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Autore: Poppodaja    19/03/2013    2 recensioni
Le rovine della città di Darta si ergono cupe e silenti nella Palude. Indisturbate, dormono e si sgretolano al passare lento delle stagioni. Sarà una giovane archeologa, Lorena Burn, a scavare nelle viscere della terra e a risvegliare i segreti che nasconde.
Sarà lei, in una notte, a portare la disfatta in un epoca di pace. Sarà lei, in un momento, a distruggere quanto di buono era stato creato. Sarà lei, in principio, ma verranno altri, perché quanto c'è di malvagio a questo mondo è piacere zuccherino sul palato di mosche fameliche.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Secondo

< < Mi ricordo signorina > >

Lorena rischiò per l'ennesima volta di finire inzaccherata nella Palude.
La passerella di marcescenti assi di legno traballava sinistramente ad ogni passo della numerosa comitiva dei passeggeri.
Il gracidare delle rane era acuto e si mescolava al ronzio fastidioso di migliaia, forse milioni di insetti.
Il sole era ormai alto nel cielo a Est e le esalazioni putride della Palude iniziavano a sollevarsi mentre la nebbiolina si diradava.
Erano in cammino da parecchi minuti, ma la fitta barriera di alberi che delimitava il confine tra la Palude e l'isola sembrava ancora lontana davanti a loro.
Tutt'intorno Lorena poteva vedere pozze di acqua lucente, che si stendevano come lamine di metallo sotto il sole. Ciuffi di erbetta verde spuntavano tra grovigli impastati di alghe e tutt'attorno era mare.
-Spero vivamente che il Campo sia maggiormente curato- una vocetta stridula di donna sovrastò i vivi rumori della palude.
Lorena si volse cautamente e identificò senza sforzi la fonte del petulante gracidio.
Un'anziana donna arrancava alle sue spalle, sorreggendosi ad un esile bastone da passeggio. Aveva il viso rugoso e cadente, coperto all'eccesso di cipria, sul quale si apriva come un taglio obliquo la bocca, imporporata da un abbagliante rossetto.
La donna si accorse dello sguardo di Lorena e vi si aggrappò come ad un ancora di salvezza. Guizzò in avanti con agilità impressionante e si insinuò senza difficoltà nell'angusto spazio rimasto sulla passerella.
Lorena sorrise educatamente prima di voltare con noncuranza il viso dall'altra parte.
Cercò di fingersi interessata al panorama dorato e bronzeo del mare che abbracciava la palude e difatti avrebbe potuto benissimo rimanerne estasiata se non avesse avuto la mente impegnata nel tentativo di non cadere nell'acquitrino. Non la si poteva definire una persona atletica ma, per quanto la riguardava, non aveva mai dovuto svalicare monti o attraversare paludi. Fino ad allora almeno.
-Ci conosciamo?- la voce stridula dell'anziana ruppe di nuovo il silenzio.
Parlava in un tono decisamente troppo elevato, forse per sordità o forse semplicemente per abitudine.
Lorena si vergognò immediatamente di averla al fianco. Ci teneva alla sua reputazione.
-Ci hanno presentate- si decise tuttavia a rispondere, aprendosi in un sorrisino -la scorsa mattina-.
L'anziana riprese a parlare con lo stesso tono stridulo di prima. -Oh certo, ricordo, ricordo bene. Io ricordo tutto sa? Ricordo quando è nata mia figlia, che bella bambina era! Sa, signorina? Tutta sua madre! E ricordo anche il suo matrimonio. Che bel matrimonio! Sa? Anche il mio è stato veramente bello! Si fidi signorina! E poi quando è nato mio nipote, che emozione signorina, che emozione! E' tanto un bravo ragazzo, ha solo quel piccolo…ma che dico piccolo signorina! Insignificante è il termine giusto! E' tanto un bravo ragazzo e bello anche, se lo vedesse signorina! Ma tanto è qui, sa? Glielo presento se vuole, è tanto solo per colpa di quel…ma non è nulla! E' tanto un bel ragazzo! Non lo vedo da un po' ma io ricordo tutto! Me lo ricordo com'è bello e com'è bravo signorina! Sa non ha ancora trovato moglie e va per i trenta, ma è tanto un caro ragazzo! Si fidi signorina! Allora, com'ha detto di chiamarsi?-
Lorena non rispose subito, non ne ebbe la forza. Era combattuta tra il desiderio di sprofondare nella palude e sottrarsi agli sguardi e ai commenti poco educati di tutti i passeggeri che si erano zittiti all'udire il monologo dell'anziana, e la pena che in fondo l'anziana le faceva. Doveva essere molto sola se aveva una così gran voglia di confidarsi, o semplicemente solo chiacchierona.
-Lorena Burn- si presentò la ragazza educatamente, a bassa voce, come se così facendo potesse implicitamente condizionare l'anziana ad imitarla nella discrezione.
Continuava a guardare davanti a se, bramando la fine di quella passerella traballante che l'avrebbe liberata anche dalla vicinanza della donnina fastidiosa.
