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Autore: JhonSavor    21/03/2013    5 recensioni
Bielorussia è conosciuta da tutti come la sorella minore di Russia; Natalia è una donna cortese, elegante, difficile da avvicinare, ma ha dimostrato di essere anche una donna forte, abile, ingegnosa e autoritaria.
E molto abile con le lame.
Vi siete mai domandati come mai? La Storia ha sempre risvolti segreti e inaspettati, ma per vostra foruna avete incontrato chi conosce alcuni di questi misteri.
Vi ho incuriosito? Bene, leggete e fatemi sapere cosa ne pensate di questa strana vicenda.
Ovviamente questa storia è collegata ad altre della mia serie di Hetalia e forse potrebbero esserci collegamenti. Grazie per l'attenzione e buona lettura.
Genere: Avventura, Azione, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Bielorussia/Natalia Arlovskaya, Russia/Ivan Braginski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Hetalia: Storie di Nazioni'
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Eccoci qui con un nuovo capitolo! 
Leggete, recensite ma soprattutto... divertitevi! XD





 -Hassan, padrone state bene?-
Il pingue mercante era accoccolato, con la sua schiava al fianco, contro il corpo senza vita di un cammello, tremante e con il capo chino.
-Si sto bene ma non certo grazie a voi!-
Le due guardie fecero per aiutarlo ad alzarsi ma lui li scansò via gesticolando con le mani –Che fate? Siamo sotto il tiro dei nemici non ho alcuna intenzione di alzarmi da qui per offrire un bersaglio facile! Com’è la situazione?-
-I tuoi uomini stanno per essere sopraffatti dai predoni nella parte avanzata della carovana…- Abdel avanzò piano, la voce calma e fredda -le retrovie invece sono sul punto di smarcarsi ma sono troppo lontani… vi saranno addosso prima che possano essere qui a porgervi aiuto. Ma anche se così non fosse…-
Quella nota in sospeso fece drizzare i peli sul collo di Hassan, soprattutto per quella parlata distaccata: vi saranno addosso, porgervi aiuto… come se Abdel non fosse li con loro o, ancora più angosciante, avesse intenzione di squagliarsela a gambe levate!
-E allora che proponi di fare!?-
Abdel lo guardò con un sorrisetto –Ti va di trattare Hassan?-
Il siriano sbiancò –Non c’è tempo razza di approfittatore! Ti darò qualsiasi cosa! Vuoi i soldi? Te li darò! Ti farò viaggiare gratuitamente, ti ricoprirò di doni… farò tutto quello che vuoi ma, in nome di Allah, fa qualcosa!-
Abdel si mise in ascolto e sentì chiaramente l’urlo di vittoria dei predoni: l’ultimo guerriero era stato abbattuto. I tempi erano maturi.
Le due guardie erano sbigottite: vedere il loro padrone in ginocchio a richiedere i servigi di quello sconosciuto come se il suo intervento facesse la differenza.
Chi poteva mai essere, un demone?
-Voglio un passaggio fino in Egitto, soldi e qualche altra piccola cosuccia che ti farò sapere in seguito-
-D’accordo, va bene, va bene!-
-Attenti!-
Un nugolo di frecce stava cadendo verso di loro dal cielo.
I guardiani si misero a protezione del loro padrone e della schiava: Abdel non si scansò nemmeno.
Una freccia stava arrivando proprio contro di lui ma il persiano la afferrò direttamente al volo, senza voltarsi, stringendola forte nel pugno.
Le altre si conficcarono al suolo o contro gli scudi.
-Un ultima cosa…- Abdel si chinò su Hassan e gli sussurrò all’orecchio qualcosa
-Voglio lei… devi cederla a me se vuoi vivere-
Il cervello del mercante fu più fulmineo in quel momento che in qualsiasi altro in tutta la sua vita –Si! Ci sto! Ora va altrimenti non avrai nessun pollo da spennare alla fine!-
-Perfetto allora-
Abdel afferrò l’arco che gli aveva affidato, incoccò la freccia, si voltò e dopo una breve occhiata scagliò.
Un predone cadde al suolo colpito.
Veloce, prese le ultime tre che aveva e le scagliò una dietro l’altra. Tre lanci, tre centri.
I predoni stavano giungendo in massa e non si curarono se due o tre di loro perivano nell’avanzata. Il numero li faceva sentire forti, sicuri di loro stessi.
 
