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Autore: Debbymaiar    19/03/2013    0 recensioni
Amanda è una bambina che un giorno riceve una misteriosa pietra dal migliore amico del padre, che è morto da tempo. Scoprirà che quella pietra è molto di più di ciò che appare e che una strana organizzazione rapisce bambini "speciali" per un oscuro progetto, la stessa organizzazione per cui lavorava suo padre...
Genere: Dark, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Amanda ridacchiò Devo dire che il suo italiano è migliorato chiuse il bigliettinoPortare sfortuna, ma dai.
Toccò la superficie dell’oggetto: era liscia ,gelida come una lama. Quando la sfiorò, un tremito, simile a una piccola scossa, percosse la sua pelle. Ritrasse la mano e la guardò: non era successo niente. Mosse le dita, niente.Me lo sarò sognato.
La toccò di nuovo e percepì lo stesso tremito. Allontanò la mano e scosse la testa.
Sarà l’effetto del tuo battito cardiaco.
La porta della sua cameretta si aprì e Amanda si voltò: sua madre era sulla soglia, i capelli biondi e secchi raccolti in malo modo, il volto pallido, segnato da due profonde occhiaie.  
Mostrò la pietra a sua madre«Guarda cos ami ha mandato Thomas: dice che è una pietra speciale!».
«Posso tenerla?».
Amanda gliela posò tra le mani.
«Sembra stata lavorata…così liscia».
«Thomas mi ha scritto che se la perderò avrò un mese sfortunato».
«Forse è una pietra maledetta e lui voleva sbarazzarsene, ma poteva farlo solo tramite donazione» disse sua madre con un sorrisetto.
Amanda corrugò la fronte.«Dai, mamma, lo sai che non mi piacciono queste storie».
«Tranquilla, stavo solo scherzando. Certo che sei suscettibile».
Il sorriso della mamma si spense, mentre i suoi occhi verdi si posarono sulla pietra.
«Mamma, che c’è?».
Scosse la testa e alzò le spalle.«Niente…Thomas è stato gentili a farti questo regalo, anche se devo ammettere che è davvero strano. Se ci fosse stato ancora tuo padre credo che se ne sarebbe subito innamorato: amava gli oggetti con qualche storia esoterica».
Già, suo padre. Amanda abbassò lo sguardo. Se ci fosse ancora stato, la prima cosa che avrebbe fatto era quella di studiare l’oggetto e tempestare di domande il povero Thomas.
Gli occhi della madre s’inumidirono. Amanda le posò una mano sulla spalla.« Mamma…».
L’altra si girò e mostrò un breve sorriso.« Su, ormai dobbiamo andare avanti. Magari questa pietra ci porterà fortuna, eh?».
Non prendermi in giro : è evidente che stai cercando di trattenere le lacrime.
Amanda annuì e si fece restituire la pietra.
«Potresti metterla sulla tua scrivania, vicino al computer, che ne dici?».
«Sì, ottima idea! Ci vuole soltanto qualcosa che la faccia tenere dritta».
La madre si passò una mano per sistemare la ciocca di capelli che era scesa dalla fronte.
«Sai mamma, dovresti ricominciare a truccarti, dopotutto sei ancora giovane».
L’altra sospirò.«Hai ragione Amanda, ho talmente tanti pensieri in testa che ho perso qualsiasi interesse per il mio aspetto».
«Allora prenditi una vacanza, faccio io le pulizie al posto tuo».
Le accarezzò una guancia.«Oh, ma come sei gentile…come va con la ricerca di storia?».
Amanda sbuffò.«Mamma, è la decima volta che ti ripeto che ho tempo per farla! La ricerca finisce il 29 Aprile e siamo solo al 5! Rilassati».
L’altra si portò l’indice sul mento.« Oh cavolo, ho la testa per aria e me ne dimentico sempre!».
«Ecco perché hai bisogno di una vacanza».
La mamma piegò le labbra e rise, anche Amanda rispose con un piccolo sorriso, una breve incrinatura della bocca. Per le, quando sua madre era felice, era come vedere il cielo azzurro  e senza nuvole.

