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Autore: vampiredrug    21/03/2013    9 recensioni
La storia è (molto) liberamente tratta dall'omonimo film del 2003.
Castiel è un giovane redattore in una rivista per ragazze, Dean un brillante e fascinoso pubblicitario all'interno di una grande agenzia. Si incontreranno per motivi esclusivamente lavorativi (il primo ha solo dieci giorni per scrivere un importante articolo, l'altro deve vincere una scommessa ad ogni costo) ben decisi a non farsi coinvolgere, ma i sentimenti ci metteranno lo zampino...
- Dean Winchester. - disse infine, tendendo la mano a Castiel.
- Affascinante…- mormorò quest’ultimo, stringendola brevemente e osservandolo con la testa inclinata da un lato, studiandolo.
- Bè… grazie. - disse Dean, compiaciuto, con il sorriso di chi è assuefatto a complimenti del genere.
- Intendevo il cognome. - specificò Castiel con un piccolo ghigno malefico, sgretolando quel sorriso - Castiel Novak.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Balthazar, Castiel, Dean Winchester, Gabriel
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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HIGHWAY TO HELL [1]


“Living easy
living free
season ticket on a one way ride
askin' nothing
leave me be
taking everything in my stride
[…]
No stop signs, speed limit
Nobody’s gonna slow me down
Like a wheel, gonna spin it
Nobody’s gonna mess me round
Hey Satan, payed my dues…”

(AC/DC Highway To Hell)


GIORNO 1, Sky Lounge, ore 19.34


Per Dean, arrivato con un certo anticipo in modo da non ritrovarsi nella confusione dell’ora di punta, non fu difficile intercettare Crowley e le ragazze.

Sedevano ad un tavolo riservato nell’area privè del locale, rialzata di poco più d’un metro rispetto al livello del pavimento, perciò individuarli fu semplice.
Riuscire a raggiungerli fu decisamente un altro paio di maniche ma Dean, sfoderando tutto il proprio charme, un biglietto da venti e un sorriso che avrebbe liquefatto anche un iceberg, riusci a far capitolare l’addetta alla zona vip.

‘Non vi accorgerete nemmeno di cosa vi ha colpite, streghe.’ pensò, bellicoso, avvicinandosi al loro tavolo grondando sicurezza, e nel preciso istante in cui Ruby voltò lo sguardo registrando la sua presenza, Dean si stava già accomodando su una poltroncina accanto a Crowley, che non pareva nemmeno troppo sorpreso da quell’improvvisata.

Sia Ruby che Bela mantennero un sorriso inossidabile al cospetto del gran capo, ma incenerirono Dean con un’occhiata tanto stizzita da essere quasi esilarante.

‘Troppo tardi, belle…’ gongolò fra sé e sé.

- Buonasera capo… - flautò, affabile - … E anche a voi, signore. Che splendida coincidenza incontrarvi qui! -

- Non è affatto una coincidenza, Dean, e lo sai benissimo. - commentò Bela, acida, riuscendo al contempo a mantenere inalterato il sorriso a trentadue denti che sfoggiava costantemente in presenza di Crowley.

Chissà come faceva.

- Quale dei tuoi tirapiedi ha fatto la spia, Winchester? Naso o Emicrania? - chiese Ruby, furente.

- Spia? Che brutta parola Ruby… - replicò Dean con condiscendenza - Suvvia, si parla di spie solamente in presenza di segreti, di sotterfugi, e tu non sei certo pratica in questo campo, non è vero? Insomma, questa è la mia presentazione, non ci sarebbe motivo di riunirsi qui se non per gustare dell’ottimo champagne e fare quattro chiacchiere informali… - aggiunse, provocatorio, mentre si sistemava comodo sulla poltrona a braccia conserte, pronto a godersi la sfuriata di una delle due, o entrambe, con un sorriso che andava da un orecchio all’altro.

Ruby infatti non lo deluse, e sbattè la pochette sul tavolino in un involontario atto di collera, perdendo tutto ad un tratto l’abituale compostezza.

- Ehi, questa non è affatto la tua presentazione, Winchester! Solo perché tu hai portato in ufficio la soffiata, ottenuta oltretutto sbattendoti la povera Lisa del marketing, questo non assegna automaticamente a te la campagna, borioso idiot-

- Ragazze? Ragazze! Vogliamo moderare un po’ i toni, per cortesia? - intervenne a quel punto Crowley - Vorrei poterci tornare, in questo locale. Inoltre siamo tutti adulti, almeno sulla carta, vediamo di comportarci come tali, ok? -

Le due giovani tornarono immediatamente tranquille, come cani richiamati dal padrone, mentre Dean non riusciva a non commiserare tanto servilismo.

‘Patetiche.’

Crowley si rivolse poi a Dean.

- Winchester, che ci fai qui? - chiese, senza scomporsi, lisciandosi il completo su misura.

- Sono venuto per parlarti del nuovo slogan per la campagna Harvelle. - dichiarò soavemente Dean, osservando di sottecchi le ragazze cambiare colore, mentre la rabbia che reprimevano saliva, e saliva, senza trovare una valvola di sfogo.

- Davvero hai già pronto uno slogan? - domandò il boss inarcando un sopracciglio, visibilmente impressionato.

- Mi conosci, no? In agenzia non mi chiamano “l’uomo giusto” tanto per dire, sono sempre preparato ad ogni evenienza… - ghignò Dean, continuando ad occhieggiare le proprie rivali e rivolgendo loro un’impercettibile smorfia di scherno.

- Ma… ma capo! - intervenne Ruby, spazientita - Lui… non può! Non può presentarsi qui e fare i suoi porci comodi come in ufficio! -

- Bè, proporre uno slogan, quando voi non avete ancora nemmeno pianificato la campagna, non lo chiamerei esattamente “fare i porci comodi”. - la zittì Crowley, mentre lo sguardo trionfante di Dean contribuiva ad irritarla ancora di più - E poi… ormai è qui, tanto vale ascoltare questo benedetto slogan. - concluse in modo pratico, facendo cenno a Dean di parlare pure.

