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Autore: KidStardust    21/03/2013    2 recensioni
Sono le 9.43, la mia testa è già collassata all’ultimo banco, il professore spiega ma nessuno lo ascolta, c’è chi parla con il compagno di banco, chi gioca con il telefono e chi, come me, attende il lento scorrere del tempo… il guaio è che lo faccio solo io.
Il mio nome è Francesco, ho 18 anni e questo è il mio ultimo anno scolastico. Sono tutti agitati per la maturità e al contempo tristi perché non si rivedranno mai più fra loro. La falsità della gente, per 5 anni siete usciti insieme nei modi più assurdi e disparati, adesso improvvisamente si interromperanno tutti i contatti, che belle amicizie! Forse è per questo che non ne ho mai avute, sono altamente asociale, depresso per i comuni mortali, ma la verità è che questo mondo non è all’altezza delle mie aspettative e non mi da ciò che vorrei, anche se in parte questa è colpa mia visto che sono pessimista e arrendevole. Ecco io chi sono, ed ecco la mia storia…
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Era sabato, erano passati diversi giorni dagli ultimi eventi, Sky a casa con me, Arianna e Diego insieme, Eleonora… non sopportavo più tutto ciò, casa mia assomigliava ad una gabbia, ero lo spettacolino personale per le mie ansie, dovevo uscire e dovevo farlo subito, come un lampo a ciel sereno mi venne in mente che, in quella serata, c’era la festa in spiaggia. Senza compagnia ma con un bisogno di abbandonare quei quattro muri uscii, con la speranza di non incontrare nessuno, nessuno mi chiedesse: ‘e tu che ci fai qui?’. Volevo solo usufruire del mio essere studente per scroccare un po’ di alcool e qualche scenetta divertente, ma erano dei pensieri troppo rosei, quando arrivai in spiaggia c’erano tutti, tutti i protagonisti dei miei pensieri, anche Eleonora che mi guardò e mi sorrise, sorrisi anch’io poi il pensiero di ciò che avevo visto giorni addietro mi fece distogliere lo sguardo, mi sentivo io il colpevole di un crimine che non avevo commesso, rimpiangevo la mia gabbia, lì c’era cibo e tranquillità, qui c’è la “natura selvaggia” e io non sono in grado di affrontarla.
 
Era la sera della festa e io mi preparai mettendo il vestito bello ( capiamoci, non era un Valentino ma faceva la sua figura ), in realtà non era il vestito quello di cui avevo bisogno ma tanto coraggio, dovevo ridare il quaderno a Francesco e aprigli il mio cuore, dirgli tutto ciò che lui era diventato per me, presi la borsa, infilai le scarpe e mi diressi verso la festa, sarebbe stata la mia serata, la nostra serata. Arrivata in spiaggi ad attendermi c’erano le mie amiche, ignare di chi avevo nel cuore e di ciò che stavo per fare, ma Francesco non era presente, non c’era! Il mio piano era andato in fumo, tutte le mie aspettative in cenere, mi sembrava uno squallido film in cui io ero solo una comparsa, quella che ravviva un paio di minuti poi muore, da sola e senza rattristare nessuno.
<< Eleonora, quello non va in classe con te? >>
Quelle parole suonarono come una dolce sinfonia e quando mi girai era lì, Francesco era arrivato, lo guardai, mi guardò, gli sorrisi e lui fece lo stesso ma poi abbassò lo sguardo e io non capii questo gesto, sembrava quasi vergognarsi, che gli era successo? Francesco che ti succede? Dovevo scoprirlo, volevo scoprirlo, così raccolsi la borsa e mi diressi verso di lui ma purtroppo non ci riuscii, qualcosa mi fermò…


<< Eleonora vieni con me >>
<< Diego? Cosa vuoi? >>
<< Zitta e non fare storie! >>


Ebbi paura, mi trascinò via con forza, ero un pezzo di carta inerme nelle sue mani, aveva la forza di farmi tutto ciò che voleva, poteva accartocciarmi e nessuno avrebbe fatto niente.
 
Ero lì seduto a sorseggiare coca cola che neanche volevo, mi sentivo uno zombie ad un buffet ma senza fame, ero spento, fuori gioco, nulla avrebbe potuto risvegliarmi ma quando pensi che la fine sia giunta la vita ti sorprende ancora, voltai lo sguardo e vidi Diego trascinare via Eleonora, poteva essere una cosa normale visto le ultime svolte, ma Eleonora non sembrava contenta della sua presenza e di cosa lui volesse, insospettito li seguii, dovevo assicurarmi che Diego non facesse altri danni e che non tenesse il piede in due scarpe. Io potevo anche stare male, ma Eleonora non avrebbe mai dovuto provare dolore, io sarei dovuto essere il suo scudo ma finora sono stato solo un peso, lei è una farfalla bellissima e io ancora un bruco che striscia a terra, vorrei volare insieme a lei ma non sono abbastanza, per quanto mi sforzi, per quanto cresca, per quanto mi “cibi”, diventare crisalide è solo un miraggio e lei si allontanava, sempre più in alto, sempre più su, quella farfalla doveva continuare a vivere e se dovevo attirare l’attenzione per salvarla, l’avrei fatto, anche a costo di essere il pranzo dei rapaci, la preda di Diego. Dovevo svolgere il mio ultimo compito, salvare Eleonora dalle menzogne, dalle parole false di un uomo costruito, da una maschera di porcellana all’apparenza forte ma dall’anima fragile, dovevo proteggerla da un’ombra che stava per eclissare la sua luce, dovevo scacciare il buio dalla sua vita.
  
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