Eccoci qua, finalmente è arrivato
gennaio ed è tempo di pubblicare.
Beh, nel frattempo, è arrivato anche febbraio e poi marzo, e se aspettavamo la
venuta dal cielo arrivava anche aprile.
E per la serie “Meglio tardi che mai” a voi il nuovo capitolo di Remember
Me, ma prima “Dove eravamo” con le
ultime battute:
Hermione a quell’accusa sbarra gli occhi e resta rigida nella sua posizione. Mi avvicino a lei e tento di prenderle la mano,
ma lei si scansa di qualche passo.
- Hermione, non lo fare, resta con me, - la supplico. - Guardami. - Ma i suoi occhi sono vacui. - Hermione. - Ultimo tentativo, le accarezzo la guancia. Un luccichio vivacizza le sue iridi, ma è solo un attimo e poi nell’aria rimane solo un “pop” della smaterializzazione.
- Hermione… - e il mio sussurro a fare da cornice.
Buona lettura
Lights
7. Non lo so
Non lo so, Harry, non lo so.
Mi volto dalla sua parte, chiudo gli occhi giusto
un attimo, ma la voce di Hermione è sempre presente nella mia mente come un
ritornello.
È l'alba ormai e io sono
solo in questo grande letto. Non ho il coraggio di allungarmi dalla sua parte.
Guardo inerme il suo cuscino. Il posto vuoto, con
le lenzuola perfettamente lisce, la coperta distesa e per la prima volta, dopo
tanto tempo, sono davvero solo. Affondo la testa nel
cuscino. Chiudo la bocca, ma rimango
con la faccia infossata. Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque. Sei. Sette. Tiro
su la faccia per respirare. Niente. Mi volto
stizzito. Il soffitto sopra di me è una distesa d’intonaco bianco. Non mi ero
mai accorto di quella crepa nell'angolo, che si arrampica come una sbeccatura
sul vetro, e mi ricorda quella che mi sento addosso. La seguo con gli
occhi fino a voltarmi di nuovo dalla sua parte. Il cuscino
di Hermione è ancora lì, senza neanche una piega. Non
voglio più guardare e mi volto
dall'altra parte. Devo ignorare questo dolore, ma so già che sto
mentendo solo a me stesso. La guancia inizia a scottare. Rivolto il cuscino. Ci strofino sopra la faccia cercando
di dargli la forma del viso. Sono immobile ma questa illusione di sollievo dura
poco. Mi volto nuovamente, e quel maledetto cuscino è ancora lì, perfetto. Lo
afferro con rabbia e lo stringo forte al petto. Il suo profumo,
non è possibile! Chiudo gli occhi, ed ecco che ritorna... non lo so, Harry, non lo so. Scura in volto, Hermione non è riuscita neanche a
guardarmi negli occhi. Stringo più forte, la federa si stira al punto che
sembra in procinto di strapparsi. Ho cercato di trattenerla in tutti i modi
possibili, ma lei niente. Solo poche parole, che non bastano a spiegare niente.
- Non lo so, Harry, non
lo so. - Lo ha detto dopo un lungo silenzio. È rimasta
lì seduta, sul pavimento del corridoio, con le gambe strette al petto come a
volersi proteggere dal mondo. Da me.
Mi sono lasciato scivolare contro la parete di
fronte a lei fino a terra. - Hermione, ascolta, “non lo so” di solito significa
“non ho intenzione di dirtelo”. Che cos'è che non riesci a dirmi?
