Anime & Manga > BeyBlade
Ricorda la storia  |      
Autore: noriko    08/10/2007    5 recensioni
Chi avrebbe mai detto che anche tu provavi per me quello che io provavo per te? Tutto così strano… Credo che neanche un libro, il più fantasioso, il più perfetto avrebbe mai potuto descriverci. Neanche uno di quei film commoventi che a volte guardavamo avrebbe potuto farlo. Descrivere le nostre storie. Le nostre vite, che si erano intrecciate in modo così perfetto. Tutto così… imprevedibile. Song fic con "Lo strano percorso" di Max Pezzali. ReixLai
Genere: Romantico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Lai, Rei Kon
Note: Alternate Universe (AU), OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
percy

Okay, questa songfic l’ho scritta un po’ di tempo fae l'ho dedicata a mia sorella, ci sono molto affezionata (alla fic e alla sorella, alla fine). Credo sia particolarmente dolciastra, ma, ehi!, sono un’adolescente, ho bisogno di queste cose. E’ una songfic con “Lo strano percorso” di Max Pezzali. Canzone meravigliosa, mi emoziona ogni volta. Il pairing è un po’ strano, ReixLai, ma credo sia carino, alla fine. Rei è decisamente OOC ma il protagonista in realtà, e quello di cui è anche il pov, sarebbe Lai, quindi mi ritengo abbondantemente soddisfatta.

Se lascerete una recensione sarò felice e eviterete a molti i miei attacchi di nervi ^_^

Buona lettura!

 

C'è un tempo per i baci sperati, desiderati
tra i banchi della prima B
occhiali grandi, sempre gli stessi, un po' troppo spessi
per piacere ad una così

 

Te lo ricordi? Ci pensi ancora?

Io si, continuamente.

Quando eravamo piccoli, troppo piccoli per capire cosa ci stesse succedendo, troppo piccoli per esserne spaventati.

Ti guardavo, sai?

No, probabilmente no.

Sono stato sempre molto, molto attento.

Ti guardavo di sfuggita, accarezzandoti a malapena con lo sguardo per tornare a guardare la lavagna non appena scorgeva un movimento da parte tua, col cuore che mi rombava nelle orecchie. Diventavo bollente e per un po’ non riuscivo a guardarti più.

Chissà se arrossivo.

Probabilmente.

Non mi ricordo tutti i pensieri stupidi che mi ronzavano in testa, chi potrebbe?, ma rammento alla perfezione la sensazione di disarmante disagio che avevo sempre in tua presenza.

Ero troppo, troppo, decisamente troppo poco per te.

Io ero uno di quei ragazzetti schivi, allegro con chi conosceva da una vita, ma chiuso con gli altri. Uno di quelli che allontanano sempre gli altri. E alla fine stavo sempre da solo.

Chissà quanti di quei bimbi avranno parlato dietro di me.

Chissà quante volte avranno riso.

Ma non importava, no. Perché qualcuno c’era sempre, per me.

C’era sempre il tuo sorriso, splendido.

Sembrava far brillare ogni cosa e allo stesso tempo renderla insignificante.

E quando me lo rivolgevi era solo per me.

Dio, credevo di morire ogni volta.

Io, così irrilevante, come un banale fiorellino di campo che la gente non sembra neanche guardare.

Tu, così semplicemente meraviglioso, come un fiore bellissimo, il più bello della serra, che la gente si ferma ad ammirare e a lodare.

E quella speranza c’era, ma diminuiva sempre di più.

Accorgiti di me.

Non voglio essere solo un’inutile esistenza nella tua vita!

Voglio qualcosa di più!

Voglio piacerti, tanto!

E poi, ogni volta che formulavo questi pensieri, mi sgridavo.

Se non si smette di pensare a quelle fantasie, di sperare nella loro realizzazione, si sta troppo male Rei.

Decisamente troppo male.


Nell'ora di lettere

guardandola riflettere
sulle domande tranello della prof
Non cascarci, amore, no!

