Il
prezzo dell’amore.
Meky rabbrividì,
ma come poteva ribellarsi? Non
era neanche una combattente, il suo
livello di forza era basso e per questo veniva spesso derisa dagli
altri.
“Muoviti”
le ordinò
il padre ansioso di liberarsene.
A cosa poteva servirgli
quella ragazza di
sedici anni? Averla venduta gli sembrava la decisione più
saggia, non si era
posto domande sulla sua sorte.
Poche cose
chiuse in
un borsa che mise a tracolla, nient’altro da prendere, tanta
amarezza dentro il
cuore.
Lei era una saiyan che
diversamente dalle altre
non accettava le regole, non sopportava di venire trattata con
disprezzo dagli
uomini.
Il giovane
non disse
nulla, le fece cenno di seguirlo e camminando lei si immerse in mille
pensieri.
Tempo prima
durante
un allenamento aveva conosciuto un coetaneo, avevano combattuto e
lui anziché deriderla si era mostrato gentile.
Arrossì,
aveva
pensato a tante volte a lui, anche se non lo aveva mai più
rivisto.
“Sali
svelta!” quella
voce dura la richiamò alla realtà, con uno
strattone la obbligò a sedere sulla
piccola navicella.
“Dove
andiamo?”
chiese fissandolo negli occhi.
“Non
sono affari
tuoi, sta zitta...puoi
parlare solo se
ti do il permesso” le sferrò uno schiaffo e con
disprezzo le strappo lo zaino
lasciandolo a terra.
“Le
mie cose!” senza
riflettere aveva parlato e lui l’afferrò
per i capelli.
“Forse
non ci siamo
capiti, tu fai quello che voglio io...” era una maschera
gelida, pronto ad azzannare
la preda.
Il tragitto
fu
silenzioso, lei si rannicchiò da un lato e
dall’oblò scorgeva le alture di una
montagna, non aveva mai visto quel luogo e le sembrava lontanissimo
dalla città
dove era nata.
L’atterraggio
fu
rapido, lo sportello si sollevò e l’aria fresca le
colorò le guance.
“Svelta!”
disse il
ragazzo accelerando il passo, lei lo seguì a testa bassa
lungo un sentiero costeggiato
da rovi, l’erba era alta e pungeva le gambe.
Si
trovarono davanti
ad una costruzione di metallo, grigia e fredda.
Meky
trattenne il
respiro, l’interno era buio, molto peggio della casa dove era
nata, più tetra e
spoglia.
“Comincia
a pulire,
devi lustrare a dovere...io vado a procurare del cibo, se provi a fare
la furba
ti uccido!” sollevò
una mano e gliela
puntò contro.
“Mi
basta un gesto ...ricorda”
la coda si muoveva agitata.
“Va
bene farò come mi
hai detto!”
Sorpreso
dalla sua
reazione remissiva sghignazzò.
“Brava
vedo che hai
capito, appena rientro cucinerai e dopo scalderai il mio
letto” voltò
le spalle, si diresse verso la porta e
uscì sbattendola.
La giovane
era
rimasta in piedi e si accorse che le tremavano le mani.
Era
terribile quello
che le stava succedendo, perché doveva solo subire,
perché doveva fare la
schiava ad una belva?
Perché
doveva farci l’amore?
“Vorrei
avere la
libertà, non appartenere a questa razza maledetta, vorrei
poter amare con il
cuore...” liberò
le lacrime, era sola e
nessuno poteva punirla perchè stava piangendo.
Continua...
Grazie per
le
recensioni, spero che il seguito vi sia piaciuto.
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