-Oh è un piacere carissima! Non credo ci abbiano mai presentate- riprese dal canto suo la vecchia signora e Lorena desistette immediatamente dall'istintiva intenzione di correggerla. Non voleva dare adito a nuovi spunti di conversazione.
-Sono Tyna Opule, è un piacere, ma mi chiami Tyna! Possiamo darci del tu, siamo amiche, non facciamo cerimonie- gracchiò come se il brusio della comitiva non stesse inveendo contro la sua mancanza di posatezza.
Un paio di rane si gettarono nella Palude, spaventate. Lorena pensò che persino gli insetti stessero fuggendo dalla minaccia di quella petulante bocca troppo truccata, sempre pronta ad inghiottire aria.
Il silenzio tra le due durò un istante appena, subito fu riempito dalla voce della signora Opule.
-Allora, sei sposata?- domandò con fare avido, abbrancando il braccio destro della ragazza e annodandolo al suo con rudezza.
Lorena si sentì avvampare al pensiero di come dovesse apparire la scena agli occhi dei rispettabili compagni di viaggio.
-No- rispose lei sommessamente.
-Sei promessa?- fu la successiva domanda.
Lorena si volse con fare circospetto alle spalle, le parve che un paio di pettegole fosse in ascolto e per pudore non rispose.
-Dovremmo esserci quasi- constatò invece, tentando, per quanto la stretta della signora Opule lo rendesse possibile, di prendere le distanze da lei.
-Oh si, sarà davvero un'avventura non credi?- si emozionò la donna e negli occhi cerulei le guizzò un lampo di eccitazione -alla mia età chi avrebbe creduto che potessi viverne ancora di emozioni! Ho quasi settantotto anni sa? Ma ricordo ancora tutto! Mi ricordo quando è morto mio marito, buon anima, ero una giovane donna! E mi ricordo quando si è sposata mia figlia! E mio nipote, oh sapesse che bel giovane! Se non fosse per quel piccolo…ma che dico piccolo…-
Lorena la lasciò blaterare indisturbata. Mentre l'anziana ripeteva il suo monologo da capo, si concesse di osservare il mutamento nel panorama.
La cortina di alberi dalle chiome a ventaglio era ormai prossima e li sovrastava.
Lunghe liane verdastre pendevano dai rami e rimanevano incastrate nel pantano, mescolandosi alle radici flessuose che spuntavano tra le pozze.
L'acqua andava via via prosciugandosi mentre il terreno pareva farsi di una consistenza più solida.
In pochi passi sarebbero scesi dalla passerella.
Uno strattone energico al braccio la richiamò alla realtà.
-Chiedevo signorina, sei sposata?- domandò gridando la signora.
Lorena scosse il capo in silenzio, sospirando.
-E sei promessa?- incalzò Tyna. Non pareva rendersi conto di quanto fosse restia la sua interlocutrice ad una qualunque forma di dialogo.
-No- si decise a rispondere Lorena, abbassando la voce per quanto le fosse possibile. Non andava fiera di non aver ricevuto ancora proposte, seppure non fosse ancora sulla soglia del pericolo. Era presto per definirla una zitella.
-Fantastico!- trillò la donna, rinvigorita dalla notizia, sembrò persino camminare meno curva. Sollevò il bastone davanti a se, indicando gli alberi.
-C'è mio nipote qui, te lo presento. E' proprio un caro ragazzo. E' tanto solo!-
Lorena si sforzò di sorridere.
Finalmente la passerella lasciò il posto ad un sentiero di terriccio umido ma compatto che si insinuava tra la bassa vegetazione.
L'umidità iniziava a farsi pesante e la temperatura primaverile pareva più alta della media di stagione.
La comitiva poté riunirsi in gruppetti, non più costretta a camminare nella strettoia della passerella.
Lorena intercettò la divisa verde oliva del capitano in seconda, che guidava la compagnia, affiancato dall'alta e dinoccolata figura di Uiben.
-Signor Rover!- il gracchio della signora Opule risuonò e un paio di uccelli si alzarono in volo, spaventati.
L'uomo si volse sorridendo e lisciandosi i baffoni.
-Signora Opule! Avete bisogno di riposo? Il cammino vi avrà stancata-
Lorena trattenne uno sbuffo sardonico.
-Signora- fece eco il saluto di Uiben che si aprì in un grande sorriso alla vista dell'anziana.
-Oh guarda chi c'è! Mi ricordo, mi ricordo chi sei!- l'emozione della donna fece salire di un ottava la sua voce -quando Kive saprà che sei qui!-
Uiben le si avvicinò e le offrì il braccio. Lorena stava già esultando nell'intimo al pensiero di riacquistare la circolazione sanguigna ma la donna rifiutò.
-Ho già un'amica che mi accompagna- lo rassicurò -davvero una gran bella ragazza!-
Lorena arrossì suo malgrado quando lo sguardo plumbeo di Uiben si posò su di lei. Rise stupito.
-Vi conoscete?- domandò l'anziana.
-Dalla nascita- spiegò Uiben, senza smettere di ridere. L'ilarità sembrava una sua esclusiva, perché il Signor Rover lo fissava serio, senza capire.
