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Autore: theyremydirection    19/03/2013    6 recensioni
Non avrei mai pensato che qualcuno avrebbe potuto farmi sentire in quel modo.
Ma soprattutto non avrei mai pensato che sarebbe stato lui.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’aereo si fermò bruscamente sulla pista. Il sole di mezzogiorno batteva forte sul finestrino. Presi le mie cose, abbassai gli occhiali da sole sugli occhi e seguii la folla che pian piano stava scendendo. Ritirai i bagagli, chiamai un taxi. Quando finalmente ne trovai uno libero, comunicai all’autista l’indirizzo, quindi poggiai la testa sul sedile, stremata. Ormai era fatta, finalmente ero a Londra.

“Sei sicura?” mi aveva chiesto mia madre. “E’ una decisione difficile, non vuoi pensarci ancora un po’?”
“No, mamma. Ormai ho diciotto anni, e tu lo sai che da sempre il mio sogno è trasferirmi a Londra: voglio studiare lì per l’ultimo anno delle superiori”
Mia mamma mi aveva guardato a lungo, quindi si era lasciata cadere sulla sedia, rassegnata.
“Sai già dove starai?”
“Ho parlato con Susanne, mi ha detto che al college offrono delle camere per gli studenti, potrà stare lì” si era intromesso mio padre.
“Susanne, tua sorella? Ma, Oliver… cosa centra lei?”
“Si è trasferita recentemente a Londra, e le ho chiesto di prendere informazioni per Allison”
Mi ero girata, sorridendogli. Papà era originario dell’Inghilterra, precisamente del Chesire. Per l’università si era  trasferito a Londra, dove aveva studiato architettura. Per lavoro poi era venuto in Italia, aveva incontrato mamma, e, come mi raccontano loro, era stato stato colpo di fulmine e lui aveva deciso di traferirsi lì solo per lei. Ogni volta che mi raccontava della sua giovinezza nella grande capitale inglese, gli si illuminavano gli occhi, ed era stato proprio grazie a lui che era nato il mio sogno di vivere nel Regno Unito. E perciò sosteneva la mia scelta: mi capiva.
“Uhm, capisco…” mamma si era girata di nuovo verso di me. “Allora, devo dedurre che ormai non posso fare più nulla per convincerti”
Avevo scosso la testa.                          
“Dai Laura, Alli è grande e sa prendere le sue decisioni” papà le si era avvicinato e le aveva preso la mano. “Dobbiamo lasciarla andare per la sua strada”
“Hai ragione” mamma gli aveva sorriso, quindi mi aveva fatto cenno di avvicinarmi. Ci eravamo stretti tutti e tre in un abbraccio.
“Vi voglio bene” avevo detto in un sussurro.

