Okay,
questa songfic l’ho scritta un po’ di tempo fae l'ho dedicata a mia sorella, ci sono molto affezionata (alla fic e alla sorella, alla fine).
Credo sia particolarmente dolciastra, ma, ehi!, sono
un’adolescente, ho bisogno di queste cose. E’ una songfic con “Lo strano
percorso” di Max Pezzali. Canzone meravigliosa, mi
emoziona ogni volta. Il pairing è un po’ strano, ReixLai, ma
credo sia carino, alla fine. Rei è decisamente OOC ma il protagonista in
realtà, e quello di cui è anche il pov, sarebbe Lai, quindi mi ritengo
abbondantemente soddisfatta.
Se
lascerete una recensione sarò felice e eviterete a molti i miei attacchi di
nervi ^_^
Buona
lettura!
C'è un tempo per i baci sperati,
desiderati
tra i banchi della prima B
occhiali grandi, sempre gli stessi, un po' troppo spessi
per piacere ad una così
Te lo
ricordi? Ci pensi ancora?
Io si,
continuamente.
Quando
eravamo piccoli, troppo piccoli per capire cosa ci stesse succedendo, troppo
piccoli per esserne spaventati.
Ti
guardavo, sai?
No,
probabilmente no.
Sono
stato sempre molto, molto attento.
Ti
guardavo di sfuggita, accarezzandoti a malapena con lo sguardo per tornare a
guardare la lavagna non appena scorgeva un movimento da parte tua, col cuore
che mi rombava nelle orecchie. Diventavo bollente e per un po’ non riuscivo a
guardarti più.
Chissà se
arrossivo.
Probabilmente.
Non mi
ricordo tutti i pensieri stupidi che mi ronzavano in testa, chi potrebbe?, ma rammento alla perfezione la sensazione di disarmante
disagio che avevo sempre in tua presenza.
Ero troppo,
troppo, decisamente troppo poco per te.
Io ero
uno di quei ragazzetti schivi, allegro con chi conosceva da una vita, ma chiuso
con gli altri. Uno di quelli che allontanano sempre gli altri. E alla fine
stavo sempre da solo.
Chissà
quanti di quei bimbi avranno parlato dietro di me.
Chissà
quante volte avranno riso.
Ma non
importava, no. Perché qualcuno c’era sempre, per me.
C’era
sempre il tuo sorriso, splendido.
Sembrava
far brillare ogni cosa e allo stesso tempo renderla insignificante.
E quando
me lo rivolgevi era solo per me.
Dio,
credevo di morire ogni volta.
Io, così
irrilevante, come un banale fiorellino di campo che la gente non sembra neanche
guardare.
Tu, così
semplicemente meraviglioso, come un fiore bellissimo, il più bello della serra,
che la gente si ferma ad ammirare e a lodare.
E quella
speranza c’era, ma diminuiva sempre di più.
Accorgiti
di me.
Non
voglio essere solo un’inutile esistenza nella tua vita!
Voglio
qualcosa di più!
Voglio
piacerti, tanto!
E poi,
ogni volta che formulavo questi pensieri, mi sgridavo.
Se non si
smette di pensare a quelle fantasie, di sperare nella loro realizzazione, si
sta troppo male Rei.
Decisamente
troppo male.
Nell'ora di lettere
guardandola riflettere
sulle domande tranello della prof
Non cascarci, amore, no!
Ma tu
alla fine, ti sei mai accorto dei miei sguardi?
Delle mie
occhiate fugaci, segrete?
No, non
credo.
Ti sei
mai accorto dei miei occhi ebeti che cercavano di raccogliere ogni singolo
particolare della tua figura, così elegante?
Ti sei
mai accorto del tifo silenzioso che facevo ogni qualvolta il professore ti
faceva una domanda, ti interrogava?
Delle mie
occhiate silenziose quando svolgevamo le verifiche e ti vedevo concentrato nei
tranelli della professoressa?