In guerra non si può mai sapere.
In passato eserciti considerati nettamente superiori sono stati sconfitti da forze su cui non si avrebbe scommesso neanche un denaro d’argento.
Ma sinceramente, quante possibilità può avere un contadino armato di forcone e un soldato? Poche, dipende da quanto sia esperto il soldato.
Ma se mettiamo su piatto di una bilancia un tagliagole del deserto e sull’altro uno spietato assassino, esperto nell’arte di uccidere, armato fino ai denti, che ha anni e anni di esperienza sulle spalle… a quanto pensate possano ridursi le probabilità a favore del tagliagole?
Il vostro qui presente scrittore non punterebbe neanche del denaro non suo, del denaro regalato, sul quel poveraccio.
 
-Restate dove siete e proteggete Hassan e Kósmima a costo della vita!-
Abdel corse contro il nemico, senza emettere il men che minimo rumore andando dritto nelle fauci di quella massa urlante.
Prese due pugnali e li scagliò contro i predoni più esterni, trafiggendoli alle gambe: doveva concentrare l’attenzione su di lui.
Subito tre predoni armati di lance gli si avventarono contro: Abdel scansò di lato la lancia più esterna, scivolò con il corpo lungo l’asta protesa fino a giungere a contatto con il predone che, ammutolito, venne abbattuto con un destro sul naso.
La lancia sfuggì di mano al suo padrone ma trovò subito le mani del persiano ad accoglierla. Abdel vibrò un colpo secco e colpì sul collo gli altri due lancieri rimasti.
Non appena vide che alcuni dell’avanguardia lo avevano superato, lanciò la picca contro uno di loro prendendolo nella schiena.
I quattro che erano passati insieme a quel poveretto si fermarono di botto ma non ebbero neanche il tempo di reagire che Abdel era già su di loro.
Due rapidi tagli alla gola, uno allo stomaco, schivata, ginocchiata seguita da una coltellata alla schiena, ed era tutto finito.
 
Ora però aveva decisamente attirato l’attenzione su di lui.
Aveva eliminato l’avanguardia e ora quelli del corpo centrale avevano capito che non potevano ignorarlo o per lo meno pensare di ucciderlo con uno o due dei loro.
Continuarono ad avanzare ma più lenti, più circospetti, più cauti.
Più consapevoli e meno spinti dalla frenesia di una vittoria facile.
Abdel fece un rapido conto e capì che ve n’erano ancora una quarantina.
Ponderò la cosa e alla fine valutò che erano un numero perfettamente contenibile.
 