E Dean non se lo fece ripetere due volte mentre, col piglio deciso che di solito riservava alle riunioni in azienda, prendeva ad illustrare la propria idea.

- Allora, come tutti noi ben sappiamo, la Harvelle Incorporated importa automobili di prestigio e si occupa anche del restauro e della commercializzazione di veicoli d’epoca. Tutta roba piuttosto costosa, destinata ad un pubblico con una certa liquidità finanziaria o comunque al mercato dei collezionisti. Ora, a causa della crisi economica, vogliono modificare il loro target puntando anche ad una fascia più popolare di pubblico, sempre di reddito medio-alto, ma non certo d’elite. -

- Parli degli uomini con la crisi di mezza età che si comprano una decappottabile o una Mustang rosso fuoco? Il mio vicino, il signor War [2], ne ha giustappunto presa una… - cinguettò Ruby, sarcastica.

Dean non si scompose.

- Bè, sì, Ruby, parlo anche di loro, ma non solo. Parlo di tutte quelle persone appassionate di belle auto che però non si azzardano ad acquistarne una per pura disinformazione, o per pregiudizi relativi ai costi, pur senza essere effettivamente esperti in materia. Noi dobbiamo far capire a quei potenziali clienti che il loro desiderio non è poi così irrealizzabile. -

Crowley annuì, interessato.

- Quindi qual è la tua proposta, Dean? -

- «Harvelle: macchine da sogno. Sogni alla portata di tutti.» -

Il boss rimase in silenzio per un po’, pensieroso, poi sorrise.

- Uhm… trasmette sia il concetto che le auto dell’Harvelle Inc. sono speciali ma che allo stesso tempo non sono irraggiungibili. Mi piace. Mi piace molto, Dean. - dichiarò, compiaciuto.

- Ehm… a noi no… - si intromise Bela.

- Trasmettere il messaggio che sono, appunto, alla portata di tutti, priva quelle auto del loro status, che è uno dei motivi principali per cui vengono acquistate, oltre al fattore estetico, naturalmente. Ma la classe media non è all’estetica che punta, punta allo status. Se un uomo compra una macchina del genere, non vuole vederne un’altra parcheggiata nel vialetto del vicino. - aggiunse Ruby, sorridendo melliflua a Dean.

- In effetti, devo ammettere che anche le ragazze non hanno tutti i torti, Dean. - commentò Crowley.

- Bé, capo, questa era solo la prima proposta. Una cosa così, che mi è venuta di getto. Se la campagna sarà mia sfornerò tante di quelle idee fantastiche che il cliente non saprà più quale scegliere! Sai bene che sono un vulcano, e la mia squadra è vincente. Quanti clienti ci siamo assicurati, grazie alle mie trovate? Quanti? -

- Tanti, Dean, ma non è questo il punto. Devo dare la possibilità anche agli altri di dimostrare il proprio talento… -

- E allora fallo, Fergus! Chi dice niente? Solo, dalla a tutti, questa possibilità. Si potrebbe fare un bando interno all’agenzia, e la squadra che porterà l’idea migliore avrà l’appalto. -

Le ragazze ridacchiarono, come se fossero a conoscenza d’un segreto che non intendevano condividere con lui.

Crowley tacque e tentennò qualche secondo, prima di rispondere.

- Ehm, Dean, ascolta… stavo cercando un modo gentile di spiegarti la ragione della mia scelta, ma così mi metti con le spalle al muro. Non prendertela, tu e i tuoi siete i migliori quando si tratta di vendere attrezzature sportive o alcolici, ma loro… - proseguì, accennando a Ruby e Bela - … vendono il lusso come nessun’altro, nell’ambiente. Non è una questione di preferenze, di vincere o perdere, c’è in ballo una marea di denaro e io devo puntare sui miei cavalli più forti. -

- Credi che non possa farcela? - domandò Dean, risentito, con aria di sfida.

- Io non credo niente, dico solo che non posso accollarmi questo rischio. -

- Capo, io posso vendere qualsiasi cosa. Qualsiasi. Potrei vendere fiammiferi all’Inferno! - proclamò, determinato.

D’un tratto, una strana luce brillò negli occhi di Ruby.

- Davvero Winchester? - chiese quest’ultima, con una nota di sarcasmo mal dissimulata nella voce.

‘Oh, puttana, sono talmente bravo che riuscirei persino a convincere un uomo a scoparti. E senza pagarlo, eh…’

- Certo, Ruby. - replicò con un sorriso.

- Saresti in grado di vendere anche… te stesso? - chiese quest’ultima, mentre Bela l’osservava confusa e vagamente preoccupata.

- Dove vorresti arrivare? - intervenne Crowley che, ormai, proprio come gli altri due, faticava a seguire il filo del discorso. -

- Bè, diciamo che il nostro mestiere consiste nel… fare innamorare le persone. Farle innamorare delle cose. Sia che noi vendiamo gioielli, orologi, vino o mazze da hockey, dobbiamo fare in modo di scatenare nei clienti la brama, la voglia, il fortissimo desiderio di possederle. Giusto? –

Crowley annuì, concentrato.

- Sì… sì, continuo a non capire, ma prosegui. -

- Convincere le persone a preferire una certa marca di birra rispetto alla concorrente, oppure a comprare determinati occhiali da sole, equivale… bè, ad una sveltina. Una botta e via. Una scelta senza complicazioni, che si può cambiare senza remore. Riuscire invece a vendere un gioiello importante, una casa, o nel nostro caso un’auto prestigiosa, comporta una scelta per la vita. O, se non per la vita, per un lungo lasso di tempo… -

- Sì, e allora? - chiese Dean, spazientito da quel monologo senza capo né coda.

