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Autore: Michelle92    21/03/2013    1 recensioni
E' la prima volta che scrivo su questo sito, spero di sfornare una bella Fan-Fiction e di farvi passare dei bei momenti mentre le leggerete! :)
"Non sono mai stata così tanto a mio agio in un posto e in un tempo che credevo fosse impossibile avere, finalmente ho trovato me stessa e la mia vita."
"Lo sguardo di Paul cadde nei miei occhi, e così mi persi nell'immensità dei suoi, qualcosa di speciale ci legò..qualcosa che sarebbe durata per molto tempo o forse per l'eternità"
"Non risposi e continuai a fumare la mia sigaretta, odiavo il mio problema, lo odiavo perché niente mi aveva mai reso così fragile e impotente di controllare i miei sentimenti…era arrivato all’improvviso e mi aveva sconvolto la vita. "
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Buonasera! :) 
Eccomi con un nuovo capitolo; ricco di risvolti e sorprese! spero vi piaccia ...
Gustatelo e buona lettura!
Un bacio <3


Mi svegliai con le idee abbastanza chiare: era la prima volta che mi succedeva da quando ero finita in mezzo a questo trambusto che metteva alla prova il mio sistema nervoso.
Arrivai alla conclusione che Paul non si meritava più nemmeno uno sguardo da me; mi aveva mentito su una cosa troppo delicata per poterci passare sopra...Poi perché dirmi bugie su una cosa così? E poi, anche se, da quanto diceva John, il  bacio che aveva scambiato con Jane davanti ai miei occhi non era voluto da lui mi faceva comunque rivoltare lo stomaco solo al pensarci; quell'immagine non si sarebbe cancellata tanto facilmente dalla mia testa.
Sapevo anche che la vita in Italia mi stava opprimendo nel vero senso della parola: non avevo amici, non trovavo lavoro e mi annoiavo a morte; anche se qua ci ero nata non era di certo il posto apposta per me, l'Inghilterra invece era casa mia...stavo bene, era tutto familiare ormai; l'unico problema era Paul: incredibilmente pensai al suo nome senza provare tristezza e senza che le lacrime invadessero il mio viso, come se la visita di John e Cynthia mi avesse fatta rinascere; strano però, loro mi incitavano a perdonare Paul mentre ora nella mia testa girava solo l'idea di schivarlo e lasciarlo perdere
Mi sentivo più forte, più sicura di me nonostante lo amassi ancora; ma questo non importa più ormai! Devo cancellarlo dal mio cuore e dalla mia testa una volta per tutte
Non avrei rinunciato a casa mia per colpa di un ragazzo che mi aveva ferita, che mi aveva umiliata mentendomi...
Domani tornerò in Inghilterra, riprenderò in mano il mio lavoro e la vita che tanto adoravo

La mattina mi recai a fare subito i biglietti, mentre il resto della giornata la trascorsi preparando le valigie e a salutare i miei parenti più stressi: andai dalle mie due zie, poi a casa della nonna che mi raccomandò di stare tranquilla e di dare un'altra possibilità a Paul
-Ma nonna! Ti rendi conto di come mi ha trattata? Io mi sono sentita umiliata-
-Ricordati che tutti possiamo sbagliare; a volte le bugie si dicono solo bene e non per male...-
-Non lo perdonerò mai!-
-Non fare qualcosa di cui potresti pentirti Rebecca, lo dico per te; io non voglio vedere soffrire la mia nipotina-
Le mie convinzioni cominciarono a smontarsi dinnanzi alle parole di mia nonna; aveva capovolto tutto il mio punto di vista...Decisi di andare, prima che un'altra sua frase mi facesse cambiare idea
-Ciao nonna, ci vediamo presto- l'abbracciai e poi mi dileguai verso la porta d'ingresso per poi uscire fuori in strada
Mentre camminavo, scacciavo con i piedi la ghiaia che trovavo lungo il cammino e pensavo alle parole di nonna; lei era saggia, solitamente ci azzeccava sempre, avrei dovuto perdonare Paul?
No, assolutamente no; era già troppo il fatto che avessi permesso a me stessa di far vacillare le mie riflessioni al riguardo, così come spostavo la ghiaia che mi ostruiva il passaggio, spostavo i miei pensieri...ma se avessi spostato tutte quante le pietroline sarei affondata nella terra umida, che sarebbe stata più facile da percorrere ma mi sarei sicuramente  sporcata le scarpe, quindi, se avessi continuato ad accantonare i miei pensieri sarei affondata in una convinzione che poi mi avrebbe fatto star male? Non potevo avere una vita senza Paul?
Al diavolo il mio lato filosofico! Accellerai il passo e in pochi minuti arrivai finalmente a casa 