I predoni continuavano la loro avanzata con le armi sguainate e per nulla intenzionati a ritirarsi.
Abdel inspirò profondamente e scrollò le spalle.
Un grido aizzò gli animi e il persiano se li vide venire incontro ma non si mosse.
Erano sempre più vicini ma non si mosse.
Oramai erano a pochi passi da lui…
La prima fila di uomini cadde rovinosamente al suolo, trapassati da micidiali pugnali dell’assassino, sollevando la sabbia del deserto a causa dell’impatto violento.
Abdel per scansare quei corpi di cui ormai non doveva più curarsi spiccò un balzo cogliendo nella più assoluta impreparazione i suoi avversari.
A mezz’aria afferrò le ultime lame che nascondeva sotto il mantello e le scagliò come fossero pioggia su di loro trapassando carni, tagliando muscoli, perforando teste, braccia, petti.
Toccato nuovamente il terreno due lame lo accolsero e usò gli avambracci per pararle.
Fece scattare un meccanismo e un paio di lame fuoriuscirono dalle maniche del suo abito: una rapida giravolta e le teste rotolarono, mozzate dal tronco.
Ma altri ne arrivarono e stavolta Abdel non poteva più sfoltirli con i suoi coltelli o le frecce.
Agì nei pochi secondi a disposizione: ritirò le lame, afferrò una scimitarra e con un colpo ben assestato sollevò della sabbia, mandandola dritta-dritta contro i predoni che finirono accecati.
Fu un bagno di sangue.
Presi alla sprovvista molti predoni caddero sotto i colpi rapidi, quasi invisibili, della scimitarra di Abdel, ma ben presto incominciarono a reagire e fecero di tutto affinchè il loro nemico venisse sopraffatto.
Ma il persiano, quel figlio di Alamut che aveva intrapreso un viaggio lunghissimo per riunirsi con ciò che rimaneva della sua setta, sembrava non stancarsi mai. Le ferite non lo rallentavano, il sangue perduto non lo indeboliva, la forza non sembrava diminuire.
Non sembrava più uomo, ma un demonio.
La paura iniziò a diffondersi tra i predoni ma nessuno riuscì a sfuggire alla sua furia.
-Hamza!-
Il capo dei briganti che era rimasto un poco più indietro insieme ad un drappello dei suoi, stava osservando apparentemente impassibile la disfatta dei suoi uomini, quando uno di questi gli si avvicinò
-Hamza, capo, ci sta decimando!-
L’uomo era sorpreso, non avrebbe mai creduto che una cosa simile potesse accadere, non in occasione di un piano così ben congeniato e orchestrato con minuti preparativi. Per mesi aveva fatto pedinare Hassan ad Aleppo, aveva studiato i percorsi delle carovane, aveva richiamato uomini da ogni dove per essere sicuro di una schiacciante forza d’attacco.
Mesi di preparazione buttati in una latrina per colpa di un solo uomo?
-Arcieri, incoccate-
Gli arcieri, una decina in tutto, fecero come gli era stato detto.
-Ascoltate voglio tre raffiche su quel figlio di un cane, dovete abbatterlo ad ogni costo, mi avete capito?-
-Ma Hamza, ci andranno di mezzo anche i nostri!-
Il capo si rivolse all’uomo, che tra l’altro se l’era cavata con nient’altro che un grande spavento dato che era riuscito ad evitare un colpo di scimitarra talmente veloce che, non appena ne ebbe di nuovo il controllo, gli aveva fatto mettere le ali ai piedi
-Beh, allora è meglio per te essere qui, no? Arcieri al mio segnale scagliate, e di seguito le altre due scariche. Dopo rincoccate ancora… c’è un altro bersaglio che voglio eliminare, così la faremo finita-
 
-Argh!-
La scimitarra trapassò il corpo del predone e Abdel ne reggeva l’elsa con mano ferma.
Era nuovamente accerchiato ma ora il numero era diminuito.
Era rimasti solo in sette. E lui iniziava a sentirsi un po’ stanco.
Non troppo, ma una pausa l’avrebbe gradita: così iniziò a parlare
-Non c’è bisogno che altri muoiano- sottolineò il concetto girando un po’ l’elsa e facendo mugolare il poveraccio trafitto che oramai si trovava ancora in piedi perchè sorretto letteralmente dalla spada che gli stava dando la morte –avrete capito che con me non avete possibilità, quindi vi concedo di andarvene. Correte, correte fino a farvi scoppiare i polmoni se necessario, e non fatevi rivedere mai più-
Ancora un po’ e avrebbe ripreso fiato, e se quei tordi gli avessero dato ascolto, ce l’avrebbe fatto.
I predoni si ostinavano a puntare le armi verso di lui, ma Abdel potè vedere chiaramente le occhiate nervose che si lanciavano l’un l’altro. La possibilità di avere salva la vita che le parole del persiano aveva offerto loro, iniziava ad insinuarsi nelle loro menti.
Abdel lo vedeva e lo sentiva. Era fatta oramai.
Fu allora che lo sentì: un sibilo… l’aria che fischia, sverzata…
Frecce!
Abdel si acquattò dietro al corpo del predone trafitto, giusto in tempo per evitare la raffica.
Un nugolo di frecce si abbattè su di loro e i predoni, presi alla sprovvista vennero tutti abbattuti. Abdel non capì che cos’era successo, quando un’altra raffica martoriò le carni del suo “scudo”: doveva spostarsi o sarebbe stata la fine.
Ma la nuova scarica lo anticipò e stavolta alcune frecce lo raggiunsero: due lo presero di strisciò alla gamba destra e al fianco sinistro, ma una terza si conficcò nella spalla sinistra.
Abdel mollò la presa della scimitarra e l’impatto con il dardo lo fece sbalzare indietro, riverso sul terreno sabbioso della pista.
 
