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Autore: deepblueyes    21/03/2013    1 recensioni
Cosa faresti se un Demone, per scommessa, ti offrisse in un Contratto l'amore della tua vita, chiedendo in cambio soltanto la tua anima?
Accetteresti?
E se poi ti trovassi invischiato in un mondo di cui non immaginavi neppure l'esistenza, rischiando la vita, e scoprissi che la tua esistenza era sempre stata soltanto un'apparenza di normalità?
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 5
L'invito.


Avevo sempre pensato che gli umani non avessero il minimo senso. 
Ma questo era il colmo. 
Me ne stavo raggomitolato sopra il cuscino di Alice Keeper, e la guardavo gongolare davanti alle foto del suo bello: scattava a ogni nuova pubblicazione, fremeva dal desiderio di commentare o che so io, poi scuoteva la testa e passava a sciogliersi sulla foto successiva. 
E pensare che, all'inizio, mi era sembrata vagamente interessante... invece, era solo una ragazzina in piena crisi ormonale, che aveva venduto l'anima per un ragazzo del quale a malapena conosceva il nome. 
Ebbene si, signore e signori. Alice non aveva mai rivolto la parola a questo fantomatico Nicolas. Neanche un innocuo “Ciao come stai?” o “Quella giacca ti sta davvero bene!”, niente, niente di niente, nonostante si conoscessero da un po' e affermasse di esserne innamorata.
Eppure, ogni volta che quel tipo si connetteva su Facebook, Messenger  o quello che era, lei fremeva sperando che un vaso gli cadesse in testa e lo spingesse a parlarle, per poi farlo innamorare perdutamente di lei. 
Roba da matti. Davvero, con questa ragazza il genere umano si era superato. Puah. 
Sbadigliai, alzandomi, e mi stiracchiai ficcando le unghie nella sua tracolla e bucacchiandogliela un po', tanto per gradire. Mi stavo proprio annoiando. 
Alice sentì il raschiare dei miei artigli sulla stoffa, e si voltò di colpo: “Ehi, che stai facendo? Smettila di rovinarmi lo zaino!” ordinò, sventolando la mano con l'intento di spaventarmi. La fissai alzando le vibrisse e storcendo l'orecchia. Che buffa umana.
“Alice! Ehi tesoro! Io e papà andiamo a fare la spesa, vieni?” le urlò sua madre dal piano di sotto. La ragazzina sbuffò, alzando gli occhi al cielo: “Non mi va! Resto a casa oggi!” rispose, quasi li stesse informando di una assoluta novità. 
Stava sempre a casa. L'avevo studiata per giorni prima di rivelarmi, e solo una volta era andata a farsi una passeggiata assieme a una biondina con la ridarella... Sunshine? Sunmoon? Non riuscivo proprio a ricordarmi il suo nome... Sun-qualcosa, comunque. 
Finalmente, sentii la porta di casa chiudersi e sbirciai la macchina allontanarsi lungo il vialetto: con mamma e papà fuori, potevo rilassarmi un po'. Non vedevo l'ora... tutto questo pelo mi faceva venire da starnutire.
Ripresi il mio aspetto preferito, lo stesso che conosceva anche lei, dell'umano dalla pelle scura. Ridacchiai immaginando cosa avrebbero pensato i suoi genitori se fossero entrati nella sua stanza in quel momento, dato che un ragazzo completamente nudo se ne stava sdraiato comodamente tra le lenzuola della loro figlioletta. 
“Voi umani siete uno spasso sai?” le feci notare distrattamente. 
Alice urlò, scattando in piedi e si voltò a guardarmi ma, realizzando che addosso non avevo niente, divenne più rossa dei suoi capelli (che lo erano parecchio) e mi diede subito le spalle, coprendosi gli occhi: “Che cosa... come.. tu...”
“Hey hey piano... quattro parole insieme sono troppo per te, non ti pare? Fai un passo per volta, che è meglio.”  dissi, sdraiandomi più comodamente, mettendo le braccia dietro la testa.
“Come cavolo sei entrato?” sbottò, appena riuscì a raccogliere abbastanza fiato per parlare.
“Entrato? Sono sempre stato qui, miss.”
Si mosse, come per girarsi, ma poi si fermò di colpo: “No, non è vero, prima c'era... O cielo! Tu sei...”
“Già... e devo dire che, in quanto gatto, non ho mai ricevuto tanto affetto come da quando sono in questa casa... davvero, sono profondamente commosso.” risi, fingendo di asciugarmi una lacrima con fare accorato.
“Non posso crederci!” disse, sconvolta. Riuscivo a vedere la sua espressione dal riflesso sulla finestra, ed era davvero da morire dal ridere.
“Aspetta... ma tu... tu hai dormito con mia madre!” 
Non riuscii più a trattenere le risate: “Bé... cerca di non informare paparino, ok?”
“Ma come ti sei permesso? Non posso crederci!”
“Preferivi dormissi con te?” chiesi, prevedendo la sua reazione a quelle parole. 
“No io... insomma, non intendevo dire... non...” balbettò, totalmente incoerente, gesticolando come una matta. 
E, in effetti, lo sembrava. Pareva stesse parlando con le tende, girata così. 
“Comunque, perché non ti volti? Così chiacchieriamo in maniera decente” 
“Non posso” scattò, quasi l'avesse punta un'ape.
“Perché?”
“Sei nudo!” disse, sbattendo un piede a terra come una bambina piccola: che tipetto comico che era... mi stava facendo divertire da morire.
