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Autore: Lights    21/03/2013    6 recensioni
Harry e Hermione, ma se non fosse più così?
Oblivium, uno degli incantesimi più tristi che esiste nel mondo magico, perchè cancellare i ricordi della propria vita ti lascia un grande vuoto e non è detto che un giorno si possa colmare, e allora si vaga alla ricerca del passato per dare un senso al presente.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Harry/Hermione
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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Eccoci qua, finalmente è arrivato gennaio ed è tempo di pubblicare.

Beh, nel frattempo, è arrivato anche febbraio e poi marzo, e se aspettavamo la venuta dal cielo arrivava anche aprile.

E per la serie “Meglio tardi che mai” a voi il nuovo capitolo di Remember Me, ma prima “Dove eravamo” con le ultime battute:

 

 

Hermione a quellaccusa sbarra gli occhi e resta rigida nella sua posizione. Mi avvicino a lei e tento di prenderle la mano, ma lei si scansa di qualche passo.

- Hermione, non lo fare, resta con me, - la supplico. - Guardami. - Ma i suoi occhi sono vacui. - Hermione. - Ultimo tentativo, le accarezzo la guancia. Un luccichio vivacizza le sue iridi, ma è solo un attimo e poi nellaria rimane solo unpopdella smaterializzazione.

- Hermione- e il mio sussurro a fare da cornice.

 

 

 

Buona lettura

Lights

 

 

 

 

7. Non lo so

 

 

 

 

Non lo so, Harry, non lo so.

 

Mi volto dalla sua parte, chiudo gli occhi giusto un attimo, ma la voce di Hermione è sempre presente nella mia mente come un ritornello.

È l'alba ormai e io sono solo in questo grande letto. Non ho il coraggio di allungarmi dalla sua parte.

Guardo inerme il suo cuscino. Il posto vuoto, con le lenzuola perfettamente lisce, la coperta distesa e per la prima volta, dopo tanto tempo, sono davvero solo. Affondo la testa nel cuscino. Chiudo la bocca, ma rimango con la faccia infossata. Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque. Sei. Sette. Tiro su la faccia per respirare.  Niente. Mi volto stizzito. Il soffitto sopra di me è una distesa d’intonaco bianco. Non mi ero mai accorto di quella crepa nell'angolo, che si arrampica come una sbeccatura sul vetro, e mi ricorda quella che mi sento addosso. La seguo con gli occhi fino a voltarmi di nuovo dalla sua parte. Il cuscino di Hermione è ancora lì, senza neanche una piega. Non voglio più guardare e mi volto dall'altra parte. Devo ignorare questo dolore, ma so già che sto mentendo solo a me stesso. La guancia inizia a scottare. Rivolto il cuscino. Ci strofino sopra la faccia cercando di dargli la forma del viso. Sono immobile ma questa illusione di sollievo dura poco. Mi volto nuovamente, e quel maledetto cuscino è ancora lì, perfetto. Lo afferro con rabbia e lo stringo forte al petto. Il suo profumo, non è possibile! Chiudo gli occhi, ed ecco che ritorna...  non lo so, Harry, non lo so. Scura in volto, Hermione non è riuscita neanche a guardarmi negli occhi. Stringo più forte, la federa si stira al punto che sembra in procinto di strapparsi. Ho cercato di trattenerla in tutti i modi possibili, ma lei niente. Solo poche parole, che non bastano a spiegare niente.

- Non lo so, Harry, non lo so. - Lo ha detto dopo un lungo silenzio. È rimasta lì seduta, sul pavimento del corridoio, con le gambe strette al petto come a volersi proteggere dal mondo. Da me.

Mi sono lasciato scivolare contro la parete di fronte a lei fino a terra. - Hermione, ascolta, “non lo so” di solito significa “non ho intenzione di dirtelo”. Che cos'è che non riesci a dirmi?