Un dolore lancinante gli pervadeva tutto il corpo: lo sforzo a cui si era sottoposto stava iniziando a farsi sentire.
Si sentiva intorpidito e l’unica cosa che gli impediva di perdere i sensi era il pulsare frenetico delle ferite.
Ma non poteva permettersi di perdere tempo… presto il sangue sarebbe scorso e gli avrebbe fatto perdere energia e nitidezza…
Doveva muoversi!
 
-Bene, è finalmente caduto!-
Hamza fece un piccolo gesto di esultanza, battendo una mano sulla coscia.
-Perfetto! Non perdiamo altro tempo! Mirate lontano ora, voglio che mi abbattiate quell’ultimo gruppo laggiù… e poi tutte le ricchezza di questa carovana saranno nostre-
 
Abdel cercò di farsi leva suoi gomiti quando vide nell’aria qualcosa. La sua vista stava iniziando a farsi meno precisa a causa della perdita di sangue ma il suo udito era ancora buono come prima: quegli arcieri bastardi avevano scagliato un’altra raffica e a quanto pareva non era indirizzata a lui.
Ma allora a chi…?
Delle grida lo raggiunsero e in mezzo a quelle roche ne sentì anche una cristallina che poteva appartenere solo ad una persona: Kósmima .
Abdel sentì il tempo congelarsi, la sabbia granulosa e vischiosa sotto di se, l’aria arroventata sul viso.
Ogni singolo battito del suo cuore era un colpo di tamburo nelle sue orecchie.
La sua mente non recepì chiaramente il messaggio: fu il suo corpo a muoversi meccanicamente, volgere lo sguardo verso il punto in cui aveva lasciato i suoi protetti, vedere distintamente i corpi feriti delle guardie rivolti al suolo e quello della schiava trafitto da una freccia all’altezza dello stomaco, dietro alla quale si era nascosto il corpulento corpo di Hassan.
Abdel non riusciva a crederci
“Bastardo, ha usato il corpo della ragazza come scudo!”
Abdel fece richiamo a tutte le sue forze, a tutta la sua rabbia.
Con un scatto di reni, ma sul momento nemmeno lui seppe bene come avesse fatto, si rimise in ginocchio e facendo leva sulle braccia si rimise in piedi.
Se qualcuno avesse potuto vedere i neri occhi di Abdel in quel momento, avrebbe percepito la ferocia di una bestia.
Vide subito gli ultimi predoni, sicuri oramai che fosse tutto finito si stavano avvicinando al campo di battaglia, e senza neanche pensarci scattò subito contro di loro.
Hamza e i suoi rimasero sbigottiti di quell’improvviso ritorno dalla terra dei morti e cercarono di abbatterlo prima che arrivasse loro addosso.
Ma il persiano schivava i dardi come se questi fossero solo delle foglie mosse dal vento.
Ormai era su di loro. Come il falco sulla preda.
Le lame scattarono nuovamente dalle maniche…
…e fu il sangue.
I predoni vennero decimati ma Hamza era ancora in piedi scimitarra alla mano.
Abdel ritirò i suoi artigli e si rivolse verso di lui.
Era lui il capo, lo capiva dagli ordini che aveva dato agli arcieri pochi istanti prima.
Lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani.
Abdel scattò in avanti, Hamza calò la scimitarra.
Il persiano la deviò con un colpo della mano sinistra.
Come un fulmine la sua mano destra colpì: le sue dita, l’indice e il medio cavarono gli occhi dell’uomo.
Hamza gridò con tutto il fiato che aveva in gola, cadde in ginocchio di fronte ad Abdel.
Quest’ultimo avrebbe voluto infierire molto di più su di lui, ma si disse che aveva di meglio da fare.
L’artiglio fuoriuscì di nuovo e trapassò il cranio del miserabile, dandogli infine la morte.
Abdel mollò la presa, il cadavere cadde sulla sabbia; il persiano lasciò andare a penzoloni le braccia.
Respirò una boccata d’aria, aveva una sete incredibile.
Quanto avrebbe voluto un dattero in quel momento.
 