“E allora? Non hai mai visto un uomo nudo?” 
“Cosa? No, certo che no!”
“Ah no? Nemmeno Nicolas, allora.” la stuzzicai, curioso di vedere la sua reazione. Trattenne il fiato prima di rispondere, diventando così rossa che le si imporporarono persino le orecchie: “Io... no, non...”
Ridacchiai di nuovo, mentre i vestiti si materializzavano attorno al mio corpo, e mi spostai in un attimo dietro di lei: “E non sei curiosa?” sussurrai nel suo orecchio, poggiando la mano sul suo fianco. Sentii il suo corpo tendersi e inarcarsi leggermente, ma non capii se per avvicinarsi o allontanarsi dal mio. 
Deglutì, lentamente: “Non mi sembrano domande da fare...”
Delicatamente, la abbracciai facendola appoggiare a me, e nascosi il viso nell'incavo del suo collo, tra i capelli, respirando il profumo della sua pelle: “Andiamo, a me puoi dirlo... non c'è niente di male.” 
Era rigida, ma sapevo che quel contatto non le dispiaceva per niente, lo sentivo dal suo odore, dal battito accelerato del suo cuore, dal calore sulla sua pelle... e, forse, non dispiaceva nemmeno a me. In quel momento, non era l'accidia a dominarmi.
“Non è il caso. E comunque, non mi sembra che tu ci tenga più di tanto alla mia anima.” sbottò, sorprendendomi.
“Che vuoi dire?” chiesi, allontanandomi un po'. 
“Sei qui, no? Non dovresti, che so, preparare un filtro d'amore per Nicolas o giù di lì?” chiese, voltandosi a guardarmi con un sopracciglio inarcato e una fastidiosa aria di superiorità. 
Schioccai la lingua, facendo un passo indietro e sedendomi sulla sedia girevole della scrivania: “Ah, voi umani non capite mai un tubo. Io non preparo filtri d'amore. Come nessun altro demone, del resto. Se vuoi prenderti quel bell'imbusto, devi fare da te... io do solo man forte.” la informai, stiracchiando un po' le gambe.
Con mia immensa soddisfazione perse subito quell'aria saccente che aveva assunto, e mi fissò abbandonando le braccia lungo i fianchi:“Cosa? Come sarebbe a dire che devo pensarci io? ” 
Presi una penna da un barattolo e me la rigirai tra le dita: “Vuol dire che dovrai farti avanti da te... e io ti darò una mano.”
“Ma... ma io non... non sono capace! Insomma, non so che cosa devo fare!”
“Si l'ho notato, credimi” dissi subito, mollando la penna. Era davvero brutta... con le mucche disegnate sopra e il tappo rosso con le piume. Che cosa diamine c'entravano le piume di struzzo con le mucche?
Alice cominciò a camminare su e giù per la stanza, parlando sottovoce tra se e se e alzando gli occhi al cielo ogni due passi: mi sembrò di sentire qualcosa come “Complimenti Alice, sei da Oscar!” e “Brava cretina, davvero, non ho parole!”
“Si, nemmeno io. Sei completamente pazza, vero?” le chiesi, scuotendo la testa.
“Smetti di fare l'idiota! È tutta colpa tua! Mi hai ingannata, vero? Sapevi che non sarei mai riuscita a stare con Nicolas, ma hai mentito per la mia anima!” mi accusò, avvicinandosi e piantandomi il dito a un centimetro dal naso. Nonostante gli occhi strabici, riuscii a risponderle: “Hey, io non ho ingannato proprio nessuno. Hai stabilito tu i termini, ricordi? Finché non avrai Nicolas, la tua anima non sarà mia... perché dovrei remarti contro?”
Lei mi guardò con l'espressione di un cane randagio bastonato, abbassando la mano, per la gioia delle mie cornee: mi aveva tenuto strabico così a lungo che temevo che gli occhi mi si sarebbero incastrati così per il resto della mia esistenza. E addio sex-appeal. 
Sconfortata, andò a sedersi sul letto, e nascose il viso tra le mani. Mi venne il dubbio che avesse le sue cose... un attimo prima era così... vivace. Adesso pareva uno zombie.
“Oh, andiamo... non mi pare il caso di fare così. Ti ho detto che ti aiuterò e lo farò. Sono qui per questo! Anzi, abbiamo fatto passi da gigante!” la informai distrattamente, studiando i disegnini che aveva fatto da bambina (almeno speravo che non fossero attuali, altrimenti eravamo messi davvero male) e che qualcuno (sua madre, sicuro) aveva incorniciato e appeso per la stanza. 
“Passi da gigante? Che significa? Non abbiamo fatto proprio niente!”
La guardai, sorridendo innocentemente: “Come no? Andremo al party in discoteca di Sunny, dove va anche Nicky. Una festa con tanta musica, divertimento e, soprattutto, alcolici. Ti sembra poco?”
Fu con somma gioia che vidi i suoi occhi spalancarsi mentre, incredula, realizzava di essere tutt'altro che disconnessa da Facebook e che io, approfittando della sua distrazione, avevo accettato l'invito che stava pensando di rifiutare. 
“Tu... tu hai... ” balbettò.
“Esatto miss. Vedrai, ci divertiremo da morire, noi due.” le dissi, spegnendo il PC e ritrasformandomi in gatto. 
“Alice?! Alice siamo tornati, ci sei?”
La ragazzina non rispose a sua madre, limitandosi a fissare sconvolta il suo innocente gattino che aveva gioiosamente ripreso a farsi le unghie sulla sua tracolla.

  
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