 

Ma tu alla fine, ti sei mai accorto dei miei sguardi?

Delle mie occhiate fugaci, segrete?

No, non credo.

Ti sei mai accorto dei miei occhi ebeti che cercavano di raccogliere ogni singolo particolare della tua figura, così elegante?

Ti sei mai accorto del tifo silenzioso che facevo ogni qualvolta il professore ti faceva una domanda, ti interrogava?

Delle mie occhiate silenziose quando svolgevamo le verifiche e ti vedevo concentrato nei tranelli della professoressa?

Qualche volta un mio suggerimento riuscivi a captarlo.

E io, povero fiorellino, come gioivo quando mi ringraziavi, fosse anche un sorriso o un cenno frettoloso.

O un’occhiata.

Restavo notti a sospirare su quelle occhiate veloci e complici che mi lanciavi ogni tanto.

Per una battuta che avevo o avevi fatto, per un suggerimento, per qualsiasi cosa.

Per qualsiasi cosa che fosse nostra, nostra, nostra.

Non degli altri.

Non di quel cretino più grande che ci provava con te.

No di quelli che mi ridevano alle spalle.

Nostra.

Tua e mia.

Di Rei, di Lai.

Nostra, semplicemente nostra.


C'è un tempo per i primi sospiri tesi insicuri,
finché l'imbarazzo va via,
col sincronismo dei movimenti, coi gesti lenti
conosciuti solo in teoria,

come nelle favole,
fin sopra alle nuvole,
convinti che quell'istante durerà
da lì all'eternità...

 

E poi accadde. Al liceo, trovai il coraggio necessario e ti affrontai.

Te lo dissi, semplice diretto.

Mi piaci.

Cosa potevo dirti, di più?

Amore? Probabilmente lo provavo… ma ero così ingenuo.

Ingenuo, ignorante.

Cosa ne sapevo io dell’amore?

Conoscevo solo quello che provavo quando ti vedevo, quello strano sfarfallio nello stomaco quando mi parlavi, quel batticuore frenetico quando mi sorridevi.

Quel calore incredibile quando mi toccavi.

Mi piacevi. Mi piaceva tutto di te.

E io stavo lì, come un idiota, a desiderare solo di sprofondare nel terreno, mentre aspettavo la tua reazione: la mazzata finale.

Oh, ricordo alla perfezione tutto di quei momenti.

Il groppo che avevo in gola.

L’orgoglio che mi impediva di piangere.

Il rossore sul tuo volto, che mi attirava come una calamita nonostante non volessi guardarlo.

Quella sottile, sottilissima speranza che ancora avevo.

E le tue parole.

Dio, non credo che riuscirei mai a dimenticarle, Rei.

Non credo.

“Io… Lai… non avrei mai pensato…”

Amara consolazione, pensai.

Almeno non sono un impiastro totale.

“ Davvero…io…”

E la sentii, la tua voce che tremava.

E morii, lì direttamente.

Piangevi.

Che avevo fatto?

Che diavolo avevi fatto, razza di idiota?!

Fu questo ciò che pensavo, mentre goffamente ti tendevo un fazzoletto; tu ti asciugasti le lacrime.

“ Io… oddio, scusa…”

Dicesti, impacciato, mentre cercavi di asciugarti le lacrime con un gesto un po’ goffo. Sorrisi, eri troppo tenero.

Ci guardammo e scoppiamo a ridacchiare come due idioti.

Ritornasti serio. Mi guardavi, sentivo il tuo sguardo su di me.

“Scusa…”

Dicesti, soltanto ciò.

Eccola, la mazzata finale.

“Io… non dovrei piangere… ma, sai…”

Va bene, non si scusava per quello. Ma comunque stava arrivando.

Incombeva su di me, la sentivo.

La disperazione più nera e profonda.

Ma sai…

Ti trovo ripugnante.

Ma sai…

Sto con un altro, decisamente meglio di te.