E adesso, finalmente ero lì. Il mio sogno si stava finalmente realizzando. Sorrisi involontariamente. Arrivammo a destinazione e scesi dal taxi, dopo aver pagato l’autista. Il rumore dell’auto si faceva sempre più lontano mentre con gli occhi esaminavo il palazzo che avevo davanti. Entrai e mi diressi al quinto piano, come mi aveva detto la segretaria della scuola. Bussai alla porta e mi venne ad aprire la mia futura compagna di stanza. Era alta, magra e bionda, con alcune ciocche color miele. I suoi profondi occhi castani risaltavano sotto il mascara e mi accorsi che aveva un minuscolo piercing sul naso che brillava alla luce del sole. Indossava una canotta e pantaloncini, che mettevano in risalto il suo fisico quasi da modella. In confronto, mi sentivo davvero insignificante.
“Ehm… tu saresti?” mi chiese con un inglese perfetto.
“Tu sei Juliet, giusto?” poggiai a terra le valigie.
“Sì…” annuì, squadrandomi dalla testa ai piedi.
“Io sono Allison, Allison Davies. La tua nuova compagna di stanza” le porsi la mano, ma lei mi si gettò addosso, stringendomi in un lungo abbracciò.
“Finalmente! Sai, temevo non arrivassi più” quando si staccò, il suo sguardo sospettoso era scomparso, lasciando spazio ad un enorme sorriso. “Vieni, entra!”
Presi le valigie e le lasciai sul letto libero. Mi guardai attorno. C’erano due letti, un armadio abbastanza grande, bagno, e una scrivania. Mi affacciai alla piccola finestra accanto al mio letto. Si riusciva a vedere anche un tratto del Tamigi. Ce l’avevo davvero fatta. La voce squillante di Juliet mi distolse dai miei pensieri.
“Ti va una gomma?”
“No grazie”
Mi sedetti sul letto e feci un profondo respiro. Si sedette anche lei, di fronte a me.
“Uhm… tu sei italiana, giusto?” mi chiese, mentre l’odore di menta della sua gomma si spargeva nella stanza.
“Esatto”
“E come mai il nome inglese?”
“Mio padre viene dal Chesire”
“Oh, capisco”
“E tu? Di dove sei?”
“Vengo da un paesino del Nord, e, sai com’è, non mi andava di passare tutta la mia vita lì. E così, eccomi qua!”
“Immagino” le feci un sorriso. “E, dimmi, sei da molto qui?”
“Dalla metà del secondo semestre dello scorso anno, quindi non da tantissimo. Frequenterai anche tu l’ultimo anno, giusto?”
“Sì. Forse staremo in qualche corso insieme!”
“Sicuramente!”
Per un po’, ci fu un silenzio imbarazzante, interrotto solo dal suo continuo masticare. Improvvisamente, però, Juliet si girò di nuovo verso di me.
“Senti, so che domani iniziano i corsi, ma stasera io vado in un locale con qualche amica. Che ne dici di venire anche tu con noi? Dai, così inizi a conoscere la vera vita londinese”
Ci pensai un po’, ma non mi feci pregare a lungo. Andai a farmi una lunga doccia, quindi mi preparai. Misi ciò che di più decente avevo in valigia: un vestitino corto, stretto e nero e un paio di decolleté dorate. Misi molto mascara e infilai il cellulare nella pochette dello stesso colore delle scarpe. Prima, però, mandai un sms a mio padre.
Sono arrivata, tutto bene. Ci sentiamo domani sera. Un bacio, Alli xx
Rimisi il cellulare in borsa, mentre Juliet usciva dal bagno. Era davvero bellissima, con un vestitino argentato e scarpe dello stesso colore.
“Allison, sei uno schianto! Farai cadere ai tuoi piedi un sacco di ragazzi stasera!” si avvicinò e mi abbracciò.
Wow, non ci conoscevamo da neanche due ore ed era già così affettuosa. Risi imbarazzata.
“Anche tu stai benissimo, davvero”
“Grazie, ma ora basta con le smancerie, dobbiamo davvero andare”
Prese le chiavi e ci precipitammo fuori dal palazzo, chiamando un taxi. Una volta dentro, Juliet diede l’indirizzo all’autista mentre io leggevo il messaggio di risposta di papà.
Va bene, tesoro, aspettiamo tue notizie. Sii prudente, papà xx
Senza che me ne rendessi conto, eravamo già arrivate davanti al locale. C’era una fila lunghissima e la musica era talmente forte che si sentiva benissimo anche da fuori. Mi misi ad aspettare dietro gli ultimi della fila, ma Juliet mi guardò stranita.
“Cosa fai?”
“Ehm… mi metto in fila, forse?”
“Non dire stupidaggini, ho le mie conoscenze qui!”
Mi prese la mano e mi trascinò davanti al buttafuori, mentre le persone in fila si lamentavano.
“Hei Bob, come va?”
“Juliet!” si diedero un cinque. “Come stai?”
“Davvero bene, e tu?”
“Bene, anche se stasera è davvero dura.” Il suo sguardo cadde poi su di me. “E lei sarebbe?”
“La mia nuova compagna di stanza. Bob, Allison. Allison, Bob”
“Ehm, salve” risposi intimorita, era davvero un uomo enorme.
“Allora, Bob, ci fai entrare?” riprese Juliet.
“Uhm… ok, ma solo per questa volta”
“Va bene, va bene” rispose Juliet, poi si sporse verso il mio orecchio. “Tanto dice sempre così e poi mi lascia entrare ogni volta” sussurrò, ridacchiando.
Bob ci aprì la porta ed ci trovammo nel corridoio che precedeva l’entrata al locale. Prima di entrare, Juliet si girò verso di me.
“Vedrai, ti divertirai alla grande stasera”
 
  
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