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Autore: SimmyLu    08/10/2007    5 recensioni
Esiste veramente qualcosa di assolutamente imperfetto o completamente perfetto? Che differenza c'è in fondo fra il bianco e il nero?
Genere: Malinconico, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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... di Simmy-Lu ...


Capitolo Quindicesimo: MATTINA




[...]
Silenzi e profondissima quiete
io nel pensier mi fingo; ove per poco
il cor non si spaura.
[...]

[G. Leopardi, “L'infinito”, dalla raccolta “Canti”]





Ron ed Hermione correvano a perdifiato giù dalle instabili scale di Hogwarts, il panico generale aveva permesso loro di eludere la sorveglianza degli insegnanti e di sgattaiolare fino all'infermeria dove la McGrannit aveva detto di aver portato Harry quando le avevano chiesto notizie dell'amico.
Li seguivano qualche gradino più lontano Luna Lovegood e Neville che pareva fare più fatica di tutti a tenere il passo degli altri Grifondoro, mentre Luna sembrava a proprio agio come al solito muovendo agilmente e in maniera inaspettatamente aggraziata le gambe sotto la pesante gonna invernale.
I ritratti nei quadri appesi alle pareti erano troppo occupati a preoccuparsi per curarsi di loro e i ragazzi erano troppo presi dalla situazione per far caso ai loro mormorii.
Se almeno Hermione si fosse resa conto che l'argomento del loro borbottare era il medesimo, forse ne avrebbe potuto trarre qualche informazione interessante sulla situazione.
Invece la ragazza continuava a ripetere, più a se stessa che agli altri: «Vampiri... non è possibile! Vampiri!»
Ron, il quale non sapeva se la ragazza stesse o meno parlando con lui, biascicava più o meno la stessa solfa, forse con l'aggiunta di 'Hogwarts' e 'quello stupido Harry' in qualche frangente.
«Non preoccupatevi per Harry.» disse Luna soave e con calma.
Non appena Ron ed Hermione si accorsero di essere arrivati, sollevarono lo sguardo, notando che la Corvonero era qualche passo avanti a loro e sorrideva, non aveva l'aria di aver corso affatto.
«Luna...» ansimò Neville, «...ma come diavolo...»
«Ssst!» sibilò Ron coprendo la bocca del compagno con una mano e trascinando il poveretto nell'infermeria, subito seguito dalle ragazze.
La porta cigolò, l'oscurità della stanza era debole e permise loro di individuare l'unico letto occupato. Harry Potter stava disteso e si dimenava debole con voce roca, trascinando le parole fino a quando non sembravano uscire di forza dalla sua bocca: «Ridammela, è mia...»
Madama Chips stava china su di lui e tentava di tenerlo fermo, premendogli un panno bagnato sulla fronte; non appena si accorse di loro cominciò ad urlare dicendogli di tornare immediatamente nelle proprie stanze comuni, ma un boato assordante all'improvviso coprì qualsiasi altro rumore.
Il castello tremò e sembrò ululare, il vento invase l'infermeria, frammenti di vetro e pezzi di roccia si infransero sul pavimento. Ron buttò Hermione per terra e gridò con tutto il fiato che aveva: «Giù!! State giù!!»
Luna e Neville si buttarono in fretta sul pavimento proteggendosi la testa con le braccia.
«Madama Chips!!» strillò Hermione accanto a Ron mentre la donna gridava a sua volta: «Non muovetevi!!»
Quando la polvere e i detriti cominciarono a dissolversi aiutati dal vento, i quattro ragazzi alzarono lentamente la testa; un grosso squarcio si era aperto nelle mura e mostrava il panorama circostante. Il cielo nero della notte cominciava a far spazio a quello più chiaro e caldo del mattino; il parco fumava come se fosse stato bruciato, la foresta ondeggiava in una lugubre danza e due figure si scontravano in lontananza.
«Datemi... una mano!» disse all'improvviso Madama Chips in evidente difficoltà: Harry si era alzato dal lettino e, sebbene trattenuto dalla donna, continuava ad avanzare verso il buco nella parete, tentendo le mani verso di essa.
«L'ha presa... l'ha presa lei...» disse atono.
Ron ed Hermione si precipitarono verso l'amico, afferrandolo e costringendolo a sedersi sul pavimento.
«Harry! Harry, rispondi!» disse Ron scuotendolo, il naso e i vestiti sporchi.
«Madama Chips, cosa è successo ad Harry? E cosa...?» chiese Hermione coi capelli tutti arruffati, voltandosi verso la parete ormai in frantumi.
Neville e Luna si avvicinarono, anch'essi con gli abiti impolverati, Neville tossì mentre Luna puntava il dito verso lo squarcio: «Cos'è quella cosa con le ali giganti di un pipistrello? Volevi dire questo?» chiese tranquilla con voce cristallina.

