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Autore: Gyal    20/03/2013    1 recensioni
E se ti dicessi che non è tutto come sembra? Se ti dicessi che non esiste giusto o sbagliato? Ti sei mai sentito come se qualcuno ti stesse leggendo nel pensiero? Ti senti confuso, non è vero? Sei uno scherzo della natura. Come loro, del resto.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Immagina che strano svegliarsi in un corpo che non è il tuo. Impossibile? Ma non hai mai visto "Quel Pazzo Venerdì"? Solo un film? Beh, vedila un po' come ti pare, ma loro si sono risvegliati così. 

Andrea non se n'era nemmeno accorto. Come tutti i giorni, si è alzato e il suo primo pensiero è stato: 
Il cesso. Devo pisciare.
Solo quando alzò lo sguardo e si guardò allo specchio si rese conto di non essere lui. Di non essere nella sua stanza, o per meglio dire, nel suo bagno. 
Perchè tutto d'un tratto i suoi capelli erano diventati neri? E gli occhi scuri? 
Abbassò lo sguardo. Tette. Che cosa allettante. Guardò più giù.
"Eh beh, me pare ovvio. Che schifo!"
Cercando di non pensare al fetido odore di urina che proveniva dai suoi leggings, beh quelli di Viola, andò alla ricerca del cellulare nascosto fra i cuscini del divano. 
Qualcuno stava chiamando Viola. Rispose.
"Pronto?"
"Viola, dove sei?"
"In una topaia."
"Ah. Ma... Non dovevamo vederci?"
"Ah, sì?"
"No, perchè mi avevi scritto quel messaggio... Vabbè, ma forse ho capito male io, eh, non lo so."
"No, no, aspetta, aspetta. Posso richiamarti fra un secondo?"
"...Sì."
"Grazie."
Una volta attaccato, l'esclamazione fu spontanea.
"E' un incubo!"
Quando finalmente si convinse che era tutto vero, richiamò Simone, e gli spiegò che avrebbe fatto tardi.
E cosa potrebbe succedere se un ragazzo si trovasse nel corpo di una ragazza? Andrea cedette alla tentazione, e si cimentò nella scoperta dell'universo intimo femminile. 

Silvio, invece, si risvegliò in una stanza, anzi, venne svegliato da una ragazza: Ilaria. Quando lei lo chiamò "Marco", fece un balzo giù dal letto e si precipitò davanti ad uno specchio, incredulo di ciò che stava vedendo. Non faceva altro che ripetersi
"No, Marco no. Perchè non Andrea... Viola?" 
Mentre Ilaria cercava di preparare una colazione che Silvio potesse gradire, lui andò in bagno a prepararsi. Dopo aver disperato per lo spazietto in mezzo ai denti di cui Marco era sprovvisto, si accorse delle pillole di Viagra. 
A quanto pare tutti centimetri deboli, Marco, eh? 
Si guardò attorno, come se temesse che qualcuno potesse guardarlo, e buttò giù una di quelle pilloline blu.

Quando Viola si svegliò, si accarezzò le gambe, e proprio grazie a quell'atto, nel sentire i lunghi peli fra le dita, sbarrò gli occhi, e si rese conto di avere delle sporgenze di troppo. Si guardò un po' in giro e riconobbe il luogo dove si trovava. Era già stata sdraiata su quel letto. Era una ragazza. Era cieca. Stava morendo. Sì, impossibile non riconoscerla: era la camera di Silvio.

Infine, Marco si risvegliò nel corpo di Andrea e, ironia della sorte, anche a lui squillò il telefono. Rispose una voce maschile che lo rimproverava chiedendogli che cazzo avesse fatto, perchè avesse staccato l'alimentazione a sua madre e continuava a ripetergli che stava per uccidere sua madre.
Che cazzo hai fatto, Andrè?
Cercò di ignorare l'accaduto e aprì l'armadio in cerca di qualcosa da mettere quando si imbattè negli stravaganti vestiti di Andrea. 

Andrea, vestito come una sgualdrina, incurante degli sguardi delle persone che lo fissavano, si presentò all'appuntamento con Simone . Pranzarono insieme e cominciarono a parlare. Andrea, con frasi tipo "E' un periodo che la do come se non fosse mia" fece intendere a Simone che possibilità di tornare insieme erano scarse. Molto scarse. Rasentavano lo zero. 