Ma sai…

Non sapevo neanche della tua esistenza.

Avanti, Rei.

Mi sento abbastanza pronto.

Credo che non mi suiciderò.

Non sono abbastanza coraggioso, neanche per quello.

Non so neanche come ho fatto a dirtelo.

“Io… io sono decisamente troppo felice!”

“Ah, si…beh, lo… Cosa?!

Ricordo di aver alzato gli occhi verso di te, e di averti guardato con gli occhi sgranati.

Avevo la bocca spalancata, sentivo l’aria fresca che mi entrava sul palato.

Tu scoppiasti a ridere, una risata sollevata.

Una risata così cristallina, genuina, che mi sembrasti un angelo.

Non sto scherzando.

Ti avvicinasti, con quel sorriso ancora in volto.

Divenni di un colorito rossastro, che peggiorò quando sentii la tua mano che mi accarezzava la guancia, timida, insicura.

E io, ancora più impacciato di te, che ti mettevo una mano sul fianco.

Non sapevo che fare, come fare.

Non lo sapevi neanche tu.

Non avevo mai fatto nulla di simile… in quei casi la teoria aiutava poco.

E tu, tu.

Semplicemente appoggiasti le tue labbra sulle mie, alzandoti in punta di piedi.

E io semplicemente premetti le mie sulle tue, chinando un poco il volto.

Sentii il cuore esplodermi in petto, fermarsi.

E pian piano, ecco che l’imbarazzo scemava.

E io ti strinsi a me, più forte.

Possessivo, come non sapevo di essere.

Ma tu non ti feci pregare per starmi vicino, no, Rei.

E approfondimmo il bacio, di più, sempre di più.

Era tutto talmente perfetto.

Come nei film, nelle fiabe.

Credevamo sarebbe durato per sempre.


Lo strano percorso
di ognuno di noi
che neanche un grande libro un grande film
potrebbero descrivere mai
per quanto è complicato
e imprevedibile
per quanto in un secondo tutto può cambiare
niente resta com'è.

 

Era così strano, pensarci.

Pensare a quando ti osservavo di nascosto mentre tu ti appoggiavi alla mia spalla al cinema.

Pensare a quanto mi sentivo inutile rispetto a te e agli altri mentre tu mi abbracciavi possessivamente sotto le occhiate stupite di tutti.

Pensare quanti problemi mi facevo mentre tutto era così bello.

Era tutto così strano.

Chi avrebbe mai detto che anche tu provavi per me quello che io provavo per te?

Tutto così strano…

Credo che neanche un libro, il più fantasioso, il più perfetto avrebbe mai potuto descriverci.

Neanche uno di quei film commoventi che a volte guardavamo avrebbe potuto farlo.

Descrivere le nostre storie.

Le nostre vite, che si erano intrecciate in modo così perfetto.

Tutto così… imprevedibile.

Sì… era così imprevedibile che tu provassi quei sentimenti per me.

Era cambiato tutto in poco tempo.

La mattina ero il solito ragazzo indesiderato e infelice.

La sera mi sentivo quello più fortunato e felice del mondo.

 

 

C'è un tempo per il silenzio/assenso, solido e denso,
di chi argomenti ormai non ne ha più

frasi già dette, già riascoltate in 1000 puntate
di una soap-opera alla TV

 

Ma come tutte le cose belle, prima o poi finiscono.

E il ricordo di noi, in silenzio sul divano, mi pugnala ancora il cuore con inaudita violenza.

Ricordo il tuo volto, perso nel nulla, imbronciato, mentre cercavi di sbollire la rabbia della litigata precedente.

E io che guardavo ostinatamente dall’altra parte.

Alla fine sistemavamo in qualche modo, ma era tutto labile e così effimero che non credo che tu ci abbia mai sperato un secondo, in quelle ricostruzioni.

Persino le dichiarazioni di quello che ormai chiamavamo amore.

Persino quelle si perdevano.

