per la vostra razza ha un che di malsano. Non riesce a smettere di salvare la vostra esistenza, e siete soltanto degli umanoidi neanche troppo evoluti, come centinaia di altri nell’universo.”
Allibita e terrorizzata, mi sedetti sul bordo del letto. Stava parlando come un alieno, di vendetta, ed era anche un tantino razzista, se mi permettete. Aveva mantenuto quel tono assurdamente cortese per tutto il tempo, ma la scintilla di follia omicida era sempre rimasta nei suoi occhi, occhi da lupo.
Penso che qui abbiamo urgente bisogno di uno psicologo.

Note dell'autrice della scribacchina


Okay, okay, lo so, sono in ritardissimo, ma sono state due settimane di merda difficili. Quindi cercate di capire.
Sì, il Master è puccio *.* Oppure sono solo io che lo vedo puccio?
Sei soltanto tu che lo vedi puccio.
Bah... Be', mi sono accorta di non avervi detto una cosa importante. Come ogni what if che si rispetti, la trama della serie tv aveva bisogno di essere un po' riaggiustata. La timeline del Dottore è identica fino all'inizio della quinta stagione, da lì in poi è completamente stravolta. Incontra Amy e Rory, che viaggiano con lui, ma non ha alcun problema di crepe varie (per cui Amy ha dall'inizio i suoi genitori, ma non una fessura temporale nella stanza della sua camera da letto, quindi il Dottore va a riprenderla dopo i famosi cinque minuti/tredici anni e se la porta semplicemente dietro, prigioniero zero nada). Finora è stato tranquillo, relativamente, ed è andato a trovare lui River in prigione, in quanto con gli Angeli Piangenti non ci sono stati problemi.
Finora, per lui è stata una pacchia. Vediamo cosa gli combinerà il Maestro...


  
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