Silvio non perdeva tempo, non voleva farsi scappare un gran bel pezzo di figa, così sfoggiò le sue tattiche d'approccio e, proprio quando queste cominciavano a dare i loro frutti, durante un lungo bacio che presto si sarebbe tramutato in una scopata, assaggiò il potere di Marco. Ebbene sì, la telecinesi di Silvio, nel corpo di Marco, non funzionava, invece il potere di Marco funzionava eccome. Ebbe una visione. Vide tre persone, dei morti, anzi, dei non morti. Questa visione lo terrorizzò e, spaventato, prese la macchina per incontrarsi con gli altri. 

Decisero di trovarsi nel locale dove lavora Ginevra, la sorella di Marco. Viola, nel corpo di Silvio, sapendo quanto a lui piacesse Ginevra, si avvicinò a lei e quella, arrabbiata, disse:
"E tu hai ancora la faccia tosta di presentarti qua?"
"Mi devo vedere con gli altri."
"Beh, vedetevi da qualche altra parte, non mi interessa."
"Aspetta... Senti, qualsiasi cosa abbia detto o fatto... Sono un coglione."
"Meno male che te lo dici da solo. Senti, io ho da fare. Attacco tra cinque minuti."
"Aspetta... Aspetta, fammi spiegare. Ascoltami."
"Dimmi."
"...Io cerco di piacere. In questi giorni... Ho cercato di piacerti."
"E questo è il modo di piacermi? Trattarmi di merda?"
"Che coglione!"
"Senti, io sono fatto così. E' molto meglio non piacere per quello che non si è. Con una maschera siamo tutti più protetti. E poi iniziamo a fare delle cose che diventano abitudini e l'abitudine è difficile da cambiare, ed è difficile smettere di fare quelle cose e io... Insomma, Ginevra, io voglio cambiare."
Al sentire quelle parole, lei baciò il corpo di Silvio, ovviamente non sapendo che quelle cose non le aveva dette lui, bensì Viola. 
Ma quel momento romantico venne presto interrotto da Andrea, nel corpo di Viola.
"Silvio! Oh! Silvio! Bella! 'Ndò sta il cesso delle donne? Devo piscià."
Ginevra intimidita rispose:
"In fondo al corridoio, dietro al bancone."
"Grazie."

Si ritrovarono tutti attorno al tavolo. Andrea nel corpo di Viola, Viola nel corpo di Silvio, Silvio nel corpo di Marco e Marco nel corpo di Andrea. Ginevra portò al tavolo birra e noccioline. Finalmente i quattro cominciarono a parlare, cercando di non dar troppo conto ad Andrea sia per come fosse vestito, sia perchè si stava palpando le tette. Silvio rivelò a tutti la sua visione: dei tipi volevano ucciderli. Non ci fu tempo di pensare, che dalla porta del locale apparvero Giulia e Gabriele i quali cercavano i loro sguardi fra le tante persone presenti. Quando li videro, sorrisero. L'arrivo di quei due era una manna dal Cielo. 

La macchina era parcheggiata in un campo. Gabriele era seduto davanti, al posto del passeggero, e dormiva. Almeno ci provava, dato che ogni volta che chiudeva occhio, sempre lo stesso incubo lo perseguitava. 
Giulia era seduta sulla macchina, con in mano un quaderno rubato al laboratorio. Era immersa nelle parole. C'erano scritti alcuni pezzi del passato di Gabriele. Quindi sapevano del suo passato. Allora sapevano la storia di tutti. 
Durante la pisciatina di gruppo, cominciarono a pensare cosa fare, cercare di capire. Poi Giulia disse:
"Stanno facendo dei test."
E Andrea:
"In che senso?"
"In pratica selezionano cavie umane alle quali soministrano un virus."
"Perchè?"
"Cercano una cura." spiegò Giulia.
"Ah, quindi io c'ho la fica perchè quelli stanno cercando una cura! Grazie, avevo bisogno di sentirmelo dire." esclamò Andrea.
Allora Marco chiese:
"Cercano una cura e ammazzano le persone per farla?"
E Giulia rispose:
"Ragazzi, no! Per loro voi siete pericolosi. Chi ha scritto il diario dice che il virus cambia le persone, che le distrugge. E dato che non riescono a fermare questa mutazione, devono eliminare queste cavie."
"Posso chiedere, di grazia, cosa devono farci con questa cura?" chiese Andrea.
"Io non lo so, però... Boh. Secondo me la risposta stava qua." disse Giulia.
 