Lei ha sospirato. – Harry, quando si cresce
insieme come abbiamo fatto noi, – ha detto, con lo sguardo fisso sulle
ginocchia unite, – tutti credono che ci sia un destino comune, e alla
fine te ne convinci anche tu, fino a che, un giorno, – e ha alzato lo
sguardo, ma non su di me, su un punto indefinito del muro alle mie spalle, –
non arriva qualcuno che ti sbatte in faccia la realtà dietro alla quale ti sei
sempre nascosta. E tutto quello in cui credevi si spezza, si disintegra, e tu
ti ritrovi a mani vuote, senza niente a proteggerti, perché la vita che stavi
vivendo in realtà non esiste. Ti stavi solo trascinando in una parvenza di
felicità. E ti ritrovi a dover ripartire da zero, persa e senza meta, finché
non capisci da che punto ricominciare a camminare. Non c'è niente di scritto, è
ancora tutto da vivere. Non c'è niente d’imposto, è ancora tutto da decidere. -
Mi ha guardato inclinando il viso. - Riesci a capire Harry? - Ma la mia risposta era stata solo il silenzio. - Immaginavo,
- ha sorriso appena. - Anch’io ho lottato prima di poter capire. - Hermione si
sporge per un momento verso di me, come se stava per rivelarmi un grande
segreto. - Pensaci, Harry. - Si era appoggiata alla parete. - Da quando ci
siamo incontrati la nostra vita, la tua, la mia e quella di Ron, era già
scritta. - Ha socchiuso gli occhi. - Io ero destinata a essere la ragazzina
intelligente, studiosa, che aiuta il suo amico a fare la cosa giusta. A
innamorarsi dell'altro amico, quello buffo e sincero. Le nostre vite erano
legate in una storia già stabilita. Abbiamo sempre fatto tutto quello che gli
altri si aspettavano da noi. Tu hai salvato il mondo magico. Io
e Ron ti abbiamo aiutato a farlo. Io mi sono innamorata di Ron, lui di
me, perché doveva andare così, perché gli altri così avevano deciso. Io ho
intrapreso il lavoro al Ministero, tu e Ron siete ora degli Auror.
- Il suo tono era diventato più severo senza mai abbandonare quella punta di
tristezza. - Ogni cosa era stata programmata, e noi, da bravi, abbiamo
rispettato il copione, perché in fondo ci credevamo. - Hermione mi ha osservato
ripiombando nel suo silenzio.
Ho avuto l’istinto di usare la legilimanzia per leggere nei suoi pensieri, ma ho
rispettato pazientemente i suoi tempi.
- E poi, arriva il fatidico giorno, quando le tue
certezze si disintegrano, perché la persona più impensabile della tua vita,
senza neanche volerlo, ti sprona a uscire dai binari della tua esistenza
programmata. - Ha chiuso gli occhi, forse per ricordare, per rimettere insieme
gli ultimi pezzi di quel quadro distrutto dei suoi ricordi.
Sono rimasto lì a osservarla. - In tutto questo
c'entra Malfoy? - Ho cercato anch’io di congiungere i pezzi. - Era per lui, che
hai lasciato Ron anni fa? Ed è per lui che ti stai allontanando da me?
- Non essere sciocco, Harry. - Per un attimo mi
ha osservato e poco dopo è ritornata a guardare il pavimento. - Non esisterà
mai un Malfoy che mi possa condizionare, tanto meno Draco Malfoy. Ma di una cosa bisogna dargli atto. Lui è riuscito, dove gli
altri hanno fallito. Lui ha visto cose che ad altri sono scappate, ed è lui che
mi ha aperto gli occhi. Buffo, il destino. - Ha sorriso appena. Silenzio. Solo
un lungo e interminabile silenzio c’è stato tra di noi. - Io non ce la faccio a
essere la solita Granger, non più. - Poche parole, appena sussurrate. Ha
sollevato lo sguardo verso di me solo per un attimo e poi l’ha sposato verso le
sue mani. - Perdonami ...
- Hermione, ma cosa dici... - Non ho fatto in
tempo a finire la frase che il senso di quella parola mi aveva già spezzato il
cuore. Hermione si è tolta la fede e l’ha appoggiata a terra.
- Devo capire perché ti ho dimenticato,
Harry. Perché i miei ricordi si fermano a quel punto di svolta e perché non
riesco a recuperare tutti nostri momenti insieme. Devo ritrovare prima me
stessa, se voglio ritrovare te... noi. Non posso
continuare la solita Hermione Granger. Mentirei a me stessa, e anche a te.
- Che cosa vuoi fare,
Hermione? - La voce mi tremava.
- Non lo so, Harry, non lo so...
- Si è alzata in piedi, di riflesso l'ho fatto pure io. Ha preso in mano la
borsa dandomi le spalle per qualche secondo. Poi si è girata verso di me per un
attimo, un ultimo sguardo, ed è andata via.
Porto le mani al viso. Gli occhi mi bruciano. Solo ora mi accorgo che sto piangendo. Non so se esserne
triste o rasserenato. Qualcuno mi ha detto che
piangere aiuta, dopo ci si sente meglio. Beh, forse questo qualcuno non ha mai capito un cazzo della vita. Il dolore c’è, sempre.