Qualche
volta un mio suggerimento riuscivi a captarlo.
E io,
povero fiorellino, come gioivo quando mi ringraziavi, fosse anche un sorriso o
un cenno frettoloso.
O
un’occhiata.
Restavo
notti a sospirare su quelle occhiate veloci e complici che mi lanciavi ogni
tanto.
Per una
battuta che avevo o avevi fatto, per un suggerimento, per qualsiasi cosa.
Per
qualsiasi cosa che fosse nostra, nostra, nostra.
Non degli
altri.
Non di
quel cretino più grande che ci provava con te.
No di
quelli che mi ridevano alle spalle.
Nostra.
Tua e
mia.
Di Rei,
di Lai.
Nostra,
semplicemente nostra.
C'è un tempo per i primi sospiri tesi
insicuri,
finché l'imbarazzo va via,
col sincronismo dei movimenti, coi gesti lenti
conosciuti solo in teoria,
come nelle favole,
fin sopra alle nuvole,
convinti che quell'istante durerà
da lì all'eternità...
E poi
accadde. Al liceo, trovai il coraggio necessario e ti affrontai.
Te lo
dissi, semplice diretto.
Mi piaci.
Cosa
potevo dirti, di più?
Amore?
Probabilmente lo provavo… ma ero così ingenuo.
Ingenuo,
ignorante.
Cosa ne
sapevo io dell’amore?
Conoscevo
solo quello che provavo quando ti vedevo, quello strano sfarfallio nello
stomaco quando mi parlavi, quel batticuore frenetico quando mi sorridevi.
Quel
calore incredibile quando mi toccavi.
Mi
piacevi. Mi piaceva tutto di te.
E io
stavo lì, come un idiota, a desiderare solo di sprofondare nel terreno, mentre
aspettavo la tua reazione: la mazzata finale.
Oh,
ricordo alla perfezione tutto di quei momenti.
Il groppo
che avevo in gola.
L’orgoglio
che mi impediva di piangere.
Il
rossore sul tuo volto, che mi attirava come una calamita nonostante non volessi
guardarlo.
Quella
sottile, sottilissima speranza che ancora avevo.
E le tue
parole.
Dio, non
credo che riuscirei mai a dimenticarle, Rei.
Non
credo.
“Io… Lai…
non avrei mai pensato…”
Amara
consolazione, pensai.
Almeno
non sono un impiastro totale.
“
Davvero…io…”
E la
sentii, la tua voce che tremava.
E morii,
lì direttamente.
Piangevi.
Che avevo
fatto?
Che
diavolo avevi fatto, razza di idiota?!
Fu questo
ciò che pensavo, mentre goffamente ti tendevo un fazzoletto; tu ti asciugasti
le lacrime.
“ Io…
oddio, scusa…”
Dicesti,
impacciato, mentre cercavi di asciugarti le lacrime con un gesto un po’ goffo.
Sorrisi, eri troppo tenero.
Ci
guardammo e scoppiamo a ridacchiare come due idioti.
Ritornasti
serio. Mi guardavi, sentivo il tuo sguardo su di me.
“Scusa…”
Dicesti,
soltanto ciò.
Eccola,
la mazzata finale.
“Io… non
dovrei piangere… ma, sai…”
Va bene,
non si scusava per quello. Ma comunque stava arrivando.
Incombeva
su di me, la sentivo.
La
disperazione più nera e profonda.
Ma sai…
Ti trovo
ripugnante.
Ma sai…
Sto con
un altro, decisamente meglio di te.
Ma sai…
Non
sapevo neanche della tua esistenza.
Avanti,
Rei.
Mi sento
abbastanza pronto.
Credo che
non mi suiciderò.
Non sono
abbastanza coraggioso, neanche per quello.
Non so
neanche come ho fatto a dirtelo.
“Io… io
sono decisamente troppo felice!”
“Ah, si…beh,
lo… Cosa?!”