- Allora, Winchester, tu sei il re delle sveltine… - disse Ruby, condiscendente - … ma non sapresti mai e poi mai scatenare sentimenti che possano protrarsi nel lungo periodo. Tu vendi emozione momentanea, io e Bela vendiamo impegno duraturo. -

- Ma che diavolo stai dicendo, Ruby? Emozione momentanea? - ripetè Dean, sdegnato - Io posso vendere tutto quello che voglio! -

- Vuoi scommettere? - chiese la giovane, arrivando finalmente al dunque - Vuoi scommettere la presentazione e la campagna? - chiese ancora, mentre Bela le rifilava un calcio sotto il tavolo, fissandola ad occhi sbarrati, mentre sul volto di Dean andava dipingendosi un largo sorriso.

- Oh, sì… certo che voglio scommettere, tesoro. Cosa devo fare? - domandò, con l’aria soddisfatta di chi aveva già vinto.

- Dovrai fare innamorare una persona di te. - sentenziò Ruby.

- Pfffffffff… consideralo già fatto! - rise Dean, quasi incredulo di fronte all’ingenuità della propria rivale.

- Aspetta, non ho finito. Dovrai farla innamorare entro la prossima settimana, quando la signora Harvelle ed il suo socio verranno qui per la presentazione. -

- Certo. Tutto qui? -

- No. Per essere certe che tu non metta in piedi uno dei tuoi soliti imbrogli, alla festa dell’Harvelle Inc. presenterai questa persona a Fergus, sarà lui a giudicare la sincerità del vostro rapporto. Inoltre, sempre per evitare trucchi, sceglierò la persona che dovrai sedurre… qui. -

Dean, per un attimo, sembrò spiazzato.

- Qui? Ora? - chiese, fiutando aria di raggiro.

- Proprio qui e proprio ora. Problemi? - insinuò la ragazza.

- Assolutamente no. - replicò Dean, asciutto.

- Tu che ne pensi, Fergus? - domandò quindi rivolgendosi al capo - Trovi che sia una soluzione accettabile per te? -

Crowley, fino a quel momento, aveva assistito allo scambio di battute fra i due placidamente assorto, sorseggiando il proprio whisky. Non l’avrebbe mai ammesso, ma nonostante conoscesse il valore e le indubbie capacità di Dean, adorava vederlo sotto pressione.

Messo alla prova.

Prese una lunga, pensosa sorsata, prima di rispondere.

- Ragazze, comincio a pensare che tu e Bela siate matte esattamente quanto lui, ma questa faccenda confesso che m’intriga… bah, fate come vi pare, l’importante è che tutto sia pronto per l’arrivo di quelli dell’Harvelle. Ah, e se qualcosa dovesse andare storto, pretenderò le tue palle. - affermò, sorridendo a Dean in un modo che non lasciava intendere nulla di buono - E anche le vostre. - concluse, rivolgendosi alle ragazze.

- Quindi affare fatto, Winchester? - domandò Ruby tendendo una mano al proprio avversario, per nulla intimorita dalle minacce di Crowley, al contrario di Bela che stava palesemente sudando freddo.

Dean la prese di malavoglia, come se stesse toccando un serpente.

- Affare fatto. - dichiarò solennemente stringendola e pensando che, in fondo, non gli era andata poi così male.

Crowley, frattanto, abbandonato il bicchiere sul tavolino, si era alzato dalla propria poltrona e aveva osservato i due rivali sancire il patto solenne tradendo una certa fretta.

- Signore, Dean, resterei volentieri a vedere su chi ricadrà la scelta di Ruby, ma purtroppo ho appuntamento dal sarto, e sono già in ritardo, perciò vi porgo i miei saluti e mi aspetto di vedervi domattina in ufficio con degli spunti originali da propormi… - mormorò, vagamente minaccioso, infilandosi il soprabito nero e accennando ad allontanarsi.

- Appuntamento dal sarto? A quest’ora? - chiese Dean.

- Con quello che lo pago, mi riceverebbe anche alle tre del mattino. Ora, se volete scusarmi, vi auguro buona fortuna… e che vinca il migliore… - mormorò con un sorrisetto mellifluo, di cui Dean non riuscì a decifrare né il significato né, tantomeno, il destinatario.




Frattanto, anche Castiel, Gabriel e Balthazar erano sopraggiunti allo Sky.

Castiel, dopo essersi guardato brevemente in giro, si separò subito dagli amici per scongiurare fraintendimenti, non voleva che un eventuale “acchiappo” lo vedesse con non uno, ma ben due ragazzi.
Vagò per un po’ all’interno del locale, tentando di attaccare bottone con quelli che a suo avviso potevano essere potenziali candidati al ruolo di pollo, ma si trovò a desistere dopo tre o quattro tentativi piuttosto desolanti, risoltisi in strette di mano molli e sudaticce, livelli di checcaggine che avrebbero smontato anche il gay più incallito e imbarazzanti equivoci con eterissimi signori piuttosto turbati dai suoi approcci.

Tra etero vestiti con troppo gusto per essere davvero etero e cripto-gay con la fede al dito, l’obiettivo che Castiel si era prefissato di raggiungere con un paio di drink e qualche frase ben piazzata si stava rivelando decisamente più arduo da raggiungere del previsto.

Dando origine ad una scena cara a moltissimi film, si arenò al bancone del bar, afflitto, ordinando l'ennesimo cocktail con voce spenta e sperando in una briciola di conforto da parte del barman, che si limitò invece a posargli davanti una ciotolina colma di arachidi stantie.

- Brutta serata, eh? - commentò una voce accanto a lui. Una bella voce.