* * *

Il mostro alato si scagliò su Dora senza lasciarle nemmeno un secondo per reagire. Con un grido di rabbia e violenza la atterrò e sfogò sul corpo del vampiro la sua ira producendo sotto di loro una grossa e informe buca nel terreno.
La creatura alata dagli occhi fiammeggianti le urlò diabolica in faccia, si mise a cavalcioni su di lei e spostò la presa ferrea degli artigli dalle spalle al collo del vampiro nel tentativo di strangolarla o, più presumibilmente, di staccarle la testa.
Dora urlò con tutte le sue forze, cercò di liberarsi con la forza, ma il potere di quella creatura sembrava impedirle di fare alcunché.
Le grandi ali nere erano chiuse su di loro impedendo il passaggio alla flebile luce mattutina che stava già inducendo alcuni dei vampiri supersiti a battere in ritirata.
«No...!» disse Dora accorgendosi di quanto stava accadendo e afferrò i polsi dell'avversaria ringhiando: «Maledetta...!»
Quella si divincolò con un rantolo animale spiccando un salto verso l'alto e tornando a volare, senza veramente dar segno di rendersi conto di ciò che le stava accadendo. Le sue ali sbatterono più forte un paio di volte, portandola più in alto; mentre Dora si massaggiava il collo guardandola dal basso poté notare che il mostro alato si guardava i polsi bruciati, tentando di alleviare il dolore leccando le parti lese dal fuoco.


* * *

Severus e Silente intanto avevano percorso parecchi metri verso il luogo dello scontro accorciando la distanza che li separava dai contendenti.
Poterono vedere il mostro alato schizzare verso l'alto con un urlo di dolore.
Piton osservo la scena con occhi spalancati.
«Professore, ma che cosa...?»
Il professore di pozioni si fermò nel porre la domanda perchè voltandosi si era trovato davanti agli occhi il viso teso di Silente. L'anziano mago non sembrò averlo sentito, guardava la scena attraverso le lenti a mezza luna e l'espressione contratta di chi prova solo sofferenza; le braccia erano abbandonate lungo i fianchi, ma erano rigide.
«Preside... si sente bene?» chiese Piton.
«Dobbiamo fermarle...» fu l'unica cosa che riuscì a dire.
All'improvviso un grido li interruppe, dall'alto del castello una piccola macchia nera si stava dirigendo proprio verso la creatura dalle ali di pipistrello.
Severus si voltò di scatto ed aguzzò la vista socchiudendo gli occhi, non ne era certo ma credeva di conoscere quel verso. Infatti non ci mise molto a dedurre che quello che volava poco elegantemente verso la sua fine altri non fosse che il gufo della signorina Inimeg: Kirck.
L'uccello non sembrava accorgersi del pericolo e si tuffò contro la creatura alata gridando a modo suo per attirare la sua attenzione; quella si girò di scatto proprio un secondo prima che il gufo le finisse addosso e lo colpì con violenza tale, che l'animale schizzò precipitando fra le fronde della foresta.
Approfittando del breve momento di confusione Dora si alzò dolorante e, arrampicatasi per uscire dalla buca prodotta poco prima, fece velocemente scorrere lo sguardo intorno a lei: gli altri vampiri si stavano lentamente dileguando, chi per paura dell'imminente sorgere del sole, chi per paura e basta, considerando la situazione già troppo complicata.
Contrariata, Dora non poté far altro che cominciare a pensare a come sbarazzarsi del suo problema più grosso, per poi occuparsi degli altri vampiri, considerando il tutto dal punto di vista delle priorità.
Nel momento stesso in cui la creatura si voltò per colpire l'uccello, Dora spicco un salto verso di lei, la mano destra portata all'indietro, pronta allo slancio per il colpo.