Ricordo
di aver alzato gli occhi verso di te, e di averti guardato con gli occhi
sgranati.
Avevo la
bocca spalancata, sentivo l’aria fresca che mi entrava sul palato.
Tu scoppiasti
a ridere, una risata sollevata.
Una
risata così cristallina, genuina, che mi sembrasti un angelo.
Non sto
scherzando.
Ti
avvicinasti, con quel sorriso ancora in volto.
Divenni
di un colorito rossastro, che peggiorò quando sentii la tua mano che mi accarezzava
la guancia, timida, insicura.
E io,
ancora più impacciato di te, che ti mettevo una mano sul fianco.
Non
sapevo che fare, come fare.
Non lo
sapevi neanche tu.
Non avevo
mai fatto nulla di simile… in quei casi la teoria aiutava poco.
E tu, tu.
Semplicemente
appoggiasti le tue labbra sulle mie, alzandoti in punta di piedi.
E io
semplicemente premetti le mie sulle tue, chinando un poco il volto.
Sentii il
cuore esplodermi in petto, fermarsi.
E pian
piano, ecco che l’imbarazzo scemava.
E io ti
strinsi a me, più forte.
Possessivo,
come non sapevo di essere.
Ma tu non
ti feci pregare per starmi vicino, no, Rei.
E
approfondimmo il bacio, di più, sempre di più.
Era tutto
talmente perfetto.
Come nei
film, nelle fiabe.
Credevamo
sarebbe durato per sempre.
Lo strano percorso
di ognuno di noi
che neanche un grande libro un grande film
potrebbero descrivere mai
per quanto è complicato
e imprevedibile
per quanto in un secondo tutto può cambiare
niente resta com'è.
Era così
strano, pensarci.
Pensare a
quando ti osservavo di nascosto mentre tu ti appoggiavi alla mia spalla al
cinema.
Pensare a
quanto mi sentivo inutile rispetto a te e agli altri mentre tu mi abbracciavi
possessivamente sotto le occhiate stupite di tutti.
Pensare
quanti problemi mi facevo mentre tutto era così bello.
Era tutto
così strano.
Chi
avrebbe mai detto che anche tu provavi per me quello che io provavo per te?
Tutto
così strano…
Credo che
neanche un libro, il più fantasioso, il più perfetto avrebbe mai potuto
descriverci.
Neanche uno
di quei film commoventi che a volte guardavamo avrebbe potuto farlo.
Descrivere
le nostre storie.
Le nostre
vite, che si erano intrecciate in modo così perfetto.
Tutto
così… imprevedibile.
Sì… era
così imprevedibile che tu provassi quei sentimenti per me.
Era
cambiato tutto in poco tempo.
La
mattina ero il solito ragazzo indesiderato e infelice.
La sera
mi sentivo quello più fortunato e felice del mondo.
C'è un tempo per il
silenzio/assenso, solido e denso,
di chi argomenti ormai non ne ha più
frasi già dette, già riascoltate in 1000 puntate
di una soap-opera alla TV
Ma come
tutte le cose belle, prima o poi finiscono.
E il
ricordo di noi, in silenzio sul divano, mi pugnala ancora il cuore con inaudita
violenza.
Ricordo
il tuo volto, perso nel nulla, imbronciato, mentre cercavi di sbollire la
rabbia della litigata precedente.
E io che
guardavo ostinatamente dall’altra parte.
Alla fine
sistemavamo in qualche modo, ma era tutto labile e così effimero che non credo
che tu ci abbia mai sperato un secondo, in quelle ricostruzioni.
Persino
le dichiarazioni di quello che ormai chiamavamo amore.
Persino
quelle si perdevano.
Cose
monotone, vecchie.
Logore,
troppo usate.
Ti moriva
il sorriso sulle labbra, come moriva a me.