Castiel si voltò, stupefatto, era la prima volta quella sera che qualcuno gli rivolgeva la parola.

‘Niente falsetto. Ottimo.’

- Uhm, sì… oggi le cose mi stanno andando un po’ storte… - mormorò, squadrando lo sconosciuto dagli occhi chiari che gli sorrideva comprensivo.

- Bè, mi spiace davvero per te, amico. Brindiamo ad un fine serata migliore? - propose quest’ultimo, sollevando la propria birra e facendola tintinnare piano contro il bicchiere di Castiel.

Che sorrise grato, pensando che forse, finalmente, aveva trovato il proprio pollo.

- Certo. Grazie. A proposito, mi chiamo Castiel. - disse, posando il bicchiere e tendendo la mano all’uomo accanto a sé.

- Nick [3]. - disse semplicemente l’altro, stringendola.

‘Stretta decisa ma non esagerata. Niente mani viscide. Evvai!’

- Sei di queste parti, Nick? - domandò Castiel.

- In realtà no, sono in visita alla città. Mi fermo solo una decina di giorni. - rispose l’altro, cordiale.

‘È perfetto! Perfetto! Dieci giorni e poi sarà lui a sparire spontaneamente dalla mia vita, non posso crederci!’ gongolò il giornalista, incredulo di fronte a quell’inaspettato colpo di fortuna.

- Oh, ma è fantastico! - si lasciò sfuggire - Cioè, intendevo dire, è fantastico che tu sia appena arrivato. Sai, potrei farti fare un tour della cit-

- Che combini Nick? - chiese una voce femminile alle loro spalle, interrompendo Castiel.

Nick, si voltò, sorridendo con espressione dolce e baciando sulle labbra una giovane donna bruna.

- Niente tesoro, quattro chiacchiere mentre tu eri ad incipriarti il naso. Stavo tirando un po’ su il morale a Castiel, vero amico? A proposito, lei è Sarah, mia moglie. - spiegò con naturalezza.

Castiel si ritrovò ad annuire imbarazzato, sperando che una voragine si aprisse nel pavimento e lo inghiottisse all’istante.

Cristo, aveva equivocato tutto.

- Ehm, piacere Sarah… Nick mi ha detto che siete qui in visita. -

- Oh, sì, veniamo dal Delaware. Ci siamo regalati questo viaggio per il nostro quinto anniversario. Bè, in realtà il nostro avversario sarà tra qualche mese… - spiegò lei, accarezzandosi dolcemente la pancia appena pronunciata con un misto di timidezza e orgoglio - … ma sono incinta, e per allora non potrò più viaggiare, quindi… eccoci qui! - terminò, con una risata cristallina.

‘Oh mio Dio...’

- A… ah. Santo cielo, incinta… congratulazioni allora! - farfugliò Castiel, agitatissimo, scivolando giù dallo sgabello del bar ed iniziando ad arretrare, per quanto glielo permetteva la folla - E in bocca al lupo per il vostro soggiorno in città! E… e complimenti, siete una bellissima coppia! - urlò quasi, dileguandosi verso l’angolo opposto del locale, mentre Nick e Sarah si guardavano straniti, chiedendosi cos’avessero detto di sbagliato.

Dopo una rapida fuga, Castiel individuò Balth e Gabe, fortunatamente in una zona sufficientemente lontana dal bar.

Li raggiunse, salutandoli mogio.

- Cassy che succede? Come va la caccia? - domandò Gabriel, scrutando l’amico che se ne stava con le spalle curve e l’aria da cane bastonato.

- Uno schifo, Gabe… -

- Ma scusa, prima ti ho visto parlare con un biondino niente male! -

- Era sposato. -

- Bè, chi se ne frega! Tanto non è che debba sposarlo tu! - intervenne Balthazar, pragmatico.

- Non ho finito, Balth. Sposato. Viaggio d’anniversario. Con la deliziosa mogliettina. Incinta. -

Balthazar assunse un’espressione incredula.

- Dio Cassy, se esistessero le Olimpiadi Speciali della Sfiga, vinceresti a mani basse. Questi etero, escono dalle fottute pareti [4]! Dovrebbero portare delle targhette identificative, o un tatuaggio dietro l’orecchio, almeno uno saprebbe regolarsi… -

- Grazie Balth, mi sei di grande aiuto. - commentò Castiel, sarcastico - Ora, invece di deprimermi ulteriormente, vorresti aiutarmi a scovare un maledetto omosessuale in questo locale? -

Non sapeva spiegarsene la ragione, ma Balthazar riusciva ad individuare un gay a cinquanta metri di distanza. Alla prima occhiata.

- Mi piacerebbe Occhioni, ma stasera il mio radar è tarato su “gnocca”. -

- Che… che cosa? -

- Mi hai capito. Devo selezionare delle candidate per quella cosa. Sai… - spiegò, ammiccando.

- Stai scherzando? Non starai ancora cercando di mettere in atto quella tua assurda fantasia del… del maneggio a dodici? -

- Ménage, Cassy, si chiama ménage. -

- Si chiamerà pure ménage, ma sempre di orgia si tratta. -

- Se lo dici così, lo fai sembrare una cosa brutta. - ribattè Balthazar, offeso.

Castiel si voltò verso Gabriel, esasperato, ma l’altro non gli fornì un gran sostegno, scuotendo il capo rassegnato. Castiel non se la prese. In fondo, sopportava Balthazar da molti più anni di lui.

