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Autore: Puerto Rican Jane    22/03/2013    1 recensioni
Marzo 1967, New Jersey. Una giovane ragazza con problemi economici e familiari, in cerca di un amore per ribellarsi. Un ragazzo con un grande sogno da realizzare. Entrambi accumunati dalla voglia di scappare dalla città di perdenti in cui vivono.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3 (SANDY)

 
 
La settimana che seguì volò così in fretta che quasi Mary non si rese conto che fosse già sabato: il giorno tanto aspettato. In quei sei giorni lei e Bruce si erano avvicinati molto di più: ogni momento libero durante le lezioni scolastiche lo passavano assieme, e così i pomeriggi di studio; dopo scuola Mary andava con Bruce alla casa di lui e passavano metà del pomeriggio a studiare e l’altra metà a chiacchierare. Erano molto simili: erano ambiziosi, ed entrambi desideravano andarsene da quella città di uomini morti in cui vivevano. Ma erano anche diversi: uno era aperto, passionale e ribelle, l’altra era timida e tranquilla. Diventarono presto inseparabili. Ma a scuola si andava dicendo che, però, che vi fosse del tenero tra i due: tutto a un tratto erano così affiatati e la ragazza, Mary, andava ogni giorno a casa di lui dopo scuola. Loro non prestavano ascolto a quelle dicerie, anche se Mary avrebbe voluto che fossero vere. Infatti Mary, dal momento in cui era tornata indietro da lui per abbracciarlo, si era resa conto di quanto ci tenesse, e di quanto le dispiacesse vederlo rattristato. In poche parole, aveva ammesso a se stessa di essersi innamorata. Naturalmente faceva di tutto per nasconderlo: se lui l’avesse capito… Non osava nemmeno pensarci, tale era l’imbarazzo al solo pensiero. E, cosa più importante, se lui l’avesse capito ma non contraccambiasse, la loro amicizia non sarebbe stata più la stessa, anzi probabilmente sarebbe svanita, e sarebbero tornati ad essere poco più di conoscenti.
Il sabato pomeriggio, già dalle cinque, Mary cominciò a pensare a come vestirsi: di solito non prestava molta attenzione all’abbigliamento, ma questa era un’occasione speciale; e, dopo tutto, era una ragazza anche lei. Si truccò, si sistemò i capelli e si vestì con cura. Al termine della preparazione si rimirò davanti allo specchio, per contemplare il risultato: sì, poteva andare, forse aveva qualche possibilità di farcela. Alle otto si fece trovare davanti al cancello, per aspettarlo. Lui arrivò puntuale, e per l’occasione aveva tolto il tettuccio dell’auto.
-Mary, sei uno schianto! Davvero, sei bellissima!-
-Dai, non dire cazzate…- rispose lei arrossendo violentemente, ma sorridente, compiaciuta segretamente da quel complimento. Dopo mezz’ora di macchina, durante la quale parlarono e scherzarono amabilmente, arrivarono ad Asbury Park. Il locale nel quale Bruce doveva esibirsi era molto grande, con uno spazioso palco; era già piuttosto affollato nonostante fossero solo le otto e mezza. Era frequentato soprattutto da uomini e Mary, specialmente quando poi Bruce sparì dietro le quinte, si sentì a disagio, in particolar modo a causa dei languidi sguardi che qualcuno le lanciava, ammiccando. Mary distoglieva subito gli occhi, cercando di non curarsene. Per ingannare il tempo e per non prestare attenzione alle avance dei frequentatori del locale, Mary ordinò una birra (da quando aveva conosciuto Bruce aveva scoperto la sua bellezza). Fra tutti gli uomini, in particolare uno ci stava provando spudoratamente con Mary: la copriva di squallidi e volgari “complimenti” e di occhiate desiderose; lei faceva finta di non sentire e si mostrava calma, ma alla fine la situazione si fece insostenibile quando il corteggiatore decise di sedersi al tavolo di Mary, cominciando già ad allungare le mani. Lei stava già per aprire la bocca per dirgli di alzarsi, quando una voce rabbiosa alle sue spalle la precedette:
-Ehi, amico! Alza il culo e vai a mettere le mani su qualche altra pollastra! Questa è già prenotata!-
Era stato Bruce a parlare. Era uscito un attimo, durante una pausa prima dell’esibizione, per tenere compagnia a Mary, quando aveva visto quell’uomo importunarla: una rabbia mista a gelosia lo aveva invaso e lo aveva spinto a intervenire.
L’uomo si alzò, imprecando furentemente, per cedere il posto a Bruce.
-Mary! Non posso lasciarti sola cinque minuti che già fai strage di uomini?! È così che mi tradisci?- scherzò lui. Mary rise, ma in cuor suo sperò che, con quell’ultima frase, Bruce avesse lasciato trasparire qualcuno dei suoi veri sentimenti. Finirono il boccale assieme, quindi lui tornò dietro il palco: fra cinque minuti avrebbe cominciato a suonare. Mary, impaziente sul suo tavolo in prima fila, aspettò che passassero quei maledetti cinque minuti. Finalmente Bruce salì sul palco, con la chitarra  in mano, accarezzandola nel modo in cui l’avrebbe fatto con un’amante. Mentre guardava il pubblico, avvicinandosi al microfono, un’ombra di panico gli attraversò gli occhi, per poi svanire e trasformarsi in estasi nel preciso istante in cui cominciò a cantare e a suonare la chitarra. La sua voce roca e profonda riempiva tutto il corpo di Mary: non si era mai sentita così strana, così felice e libera; così piena di vita e di voglia di seguire e realizzare i suoi sogni: sentiva che se l’avesse fatto ci sarebbe riuscita, sarebbe riuscita a fare qualunque cosa. Perché era questo che le parole, la voce e la musica di Bruce ti dicevano: vai, corri, e realizza i tuoi sogni perché solo ora puoi farlo. Lo ascoltò assorta, applaudendo fino a spellarsi le mani: quel ragazzo ci sapeva con la chitarra.
Erano arrivati ormai a fine serata, quando Bruce annunciò con quella sua voce maledettamente attraente il titolo dell’ultima canzone:
-Questo è l’ultimo pezzo, scritto da me; si chiama “Sandy”. Ed è per te, Mary. – E sorridendo affettuosamente la indicò con la mano dal palco. Lei arrossì e sorrise; dentro di lei il cuore fece tre capovolte e cominciò a battere all’impazzata: quasi si stupì che Bruce non lo sentisse. Le stava dedicando una canzone, una vera canzone! I suoi sogni e desideri più sfrenati si accesero all’attaccare della prima nota.
“Sandy, i fuochi d’artificio brillano sopra Little Eden stanotte…”
La mente di Mary già ballava fra le note e le parole di quella canzone, immaginando se stessa al posto di Sandy.

“Sandy, l’aurora sta sorgendo alle nostre spalle

Quelle luci sul molo saranno la nostra festa per sempre

Amami questa notte perché potremmo non rivederci mai più”

“Non solo questa notte e non solo sul molo ti amerò: ma sempre e ovunque.” giurò mentalmente Mary, commossa dalle parole della canzone. Mary sperò che quella serenata non finisse mai, ma naturalmente a un certo punto la voce di Bruce si spense sull’ultima nota e la chitarra smise di suonare. Mary si alzò in piedi e salì sul palco ad abbracciarlo, noncurante della folla che sbraitava. Ecco, avrebbe voluto rimanere così per sempre, aggrappata a lui, con le sue mani sulla schiena e il suo respiro sul collo.





Ciao a tutti! Volevo ringraziarvi per le molte visualizzazioni che ho ricevuto (se avete voglia magari mettete anche recensione-ina-ina: vorrei sapere se vi piace e se vale la pena continuarla!).
Se vi interessa questo è il link per sentire la canzone "Sandy" :
  https://www.youtube.com/watch?v=KgFHM8HMbWQ
  
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