-Ci mancherai Rebecca! Torna presto, e chiama  ogni tanto!- Mamma stava per iniziare a piangere mentre mi abbracciava -Mi mancherai piccola!-
-Anche tu mamma; Ciao papà!-
Mi buttai tra le braccia di mio padre, e mi strinse forte a sè; quell'abbraccio valeva più di mille parole perchè riuscivo a sentire tutto il bene che ci volevamo
Salì sul taxi e mi diressi all'aereoporto
Al contrario dell'altra volta, quando circa un mese fa stavo tornando a casa mia, il paesaggio fuori dal finestrino era illuminato dal sole e non dalla luna
Tutto splendeva, potevo vedere i fiori di mille colori, i campi dorati, le colline verdi e gli alberi ricchi di frutti: c'era la vita, niente era più oscurato dalla coperta nera della notte
E così mi sentivo anch'io, ero viva nell'anima  ed ero felice di tornare in quel posto che, al solo pensiero, mi incuteva felicità
Finalmente stavo bene e non vedevo l'ora di arrivare a destinazione; sapevo che questa volta la pioggia e le nuvole nere di Londra non mi avrebbero rattristato, anzi, sarebbe stata la buona occasione di poter danzare sotto la pioggia, di affrontare tutte le difficoltà che mi aspettavano perchè niente è impossibile se hai il sole dentro
Le menzogne di Paul questa volta non mi avrebbero abbattuta, no! Ero sicura di me stessa e di come avrei dovuto comportarmi
Il viaggio passò in un batter d'occhio, tra pensieri e visioni estive fuori dal finestrino
Era Agosto e faceva un caldo torrido; a Londra sicuramente avrei trovato almeno 15 grandi in meno così estrassi una giacchetta dalla valigia e la portai in mano
 
Salita sull'aereo cercai il mio posto, tutti quei numeri mi confondevano e tardai a trovarlo
Per fortuna era vicino al finestrino, amavo vedere le nuvole che sfrecciavano accanto all'aereo mentre questo saliva di quota, e adoravo guardare il paesaggio sotto di me; ogni volta ne rimanevo incantata
-Ehi, scusa!-
-Si?- mi girai verso il ragazzo che aveva richiamato la mia attenzione, ed ero rimasta letteralmente a bocca aperta per quanto era bello: capelli castano chiaro, occhi marron scuro, labbra leggermente carnose e un fisico perfetto...non troppo muscoloso ma nemmeno troppo magro, era la giusta via di mezzo
-Sapresti dirmi che ora è? Ho dimenticato in valigia l'orologio da polso e...-
-Si certo- guardai il mio polso e poi riportai l'attenzione verso lui -s-sono le dodici in punto-
-Grazie!- il sorriso che sfoggiò mi lasciò sbigottita e qualcosa tipo delle farfalle cominciarono ad invadere il mio stomaco
Aveva un accento tipico americano, non era di certo elegante come quello inglese ma poteva andare ugualmente
-Anche tu diretta a Londra?-
Incatenò i miei occhi con il suo sguardo mentre cercavo di capire cosa potesse importare a lui di dove fossi diretta io; tralascia questo particolare e risposi con naturalezza
-Bè si, io lavoro a Londra ma sono italiana; che ci fa invece un americano in Italia diretto in Inghilterra?-
Le mie parole lo sorpresero stando all'espressione basita e incuriosita del suo viso
-Come fai a sapere che sono americano?-
-L'accento, riconosco perfettamente il tuo accento- tutto questo grazie ai miei studi che avevo affrontato quando ancora ero una ragazza "moderna"
-Ah, capisco...comunque mi trovavo in Italia a trovare dei parenti; che lavoro fai quindi?-
-Io sono una modella-
-Potevo, anzi, dovevo immaginarlo!-
Automaticamente una vampata percorse il mio corpo dalla testa fino ai piedi...dovevo essere completamente rossa; maledetto il mio imbarazzo e la mia timidezza
Questo mi capitava sopratutto quando trovavo abbastanza interessante  quel "qualcuno" che mi rivolgeva la parola, e sopratutto un complimento
-Sei troppo gentile...te invece? che ci fai a Londra?-
-Anch'io per lavoro, sono un ricercatore e mi hanno spedito in un ospedale britannico-
-Waw- trovavo davvero interessante il suo lavoro, i rami della medicina mi avevano sempre incantata
-Sei abbastanza giovane, fortunato ad avere un lavoro così!-
-Io ho 23 anni, tu sembri un pò più piccola...sbaglio?-
-Infatti, io ne ho 20- sorrisi debolmente per non sembrare troppo isterica
-Sai, io adoro l'Italia!-
-Lo so è bellissima...sei fortunato ad avere parenti qua, visto che ti piace tanto-
-Ho visto quasi tutte le regioni, sai?...-
Passamo tutto il viaggio a chiaccherare del più e del meno, mi parlò dei suoi viaggi, delle sue passioni e dei suoi hobby; era un ragazzo interessante, bello e simpatico...mi sentii sin dal primo momento attratta da lui