Lei ha sospirato. – Harry, quando si cresce insieme come abbiamo fatto noi, – ha detto, con lo sguardo fisso sulle ginocchia unite, – tutti credono che ci sia un destino comune, e alla fine te ne convinci anche tu, fino a che, un giorno, – e ha alzato lo sguardo, ma non su di me, su un punto indefinito del muro alle mie spalle, – non arriva qualcuno che ti sbatte in faccia la realtà dietro alla quale ti sei sempre nascosta. E tutto quello in cui credevi si spezza, si disintegra, e tu ti ritrovi a mani vuote, senza niente a proteggerti, perché la vita che stavi vivendo in realtà non esiste. Ti stavi solo trascinando in una parvenza di felicità. E ti ritrovi a dover ripartire da zero, persa e senza meta, finché non capisci da che punto ricominciare a camminare. Non c'è niente di scritto, è ancora tutto da vivere. Non c'è niente d’imposto, è ancora tutto da decidere. - Mi ha guardato inclinando il viso. - Riesci a capire Harry? - Ma la mia risposta era stata solo il silenzio. - Immaginavo, - ha sorriso appena. - Anch’io ho lottato prima di poter capire. - Hermione si sporge per un momento verso di me, come se stava per rivelarmi un grande segreto. - Pensaci, Harry. - Si era appoggiata alla parete. - Da quando ci siamo incontrati la nostra vita, la tua, la mia e quella di Ron, era già scritta. - Ha socchiuso gli occhi. - Io ero destinata a essere la ragazzina intelligente, studiosa, che aiuta il suo amico a fare la cosa giusta. A innamorarsi dell'altro amico, quello buffo e sincero. Le nostre vite erano legate in una storia già stabilita. Abbiamo sempre fatto tutto quello che gli altri si aspettavano da noi. Tu hai salvato il mondo magico. Io e Ron ti abbiamo aiutato a farlo. Io mi sono innamorata di Ron, lui di me, perché doveva andare così, perché gli altri così avevano deciso. Io ho intrapreso il lavoro al Ministero, tu e Ron siete ora degli Auror. - Il suo tono era diventato più severo senza mai abbandonare quella punta di tristezza. - Ogni cosa era stata programmata, e noi, da bravi, abbiamo rispettato il copione, perché in fondo ci credevamo. - Hermione mi ha osservato ripiombando nel suo silenzio.

Ho avuto l’istinto di usare la legilimanzia per leggere nei suoi pensieri, ma ho rispettato pazientemente i suoi tempi.

- E poi, arriva il fatidico giorno, quando le tue certezze si disintegrano, perché la persona più impensabile della tua vita, senza neanche volerlo, ti sprona a uscire dai binari della tua esistenza programmata. - Ha chiuso gli occhi, forse per ricordare, per rimettere insieme gli ultimi pezzi di quel quadro distrutto dei suoi ricordi.

Sono rimasto lì a osservarla. - In tutto questo c'entra Malfoy? - Ho cercato anch’io di congiungere i pezzi. - Era per lui, che hai lasciato Ron anni fa? Ed è per lui che ti stai allontanando da me?

- Non essere sciocco, Harry. - Per un attimo mi ha osservato e poco dopo è ritornata a guardare il pavimento. - Non esisterà mai un Malfoy che mi possa condizionare, tanto meno Draco Malfoy. Ma di una cosa bisogna dargli atto. Lui è riuscito, dove gli altri hanno fallito. Lui ha visto cose che ad altri sono scappate, ed è lui che mi ha aperto gli occhi. Buffo, il destino. - Ha sorriso appena. Silenzio. Solo un lungo e interminabile silenzio c’è stato tra di noi. - Io non ce la faccio a essere la solita Granger, non più. - Poche parole, appena sussurrate. Ha sollevato lo sguardo verso di me solo per un attimo e poi l’ha sposato verso le sue mani. - Perdonami ...

- Hermione, ma cosa dici... - Non ho fatto in tempo a finire la frase che il senso di quella parola mi aveva già spezzato il cuore. Hermione si è tolta la fede e l’ha appoggiata a terra.

- Devo capire perché ti ho dimenticato, Harry. Perché i miei ricordi si fermano a quel punto di svolta e perché non riesco a recuperare tutti nostri momenti insieme. Devo ritrovare prima me stessa, se voglio ritrovare te... noi. Non posso continuare la solita Hermione Granger. Mentirei a me stessa, e anche a te.

- Che cosa vuoi fare, Hermione? - La voce mi tremava.

- Non lo so, Harry, non lo so... - Si è alzata in piedi, di riflesso l'ho fatto pure io. Ha preso in mano la borsa dandomi le spalle per qualche secondo. Poi si è girata verso di me per un attimo, un ultimo sguardo, ed è andata via.

Porto le mani al viso. Gli occhi mi bruciano. Solo ora mi accorgo che sto piangendo. Non so se esserne triste o rasserenato. Qualcuno mi ha detto che piangere aiuta, dopo ci si sente meglio. Beh, forse questo qualcuno non ha mai capito un cazzo della vita. Il dolore c’è, sempre.