Amanda, seduta su un banco, fissava il cortile dalla finestra: gli alberi verdi dondolavano con dolcezza alle carezze del vento, mentre attorno al piccolo campetto da calcio erano spuntate le margherite e i fiordaliso.  «Allora, come mai sei pensierosa?»chiese una bambina cicciottella, con due trecce castane e una felpa rossa che la faceva sembrare più grossa.
«Niente, Anna, pensavo…».
«Sì, ma a cosa?».
«A quello che è successo ieri: il migliore amico di mio padre mi ha regalato una pietra grande come un uovo di struzzo, però è strana».
Le fece cenno di avvicinarsi e le sussurrò.«Quella pietra da i tremiti se la tocchi».
«Forse e troppo fredda…» rispose con calma l’amica, mentre si sistemava gli occhiali.
«Non lo so, però mi sento legata, non posso fare a meno di toccarla e guardarla».
Delle risate, si voltarono:cinque bambini le fissavano e si scambiavano strani sguardi, ridacchiando.
«Ma che vogliono quelli?» mormorò Amanda, mordendosi un labbro.
«Lascia stare, sono scemi» rispose Anna.
Amanda non smise di guardarli; li conosceva tutti: Enrico Colla, seduto al banco davanti, Alessandro Nizzi, il suo migliore amico, Wiliam Marchello, il loro “capo” e compagno della sfortunata Anna Rolle, e i gemelli Alex e Ivan Li calzi.
«Come fai a sopportarlo, intendo Willy il “coyote”».
Anna scollò le spalle e alzò gli occhi al soffitto«Beh, forse perché ho intenzione a fine dell’anno scolastico di dargli un bel pugno».
Amanda rise.Quel ragazzo ha bisogno di una bella dritta, altrimenti diventerà un mascalzone.
«Secondo me sono…come si dice…lesbiche». Amanda sgranò gli occhi e con l’udito provò a capire da dove fosse venuta quell’ignobile frase.
«S’, insomma…sono sempre appiccicate».  Quelle parole  provenivano dal gruppetto, ma non sapeva da quale cesso di bocca fossero uscite. Digrignò i denti.
 Enrico Colla si voltò nella sua direzione e sbiancò davanti al suo sguardo, si voltò dall’altra parte.
Amanda sorrise. Devo averlo proprio spaventato per bene
 La campanella suonò e i bambini si misero dietro i banchi di scuola, mentre la maestra entrò in classe.

Clara sbadigliò, mentre dall’altra parte della tavola Harry Ackerman illustrava il problema agli altri quattro membri soci della RedMoon Corporation : gli Hawke, il clan del Canada, El Aguila Imperial del Brasile,  Los Perros del Messico  e i BloodLust del Maine, mentre lei apparteneva al Clan più potente: i New Dawn dell’Alaska.
«Penso che dovrammo spostare la fabbrica di cloni in Norvegia, vicino all’osservatorio astronomico, in modo da depistare i membri dell’OAV con false prove e condurli in Cile» concluse Ackerman.
«Ma la Norvegia non è un po’ troppo vicina alla Sede?» chiese Pablo Prado, “ambasciatore” dei Los Perros.
«Già, ma loro non si aspettano certo che noi operiamo sotto il loro naso».
«E se la spostassimo a Serov, in Russia?» domandò Malcom Hawker, vicedirettore dei Bloodlust.
«Troppo rischioso» tagliò Clara« Stanno indagando  sulle tracce di un antico edificio muviano che si trova nella zona, io opterei in Irlanda, nell’ex laboratorio sperimentale del Clan di Dublino».
«Sì, potrebbe essere una buona idea, speriamo solo che il Saint Patrik’s cross accettino » disse Ackerman, chinando il capo.
«Oh, certo che accetteranno. Nessuno vuole mettersi contro i New Dawn» rispose Clara con un sorriso«Comunque, signori, devo comunicarvi una notizia abbastanza spiazzante: abbiamo trovato un testo scritto dalla veggente Sibilla Zampieri che potrebbe indicarci dove si trova il Frutto».
Tutti i presenti sgranarono gli occhi.
 
Un camioncino percorreva la strada verso il paese di Santa Chiara di Cascata, perso tra le colline toscane sotto un cielo senza stelle. Le piccole luci della strada illuminavano il tragitto tortuoso.
Le piante strisciavano  fuori dai bordi come per afferrare il veicolo e trascinarlo con sé nel buio, ma l’asfalto impediva loro di estendersi oltre il bordo della via.
Marco Righello, il guidatore, fischiettava tranquillo e alzò il volume della radio.
 
When I was just a little girl
I asked my mother what will I be
Will I be pretty
Will I be rich

Here's what she said to me
Que sera sera
Whatever will be will be
The future's not ours to see
Que sera sera

 
«Que sera, sera» canticchiò. Posò gli occhi sul retrovisore che rifletteva l’immagine del suo cane,Max, con le zampe sul muso. Il mastino borbottò e alzò un orecchio.
«Dai Max, manca poco al paese, resisti ancora un po’ e ti prego, non vomitare sul sedile».
Max guaì.
Marco sorrise, comprensivo.« Sì, lo so, vedrai che non dovrai sorbire più le curve, te lo prometto».
Il  cane agitò la coda.
«Speriamo che in quel dannato paese troviamo qualche bambino ESP, altrimenti sarò umiliato davanti ai miei colleghi».
Max guaì e alzò il muso: tra gli strati penzolanti di pelliccia nera, c’erano due occhioni rossi.
Marco allungò una mano e gli accarezzò la testa. «Su, tranquillo, sono sicuro che oggi troveremo qualcosa, me lo sento».
Il mastino gli leccò una mano ed abbaiò.
  
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