Ormai si è fatto giorno inoltrato, ma non ho
voglia di alzarmi. Sono stanco e non trovo in questo momento una ragione valida
per abbandonare il letto. Non ne ho le forze. Ho lottato, ma non è servito a
nulla. Sono spossato e privo di vitalità. E ora, come un tarlo, ritorna il
dubbio che non ho fatto abbastanza. Le ho dato poco spazio? Ho aspettato
troppo? O troppo poco? Avrei potuto inventarmi qualcos'altro?
Tante domande, ma nessuna di queste avrà mai una
risposta. I legami che ci vincolano a volte sono impossibili da spiegare, ci
uniscono anche quando sembra che i legami si debbano spezzare. Certi legami
sfidano le distanze e il tempo e la logica perché ci sono legami che sono
semplicemente destinati a esistere.* Io e
Hermione, siamo destinati a stare insieme. Lo so. È l'unica convinzione a cui mi aggrappo per non cedere totalmente allo sconforto.
I giorni passano e io mi
trascino in questo appartamento vuoto, le tende sempre tirate. Io non faccio
altro che rimanere inerme per non disturbare il silenzio, perché gli unici
suoni che vorrei sentire sono quelli che appartengono a lei. A volte m’illudo
di poter reagire. Continuo a ripetermi di stare bene e di avere solo bisogno di
tempo, tutto si rimetterà a suo posto. Ma la verità è
che continuo ad aspettare qualcosa che non accadrà mai.
Undici giorni, tredici ore, quarantasette minuti,
venti secondi. Sono qui. Ancora. Da solo. E conto. Scandisco il mio tempo, mi
fa sentire meno solo, come se in questo modo la distanza che mi separa da lei
si accorciasse. Undici giorni, tredici ore, quarantasette
minuti, venticinque secondi. Di là, in cucina, ci sono Ron e Luna. Credo
che stiano preparando qualcosa per pranzo, ma non penso che mangerò. Ho bisogno
solo di tempo e tutto ritornerà come prima. Undici giorni,
tredici ore, quarantotto minuti, tre secondi.
- Harry. - Entra Ron con passo felpato. Si siede
sul letto e osserva le tende pesanti che impediscono alla luce del sole di
illuminare la stanza. - Fino a quando pensi di restare li?
- Non lo so, Ron, non lo
so. - E nel frattempo nella mia mente rimbomba la stessa identica frase, ma con
la sua voce. Ron sbuffa e si gratta il capo. Si sistema meglio sul letto.
Afferra un cuscino e si distende accanto a me. Rimaniamo in silenzio e dopo un
po' Ron inizia a lanciare il cuscino in aria come se fosse una palla. Uno. Due.
Tre.
- Sai, Harry. Credo,
anzi, ne sono convinto, che tu stia commettendo un
grosso errore. - Si è deciso finalmente a parlarmi. Me lo aspettavo ormai da
diversi giorni. - Anni fa, mi hai chiesto perché non avevo fatto niente per
cercare Hermione. Ci ho pensato un po’ su e credo ora di saperlo. Non è buffo,
Harry? A distanza di anni ti posso dare finalmente la risposta. - Ride
apertamente. La sua risata è contagiosa e per un attimo sollevo anch’io le
labbra in una smorfia simile a un sorriso. - Le avevo comprato l'anello. - A
quella rivelazione così seria e inaspettata mi alzo di scatto e lo guardo
sorpreso. - Eh già, ero pronto a fare il grande passo. Il passo che tutti si
aspettavano: il nostro matrimonio.
- Che cosa è andato storto? - La mia voce è rauca
per via del silenzio forzato degli ultimi giorni.
- Niente. Tutto andava bene, solamente non ho
avuto la prontezza di reagire, perché inconsciamente sapevo che era giusto
così. Quel giorno, quando è scoppiata la bomba, - Ron sorride alla sua stessa
battuta, - sono rimasto fuori dal mio ufficio, fermo, vergognandomi come un
ladro, e ho lasciato a lei la decisione. Sì, lo ammetto, sono stato un
vigliacco. - Ron mi osserva per capire se riesco finalmente a collegare i pezzi
mancanti. - Hermione mi stava aspettando nel mio ufficio. Io mi ero assentato
un attimo per definire meglio l'ultimo appostamento. Non so come abbia fatto,
fatto sta che ha trovato nel cassetto della scrivania la scatolina che
custodiva l'anello. L'indomani le avrei chiesto di
sposarmi. Malfoy era entrato nel mio ufficio per lasciare il suo rapporto, sai,
quelle cose inutili che compila sempre lui e l'aveva trovata
lì ad aspettarmi. Ora non mi ricordo con precisione la loro discussione, ma due
cose mi sono rimaste impresse. La prima: la reazione di Hermione. È rimasta
inerme, come se questa volta fosse stato Malfoy a schiaffeggiarla e la seconda,
il discorsetto moralista che le ha fatto. “Sei e sarai sempre Hermione
Granger, la so-totto-io che
fa ogni volta la cosa giusta, che non esce mai dai binari, che non cancella
niente di quello che è già stato scritto per lei”.