Ormai si è fatto giorno inoltrato, ma non ho voglia di alzarmi. Sono stanco e non trovo in questo momento una ragione valida per abbandonare il letto. Non ne ho le forze. Ho lottato, ma non è servito a nulla. Sono spossato e privo di vitalità. E ora, come un tarlo, ritorna il dubbio che non ho fatto abbastanza. Le ho dato poco spazio? Ho aspettato troppo? O troppo poco? Avrei potuto inventarmi qualcos'altro?

Tante domande, ma nessuna di queste avrà mai una risposta. I legami che ci vincolano a volte sono impossibili da spiegare, ci uniscono anche quando sembra che i legami si debbano spezzare. Certi legami sfidano le distanze e il tempo e la logica perché ci sono legami che sono semplicemente destinati a esistere.* Io e Hermione, siamo destinati a stare insieme. Lo so. È l'unica convinzione a cui mi aggrappo per non cedere totalmente allo sconforto.

I giorni passano e io mi trascino in questo appartamento vuoto, le tende sempre tirate. Io non faccio altro che rimanere inerme per non disturbare il silenzio, perché gli unici suoni che vorrei sentire sono quelli che appartengono a lei. A volte m’illudo di poter reagire. Continuo a ripetermi di stare bene e di avere solo bisogno di tempo, tutto si rimetterà a suo posto. Ma la verità è che continuo ad aspettare qualcosa che non accadrà mai.

Undici giorni, tredici ore, quarantasette minuti, venti secondi. Sono qui. Ancora. Da solo. E conto. Scandisco il mio tempo, mi fa sentire meno solo, come se in questo modo la distanza che mi separa da lei si accorciasse. Undici giorni, tredici ore, quarantasette minuti, venticinque secondi. Di là, in cucina, ci sono Ron e Luna. Credo che stiano preparando qualcosa per pranzo, ma non penso che mangerò. Ho bisogno solo di tempo e tutto ritornerà come prima. Undici giorni, tredici ore, quarantotto minuti, tre secondi.

- Harry. - Entra Ron con passo felpato. Si siede sul letto e osserva le tende pesanti che impediscono alla luce del sole di illuminare la stanza. - Fino a quando pensi di restare li?

- Non lo so, Ron, non lo so. - E nel frattempo nella mia mente rimbomba la stessa identica frase, ma con la sua voce. Ron sbuffa e si gratta il capo. Si sistema meglio sul letto. Afferra un cuscino e si distende accanto a me. Rimaniamo in silenzio e dopo un po' Ron inizia a lanciare il cuscino in aria come se fosse una palla. Uno. Due. Tre.

- Sai, Harry. Credo, anzi, ne sono convinto, che tu stia commettendo un grosso errore. - Si è deciso finalmente a parlarmi. Me lo aspettavo ormai da diversi giorni. - Anni fa, mi hai chiesto perché non avevo fatto niente per cercare Hermione. Ci ho pensato un po’ su e credo ora di saperlo. Non è buffo, Harry? A distanza di anni ti posso dare finalmente la risposta. - Ride apertamente. La sua risata è contagiosa e per un attimo sollevo anch’io le labbra in una smorfia simile a un sorriso. - Le avevo comprato l'anello. - A quella rivelazione così seria e inaspettata mi alzo di scatto e lo guardo sorpreso. - Eh già, ero pronto a fare il grande passo. Il passo che tutti si aspettavano: il nostro matrimonio.

- Che cosa è andato storto? - La mia voce è rauca per via del silenzio forzato degli ultimi giorni.

- Niente. Tutto andava bene, solamente non ho avuto la prontezza di reagire, perché inconsciamente sapevo che era giusto così. Quel giorno, quando è scoppiata la bomba, - Ron sorride alla sua stessa battuta, - sono rimasto fuori dal mio ufficio, fermo, vergognandomi come un ladro, e ho lasciato a lei la decisione. Sì, lo ammetto, sono stato un vigliacco. - Ron mi osserva per capire se riesco finalmente a collegare i pezzi mancanti. - Hermione mi stava aspettando nel mio ufficio. Io mi ero assentato un attimo per definire meglio l'ultimo appostamento. Non so come abbia fatto, fatto sta che ha trovato nel cassetto della scrivania la scatolina che custodiva l'anello. L'indomani le avrei chiesto di sposarmi. Malfoy era entrato nel mio ufficio per lasciare il suo rapporto, sai, quelle cose inutili che compila sempre lui e l'aveva trovata lì ad aspettarmi. Ora non mi ricordo con precisione la loro discussione, ma due cose mi sono rimaste impresse. La prima: la reazione di Hermione. È rimasta inerme, come se questa volta fosse stato Malfoy a schiaffeggiarla e la seconda, il discorsetto moralista che le ha fatto. “Sei e sarai sempre Hermione Granger, la so-totto-io che fa ogni volta la cosa giusta, che non esce mai dai binari, che non cancella niente di quello che è già stato scritto per lei”.

