Urla del Corpo, Urla del Cuore
In
realtà non conosceva la meta.
Seguiva il
richiamo del suo Master.
Il cuore batteva all’impazzata e i muscoli erano tesi.
Di colpo si fermò.
Quel Lago.
Era stremato.
Troppo giovane per una trasformazione simile.
Troppo debole per mostrare il suo vero aspetto.
Come frantumi di specchio l’aura demoniaca che lo avvolgeva
svanì.
La seta bianca, rossa del suo sangue, danzava col vento.
Danza che permetteva di intravedere il petto niveo.
Il sigillo era ritornato a coprire solo il pettorale
sinistro.
Le scarpe costose non esistevano più.
Aveva solo un vago ricordo delle sue azioni da quando aveva
parlato con Lui.
Lì non c’era nulla.
O meglio, c’era qualcosa.
Un pietra candida.
Quasi feriva gli occhi.
Sembrava normale calcare o marmo, nulla di importate.
Eppure… eppure dentro di lui sapeva che non era
così.
L’unico ostacolo era una distesa di fiori.
Passo dopo passo s’inoltrò nel roseto.
Guardò la pietra.
La sfiorò.
Era levigata…
Troppo perfetta per essere naturale.
Ma solo in certi punti.
Inclinò il volto a destra.
Assottigliò lo sguardo.
Si concentrò.
Le iridi zaffiro divennero cremisi.
I graffi delle rose sembravano essere cosparsi di acido.
Fece dei passi rapidi.
Entrò in acqua.
Lavò le ferite.
Niente.
Bruciore.
Risaliva dai piedi alle caviglie.
Dalle caviglie ai polpacci.
E molto tempo”
Non aveva percepito nessuno avvicinarsi.
Gli occhi tornarono due pozzi di sangue.
I canini e gli artigli fecero nuovamente mostra di sé.
Guardò la figura ammantata di nero.
Sembrava un vecchio.
Emanava una strana aura.
Assottigliò lo sguardo.
La voce bassa e profonda del Vassallo si fece sentire.
Dovresti riposare…”
Poi il buio.
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Ovunque.
Dietro e sotto di lui.
Alle caviglie e ai polsi.
La testa pulsava.
Le gambe bruciavano come il fuoco
dell’inferno.
Gli zaffiri tornarono a vedere.
Dall’ombra
vide uscire un uomo.
Lo mise a fuoco.
Capelli scuri…
Occhi d’argento.
“Ma
quanto siamo selvatici….”
Il corpo non gli rispondeva.
Ma, anche se lo avesse fatto non
sarebbe servito.
Era ammanettato.
Le caviglie, separate, ancorate da
anelli al muro.
Le manette e le cavigliere si
accesero.
L’urlò cessò.
La luce sparì.
“Così
va meglio… vedi… se stai buono queste catene non
ti feriranno.
Sono
catene speciali, sai cucciolo.
Vengono
dal Regno dei Cieli e sono fatte proprio per custodire la feccia
immonda come
te…”
Le
parole briciavano.
Ogni sillaba era un dolore
indescrivibile.
Ma più che un sorriso era un
ghigno.
Lacrime bollenti di fiele e dolore
cominciarono a scorrere.
Le torture.
Le sevizie.
Le violenze.
come
Lui fece con me… e Tu…
Tu
sei… la sua nuova Anima.”
Urla disumane riecheggiarono tra
quelle mura.
Il suo corpo, il suo Io, vennero
straziati.
Lo pregò di salvarlo col cuore.
…Sebastian…
Ad ogni richiamo dalla risposta
mancata un velo calava sui due cieli.
Velo dopo velo, del blu originario,
non rimase che un azzurro sbiadito
Ore di violenze.
Soddisfatto si allontanò dalla sua
vittima.
Dei pantaloni rimase sono l’ombra.
Il viso sporco era immobile con gli
occhi spalancati e vuoti.
Delle righe pallide erano scavate
sulle gote prima rosate.
Solchi delle lacrime versate.
Una bambola rotta.
Tra qualche ora
andremo a fare visita a qualcuno di importante.”
Il Phantomhive restò esattamente come quella bestia angelica
lo aveva lasciato.
Continuava a rivivere ogni singolo istante.
Di tanto in tanto una stilla scendeva sul suo viso.
A dire il vero non si rese conto di nulla.
Era ormai chiuso del suo mondo.
Niente di ciò che accadeva fuori lo toccava più.
Non se ne accorse.
Le
catene e la porta della cella si aprirono.
Non le sentì.
Il
rumore dei passi nei corridoi non giunse alle sue
orecchie.
Non si rese conto di arrivare da Lui.
Ma la bambola non udì nulla.
Non una reazione.
Per troppo aveva urlato inutilmente.
Non lo riconobbe.
Lo fissava, la bambola, ma non lo guardava.
Battito dopo battito si rianimò.
E urlò nel petto del Corvo.
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Salve a tutti... mi rifaccio viva ogni tanto ^^'' Chiedo venia... è un periodaccio.
Detto questo probabilmente *si nasconde* molte persone vorranno linciarmi...
Ricordatevi che ruolo Ciel, è stato un dolore personale farlo violentare fino a farlo ridurre così.
A tal proposito il capitolo sfora leggermente la "regola" delle mille parole... il fatto è che avrebbe dovuto esserci anche la violenza e quindi sarebbero stati due capitoli. Tuttavia, ho deciso di non pubblicare quella parte, in quanto avrei dovuto alzare il rating a rosso... molto profondo.
Il "cherubino", se così volete chiamarlo, non solo violenta il corpo di Ciel, ma anche il suo Io, il suo frammento di anima. Lo spezza e lo ricompone a suo piacimento. Insomma, un qualcosa di parecchio pesante...
Detto questo... beh... chedirechedirechedire
RINGRAZIO DI CUORE chi legge... e resta in silenzio (lo faccio anche io molte volte u.u)
RINGRAZIO chi ha lasciato una parola per dirmi cosa ne pensa e aiutarmi a migliorare...
RINGRAZIO chi ha inserito la storia tra le seguite e le ricordate.
Non vi chiederò recensioni... non serve. Se si vuole dire qualcosa non si può fare a meno di farlo. Per me è così. Forse non vi ho colpito a sufficienza, ma spero che vi piaccia ciò che provo a scrivere almeno un pochino ^^
Bene e ora scappo a nanna alla prossima...
Tsuki