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Autore: lovewholovesyou    22/03/2013    1 recensioni
Lea, Dianna, Naya e Heather ne hanno avuto abbastanza della loro vita. Così decidono di partire e il destino incrocierà le loro strade.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Dianna Agron, Heather Morris, Lea Michele, Naya Rivera, Nuovo personaggio
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Zan, zan! Pensavate avrei mollato tutto e invece sono qui! Ci sto solo impiegando più tempo per scrivere quattro righe messe in croce ma capitemi: sono stata malata per circa metà settimana e ancora ieri. Non contando lo studio che non mi lascerà mai tregua.
Spero il capitolo vi piaccia comunque! 





Wide awake


Heather non aveva previsto che sarebbe stato così difficile ottenere l'attenzione di Naya con una persona come Sara intorno: era una giovane donna che sapeva utilizzare le sue capacità per conquistare chi voleva e ottenere quello che voleva.

Oltre al fatto di essere attraente e simpatica, Sara aveva anche la capacità di sedurre e di conquistare chiunque anche con un semplice sorriso o uno sguardo. Era molto più spudorata di Heather.

Ma, ora che la bionda ci pensava, che le interessava se Naya fosse amica o meno di una ragazza come Sara? Forse stava esagerando solo per il fatto che Naya tentò più volte di avere un contatto con Heather ma, puntualmente, Sara glielo aveva impedito. Per tutta la serata.

La ragazza non aveva lasciato il suo posto a fianco a Naya nemmeno per un secondo e Heather era rimasta nell'angolo a guardarle ridere e scherzare.

Anche al bar dove erano rimaste fino a tarda notte, Sara si era seduta accanto a Naya e, occupato quel posto, Heather si vide costretta a sedersi di fronte a loro. La bionda sorseggiò per tutto il tempo il drink analcolico che aveva ordinato, giocando con la fetta d'arancia incastrata nel bicchiere e con la cannuccia mentre Naya e Sara le raccontavano di come si erano conosciute.

«A primo impatto non credevo ci sarebbe stata.» disse Sara, riferendosi a Naya. In quel l'istante Heather non capì.

Non a caso, Naya aveva subito cambiato argomento.

«Ci siamo perse un po' di vista ed eccoci qua!» concluse la latina, evidentemente agitata, mentre beveva dal suo bicchiere.

Heather aggrottò le sopracciglia e rimase in silenzio. La bionda era parecchio insospettita dal comportamento di Naya: per il resto della serata aveva respinto ogni singolo tentativo di contatto fisico tra lei e Sara, aveva parlato di quanto Heather fosse stata brava al suo spettacolo. Qualcosa doveva averla turbata, pensò la bionda. Aveva tormentato Naya a tal punto dal costringerla a bere più in fretta quello che la cameriera posava sul tavolo.

«Sei così silenziosa, Naya.» le disse Sara, sempre con quel suo sorriso ammiccante. Quella ragazza dava proprio i nervi a Heather.

«N-non mi sento molto bene. Credo andrò al bagno.» Naya liquidò le due ragazza alzandosi in fretta correndo verso il bagno.

Heather la guardò andare via e, mossa dal profondo del suo cuore, si alzò dal tavolo e la seguì. Sara nemmeno l'aveva vista andarsene via.

Quando la bionda entrò nel bagno delle signore, Naya era appoggiata al lavandino e si passava disperata le mani tra i capelli. Sembrava quasi in preda ad un pianto. Per questo Heather le si avvicinò cautamente. Quando Naya si accorse della sua presenza, dopo un'iniziale spavento, sospirò e le fece un cenno col capo. Heather le poggiò una mano sulla spalla e, quando Naya sollevò lo sguardo, le sorrise.

«E' tutto apposto?» le chiese premurosa.

«Si, è tutto okay. Sono solo un po' stanca.» le disse la latina, aprendo il rubinetto e lavandosi il viso.

Heather spense per un secondo il sorriso che aveva in viso. Allungò la mano verso quella di Naya, costringendola a guardarla ancora negli occhi.

«Non è vero che stai bene, Naya.» le disse con tono fermo. «Lo vedo dallo sguardo che hai. Da quando Sara ha cominciato a parlare di voi.»

Naya non rispose subito. Sospirò ancora una volta scuotendo la testa e con lo sguardo a terra.

«Prometti che se te lo dicessi non cambierà nulla?» le chiese la latina.

«Sembra quasi tu stia per rivelarmi un omicidio, Naya.» scherzò Heather, prendendole la mano. «Tranquilla, anche se tu fosti una degli attentatori delle torri gemelle non cambierebbe nulla.»