Cose monotone, vecchie.

Logore, troppo usate.

Ti moriva il sorriso sulle labbra, come moriva a me.

Ricordo la tristezza che mi prendeva appena dopo aver sbuffato e alzato gli occhi al cielo solo per aver visto il tuo nome sul display del cellulare.

 


sarà l'abitudine
sarà che sembra inutile
cercare tanto e alla fine è tutto qui
per tutti è tutto qui...

 

E tu che ti sforzavi.

E io che mi sforzavo.

Ci provavo, davvero.

Ma alla fine, sembrava così…inutile.

Perché sforzarsi?

Tanto è tutto qui.

Quello che tanto declamano, quei sentimenti così forti.

Non sono proprio un granché.

E tu sei qui.

Sei qui Rei, sarai sempre qui.

Scontato?

Forse.

Ricordo con amarezza quei pensieri, ma li facevo spesso.

Quelle belle emozioni che provavamo prima… così lontane, sbiadite.

Mi sembravano inutili giochi per bambini.

Mi ero stufato.

Dopotutto, tu non eri nulla di così speciale, Rei.

Ti amavo?

Mi piacevi?

Tenevo a te almeno un po’?


Lo strano percorso
di ognuno di noi
che neanche un grande libro un grande film
potrebbero descrivere mai
per quanto è complicato
e imprevedibile
per quanto in un secondo tutto può cambiare
niente resta com'è.

 

E chissà come, ci allontanammo, piano piano.

Ci vedevamo sempre meno, sempre più raramente.

Baci dati solo per routine.

Chi avrebbe detto che sarebbe andata così?

Non di certo quel piccolo Lai che ti guardava di sfuggita mentre il maestro Tao parlava.

Non di certo quel giovane Lai che si sentiva esplodere il cuore appena tu gli sfioravi le labbra con le tue.

Ma l’avrebbe detto quel Lai più insensibile, quello che storceva il naso all’idea di un appuntamento con te.

Lui ne sarebbe stato felice, temo.

Era una cosa che non avrei mai previsto, prima.

Ma, Rei… non so davvero cosa successe.

So solo che alla fine fu chiaro che non stavamo più insieme.

Fu chiaro che io stavo da una parte, tu d’altra.

E’ stato bello, grazie Rei.

Ma è finita.

Non ci avrei mai pensato prima… eppure ci eravamo lasciati.

Che tu potessi lasciarmi, oh, di quello avevo sempre avuto paura.

Ma che noi ci lasciassimo, consensualmente… no, quello fu inaspettato.

Imprevedibile.

E troppo, decisamente troppo complicato.

Volevo che tutto si mantenesse nel tempo come quando ci scambiavamo quei timidi baci pieni di amore.

Quando solo il pensiero dell’altro ti riempiva di felicità.

Ma niente resta com’è, purtroppo.


C'è un tempo per qualcosa sul viso, come un sorriso
che non c'era ieri e oggi c'è
sembrava ormai lontano e distante, perso per sempre,
invece è ritornato con te,

con te che fai battere
il cuore che fai vivere
il tempo per tutto il tempo che verrà
nel tempo che verrà...

 

Tutto così complicato e imprevedibile che bastò una tua telefonata a far cambiare tutto.

Sentii la tua voce tremante e debole nelle orecchie e il mondo mi crollò addosso.

Il cuore batteva veloce.

Avevo paura.

Terrore, quando mi accorsi che piangevi.

Come un flash mi tornò in mente quando piangevi sotto quell’albero di ciliegio, nel cortile della scuola, dopo che ti avevo dichiarato i miei sentimenti

Solo che quella sensazione di deprimente mortificazione per essere stato io il colpevole delle tue lacrime si era trasformata in terrore puro, perché non sapevo chi fosse il responsabile della tua tristezza e ne ero spaventato.

Tanto da non accorgermi che più che triste eri agitato, scioccato.