- Senti Balth, più tardi potrai fare ciò che vuoi, nella privacy della tua camera da letto, ma ora non potresti darmi una mano? Prima di pensare al… al tuo piacere, non potresti pensare cinque minuti alla mia carriera? Devo trovare qualcuno al più presto, e sono davvero esausto… -

- Lo farei volentieri, ma stasera i miei sensi sono un po’ appannati… - mormorò Balthazar, scrutando il fondo del proprio bicchiere - Ho chiesto un Martini Dry ma - diamine! - questo coso è secco come il dannato Sahara! Il barman, in pratica, ci ha messo solo gin! Non sono in condizioni di aiutarti Cassy, una donna sono ancora in grado di distinguerla, ma coi gay al momento ho qualche problema… -

Castiel sbuffò, demoralizzato, e si congedò con un gesto della mano, ributtandosi nella mischia.



Contemporaneamente, al tavolo di Crowley & Company, Ruby, sfruttando la posizione sopraelevata del privè, stava scandagliando l’immenso locale alla ricerca di un soggetto papabile da rifilare a Dean.

Mentre ancora stavano discutendo, era quasi certa di aver intravisto… oh sì, Bingo!

Nel mare di ‘petites robes noires’ indossate dal 99% delle ragazze e di austeri completi da lavoro sfoggiati dalla gran parte degli uomini, spiccava una macchia beige.

Era lui, ora ne era sicura.

Quasi non poteva credere alla propria fortuna… Dean non solo avrebbe perso la scommessa, ma avrebbe passato dieci giorni d’inferno, portato intenzionalmente all’esasperazione da quell’adorabile redattore.

Non riuscì a soffocare un enorme sorriso vittorioso, mentre mostrava a Dean il prescelto.

- Quello là. - sentenziò, puntando maleducatamente il dito su di un ignaro Castiel.

Dean la guardò, senza capire.

- Quello là cosa? -

- Quello là, quello vestito da Tenente Colombo. E’ lui che dovrai far innamorare. -

- Ma… ma è un uomo. - chiarì Dean, come se non fosse abbastanza evidente.

- Sì, l’avevo notato. - commentò asciutta Ruby.

- Cioè… voglio dire… un U.O.M.O. Vuoi che vada a letto con un uomo? -

- E chi ha mai parlato di andare a letto, Winchester? Io ti ho chiesto solo di farlo innamorare… o forse non sei in grado di andare oltre alla prestazione atletica, stallone? - lo provocò.

Dean, piccato, reagì con la solita spavalderia.

- Non scherzare, Ruby. Riuscirei a fare innamorare di me anche degli oggetti inanimati, e lo sai benissimo. -

- In effetti un paio di volte ti ho visto rimorchiare delle tizie che somigliavano in maniera imbarazzante ad uno scaldabagno… - commentò acidamente Bela.

- Ah, ah, Talbot. Davvero esilarante. Fortuna che, per vendere, non hai bisogno del senso dell’umorismo e ti basta mostrare le tette. - le ringhiò contro Dean.

Ruby intervenne subito, ci mancava solo che il suo obiettivo si defilasse mentre quei due battibeccavano.

- Allora che dici Dean, ci stai? O è un’impresa troppo complessa anche per il grande Winchester? -

- Certo che ci sto, Ruby. Ve lo porterò su un piatto d’argento, con un bel fiocchetto rosso sulla testa. E la presentazione sarà mia. - dichiarò, alzandosi della poltroncina e avviandosi verso le scale, per poi fare rapidamente dietrofront.

- Un momento… - mormorò, rivolgendosi a Ruby - Come fai ad essere sicura che sia gay? -

La ragazza, presa in contropiede, reagì cercando di mostrare sicurezza.

- B… bè ma… è evidente, no? -

- In realtà, no. - commentò Dean, osservandola sospettoso, gli occhi ridotti a due sottili spicchi verdi.

Ruby sostenne il suo sguardo, sollevando sfrontatamente il mento.

- Ma come? Tu non riesci a vederlo? Credevo che fossi molto più perspicace, Winchester. Ce l’ha praticamente scritto in fronte… e comunque il mio gay radar non sbaglia mai. - tagliò corto - Se poi dovesse rivelarsi etero, torna qui e sarò lieta di scegliere qualcun altro, va bene? -

Dean parve rassicurato dalle sue affermazioni e tornò sui propri passi avviandosi, lungo le scale, non senza essersi prima voltato a soffiare un bacio in direzione delle ragazze.

Rimaste sole, Bela riversò su Ruby tutto il nervosismo represso fino a quel momento.

- Sei forse impazzita? Cos’è questa buffonata? Far innamorare qualcuno? Non so se hai presente Dean Winchester, Ruby, ma quello è in grado di scoparsi qualsiasi cosa respiri, e poco importa se è un uomo! - sbottò.

Ruby non si scompose di una virgola, rivolgendole uno sguardo di superiorità.

- Tu non l’hai riconosciuto, vero? - ghignò.

- Riconosciuto chi? -

- Ma Colombo, e chi se no? L’hai riempito di complimenti giusto stamani… -

Bela osservò meglio Castiel, in lontananza, e a quel punto, finalmente, realizzò chi fosse, mentre allo stesso tempo il piano di Ruby si dipanava con chiarezza di fronte a lei.

Con un sorriso perfido, versò altro champagne nei calici posati sul tavolo, ne porse uno a Ruby e brindò alla sua salute.

- Amica mia, sei un vero demonio… -



Mentre si faceva largo fra la gente nella confusione del locale ormai strapieno, Dean si rese conto che, in fondo, era stato piuttosto fortunato.

Lo Sky era un club piuttosto ben frequentato e così già in partenza aveva evitato la possibilità di dover sedurre un Hell’s Angel peloso di centocinquanta chili con addosso solo un gilet di pelle, o qualche hipster in jeans attillati, inoltre il ragazzo scelto da Ruby, almeno da lontano, sembrava davvero carino.

Sempre meglio di qualche tardona.