Lasciatasi scappare un sorriso, Naya tornò quasi subito seria e strinse più forte la mano di Heather.

«Heather, io e Sara siamo più che amiche.» disse dopo un lungo sospiro. «E dicendo più che amiche intendo dire che abbiamo avuto una relazione.»

Heather si morse il labbro e la guardò come per dirle di continuare.

«Io preferisco le ragazze ai ragazzi. E' una cosa che mi porto da molto tempo. Avevo paura a rivelartelo semplicemente perchè temevo non l'avresti accettato.»

«Naya, l'avrei fatto comunque...» tentò di dirle Heather.

«La fanno tutti facile a dire che se una loro persona cara fosse omosessuale continuerebbero a volerle bene. Poi quando lo si viene a sapere capita che questi se ne vadano. Te lo dico perché è quello che mi è successo.» il tono di Naya era improvvisamente diventato più alto e arrabbiato.

«I tuoi genitori ti avrebbero mai abbandonata se tu avessi detto loro di essere innamorata di una ragazza?» le chiese la latina e a quel punto Heather si fece un po' più debole e abbasso lo sguardo.

«Non conosco i miei genitori.» le rispose Heather fredda.

Naya sbiancò e si pentì di aver parlato prima di ragionare. Non trovava nemmeno le parole e, se fino a qualche secondo prima si era sentita il centro di quella piccola discussione, ora si trovava in una situazione al quanto imbarazzante.

Le due ragazza rimasero in silenzio. Naya non diceva una sola parola per la vergogna che stava provando. Heather, di conseguenza, sentiva di aver proferito troppo. Fu la latina a proporre di uscire dal locale, salutando Sara, e dirigersi verso casa sua. Così facendo, avrebbero finalmente parlato di tutto. Parlato di tutto quanto, senza la minima censura.

 

 

Dianna appena aprì gli occhi vide il viso di Lea: la mora era sdraiata in fianco a lei e dormiva ancora profondamente. Si erano addormentate la sera prima come due bambine dopo che Lea aveva smesso di piangere perché le mancava da morire la madre. Era rimasta appoggiata alla spalla di Dianna come fosse la persona che più la conosceva. Quanto si trovava bene tra quella braccia, pensava la mora. Sentire quel calore era un po' la sua esigenza, qualcosa che desiderava veramente tanto. Forse perché gli abbracci di Dianna erano la cosa che più la rendevano felice. Chi non sarebbe felice di riceve un abbraccio?

Non era molto tardi così Dianna decise di rimanere un po' di più sdraiata accanto a Lea. Quella ragazza era proprio la compagnia che cercava e non se la sarebbe lasciata scappare per nessun motivo al mondo.

Dianna avrebbe preferito che la mora potesse continuare a dormire ma questa si era svegliata non appena la bionda aveva tentato di alzarsi dal divano.

Lea sbadigliò e, come aprì gli occhi, fece un sorriso smagliante.

«Buongiorno.» disse a Dianna con la voce rauca. La bionda le ricambiò il sorriso. «Avresti dovuto svegliarmi così sarei andata a dormire sul letto.»

«Non importa. Almeno mi hai fatto compagnia!» la buttò sul ridere, ma era davvero così.

Per non costringersi a guardarla di continuo, Lea si alzò dal divano e corse dritta verso la cucina.

«Sono così contenta che oggi sia la mia prima giornata di registrazioni alla casa discografica!»

«Ed io sono altrettanto contenta di poter finalmente occuparmi di qualcosa di più importante di qualche fotografia qua e là.»

Le due ragazza si sorrisero mentre si aiutavano a preparare la colazione: Dianna versava il latte ed il caffè nelle tazze e Lea ci metteva lo zucchero. Due cucchiai per Dianna e solo uno per lei.

Il profumino delle frittelle arrivò fino alla stanza di Taylor e a quella di Valerio che corsero in cucina non appena gli arrivò alle narici. La bambina, nonostante si fosse appena svegliata, era corsa dalla madre già pimpante e si era seduta con Taylor al tavolo. Quella famiglia, per quanto strana, era la miglior cosa che Lea potesse desiderare.

Tutte e quattro stava sorseggiando le loro tazze in fretta dato che Valerie andava accompagnata a scuola e alle tre adulte aspettava una giornata di lavoro.

«Taylor, porti tu Valerie? All'uscita passeremo io e Lea.» disse Dianna all'amica bionda che aveva annuito. Poi, Dianna, richiamò all'attenzione Lea. «Ti va di venire con me questo pomeriggio? Voglio mostrarti una cosa.»