Ricordo
la tristezza che mi prendeva appena dopo aver sbuffato e alzato gli occhi al
cielo solo per aver visto il tuo nome sul display del cellulare.
sarà l'abitudine
sarà che sembra inutile
cercare tanto e alla fine è tutto qui
per tutti è tutto qui...
E tu che
ti sforzavi.
E io che
mi sforzavo.
Ci
provavo, davvero.
Ma alla
fine, sembrava così…inutile.
Perché
sforzarsi?
Tanto è
tutto qui.
Quello
che tanto declamano, quei sentimenti così forti.
Non sono
proprio un granché.
E tu sei
qui.
Sei qui
Rei, sarai sempre qui.
Scontato?
Forse.
Ricordo
con amarezza quei pensieri, ma li facevo spesso.
Quelle
belle emozioni che provavamo prima… così lontane, sbiadite.
Mi
sembravano inutili giochi per bambini.
Mi ero
stufato.
Dopotutto,
tu non eri nulla di così speciale, Rei.
Ti amavo?
Mi
piacevi?
Tenevo a
te almeno un po’?
Lo strano percorso
di ognuno di noi
che neanche un grande libro un grande film
potrebbero descrivere mai
per quanto è complicato
e imprevedibile
per quanto in un secondo tutto può cambiare
niente resta com'è.
E chissà
come, ci allontanammo, piano piano.
Ci
vedevamo sempre meno, sempre più raramente.
Baci dati
solo per routine.
Chi
avrebbe detto che sarebbe andata così?
Non di
certo quel piccolo Lai che ti guardava di sfuggita mentre il maestro Tao
parlava.
Non di
certo quel giovane Lai che si sentiva esplodere il cuore appena tu gli sfioravi
le labbra con le tue.
Ma
l’avrebbe detto quel Lai più insensibile, quello che storceva il naso all’idea
di un appuntamento con te.
Lui ne sarebbe
stato felice, temo.
Era una
cosa che non avrei mai previsto, prima.
Ma, Rei…
non so davvero cosa successe.
So solo
che alla fine fu chiaro che non stavamo più insieme.
Fu chiaro
che io stavo da una parte, tu d’altra.
E’ stato
bello, grazie Rei.
Ma è
finita.
Non ci
avrei mai pensato prima… eppure ci eravamo lasciati.
Che tu
potessi lasciarmi, oh, di quello avevo sempre avuto paura.
Ma che
noi ci lasciassimo, consensualmente… no, quello fu inaspettato.
Imprevedibile.
E troppo,
decisamente troppo complicato.
Volevo
che tutto si mantenesse nel tempo come quando ci scambiavamo quei timidi baci
pieni di amore.
Quando
solo il pensiero dell’altro ti riempiva di felicità.
Ma niente
resta com’è, purtroppo.
C'è un tempo per qualcosa sul viso, come un sorriso
che non c'era ieri e oggi c'è
sembrava ormai lontano e distante, perso per sempre,
invece è ritornato con te,
con te che fai battere
il cuore che fai vivere
il tempo per tutto il tempo che verrà
nel tempo che verrà...
Tutto
così complicato e imprevedibile che bastò una tua telefonata a far cambiare
tutto.
Sentii la
tua voce tremante e debole nelle orecchie e il mondo mi crollò addosso.
Il cuore
batteva veloce.
Avevo
paura.
Terrore,
quando mi accorsi che piangevi.
Come un
flash mi tornò in mente quando piangevi sotto quell’albero di ciliegio, nel cortile
della scuola, dopo che ti avevo dichiarato i miei sentimenti
Solo che
quella sensazione di deprimente mortificazione per essere stato io il colpevole
delle tue lacrime si era trasformata in terrore puro, perché non sapevo chi
fosse il responsabile della tua tristezza e ne ero spaventato.
Tanto da
non accorgermi che più che triste eri agitato, scioccato.
