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Autore: WtFerdie    21/03/2013    2 recensioni
"Prendi l'autostrada per l'inferno, poi la scalinata verso il paradiso."
Sono Megan, una ragazza di 16/17 anni. La mia vita è semplicemente un'inferno, tra quei bastardi dei miei compagni e mia madre (se così la posso definire). L'unica cosa positiva sono Laura, il mio migliore amico James e Sally.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Più passano i giorni di scuola e meno voglia ho di studiare. Soprattutto in inglese. La odio così tanto studiarla che ho ancora il libro imbustato nella plastica con attaccato il prezzo. Penso anche che il mio prof sia stupido: mi ha messo tra quelli con la media più alta. Tutto sommato non me ne dovrei lamentare…
In ogni caso andava sempre meglio, i miei compagni quasi si dimenticarono di pestarmi e alcuni dell’ultimo anno mi chiesero addirittura di aiutarli ad “abbellire” l’auto della preside. Era fantastica! Le disegnammo un macaco su una fiancata con le bombolette spray. Non scoprì mai di chi era la colpa.
La prof di matematica invece era odiosa. Ce l’aveva con me! Entrai in classe con due minuti di ritardo perché ero passata in bagno a togliermi i residui di vernice. Inizialmente non mi disse niente, ma una ventina di minuti dopo mi ritrovai fuori dalla classe senza un motivo, quindi me ne andai al solito calorifero. Ad un certo punto si aprì la porta della classe vicina. Uscirono Adam e un altro ragazzo e si allontanarono. Tornarono dopo un po’ e il ragazzo mi notò.
“Che ci fai qui?”
“Mi hanno cacciata senza motivo. E voi? Perché siete usciti?”
“Siamo andati a prendere una scala per togliere le decorazioni natalizie.” Indicò la scala che aveva in mano Adam, poi continuò “Adesso andiamo in classe. Ciao.”
Adam nemmeno mi salutò.
 
All’intervallo tornai lì con Laura. Non faceva altro che parlare e parlare, non riuscivo a starle dietro. L’avrei strozzata.
“E se chiedessi a Luther come si vestirà Maryanne? Non voglio avere il suo stesso vestito.”
“Ok, ma”
“Spero proprio di non dover cambiare abito! Non voglio cambiare di nuovo smalto.”
“Potresti non met”
“Secondo te è meglio quello lilla o verde-acqua?”
“Ehm, quello”
“Deciso! Metto il vestito blu e lo smalto con i brillantini!”
Era inutile. Non mi ascoltava affatto, quindi parlai di altro.
“Non posso più vedere James… e, gli ho parlato. È ancora arrabbiato.”
“Ma insomma, la mia è una questione di vita o di morte!! Scarpe con il tacco o ballerine?”
Mi allontanai lasciandola parlare da sola.
 
All’ultima ora alcuni miei compagni cominciarono a fare casino dando la colpa a me. Mi ritrovai nuovamente fuori dalla classe. Alla fine delle lezioni non vedevo l’ora di tornarmene a casa e sdraiarmi sul letto. Quasi mi pentii di esserci tornata tanto velocemente. Mia madre mi stava aspettando.
“Sta sera devo andare a cena con un’amica, quindi ti lascio sua figlia. Non è riuscita a trovare una babysitter.”
“Ma… non sarà mica Josephine?!”
Era una bambinetta insopportabile. Sua madre appena ne aveva l’opportunità la scaricava a casa nostra perché nessuno voleva prendersene cura nemmeno a pagamento.
“Tanto è solo per oggi.”
“Ti prego, posso chiamare aiuto? Magari una squadra cinofila o…non so.”
“Se vuoi ti lascio dei soldi per portarla fuori.”
“Posso scaricarla in un parco giochi?”
“No. Non spendere troppo.”
 
Verso le sette di sera suonarono alla porta, prese la borsa e andò ad aprire. Qualcosa tipo un fantasma sgusciò dall’apertura, si fiondò sulle mie gambe stingendole e facendomi quasi cadere. Era la bambina. Cominciò ad urlare “Megaaaaaaan” con una vocina stridula. Cercai di scollarmela di dosso.
“J-Josie, staccati. Mi fai cadere.”
“Gno.” Strinse più forte.
“E… per due dollari?”
Mi fissò.
“Cinque o niente.”
Tirai fuori i soldi e me li strappò di mano, poi corse al divano.
“Ho fame.”
“Vuoi una pizza?”
Scosse velocemente la testa dall’alto verso il basso.
“Megan, ho sete.”
“Abbiamo acqua o succo di mele.”
“Voglio il succo.”
Le riempii un bicchiere. Se lo bevve in un sorso mentre andavo rispondere al telefono.
“Nick, scusa per come mi sono comportato. Ti va di fare pace?”
“James, che diavolo?!”
“Ho combinato un casino. Posso venire da te? Giusto il tempo che i miei si calmino. Domattina ti prometto che me ne vado!”
“No. In ogni caso sono con Josie.”
“Perfetto! Ti do una mano. Sono lì tra due minuti.”
“Ok…come due minuti?”
“Sono già in stazione. A dopo.”
Allora aveva previsto tutto? Sono troppo prevedibile.
 
Quando James arrivò cercammo un modo per corrompere Josie a tenere la bocca chiusa.
“Ti diamo cinque verdoni.”
“Dieci e una barbie.”
“Sei sicura di non essere coinvolta nella mafia infantile?”
“Gno, ho solo cinque anni.”
Mi passasi una mano sulla faccia. I bambini d’oggi guardano troppa TV.
 
La portammo a mangiare la pizza e poi al parco giochi. Per le 20:30 eravamo già di ritorno. Avevo ordine di mettere a letto la “ricattatrice” prima delle nove. La sistemammo in camera mia nel letto a castello. Si addormentò subito con la sua barbie. Io e James andammo in sala a giocare a Il signore degli anelli e verso mezzanotte cominciammo ad avere sonno.
“Devi rimanere qui’?”
“Ti prego, posso?”
“Non saprei dove farti dormire. Mia mamma ha la brutta abitudine di chiudere a chiave la sua stanza e il divano è troppo piccolo.”
“C’è sempre il tuo letto. Tanto Josephine sta di sopra e quello sotto è libero.”
“Mmm…ok.”
  
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