“Lai..” dicesti, con voce tremante, mentre io deglutivo. “ Io… so che non dovrei chiedertelo… perché…perché…” singhiozzavi, veloce, cercando di riprendere fiato. “ So che… scusami… mi serve un favore… “

E non appena riuscii a capire “ospedale” mi fondai in macchina.

Non so quanti stop ignorai, o di quanti semafori rossi non mi accorsi neppure.

Potevo anche aver investito qualche vecchietta, ma non importava.

No, ora importavi solo tu.

Ricordo la voce dell’infermiera che mi pregava di calmarmi, mentre io urlavo il tuo nome come un invasato. E il sollievo quando la tua manina mi si aggrappò al braccio, tirando leggermente la manica.

“ R… Rei!  Oddio, stai bene?”

Ti scuotevo le spalle, fuori di me.

Non credo di essere mai stato così agitato.

Il sollievo che avevo provato sapendo che eri lì, vivo, era morto non appena notavo le bende che ti fasciavano il capo, sollevando un poco i capelli, e il braccio ingessato.

Niente di che, alla fine.

Non eri in coma su un letto d’ospedale.

Eri in piedi davanti a me che cercavi di rasserenarmi.

Ma la preoccupazione era troppo forte, troppo.

“Lai… sto bene, sul serio… c’è stato un incidente e… sono solo un po’ agitato, spaventato… per questo piangevo…”

“S… stai bene?”

Annuisti.

E  poi… Dio, sentii il cuore in gola.

Mi sorridesti.

Splendido, splendido.

Semplicemente splendido.

Arrossii. Lo percepii chiaramente.

Mi sembrò di essere tornato come quando tutto era perfetto, come un fiaba.

Io e te.

Noi.

“Ti ho chiamato perché eri l’unico che potesse venire a prendermi… hai appeso prima che potessi dirt…”

“Rei?”

“Sì?” Sorridevi, sorridevi ancora.

Te lo dissi, semplicemente.

“Ti amo.”

 

Lo strano percorso
di ognuno di noi
che neanche un grande libro un grande film
potrebbero descrivere mai
per quanto è complicato
e imprevedibile
per quanto in un secondo tutto può cambiare
niente resta com'è

 

Se non mi avessi chiamato, se non mi avessi fatto preoccupare, non avrei scoperto quanto tengo a te.

Quanto mi piaci.

Quanto ti amo.

E capirlo, Rei, è stato meraviglioso.

E’ stato meraviglioso rivivere tutte quelle sensazioni.

Sentire il cuore tremare piano mentre mi appoggiavi un bacio delicato sulle labbra.

Sorriderti come un ebete mentre ti portavo a casa.

Accarezzarti la mano come se fosse la cosa che più contasse al mondo.

Che strano pensarci, adesso.

Pensare a tutto questo, mentre ti guardo salutare i tuoi amici e venire verso di me.

Mi abbracci.

Ti bacio.

E’ stato tutto così complicato… intricato e apparentemente senza senso.

Imprevedibile…

Assurdamente inconcepibile, no?

Neanche un libro geniale, un film azzeccatissimo…

No, neanche quelli potrebbero esprimere la nostra vita, Rei.

La tua, la mia.

Come si intrecciano alla perfezione.

Nella completa perfezione.

“Ti amo, Lai.”

“Anche io ti amo, Rei.”

Tutto è effimero, può cambiare da un momento all’altro.

Ma non questo.

Questo no, Rei.

Può nascondersi, sembrare svanito.

Ma c’è.

Ora lo so.

Ti amo e ti amerò sempre.

Lo sa il Lai che ti osservava di nascosto durante la lezione.

Lo sa il Lai che arrossiva appena lo baciavi ai primi appuntamenti.

Lo sa il Lai che come un idiota ti ha lasciato andare via.

Lo sa il Lai che avrebbe ucciso qualcuno pur di raggiungerti in ospedale.

Lo so io.

 

 

 

  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > BeyBlade / Vai alla pagina dell'autore: noriko