Quello che però fece sogghignare compiaciuto Dean era l’unica cosa che Ruby non sapeva…

Ovviamente in ufficio non ne aveva mai fatto parola con nessuno, un po’ perché amava farsi gli affari propri e un po’ perché non avrebbe giovato alla sua immagine di uomo tutto d’un pezzo, ma quella non era certo la prima volta che ci provava con un ragazzo.

Tendenzialmente la stragrande maggioranza delle sue esperienze si condensava ai tempi del college, nello specifico alla fase sperimentale del “proviamo un po’ di tutto”, e nonostante non avesse mai avuto il coraggio di andare davvero fino in fondo con un uomo, continuava a non disdegnare affatto la compagnia maschile.

Certo, negli ultimi anni si era dedicato quasi esclusivamente alle donne, ma più per una questione di mera comodità che per altro, per non doversi prendere la briga di giustificare i propri gusti un po’ più “elastici” della media ai colleghi ed agli amici.

E dire che Ruby pensava di averlo messo in difficoltà, proponendogli quel ragazzo così attraente!

Sarebbe stata una vera passeggiata, pensò, sfoderando il sorriso delle grandi occasioni e puntando deciso verso una precisa zona del locale.

Nello stesso momento, un po’ abbattuto a causa della sequenza d’insuccessi, Castiel si era defilato un po’ dalla calca appoggiandosi ad una colonna, mentre iniziava seriamente a preoccuparsi dell’esito in primo luogo della serata e, di conseguenza, dell’articolo.
Se non fosse riuscito a portare a termine il pezzo assegnatogli, Pamela se la sarebbe legata al dito e si sarebbe giocato per sempre l’occasione di fare il salto di qualità in quella dannata casa editrice.

Già rassegnato a dover scrivere di come combattere la sindrome premestruale con il pilates per l’eternità, si mise a controllare le e-mail sul cellulare a testa bassa, e fu per questo che non fece subito caso agli scarponcini numero 44 che invasero il suo spazio personale, arrivando quasi a sfiorare le punte delle sue scarpe.

Quando finalmente registrò la loro presenza nel proprio campo visivo, risalì lentamente con lo sguardo lungo il corpo del legittimo proprietario incontrando, nell’ordine: gambe lunghe e muscolose, anche se leggermente arcuate, fasciate in jeans azzurri sbiaditi ad arte, una giacca di pelle vintage, belle spalle e, poco sopra, una bocca sensuale atteggiata in un mezzo sorriso, sormontata da una vera e propria esplosione di lentiggini e dagli occhi più verdi che Castiel avesse mai visto.

Quel ragazzo era letteralmente pazzesco.

- Ciao. - disse una voce che no, non poteva essere davvero la sua, perché dai, seriamente, era troppo.

- Ciao… - biascicò Castiel, esitante, preso completamente alla sprovvista.

L’altro, per tutta risposta, lo squadrò da capo a piedi senza una parola, come se stesse valutando l’idea di acquistarlo, tornando poi a guardarlo negli occhi con aria soddisfatta.

Lo stava abbordando?
Oh, sì che lo stava abbordando, decisamente, lo stava abbordando.
Cristo, il ragazzo più bello che avesse mai incontrato lo stava abbordando!

‘Ok, Castiel, riprenditi. Niente panico. Respira. Questo non è un abbordaggio vero e tu… non sei il vero tu. Non sei il solito, timido Castiel, stasera sei a caccia per lavoro, per il tuo futuro professionale. Tira fuori le palle e comportati come se ti capitasse di continuo di incontrare tipi come lui…’

E così, invece di arrossire ed incassare la testa tra le spalle come una tartarughina spaventata, si protese leggermente in avanti sorridendo sfrontato, facendo arretrare di mezzo passo lo sconosciuto, che sembrò dapprima stupito, ed in seguito piacevolmente stupito, almeno a giudicare dal suo sorriso, che si allargò a dismisura, scoprendo una fila di denti bianchissimi.

- Dean Winchester. - disse infine, tendendo la mano a Castiel.

- Affascinante…- mormorò quest’ultimo, stringendola brevemente e osservandolo con la testa inclinata da un lato, studiandolo.

- Bè… grazie. - disse Dean, compiaciuto, con il sorriso di chi è assuefatto a complimenti del genere.

- Intendevo il cognome. - specificò Castiel con un piccolo ghigno malefico, sgretolando quel sorriso - Castiel Novak.

- Bizzarro…- replicò Dean, trapassandolo con lo sguardo e incassando con classe.

- Lo so, non è un nome comune. - commentò l’altro, avvezzo a quel genere di commento.

- Intendevo tu. - sottolineò, restituendogli il favore.

- Oh. - mormorò il giornalista, spiazzato - Ok, ok, touché! Siamo pari, me lo sono meritato… Dean Winchester. - ammise poi, ridendo.

- Bè, direi che il ghiaccio lo sappiamo rompere… Castiel Novak. - convenne Dean.

- Oh sì, senza dubbio! - ribattè Castiel, continuando a ridacchiare.

- Senti… non vorrei sembrarti frettoloso, o sfacciato, ma… posso chiederti una cosa? - domandò quindi Dean, continuando a fissare Castiel con un’aria da mascalzone che, se non fosse stato alto oltre un metro e ottanta, l’avrebbe reso simile ad un bambino sul punto di combinarne una davvero grossa.

- Spara. -

- Sei impegnato? -

- Wow, certo che sei uno che va subito al sodo… - rispose Castiel, frastornato, sgranando gli occhi e sollevando un sopracciglio - Comunque no, sono single. -

- La cosa ha dell’incredibile… - commentò l’altro, flirtando senza alcun pudore.

- E tu, invece? Sei un maniaco omicida? - chiese Castiel, ridacchiando ancora al pensiero delle preoccupazioni espresse in ufficio da Balthazar e Gabe.

- Sto cercando di smettere. -

- E come va? -

- Ai maniaci anonimi mi hanno dato il gettone dei sei mesi. - replicò prontamente Dean, stando al gioco.