Viola propose di andarsene da lì, perchè non si sentiva affatto sicura. Così, salirono in macchina e se ne andarono. Vennero fermati da Shiva, uno dei morti non morti. Uscirono dall'auto increduli ponendosi milioni di domande, alle quali Gabriele rispose:
"E' il sangue dei puri. Hanno contaminato dei cadaveri con il virus che hanno usato su di voi."
Il tempo di concludere questa frase, che ne spuntò un altro dietro di loro. Giulia si avvicinò a Shiva e disse:
"Andrea, vattene!"
E lui, senza fiatare, cominciò a correre sui tacchi, scappando chissà dove.
"Lasciali andare. Ti stanno solo usando." disse Giulia a Shiva, il quale rispose:
"E' quello che voglio io contro quello che volete voi,"
Giulia sorrise. Questa frase le ricordò quella sera. La sera dove tutto ricominciò una seconda volta. Quando lei era in procinto di mordere Gabriele e gli altri, dapprima la fissavano inermi, poi cominciarono a scagliarsi su di lei, per fermarla. Poi tutto tornò indietro.
"Se mi uccidi, loro resteranno così per sempre" aggiunse Shiva. 
Il sorrisetto di Giulia si spense. 

Nel frattempo, i quattro stavano scappando cercando di rifugiarsi in un edificio abbandonato. 
"Viola, se ti fai ammazzare, giuro che mi incazzo!" gridò Silvio a Viola, la momentanea inquilina del suo corpo.
Silvio prese un'altra pillola di Viagra, e riuscì a vedere dove il Nonmorto lo stesse cercando.
Si separarono, e il Nonmorto non si fece cogliere impreparato: si sdoppiò e cominciò ad inseguirli uno ad uno.
Andrea, riuscì a sentire ciò che Shiva stava comunicando all'altro tramite il pensiero:
Devo riportargli solo il Puro e la ragazza. Sbrigati con quei tre! Se questa scopre come funziona è finita!
Andrea cominciò a correre disperato da Giulia.
In un modo o nell'altro, anche gli altri tre riuscirono a scappre. 
Shiva cercava di usare il suo potere su Giulia, ma stranamente non funzionava.
"Perchè cazzo con te non funziona?"
Arrivò Andrea con il fiatone che gridò:
"Giulia! E' 'na cazzata! Ammazza 'sto bocchinaro!"
Lei non se lo fece ripetere due volte che si scagliò contro Shiva.
Arrivarono tutti alla macchina, dove Gabriele stava avendo un attacco. Era a terra e sembrava non riuscisse a respirare. Andrea gli si avvicinò correndo, e chiamava Giulia. Si aggiunse anche Silvio attorno a Gabriele. Cercavano di soccorrerlo meglio che poterono.
All'improvviso, il Nonmorto apparve silente e conficcò un palo nella gola di Andrea. Sangue ovunque. La sua espressione dolorante dominò la scena. E quando quello gli tolse il palo, Andrea cadde come cade una bambola di pezza quando non la sorreggi più. 
Giulia si fiondò sul Nonmorto e lo uccise. Dalla bocca di Gabriele fuoriusciva molto sangue, sangue molto scuro, mentre continuava a contorcersi.
Per un attimo, nulla si mosse. Le anime uscirono dai corpi, per tornare in quelli originali. Giulia rimase lì, immobile, a guardare quello che stava succedendo. 
Tornarono nei loro corpi, ma per il corpo di Viola, non c'è stato nulla da fare. 

