“E poi più nulla”
E dopo, dopo l’aggressione che successe? Beh il resto è leggenda: alcuni dicono che sono svenuta, altri che mi si sono girate le pupille e ho iniziato ad urlare. Alcuni, quelli dalla versione più sconvolgente, mi hanno raccontato di avermi visto sussurrare il nome dei miei genitori carezzando la mia bambola, poi dopo alcuni secondi di trance inizia a strapparle il capo facendo volare l’imbottitura ovunque. Mentre gridavo queste parole “Mi avete abbandonato, mi avete abbandonato, mi avete abbandonato” e svenni con le lacrime agli occhi.
Presi da parte un testimone alla scena, avevo solo cinque anni ma ero maturata perfettamente:
“-Ciao, quanti anni hai?- chiesi
-Sette- rispose il ragazzo, iniziò a guardarsi intorno come si fa quando si vuole trovare una scusa per andarsene.
-Non scappare, hai paura di me?
Annui..
-Hai visto? Raccontami
-Si, ok ho visto. Ho visto te iniziare a smattare sussurrando i nomi di quelle persone, e poi.. poi hai ridotto quella povera bambola in pezzi. Volevi molto bene a quel bambolotto ma mentre la distruggevi ringhiavi e ci sputavi. Dopo hai alzato lo sguardo verso di me che ero affacciato alla finestra e, te lo giuro, mi è arrivato come un’ artigliata nella pancia ed è comparso uno sgraffio.
-Non ci credo.
E mi mostrò tre strisce rosse parallele che avevano da poco iniziato a cicatrizzarsi!”
Ma la mia vita è continuata è basta, emarginata, sola e considerata strana. Con l’unica differenza che ero sola. La mia unica amica, reale o immaginaria che fosse, aveva tentato di uccidermi, la mia bambola era distrutta e non avevo una famiglia.
Andò tutto a rotoli per altri dieci anni. Comparirono altri mostri dentro di me che mi torturavano l’esistenza, ero sempre una solitaria e non avevo ancora una famiglia.
In più si era presentato il nuovo periodo traumatico che ho chiamato “Le persone che i miei mostri hanno ucciso”. Quattro coppie spinsi al suicidio, io o i miei demoni.
E andò tutto di merda finché non comparve lui, il più terribile dei mostri. Il più spaventoso, lurido, orrido, perverso dei mostri. Finché non entrò nella mia vita, strappando con prepotenza quel briciolo di lucidità che ancora mi rimaneva. Ma, ecco, appena lo vidi seppi.
Seppi di me e lui, seppi del nostro amore e dell’antica profezia che ancora spira. Della promessa che fecero i miei genitori per proteggermi ma che non funzionò. Perché se sono ancora sana e salva è solo grazie ad una cosa: l’amore.
25 Dicembre 2000
Lo sento, so che è arrivato.Lo aspetto da settimane ma per la terza volta lui è qui. Non mi ha parlato, perciò non mi sono arrischiata a farlo io. Mi ha soltanto guardata con intenzione famelica. Scorgevo soltanto i suoi verdi occhi perché il resto era nascosto da veli d’ombra. Mi è stato annunciato come il mio peggior incubo, ma il suo sguardo è diventato una droga per me.
Mi rincuora, spaventa, bastona, appaga.. Mi eccita.
Mi sento bene? Lo detesto. Il senso di insicurezza che mi si intrufola dentro quando c’è lui è insopportabile. Ma ancora peggio è vivere senza di lui!
Mi giro e la prima cosa che vedo sono i suoi occhi, li fisso a bocca aperta quando un ghigno divertito compare tra il buio:
-Li trovi così tanto belli, i miei occhi?- chiede l’essere ghignante. Ha una voce roca e leggermente spaventosa. Ho sempre odiato i demoni dentro di me, eppure lui..
-Sì, a dire il vero..- sussurro
-Qual è il tuo nome?
-Lisa, il tuo?
-Lucifer
-Lucifer come Lucifero?
-Sì
Per pochi minuti me ne sto in silenzio, impietrita, immensamente consapevole di avere davanti il sorriso e gli occhi del peggior angelo del paradiso. Ho convissuto con mostri della peggior specie ma un diavolo mai!
Muove un passo verso di me…
-La cosa ti spaventa?