- Accidenti, allora ti meriti un premio! Potrei offrirti da bere… - azzardò Castiel, cogliendo la palla al balzo.

‘Vai così, Cassy, butta l’esca.’

Dean sorrise, sornione.

- Non credo ce ne sia bisogno, sai, credo di averlo appena incontrato, il mio premio… - mormorò, abbassando il tono di voce e avvicinandosi un altro po’ - Posso chiederti un’altra cosa? -

- Certo… - rispose il giornalista, esitante, mentre l’altro posava entrambe le mani sulla colonna a cui era appoggiato, ai lati della sua testa, chinandosi lentamente verso di lui.

Inclinò appena il viso e lo accostò al suo, tanto vicino che Castiel avrebbe potuto contare le sue lentiggini una per una, ma non riuscì a far altro che cercare di respirare normalmente mentre un mix sconvolgente fatto di dopobarba e qualcos’altro di indefinibile si insinuava in ogni anfratto del suo cervello, rendendogli le gambe molli come gelatina.

- Sei affamato, Castiel? - sussurrò al suo orecchio, basso, lento, allusivo.

Le parole di Dean passarono dalle orecchie di Castiel direttamente ai suoi pantaloni, mentre un brivido di pura lussuria si tuffava lungo la sua schiena nel sentire il proprio nome pronunciato in maniera tanto indecente e le labbra di Dean sfiorargli impercettibilmente il lobo mentre parlava.

Deglutì.

E reagì esattamente all’opposto di come si sarebbe comportato di solito.

Perciò, invece di fuggire a gambe levate, voltò un poco il viso, strusciando a malapena la guancia ruvida di barba su quella di Dean, fino ad avvicinarsi a propria volta al suo orecchio.

- Da morire, Dean… - mormorò a bassa voce, senza riuscire ad impedirsi di assaporare il suono del nome dell’altro sulla propria lingua.

Dio, forse era davvero da troppo tempo che era solo.

- Sai, conosco un posto dove fanno dell’ottima torta di mele… - continuò Dean, carezzevole, senza spostarsi di un millimetro.

Certo che di eufemismi per “andiamo a casa mia a scopare”, Castiel ne aveva sentiti tanti, ma questo li batteva tutti.

Non poteva andare a casa di questo tizio.
Semplicemente, non poteva.
Cioè, conosceva a malapena il suo nome!

Non era mai stato uno da sesso al primo appuntamento (neanche al secondo, o al terzo, a voler essere pignoli), ma d’altra parte se voleva agganciarlo – e voleva disperatamenteagganciarlo, ammise con se stesso, cercando di convincersi che fosse solo per l’articolo e non perché i suoi ormoni stavano facendo la ola – doveva gettare alle ortiche il proprio abituale comportamento, prendere un bel respiro e buttarsi.

Cazzo.
Forse, alla fin fine, aveva ragione Balthazar.
Giusto un po’.
Si stava prostituendo per un pezzo.
Giusto un po’.
Oddio, prostituendo… che parolona.
Un pochino, ecco.
In realtà si stava… sì, ok, era una sgualdrina.

Giusto un po’.

E una sgualdrina non avrebbe mai rifiutato un invito del genere… non da un ragazzo del genere, comunque.

- Non vedo l’ora di assaggiarla… - replicò quindi, con una malizia che non gli apparteneva e la curiosa sensazione di stare recitando il copione di qualche strambo porno di quelli che guardava Gabe, roba tipo “Il pasticcere offre il suo cannolo alla babysitter”.

Dean si ritrasse di una ventina di centimetri, pur incombendo ancora su di lui, osservandolo come se la sua risposta lo divertisse e stupisse allo stesso tempo.
Avvezzo soprattutto per il proprio lavoro ma anche per attitudine naturale a “decifrare” al volo le persone, non riusciva a capire perché un ragazzo così evidentemente timido e riservato si atteggiasse a quel modo.

Le sue parole dicevano una cosa mentre tutto, nel suo linguaggio corporeo, urlava esattamente il contrario.

Ma fu questione di una frazione di secondo, non aveva tempo di preoccuparsi per cose simili, aveva una missione ben precisa da portare a termine, pertanto riacquistò immediatamente la sua aria strafottente e, con un ampio gesto della mano, gli indicò galantemente l’uscita.

- Ce ne andiamo? - chiese, gentile ma allo stesso tempo sbrigativo.

- Certo. - rispose Castiel, senza esitazioni - Dammi solo un minuto, devo avvertire i miei amici. - aggiunse, allontanandosi da Dean e dirigendosi verso il bancone del bar, dove gli sembrava di aver intravisto la chioma bionda di Balthazar sbucare tra le teste degli altri avventori.

Facendosi largo nella ressa riuscì a raggiungere i colleghi, alle prese con i rispettivi cocktail, sperando solo che Nick e Sarah avessero levato le tende.

Balthazar l’osservò con un misto di sollievo e comprensione, mentre Gabriel era apparentemente occupato a dragare il fondo del proprio bicchiere tentando di recuperare una fragolina che proprio non voleva saperne di farsi mangiare.

- Cassy, mi spiace che non stia funzionando… proprio non è serata, eh? Preferisci cambiare locale? O vuoi andare a casa? - domandò, con la segreta speranza che Castiel si arrendesse in preda allo sconforto e desse definitivamente forfait a Pamela.

- In realtà sono venuto ad avvertirvi che sto andando via. -

- Non è necessario che tu vada da solo, ti accompagniamo noi senza problemi, vero Gabe? Gabe! Dio, Gabriel, posa quella cannuccia o te la faccio ingoiare! - ringhiò, rivolto all’amico che stava ancora trafficando tra cubetti di ghiaccio e frutti di bosco riottosi.