-Ma non ci conosciamo così bene come si potrebbe pensare- intervenne Lorena, mettendo più di due parole in fila per la prima volta da quando era iniziata la discussione con Tyna.
-Pensavo di presentarle Kive- riprese la Signora Opule senza neppure ascoltarla.
Uiben ridacchiò di nuovo. -Lo temevo- scherzò.
-Oh che vuoi dire! Kive è un così bello e bravo ragazzo! Lo neghi? Si fa spedire sempre i tuo bei quadri! Che ingrato ragazzo!- l'anziana sembrava piccata.
Uiben le si accostò affettuosamente, così alto al fianco di lei, così grinzosa e curva. -Sapete che lo ammiro molto- la rassicurò.
Lorena non riusciva a credere alle proprie orecchie e ai propri occhi. Uiben sembrava sinceramente animato da affetto mentre pronunciava quelle parole. Possibile che un superficiale come lui, un arrogante, potesse avere un cuore?
Lorena ne dubitava, ancora irritata com'era per la disputa del ritratto.
Tyna sorrise e si rivolse al capitano, lanciandosi in un animata discussione sui ricordi che aveva di un viaggio in mare fatto da bambina.
Lorena si sentì trascinare rudemente per un braccio. Assistette imbronciata a tutto il monologo dell'anziana mentre il signor Rover gettava un "si" e un "mmm" ogni tanto, con fare perplesso.
Lorena non aveva la forza ne la volontà di corrergli in soccorso intromettendosi ma gli fu grato quando quello trovò il coraggio di dire -sarebbe ora di ripartire-
La signora Opule si zittì suo malgrado e riprese il cammino, tirandosi dietro la sua nuova amica.
La comitiva, ristorata dalla breve pausa, chiacchierava e rideva alle loro spalle. Non prestavano più attenzione ne a Lorena ne all'inopportuna vecchietta.
Quella continuò a chiacchierare per la mezz'ora successiva, rievocando ricordi ed elogiando il fantomatico nipote, sminuendone quel "piccolo, ma che dico piccolo" difetto.
Lorena represse l'ennesimo sbadiglio quando finalmente gli alberi si diradarono.
Moncherini di tronchi delimitavano una radura artificiale, ingombra di tende e tendoni di tela marrone. Al centro dell'ambiente una falce di luce solare illuminava un grande braciere acceso, sul quale sfrigolava un invitante colazione di uova e carne.
-Bene signori, benvenuti al Campo Base!- annunciò il Signor Rover, fermandosi e abbracciando con lo sguardo la popolazione di uomini in maniche di camicia che popolavano il campo.
Quelli avevano smesso per un attimo di trasportare casse e spaccare legna e si erano voltati a guardare. Alcuni salutarono i conoscenti che finalmente si erano riuniti a loro dopo mesi dall'inizio della colonizzazione dell'isola. Altri si scambiarono qualche commento e ripresero a lavorare.
Un uomo si staccò dal gruppo di barbuti personaggi che si accapigliavano accanto ad un tavolino posto all'esterno di una delle tende più vicine.
Era di corporatura media, estremamente abbronzato. Lunghe ciocche di capelli scuri sfuggivano al codino e gli incorniciavano il viso squadrato.
-Il gruppo di scavi e il pittore con me- annunciò secco, indicando la tenda da cui si era appena allontanato.
-Gli altri non hanno niente da fare qui, portateli via- con queste ultime parole, diede loro le spalle e si allontanò.
Lorena rimase interdetta. Si chiese se esistesse ancora una persona a conoscenza delle buone maniere. Ma d'altronde era felice di potersi separare dall'anziana anche se non si sarebbe stupita nel vederla prendere parte agli scavi.
-Andiamo in città cara, ti presenterò mio nipote! E' un ragazzo…- fece per dire la signora, ma Lorena la zittì con un forzato sorriso.
-Devo restare signora, faccio parte del gruppo di scavi- spiegò.
La presa sul suo braccio non accennava a diminuire. -Ma verrete! Siete invitata a cena mia cara. Dovete venire a conoscere il mio Kive!-
-Non stasera signora, verrò appena mi sarà possibile- promise, impaziente di liberarsi dell'anziana.
-Verrà- si intromise Uiben, spuntando dalla folla con la sua chioma arruffata e gli occhi ridenti -la porterò io, non preoccuparti. Ora vai, o ti lasceranno indietro-.
La signora Opule parve fidarsi abbastanza di Uiben da lasciare la presa.
Si raccomandò di nuovo perché la ragazza venisse e finalmente si decise ad allontanarsi con il resto della comitiva di civili.
Lorena sospirò e si massaggiò le tempie.
-E' una cara signora in fondo, proprio una cara signora- scherzò Uiben, rifacendo il verso alla donna. Riuscì a strappare persino un sorriso a Lorena.
-Andiamo- le disse poi e i due si unirono ad un esiguo gruppetto di altre cinque o sei persone verso la tenda che era stata loro indicata.

  
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