Hassan non sapeva più che fare.
Lo avevano lasciato li da solo in mezzo al nulla.
Non sapeva che fine avessero fatto gli altri: Uday, Selim… nessuno.
Non sapeva che fine avessero fatto le altre guardie… e i cammelli!
Tutta la sua mercanzia… iniziò a sentirsi male
E Abdel, quel bastardo, non era ancora tornato!
E Kósmima…
-Tu!-
Quell’urlo fece urlare anche il mercante che si voltò giusto in tempo per ricevere un pesante manrovescio
-Tu schifoso lurido grasso infame maiale!-
Hassan alzò gli occhi terrorizzato  e  vide Abdel, sporco di sangue e sabbia, ma vivo.
Vivo e tremendamente furioso.
-Abdel! Amico mio! Mio salvatore! Mio…-
Ma Abdel lo spinse indietro con un calcio –Come hai osato farti scudo di lei? Lei che dovevi dare a me, per averti salvato il tuo grosso girovita dai predoni!-
-I predoni…- le rotelle all’interno del cervello di Hassan iniziarono a girare vorticosamente -i… sono tutti morti? Li hai uccisi?-
Abdel lo prese per il bavero e lo guardò dritto negli occhi –Si, li ho uccisi tutti, uno ad uno, nessuno escluso… ma ora lei è morta, e tu presto li seguirai tutti-
Hassan deglutì vistosamente e farfugliò –Ma… ma…-
-Devo solo trovare un modo fantasioso per farlo…-
-Ma lei è ancora viva, Abdel!-
Quella frase lo lasciò interdetto
-Cosa?-
-Si è così!-
Abdel guardò il corpo riverso di Kosmima, il bellissimo volto rivolto al cielo.
La freccia che le attraversava l’addome.
-Mi stai prendendo per stupido, Hassan? Perchè è una cosa poco saggia già di solito, adesso meno che mai-
-Te lo giuro! È solo che non ho ancora avuto modo di intervenire altrimenti sarebbe già in piedi di fronte a te!-
Abdel stava iniziando a pensare che il senno avesse abbandonato definitivamente la mente del mercante.
Hassan si divincolò, approfittando dello stato di stupore del persiano e si gettò vicino al corpo della ragazza.
Spezzò la freccia ed estrasse ciò che restava dal corpo della sua schiava.
Abdel stava superando lo stupore e l’idea di far fuori Hassan lo accarezzava sempre di più.
Quando vide una cosa che lo lasciò a bocca aperta.
La ferita iniziò pian piano a rimarginarsi, le carni a riunirsi, la pelle a ricucirsi… da sola.
Dove prima si poteva chiaramente vedere un buco ora c’era solo un leggero segno rosso.
Una condizione che avrebbe potuto raggiungere solo dopo giorni e giorni.
La ragazza aprì infine gli occhi.
Abdel lanciò verso di lei, inginocchiandosile di fianco.
Kósmima li guardò con i suoi soliti occhi vitrei e verdi.
Riuscì solo a pronunciare in un arabo molto accentato -Padrone… straniero…-
Abdel le mostrò un sorriso stiracchiato non sapendo che dirle.
Ma al suo padrone sapeva bene che dire.
-Hassan…- il mercante a quel richiamo si voltò –mi devi molte spiegazioni-
Hassan fece un cenno stentato con la testa.
-Molte. Molte spiegazioni-
 
 
Cari lettori ve ne avevo forse già accennato no?
Differente natura corporale…
Abbiate la cortesia di pazientare ancora un po’…
La vita e la storia di Natalia Braginski ebbero una nuova svolta proprio con l’incontro di Abdel Nasser, il Silenzioso, uno dei migliori assassini che la fortezza di Alamut abbia mai avuto.
Ed è ora che io inizi a raccontarvela…







Bene è ora che questo capitolo si è concluso vorrei fare i dovuti ringraziamenti a tutti coloro che mi seguono e in modo particolare a:
*Cecchan
*Misora
*Phantom Lady
*TonyCocchi
che hanno messo la storia tra le seguite e che mi hanno pure recensito!
E un abbraccio e ringraziamento a historygirl93 che mi segue sempre con fiducia e lealtà! XD

Detto questo da l prossimo cap ci addentrerremo nel vivo della storia e finalmente sapremo che cosa è accaduto a Natalia nel corso della sua vita e cosa ha segnato e forgiato il suo carattere rendendola la donna forte (e forse un pò fragile) che è attualmente!
Grazie a tutti ci vedremo al prossimo aggiornamento! XD
Ciao!




 
 
 
  
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