* * *

Hermione tremava accanto a Ron, mentre entrambi aiutavano Madama Chips a tenere fermo l'amico, seduto sul pavimento.
Senza alcun preavviso Harry Potter si buttò a terra in avanti colpendo coi pugni il pavimento, gli amici chiamarono invano il suo nome, ma il ragazzo sembrava non sentire nulla. Poi buttò la schiena e la testa all'indietro inspirando rumorosamente per un tempo che parve infinito, fino a quando il corpo sembrò poter sopportare lo sforzo.
Cadde poi privo di sensi fra le braccia di Ron ed Hermione giusto un secondo prima che una luce accecante esplodesse con gran fracasso.

* * *

Severus si era coperto gli occhi con il braccio sinistro, mantenendo ben salda la presa sulla bacchetta con l'altra mano. Per evitare di essere abbagliato aveva serrato le palpebre con tutta la forza che aveva.
Quando finalmente la luce si affievolì, sentendo le orecchie che fischiavano per il forte rumore attutito dai timpani, cercò Silente accanto a sé. Non aveva ancora recuperato completamente la vista e vide soltanto un'ombra allontanarsi.
Cercò di sforzarsi per sentire, ma fu inutile. Fece qualche passo avanti, sbattendo le palpebre, la semioscurità lo avvolse nuovamente.
Il Preside era scomparso oltre gli alberi della foresta.
Scrollò la testa come fanno i cani quando escono dall'acqua e si disse che seguire il vecchio mago era la cosa più giusta da fare, forse Silente lo aveva anche chiamato ma non poteva esserne sicuro; non si era aspettato quello schianto assordante e non aveva fatto in tempo a proteggersi con la magia come aveva fatto indubbiamente Albus.
Mosse qualche passo in direzione del bosco, poi si fermò voltandosi; le orecchie avevano smesso di fischiare. Il mago notò poco lontano una forma scura che si agitava debolmente sul terreno bruciato.
Tutto il resto era immobile.
Severus si avvicinò a lei lentamente, la bacchetta sguainata quasi fosse una spada; la terra attorno a lui fumava come i resti di un gigantesco falò. Resti carbonizzati di qualche cadavere prendevano il volo in nera fuliggine trasportata dal vento silenzioso. Il mago guardò il castello: un paio di pietre caddero dal foro prodotto poco prima dal misterioso mostro alato.
Silenzio.
La notte si stava dissolvendo come una goccia di sangue nell'acqua e il sole avanzava lento e invisibile oltre l'orizzonte. L'aria era satura dell'odore dello scontro.
Dora giaceva a terra, su un fianco, le braccia e le gambe piegate in modo anormale, come un burattino lasciato cadere sul pavimento.
A un passo da lei Piton si fermò, la guardò senza abbassare il volto.
«Hai combinato un bel casino...!» disse a denti stretti, poi si voltò per esaminare meglio la scena attorno a loro, «Sì, un dannato casino...» aggiunse.
Dora non si mosse, ma disse qualcosa che però il professore di pozioni non capì: «Cosa?» chiese piegandosi un po' in avanti. Dora tossì.
«Sei... un idiota... Severus.» riuscì poi a dire meglio.
Piton non rispose, limitandosi ad osservarla mentre tossiva un'altra volta e un'altra ancora: non stava fingendo, come aveva pensato in un primo momento, non riusciva a muoversi davvero.
«Hai paura di... avvicinarti?» chiese il vampiro, non riusciva nemmeno a sollevare la testa dal terreno, così che sembrò parlare con la cenere che ricopriva la terra più che con lui.
«Sono solo previdente, non ci vuole troppa intelligenza per capire che faresti qualsiasi cosa per nutrirti adesso.» disse il mago, un sopracciglio alzato in segno d'ovvietà.
«Posso... resistere molto tempo senza... bere...» disse Dora, tentando di aggiungere alla fine della frase una risata, ma un altro colpo di tosse decretò il suo insuccesso.
L'espressione saccente di Severus cambiò, il mago si accovacciò vicino a lei: «Non essere stupida.» le disse, la voce ferma e calma, quasi distaccata, sicura.
Seguì qualche istante di silenzio in cui Severus tornò a guardarsi attorno.
«Che cosa...» rantolò Dora «Che cosa vuoi fare... eh, ragazzino?» tossì di nuovo, «Ora giochi a fare l'uomo?»
Il mago si accigliò, fece per risponderle a tono, ma un altro attacco di tosse di lei lo fermò; guardò la terra davanti al vampiro inzupparsi di sangue e gli occhi di lei piangere lacrime rosse.
«Che cosa farai?» le chiese.
«Penso che morirò... che ne dici?» ansimò, «O meglio... ma che ne so... forse è scomparire, no? La parola... quella giusta...»
Non riuscì a finire la frase, il suo corpo ebbe un forte tremito e Dora cominciò a contorcersi dal dolore. Severus si spaventò per quella reazione improvvisa, non l'aveva mai vista soffrire, non l'aveva mai vista debole. Si inginocchiò, le passò un braccio dietro le spalle e le sollevò la testa, poggiandosela sulle gambe ossute. Ciocche di capelli unticci gli scivolarono davanti agli occhi.
«Oh, no! Tu non morirai senza avermi spiegato!» disse minaccioso, alzando la voce.
«Ti... arrabbi sempre.» Dora faticò a dipingersi un sorriso sulle labbra, «E' sempre stato divertente...»
Il mago la scosse bruscamente: «Che diavolo volevi fare?!»