Lea sperò di non arrossire violentemente ma lo aveva fatto. Quel che non poteva sapere era che cosa avesse in mente Dianna per lei: la bionda non era rimasta solo nella zona di Milano. Da ragazza curiosa e desiderosa di avventura, aveva spesso cercato quei luoghi che tanto l'avevano ispirata, quei paesaggi che aveva stampato nella sua mente grazie alla macchina fotografica che portava sempre con sé. Lea era il tipo di soggetto a cui avrebbe potuto mostrare quei luoghi e che avrebbe potuto capire che cosa significassero per lei.

 

 

 

Naya pensò bene di versare una tazzina di caffè per Heather prima di sedersi con lei al tavolino di casa sua per parlare: per tutto il tragitto di ritorno verso casa Rivera, le due non si erano dette parola, probabilmente per l'imbarazzo. In realtà, entrambe avevano molte cose da dirsi: la prima era Naya.

«Mi dispiace non avertelo detto subito. Credevo non sarebbe stato lo stesso.» disse la latina a Heather, ancora impegnata a sorseggiare la sua tazzina. La bionda non disse nulla, si militò solo ad annuire.

«Non l'avrei presa così se tu me l'avessi detto con più tranquillità.» le rispose alla fine Heather ridacchiando.

«Scusami, ma ero parecchio nervosa.» Naya sorrise. «Mi dispiace anche averti fatto tirare fuori quel discorso dei tuoi genitori, non credevo tu...» la latina aveva timore a pronunciare la parola “morte” davanti ad Heather.

«Non fa nulla, davvero, tu non potevi saperlo. E poi ero abbastanza piccola quando accadde.»

Naya fece una smorfia con le labbra e cercò di non continuare a premere sull'argomento.

Nel frattempo, Heather si guardava in torno tenendosi la tazzina stretta tra le mani, forse per scaldarle un po', ed evitava lo sguardo di Naya. La latina si chiedeva a che cosa potesse pensare in quel momento. Fu allora che Heather appoggiò la tazza sul tavolo e improvvisamente si mise a parlare.

«Ero molto piccola, ma ricordo chiaramente ogni attimo di quella giornata.» disse quasi le mancasse il fiato. Naya si voltò di scatto e senza nemmeno chiederle di che stesse parlando si sedette di fronte a Heather.

Era maggio, così come se lo ricordava Heather. Era proprio una di quelle belle giornate primaverili: il sole scaldava l'enorme prato verde della casa degli anziani signori Morrison, i genitori del padre di Heather. I cani con cui la bambina amava giocare correvano su e giù per le colline e così faceva anche Heather. Stava quasi giungendo il tramonto e la signora Morris, con i suoi occhioni azzurri come quelli della nipotina, si affacciò alla finestra della cucina e guardò per tutto il perimetro del giardino cercando Heather. La vecchia signora allora la chiamò a gran voce finché Heather non la sentì e tornò di corsa verso casa.

La bambina sapeva benissimo che se la nonna cominciava a chiamarla con quel tono significava che i genitori stavano per venire a prenderla. Per questo, Heather doveva lavarsi e vestirsi prima del loro arrivo. Quando però Heather rientrò e si fece il suo bagnetto, dopo quasi un'ora i suoi non erano ancora rientrati.

Da bambini si è così innocenti che la preoccupazione per le persone a cui si tiene di più non esiste. È così che Heather, da bambina, non aveva pensato a nessuna preoccupazione. Pensava che i suoi genitori stessero facendo tardi perché, come diceva suo padre, era meglio andare piano in auto.

Heather conobbe quella brutta sensazione di paura che normalmente non si dovrebbe provare da così piccoli: il tremolio alle gambe e alle mani che non ti fa reggere in piedi, il fiato che improvvisamente ti manca e quella sensazione di voler piangere da morire.

Il signor Morris, dopo svariati tentativi di chiamare il figlio e la moglie, ricevette una risposta, non propriamente quella che desiderava. Ora come avrebbe spiegato alla sua adorabile nipotina dalle guance rosse che lo guardava con un sorrisone enorme che i suoi genitori non sarebbero più venuti a riprenderla?

«Fu difficile per me capirlo. Mia nonna scoppiò a piangere e lo disse senza un minimo di censura, e credo fosse stato meglio.» disse Heather, interrompendo per un secondo i pensieri di Naya. «Fosse per me, andrei a cercare quello stronzo che non ha voluto rallentare quando avrebbe dovuto.» continuò con tanta rabbia.

Naya allungò la mano verso quella di Heather e la strinse con forza senza dire nulla: forse bastava quel gesto per consolare la sua amica.

  
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