Sono le stesse parole che le ha detto al Ministero quando era con me. Quelle parole mi risvegliano dal mio torpore, come uno schiaffo in piena guancia.

- Non potrò mai dimenticare gli occhi di Hermione a quell'accusa. Duri, feriti, ma con la consapevolezza che in realtà l'attacco di Malfoy non era altro che verità. Dal suo sguardo ho capito tutto. Alla fine ci stavamo nascondendo dietro a una realtà che ci avevano affibbiato, ma che non avevamo realmente scelto. Come se qualcuno, prima di noi, avesse scritto la nostra storia e noi la stessimo recitando rispettando alla perfezione il copione, perché era giusto così, perché era facile e non dovevamo porci tante domande e fare la fatica di trovare le risposte. - Ron si interrompe e mi osserva per un attimo. - No, Harry. Io amo Hermione, ho sempre amato Hermione, questo non l’ho mai dubitato, ma il mio amore è ben diverso dal tuo. Io amo Hermione, ma non nel modo in cui la ami tu. Così quel giorno, non ho fatto niente, perché in fondo sapevo che era giusto così. Sono scappato, o meglio, siamo scappati da quella vita che non ci apparteneva, che non era nostra. A me è bastato allontanarmi di poco, stare distante dall’ufficio a Hermione c’è voluto più tempo. Conosciamo entrambi troppo bene il suo bisogno di analizzare ogni piccolo particolare, sviscerarlo per capirlo a fondo. E così lei è scappata lontano da tutti per comprendere chi e cos’eravamo. Io ho incontrato Luna che mi ha fatto aprire gli occhi, Hermione ha scoperto te. Ha trovato te. - Mi osserva e dopo un attimo mi sorride facendomi l’occhiolino. - Quando avete incontrato Malfoy nel corridoio, quel pomeriggio, le sue parole devono aver fatto scattare qualche ricordo nella testa di Hermione che l'ha riportata a quel giorno, e sicuramente questo deve aver fatto crollare tutto il mondo che si era costruita con il tuo aiuto.

- Che cosa posso fare, Ron? Non ho più la forza.

- Non lo so, amico. Non lo so. - Sembra sconsolato anche lui.

- Harry, non devi commettere lo stesso errore. - La voce calma di Luna riempie la stanza di speranza. Si avvicina alle tende e con un rapido gesto le scosta, permettendo alla luce di entrare. La stanza s’illumina, è troppo forte e sia io che Ron ci copriamo gli occhi con il braccio. Luna si siede accanto a me. - Devi riconquistarla, non con il passato, ma con il presente. Non fare l'errore di ricordarle quello che eravate, ma falle amare quello che siete e che sarete. Lei si ricorda di te, Harry l’amico, ma deve imparare ora ad amare Harry Potter, il compagno di vita. - Mi appoggia una mano sul cuore. - Deve conoscere quello che tu custodisci qui dentro. - Picchietta un paio di volte con la mano. - Harry, è giunto il tempo che tu reagisca. È arrivato il momento di riportare Hermione da noi. Devi creare un nuovo presente, per te, per lei, per voi. - Luna sorride e il suo sorriso è come un raggio di positività che mi dona vitalità.

Mi siedo di scatto e colpisco il materasso con un pugno. - Luna, hai ragione. Devo reagire. - Scendo giù dal letto. Afferro dei vestiti e mi dirigo verso il bagno per riprendermi me stesso. - Io la ritroverò e la riconquisterò! - Urlo dal bagno prima di infilarmi sotto la doccia.

 

Continua…

 

 

 

 

 

Angoletto di Lights

*la citazione è tratta da Grey’s Anatomy custodita nell’album dei promptEverything's Harmony” del gruppo “Cercando chi dà la Roba alla Rowling” suggerita da BeaPot.

 

Un grazie speciale va a Kukiness, che pazientemente lima e lima, per dare a voi e a me una lettura piacevole.

 

Il prossimo capitolo? Bauabauabauaba, rideremo un po’.

   
 
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