Dora ridacchiò.
Severus la ignorò: «Come facevi a sapere di mia madre? Cosa hai fatto a Potter E cosa diavolo...?»
«Sai...» lo interruppe lei, «Sai quando... ad un certo punto, tutto... tutto perde significato e le cose si dimenticano... E' come stare sulla spiaggia lasciandosi bagnare i piedi dall'acqua ghiacciata delle onde...»
Severus corrugò la fronte: «Che vuoi dire?»
«Pian piano ci si abitua...»
«Al freddo?» chiese il mago, scettico.
«Sì, al freddo...» ripeté Dora «Diventa quasi normale, quasi tepore...» tossì.
Piton aspettò che ricominciasse a parlare.
«Così... si avanza sempre di più, piano, ma sempre di più e si dimentica...»
Verso l'acqua o sull'acqua.
Come elefanti che ignorano la propria natura.
Come se l'avessero dimenticata.
«Cosa... cos'hai dimenticato, Dora?» domandò il mago guardandole la mano destra, il polso piegato verso il braccio. Troppo piegato.
«Non riuscivo a ricordare...» proseguì, «...proprio non ricordavo perché ero così arrabbiata, o meglio... lo sapevo, ricordavo i fatti, ma... sembrava che non me ne importasse più...»
Dora si fermò, fissò qualcosa lontano mentre il fumo si stava completamente diradando e il cielo si faceva sempre più chiaro.
Qualcosa al di là del semplice apparire.
Come schermo dei ricordi.
«E' quello che succede... quando diventi un vampiro, ma... io non volevo dimenticare... io li odio... per questo...»
«Come hai fatto... con Potter?» la interrogò il professore.
«E' facile prendere qualcosa a qualcuno... se non la vuole più... Non gli ho fatto del male.»
«Non era questo che volevo sapere.» rispose stizzito. Dora cercò di ridere, ma tossì ancora; Severus sentì il suo corpo tremare.
Dove sta la forza quando ci si rende conto di non essere in grado di continuare?
«Stai morendo veramente...?»
Come è possibile non affogare?
«Già...»
«Cos'è... quella cosa che ti ha ridotto così?»
«Cosa vuoi... che ne sappia io? E' roba da maghi... Chiedilo a lei...»
«Ma...»
«Comunque va bene... va bene... così...» sussurrò il vampiro.
«Che cosa vuol dire che non volevi dimenticare?»
«Quella volta... la prima, quando ci siamo incontrati... io non ti ho detto la verità... non tutta...»
Severus la guardò negli occhi senza dire niente.
«Mio padre...» continuò Dora «...l'ho ucciso, sì, ma... non mi ha venduto ai vampiri per estinguere i suoi debiti... Mio padre era un mago, un purosangue... pensava... credeva che non fossi figlia sua perché per lui... era impossibile aver generato una cosa come me...»
Piton chiuse gli occhi e respirò a fondo prima di riaprirli, stanco: «Dora... tu sei una maganò, non è così?»
Il vampiro dovette tossire più volte prima di poter essere libera di rispondere.
«Sì, già... che seccatura, eh? Mio padre non l'ha mai sopportato... mia madre morì e... quel briciolo di magia che era in me ha cominciato... a bruciare di vita quando sono diventata un vampiro.»
«Ma è vietato dagli stessi vampiri fare...» intervenne Piton ricordandosi delle parole di Silente, ma si interruppe da solo, arrivando alla conclusione da sé: «...ma non potevano sapere cosa sarebbe potuto accadere con un magonò... Cosa c'entra Potter in tutto questo?!»
«Io avevo dimenticato il sentimento... che si prova...» disse Dora.
«Il sentimento?» chiese il mago dubbioso.
«Inizialmente... avevo pensato a te, ma sapevo che mai e poi mai mi avresti detto qualcosa... non ti saresti mai confidato con me... è molto più facile di quel che sembri trovare informazioni alla maniera babbana...»
«E' così che sei venuta a sapere di mia madre?» la incalzò Severus.
«Anche su questo... ti ho detto una bugia, lei è morta, sì, ma non... quel giorno... ma quando ormai aveva dimenticato...»
Piton aprì la bocca come per dire qualcosa, ma il suo sguardo era fisso e le parole non uscirono più dalle sue labbra. Sospirò. Passarono diversi minuti in silenzio, poi un raggio di sole sbucò dalle fronde della Foresta.
«Dora...» disse il mago.
Dove sta la forza...
«Ho fatto proprio un bel casino...» rantolò lei.
«Perché sei venuta? Potevi lasciar perdere, non rimetterti in contatto con me quando ti ho chiamato mesi fa...»
...quando non si ha più nulla in cui credere...
«Che seccatura... Dovevano morire tutti... non ci sono riuscita... che stupida... quella maledetta si è messa in mezzo troppo presto...» Dora ormai non seguiva più il discorso, ma solo il filo sottile dei suoi pensieri.
«Dora...»
...quando siamo stanchi e non abbiamo...
I raggi del sole illuminarono prima il volto pallido e magro di Severus e poi raggiunsero il vampiro, restituendole quel colore che per tanto tempo non aveva più avuto.
...più nulla per cui combattere?
«Il sole... avevo dimenticato anche questo...»
Per un attimo, soltanto uno, Severus poté guardarla e vederla viva.
Bellissima...
Era bellissima.
«Severus, tu hai ascoltato... hai sempre...»
Piton non riuscì mai a sentire le sue ultime parole. Quello che si ritrovò a stringere fra le mani era ormai solo cenere che volava nel cielo del mattino spinta dal vento.