- No Balth, non hai capito. Ho trovato compagnia. - specificò Castiel, gonfio d’orgoglio per aver centrato l’obiettivo della serata.

- Quel tizio sposato? - intervenne Gabriel, abbandonando per qualche istante il ripescaggio coatto.

- Ma no, non lui! Ho conosciuto un ragazzo, anzi, in realtà è lui che ha conosciuto me. Si chiama Dean e mi sta aspettando… -

- Per andare dove? - intervenne Balth, sospettoso.

- Ehm, non ne sono proprio sicuro ma… credo… a casa sua… - mormorò Castiel, a disagio, prevedendo la reazione dell’amico.

Balthazar, incrociando le braccia ed emettendo una specie di sbuffo spazientito, si limitò ad un’occhiataccia che esprimeva tutto il suo dissenso, mentre Gabriel esalò solo un “Cassy…” piuttosto eloquente.

- Ok, ragazzi, ho capito. Avete già esposto i vostri dubbi a riguardo in ufficio. Ci devo andare, non capite? Devo pur accalappiarlo, in qualche modo! Ma va bene. Andrà tutto bene. So gestirlo, e non mi succederà nulla. - asserì il giovane redattore - In ogni caso ho già deciso, e non c’è niente che possiate fare o dire per dissuadermi. - precisò, cercando d’apparire più fermo nei propri propositi di quanto in realtà non fosse.

Gli altri due si guardarono brevemente, comunicando in silenzio, quindi entrambi annuirono e Balthazar posò entrambe le mani sulle spalle di Castiel, fissandolo dritto in quei suoi stupidi occhi blu, così innocenti e fiduciosi.

- Va bene Cassy, ok. Se dici che puoi cavartela, a me sta bene. Però promettimi di non fare stupidaggini. Non per un articolo. Non ne vale la pena. E se questo tizio si dimostra anche solo vagamente strano, scappa. E tieni il cellulare acceso. E-

- Va bene, mamma, starò attento. - lo interruppe Castiel, scrollandosi di dosso le mani dell’amico, prima che la sequenza di raccomandazioni diventasse infinita.

- E appuntati il suo numero di targa, non si sa mai. Anzi, se riuscissi a sbirciare un suo documento mentre è in bagno sarebbe l’ideale. - aggiunse Gabriel, serissimo.

- Gabe, non siamo in una puntata di 24 e io non sono una spia russa [5]. E, per la cronaca, Dean non è Dexter. Si può sapere perché, secondo voi, l’unico serial killer della città devo rimorchiarlo io? - sbottò, esaperato.

- Hai ragione, forse stiamo esagerando, è solo che siamo un po’ preoccupati… è da tanto che non esci con qualcuno e, bè, vorremmo solo evitare che ti facessi male come l’ultima volta… - spiegò Gabe, a disagio, mentre Balthazar, impettito accanto a lui, annuiva.

- Non mi farò male, ragazzi. È solo lavoro. Niente di più. - li tranquillizzò Castiel, affondando le mani nelle tasche del trench con noncuranza.

- Comunque, è possibile almeno vederlo, questo Dean? - chiese Balthazar.

- Sì Balth, mi aspetta all’uscita, dovrebbe essere… - esitò, perlustrando il fondo del locale ed indicando poi all’amico un punto preciso della sala - … Ah, eccolo! È quello alto accanto al buttafuori. -

- Quello con la giacca di pelle? - chiese Balthazar, mentre Gabriel stava praticamente saltellando per vedere oltre il mare di teste attorno a loro, maledicendo le ragazze con i tacchi alti.

- Esatto. -

- Ah.- commentò l’amico in tono asciutto.

- Perché? Perché “ah”? - domandò Castiel, sospettoso, conoscendo a menadito ogni più piccola sfumatura di scetticismo nella voce di Balthazar.

- No, niente, era un “ah” di… di approvazione per il suo look. Il vintage sta tornando alla grande. - glissò l’altro.

- Come vuoi… - commentò poco convinto il più giovane - … Comunque io vado. - concluse, muovendo qualche passo in direzione dell’uscita, per immergersi nuovamente nella folla.

- Auguratemi buona fortuna! - urlò, voltandosi un’ultima volta in direzione degli amici, mentre Gabe con la mano destra gli faceva segno di telefonargli.

Rimasti soli, Gabriel e Balthazar emisero contemporaneamente un lungo sospiro, continuando a fissare il punto in cui Castiel si era eclissato con Dean.

- Se lo mangerà vivo, vero? - domandò Gabe, con voce stanca.

- Conserva quel bicchiere Gabe, e anche la cannuccia. Temo che ci serviranno, quando dovremo raccogliere ciò che resterà di Cassy dal pavimento… - rispose Balthazar, continuando a guardare dritto dinanzi a sé.


[1] Omonima canzone degli AC/DC, parte della colonna sonora di Supernatural.

[2] Se ricordate la puntata 5X02, Good God, Y'All, l'auto di Guerra è proprio una mustang rossa.

[3] Mi riferisco al primo tramite di Lucifer, e a sua moglie. Grazie ad Andy2412 per avermi ricordato della sua esistenza! XD

[4] Citazione rubata ad “Alien”.

[5] Misha Collina ha davvero interpretato la parte di uno spietato killer originario del Kosovo nella prima stagione di 24.


NDA: finalmente Dean e Castiel fanno la reciproca conoscenza (era anche ora, direte giustamente voi)!
Da qui in poi la storia prenderà una piega inevitabilmente OOC, avendo preso spunto da una commedia etero. Tenterò di limitare i danni ma... non vogliatemene e prendetela come viene! ^__^
Grazie a tutte quelle che hanno letto e recensito finora, vi bacio!
E grazie alla mia falafina Aniel per il fondamentale supporto morale *__*



   
 
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