Presto arrivò la notte. Accesero un fuoco. Marco tentò in tutti i modi di tornare indietro, ma invano. Andrea era seduto di fianco a lui. Lo osservava e si rimproverava. Se solo fosse stato più attento! Marco prese le pillole di Viagra, quelle che aveva usato Silvio per utilizzare il suo potere. 
"No, ma che fai? Se poi la prendi c'avrai il cazzo duro per almeno tre giorni..." Andrea non fece in tempo a terminare la frase, che Marco l'aveva già inghiottita.
"Senz'acqua... Come i professionisti." commentò Andrea.
Si aggiunse anche Viola, che prima era in macchina. Ma non era nel suo corpo. Viola era rimasta nel corpo di Silvio. 
Marco si allontanò e andò verso Giulia.
"Posso vedere?" le chiese.
Gli allungò una medaglietta.
"Luciano Martinelli, via Barba 7" lesse Marco e aggiunse:
"Che vuol dire?" 
"Me l'ha lasciato mia mamma. Dentro c'era anche questo" rispose Giulia, passandogli un bigliettino.
"Questa è la risposta che cercavi." lesse nuovamente Marco.
"Figo, no?"
"E' che non so neanche qual è la domanda."
Nel frattempo, Andrea chiese a Viola se Gabriele fosse morto e lei gli rispose di no, perchè respirava ancora.
"Che hai?" le chiese.
"Mal di testa..."
"Vuoi che chiami qualcuno? Non so... Prendo delle erbe mediche... Chiamo aiuto... Boh, non lo so..."
"Sta' zitto, Andrè, dai."
Viola si allontanò, quando vide Domenico, l'amico immaginario di Silvio.
"Chi sei?" gli chiese.
"No. Chi sei tu." le rispose. 
Marco e Andrea la raggiunsero e Domenico sparì. 

Giulia era davanti al fuoco. Guardava Gabriele a terra, che respirava ancora, e ripensò a quel giorno in cucina. Quando stavano per baciarsi e poi il cellulare squillò. Andò nell'altra stanza e ritrovò sua madre morta con un fagottino, nel quale c'erano il biglietto e la medaglietta. 

La polizia, quella sera, trovò il corpo di Viola. Ma Giulia si era già allontanata. I poliziotti trovarono anche i ragazzi, ma Marco sparì indietro nel tempo: il Viagra aveva fatto effetto.
Viola era terrorizzata. Lei e Andrea entrarono nella volante. Lei vedeva ancora Domenico. Giulia fu fermata da un uomo, L, un puro che la stava cercando. Le disse di seguirlo, che era pura anche lei e che le avrebbe dato aiuto.
Gabriele, ormai svegliato dai suoi incubi, ricominciò ad avere i suoi attacchi, ed infine morì. Da solo, in un campo, steso a terra. Solo.
Rinchiusero Andrea e Viola in una cella provvisoria, giusto per passare la notte, per poi, il giorno dopo, spostarli definitivamente.
"Vabbè, penso che sia il caso di dormirci su." disse con un filo di voce Andrea.
"Ma come fai?" chiese Viola.
"Non lo so. Ci provo."
Andrea si addormentò, ma Viola rimase sveglia. Un po' per lo shock di tutto ciò che era successo, un po' per il mal di testa, un po' per Domenico.
"Chi sei?" gli chiese nuovamente.
"Silvio. Almeno credo. Cioè, fino a qualche ora fa ero Silvio, però nel corpo di Marco. E ora boh. Tu che sei nel mio corpo, piuttosto... Chi sei?"
"So' Viola, Sì."
"Ah. Bene così."
"Ma si può sapere che cazzo è successo? Perchè non sono morta io o Andrea? Non ha senso!"
"Invece sì, ce l'ha..."
"Me devi dì qualcosa, Sì?"
"Sai, i mal di testa che c'hai?"
"Eh..."
"Ecco io... Ho un tumore al cervello. Lo sapevo. L'ho sempre saputo. Così, quando la mia anima è uscita dal corpo di Marco, ho usato il mio potere."
"Ma come hai fatto? Non potevi usarlo, ce l'aveva il tuo corpo... Cioè io!"
"No. Ce l'aveva la mia anima, solo che il corpo di Marco non aveva la predisposizione adatta per usarlo."
"E così hai scambiato le nostre anime..."
"Esatto."
"E perchè?"
"Te l'ho detto... Io ero destinato. C'era una possibilità di salvare te o Andrea o come te pare. Alla fine... Vi voglio bene."
"...Grazie."
"Figurati. Solo che adesso sono nel corpo immaginario di Domenico, il mio amico immaginario."
"E ora? Che se fa?"
"Boh."

Passò la notte, e il giorno dopo li portarono nella cella 316. E lì, ci conoscemmo.






  
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