[...]
Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.


[G. Leopardi, “L'infinito”, dalla raccolta “Canti”]





Fine Quindicesimo capitolo.



N.d.A.: Ebbene, io lo so che avevo detto che il 15 sarebbe stato l'ultimo capitolo, ma non potevo certo immaginare che le cose mi sarebbero venute così lunghe, così ho deciso di dividere quello che sarebbe dovuto essere l'ultimo capitolo in due, così che il 16 sarà quello con cui la storia si concluderà (questa volta lo prometto!XDD). Rimangono molto interrogativi e misteri da svelare, ma questo capitolo credo abbia risposto a buona parte di essi e spero che vi sia piaciuto e non vi abbia annoiato visto che è più lungo dei precedenti. Detto questo vi do appuntamento al capitolo 16. Grazie a tutti voi!


# Harry Potter (C) J.K. Rowling


Risposte alle recensioni:

x LesFleurDuMal: grazie sei molto gentile^^ Se chi commenta una mia storia è iscritto al sito io mando sempre di solito una mail per avvisare della nuova pubblicazione, dato che lo faccio molto di rado! XDD
x eleblack: grazie per questo tuo fedele attaccamento alla mia ff... leggi n.d.a ...u_u
x Sihaya10: grazie tesoro, ma non importa se non commenti subito, tanto ci metto sempre tantissimo ad aggiornare... Mi fa davvero piacere che il capitolo precedente ti sia piaciuto, ci ho messo un sacco a pensarlo (ma poco a scriverlo ^^"); quella frase che ti piace tanto mi è venuta così, non è che ci abbia pensato (@_@ non le capita mai di farlo, figurati). Vero che non mi userai violenza ora che sai che questo non è l'ultimo capitolo?^^"
x Valery_Ivanov: come avrai letto qualche riga più su questo alla fine si è rivelato essere il penutlimo capitolo, mi spiace, ti toccherà pazientare ancora un po'... Non credo che scriverò un'altra fic su HP, salvo botte di genio (ma quando mai!) quando avrò letto il 7° libro...
   
 
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