Mi accompagnò alla macchina, che era sempre stata là, in quel parcheggio per tutta la mia assenza
-Waw, ma questa è una porsche?-
-Ebbene sì!- dissi aprendo la portiera del conducente
-Hai buon gusto ragazza, brava! Un giorno dovrai farmela provare...-
-Certo! Quando vuoi...-
-Senti, ti lascio il numero telefonico del mio appartamento...se ti va, chiama! Ovviamente solo se sei intenzionata a farmi guidare la tua macchina- mi fece l'occhiolino e tirò fuori il suo sorriso che mi aveva conquistata sin da subito
Presi il cartellino che mi porse, sorrisi e feci per chiudere la portiera
-Ehi, aspetta un attimo! Qual'è il tuo nome?-
La sua domanda mi fece sorridere perchè nonostante ci fossimo raccontati più o meno tutta la nostra vita, nessuno si era preoccupato fino ad ora di sapere il nome dell'altro
-Mi chiamo Rebecca, Rebecca Adinolfi-
-Io sono Austin Smith-
-A presto Sir Smith-
-Lo spero, ciao Rebecca-

Arrivai a casa, era esattamente come lo ricordavo...solo con un pò più di polvere; avrei dovuto fare pulizie ma ora avevo solo bisogno di disfare le valigie e correre subito dai miei amici; era una sorpresa, non avevo detto a nessuno che sarei tornata qua, tra loro
Feci una doccia calda, infilai velocemente un vestito e una giacca: avevo azzeccato le previsioni, qua la temperatura era decisamente più bassa
Pensai di andare per prima a  casa di John e di Cynthia, ero sinceramente curiosa della faccia che avrebbero fatto alla mia visione...poi volevo ringraziarli per avermi dato una spinta per tornare qua, dove dovevo stare
Sfrecciai per le strade di Londra, sicura come non lo ero mai stata; mi mancavano quelle vie larghe e trafficate, le persone che passeggiavano lungo i marciapiedi e le luci fioche dei negozi ; era quasi notte, i lampioni si accesero quando arrivai a destinazione
Suonai il campanello, e mentre aspettavo che qualcuno si decidesse ad aprire mi guardai intorno e notai una cosa che mi fece letteralmente irrigidire e storcere le labbra: quell'auto grigia mi era familiare
-Rebecca? sei tu?- vidi il viso di John illuminarsi che sporgeva dal portone d'ingresso;
-John!- urlai, mi corse incontro e mi abbracciò
-Ehi, a momenti mi soffochi scemo ...lasciami!-
-Oddio, scusa...ma sei qui! ed è tutto così...waw! non mel'aspettavo-
-C'è Cynthia?-
-Oh si, certo che c'è! Son curioso di sentire che dirà quando saprà che sei qui, vieni entriamo-
John mi prese, da perfetto gentiluomo, la mano e mi diresse verso l'ingresso di casa, raggiungemmo il salotto, e vidi quello che mi aspettavo ma che non volevo vedere..
-Tesoro! Rebecca...questa si che è una sorpresa!- Cynthia mi saltò letteralmente addosso stringendomi in un abbraccio perfino più stretto di quello del marito
Quanto lasciai Cynthia avevo davanti a me la visuale completa: Paul seduto su un divano; mi fissava, i miei occhi inevitabilmente si sciolsero ...era tremendamente bello, più di quanto ricordassi; abbassai lo sguardo ma non resistetti a lungo...era una tortura avere tanta perfezione davanti e non poterla ammirare! Mi rassegnai, alzai il viso e i suoi occhi si incastrarono nei miei in uno sguardo profondo, potevo sentivo ribollire tutta l'attrazione che stavamo provando, tutto il desiderio che si faceva sempre più grande dentro di noi, una passione ardente che necessitava di essere soddisfatta


  
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