Sono le stesse parole che le ha detto al Ministero
quando era con me. Quelle parole mi risvegliano dal mio torpore, come uno
schiaffo in piena guancia.
- Non potrò mai dimenticare gli occhi di Hermione
a quell'accusa. Duri, feriti, ma con la consapevolezza che in realtà l'attacco
di Malfoy non era altro che verità. Dal suo sguardo ho capito tutto. Alla fine
ci stavamo nascondendo dietro a una realtà che ci avevano affibbiato, ma che
non avevamo realmente scelto. Come se qualcuno, prima di noi, avesse scritto la
nostra storia e noi la stessimo recitando rispettando alla perfezione il
copione, perché era giusto così, perché era facile e non dovevamo porci tante
domande e fare la fatica di trovare le risposte. - Ron si interrompe
e mi osserva per un attimo. - No, Harry. Io amo Hermione, ho sempre amato Hermione, questo non l’ho mai dubitato, ma il mio
amore è ben diverso dal tuo. Io amo Hermione, ma non nel modo in cui la ami tu.
Così quel giorno, non ho fatto niente, perché in fondo sapevo che era giusto
così. Sono scappato, o meglio, siamo scappati da
quella vita che non ci apparteneva, che non era nostra. A me è bastato
allontanarmi di poco, stare distante dall’ufficio a Hermione c’è voluto più
tempo. Conosciamo entrambi troppo bene il suo bisogno di analizzare ogni
piccolo particolare, sviscerarlo per capirlo a fondo. E così lei è scappata
lontano da tutti per comprendere chi e cos’eravamo. Io
ho incontrato Luna che mi ha fatto aprire gli occhi, Hermione ha scoperto te.
Ha trovato te. - Mi osserva e dopo un attimo mi sorride facendomi l’occhiolino.
- Quando avete incontrato Malfoy nel corridoio, quel pomeriggio, le sue parole
devono aver fatto scattare qualche ricordo nella testa di Hermione che l'ha
riportata a quel giorno, e sicuramente questo deve aver fatto crollare tutto il
mondo che si era costruita con il tuo aiuto.
- Che cosa posso fare,
Ron? Non ho più la forza.
- Non lo so, amico. Non
lo so. - Sembra sconsolato anche lui.
- Harry, non devi commettere lo stesso errore. -
La voce calma di Luna riempie la stanza di speranza. Si avvicina alle tende e
con un rapido gesto le scosta, permettendo alla luce di entrare. La stanza
s’illumina, è troppo forte e sia io che Ron ci copriamo
gli occhi con il braccio. Luna si siede accanto a me. - Devi riconquistarla,
non con il passato, ma con il presente. Non fare l'errore di ricordarle quello
che eravate, ma falle amare quello che siete e che sarete. Lei si ricorda di
te, Harry l’amico, ma deve imparare ora ad amare Harry Potter, il compagno di
vita. - Mi appoggia una mano sul cuore. - Deve conoscere quello che tu
custodisci qui dentro. - Picchietta un paio di volte con la mano. - Harry, è
giunto il tempo che tu reagisca. È arrivato il momento di riportare Hermione da
noi. Devi creare un nuovo presente, per te, per lei, per voi. - Luna sorride e
il suo sorriso è come un raggio di positività che mi dona vitalità.
Mi siedo di scatto e colpisco il materasso con un
pugno. - Luna, hai ragione. Devo reagire. - Scendo giù dal letto. Afferro dei
vestiti e mi dirigo verso il bagno per riprendermi me stesso. - Io la ritroverò
e la riconquisterò! - Urlo dal bagno prima di infilarmi sotto la doccia.
Continua…
Angoletto
di Lights