“Lai..” dicesti, con voce tremante, mentre io deglutivo. “ Io…
so che non dovrei chiedertelo… perché…perché…” singhiozzavi, veloce, cercando
di riprendere fiato. “ So che… scusami… mi serve un favore… “
E non
appena riuscii a capire “ospedale” mi fondai in macchina.
Non so
quanti stop ignorai, o di quanti semafori rossi non mi accorsi neppure.
Potevo
anche aver investito qualche vecchietta, ma non importava.
No, ora
importavi solo tu.
Ricordo
la voce dell’infermiera che mi pregava di calmarmi, mentre io urlavo il tuo
nome come un invasato. E il sollievo quando la tua manina mi si aggrappò al
braccio, tirando leggermente la manica.
“ R…
Rei! Oddio, stai bene?”
Ti
scuotevo le spalle, fuori di me.
Non credo
di essere mai stato così agitato.
Il
sollievo che avevo provato sapendo che eri lì, vivo, era morto non appena
notavo le bende che ti fasciavano il capo, sollevando un poco i capelli, e il
braccio ingessato.
Niente di
che, alla fine.
Non eri
in coma su un letto d’ospedale.
Eri in
piedi davanti a me che cercavi di rasserenarmi.
Ma la
preoccupazione era troppo forte, troppo.
“Lai… sto
bene, sul serio… c’è stato un incidente e… sono solo un po’ agitato, spaventato…
per questo piangevo…”
“S… stai
bene?”
Annuisti.
E poi… Dio, sentii il
cuore in gola.
Mi
sorridesti.
Splendido,
splendido.
Semplicemente
splendido.
Arrossii.
Lo percepii chiaramente.
Mi sembrò
di essere tornato come quando tutto era perfetto, come un
fiaba.
Io e te.
Noi.
“Ti ho
chiamato perché eri l’unico che potesse venire a prendermi… hai appeso prima
che potessi dirt…”
“Rei?”
“Sì?”
Sorridevi, sorridevi ancora.
Te lo
dissi, semplicemente.
“Ti amo.”
Lo strano percorso
di ognuno di noi
che neanche un grande libro un grande film
potrebbero descrivere mai
per quanto è complicato
e imprevedibile
per quanto in un secondo tutto può cambiare
niente resta com'è
Se non mi
avessi chiamato, se non mi avessi fatto preoccupare, non avrei scoperto quanto
tengo a te.
Quanto mi
piaci.
Quanto ti
amo.
E
capirlo, Rei, è stato meraviglioso.
E’ stato
meraviglioso rivivere tutte quelle sensazioni.
Sentire
il cuore tremare piano mentre mi appoggiavi un bacio delicato sulle labbra.
Sorriderti
come un ebete mentre ti portavo a casa.
Accarezzarti
la mano come se fosse la cosa che più contasse al mondo.
Che
strano pensarci, adesso.
Pensare a
tutto questo, mentre ti guardo salutare i tuoi amici e venire verso di me.
Mi
abbracci.
Ti bacio.
E’ stato
tutto così complicato… intricato e apparentemente senza senso.
Imprevedibile…
Assurdamente
inconcepibile, no?
Neanche
un libro geniale, un film azzeccatissimo…
No,
neanche quelli potrebbero esprimere la nostra vita, Rei.
La tua,
la mia.
Come si
intrecciano alla perfezione.
Nella
completa perfezione.
“Ti amo,
Lai.”
“Anche io
ti amo, Rei.”
Tutto è
effimero, può cambiare da un momento all’altro.
Ma non
questo.
Questo
no, Rei.
Può
nascondersi, sembrare svanito.
Ma c’è.
Ora lo
so.
Ti amo e
ti amerò sempre.
Lo sa il
Lai che ti osservava di nascosto durante la lezione.
Lo sa il
Lai che arrossiva appena lo baciavi ai primi appuntamenti.
Lo sa il
Lai che come un idiota ti ha lasciato andare via.
Lo sa il
Lai che avrebbe ucciso qualcuno pur di raggiungerti in ospedale.
Lo so io.