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Autore: CloudJammer    22/03/2013    0 recensioni
In una città rurale del Nevada vive Alistair Maist, scienziato di 32 anni, insieme a sua moglie: Castalia Luins, pittrice e fotografa di 29 anni. Alistair conduce una ricerca sperimentale sulle onde neurali emanate dal cervello durante il sonno, lo stesso fenomeno che provoca i sogni e gli incubi. Il suo desiderio, nonché lavoro di una vita, è quello di riuscire a simulare queste onde per far vivere alle persone dei sogni totalmente personalizzabili e controllati in cui possono essere felici, lontani dalla triste e deludente realtà dove tutto è comandato dal caso. Tuttavia, a un passo dalla conclusione del progetto, un tragico evento manderà tutto in frantumi. Questa è una storia di conflitti con i propri sogni, il proprio amore, le proprie convinzioni e le basi della vita stessa. Si può vivere per sempre nel mondo dei sogni?
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Robert è il proprietario del “The Old MossHorn” ed è stato il primo ad accoglierci in città, infatti fu lui stesso a venderci la nostra attuale casa quando decidemmo di trasferisci. È un uomo sulla sessantina, ma è ancora  vivace come un adolescente. Il suo aspetto incarna il prototipo del boscaiolo che una persona si aspetterebbe di trovare in questi luoghi: berretto con il nome della città, camicia a quadri, barba folta e bianca, occhi marroni, tante lentiggini sulle guance, rughe sparse sul volto, jeans con le bretelle e dei grandi scarponi da lavoro. Tuttavia, non è più un taglialegna da diversi anni ormai, la sua forma ha iniziato ad arrotondarsi sempre più e, incredibilmente, lui va fiero della propria linea così ampia. Dice che gli da il giusto stile da locandiere. È un uomo d’altri tempi che ha visto tante cose, ha anche vissuto in città per un periodo ma si rese conto che l’aria delle montagne era essenziale per la sua sopravvivenza,  quindi tornò al suo luogo di origine. Ha sempre una buona parola per ogni persona che incontra, perfino per un freddo scienziato come il sottoscritto; mentirei se dicessi che non mi ha colpito sin dal primo nostro incontro. Trovo, nella sua persona, qualcosa di affascinante e pittoresco che simboleggia perfettamente lo stile di vita che si trova in luoghi come questi. Il suo sorriso è come un caldo benvenuto che non si può rifiutare. Così, ogni volta che visitavamo la città per le provviste, la nostra amicizia ha iniziato a crescere e a rafforzarsi; inoltre lui era curioso di sapere cose ci facesse uno scienziato in un ambiente rurale come questo. Credo che mi veda come un novello Frankenstein e capita spesso che io faccia battute, fingendomi uno scienziato pazzo, tra un bicchierino e l’altro. Oltre a servirmi da bere, Robert Krabs è una sorta di tuttofare: gestisce i lotti della città, si occupa dell’organizzazione degli eventi cittadini e il suo locale funziona anche come unico centro d’informazione. Non stupisce che sia un caro amico del sindaco Tyler e che faccia la metà del suo lavoro, ma in questa piccola città la politica e i ranghi contano poco.

Entriamo nella locanda e come al solito Robert ci viene incontro uscendo dal bancone. Il “The Old MossHorn” è poliedrico quasi quanto il suo proprietario: È una sorta di pub/ristorante/motel, questo perché sono presenti delle stanze che si possono affittare per la notte. Principalmente però ha la funzione di essere l’unico punto di ristoro nel raggio di qualche miglia. Conformemente a tutto il resto della città, l’arredamento è rustico con l’uso del legno come unico materiale di costruzione. Il locale è pieno di decorazioni tipiche: sulle pareti sono appese diverse teste di animali che sono state ottenute dallo stesso Robert nelle sue battute di caccia, foto di personaggi famosi venuti casualmente alla locanda, alcuni poster della città portanti slogan come “Qui potrete sentire la vera essenza della natura toccandola con mano!” e qualche altro gingillo che ricorda eventi della comunità. Le locandine della “Festa degli Alberi” ci sono tutte: dalla prima all’ultima edizione., d’altronde Robert è l’organizzatore più importante.

Ci sono diversi clienti nella locanda, anche se sono quasi tutti abituali che hanno preso questo luogo come seconda abitazione. Ma è proprio qui il punto di forza del “The Old MossHorn”: è come se entrassi a casa tua e ricevessi la calda accoglienza della tua famiglia, non per niente è una gestione integralmente familiare. La moglie di Robert, Anna, cucina tutti i pasti insieme alle sue due figlie, mentre i loro rispettivi mariti e Robert si occupano del Bar e della gestione delle stanze sul piano superiore. Quest’ultime hanno il minimo essenziale per essere vivibili, ma qui nessuno cerca il lusso e dunque non ci sono mai state lamentele.  Probabilmente ogni persona che abita a Hope Falls è passata almeno una volta in questa locanda, infatti è il centro della comunità e anche io, nonostante il mio atteggiamento da uomo di città, amo questo locale così umile ed accogliente.

-Alistair! Tanti auguri!- dice Robert mentre mi stringe in un abbraccio paterno.

-Grazie amico mio! Oggi non mi farai pagare vero?- Gli dico mentre mi lascia andare. –No, oggi pagherai il doppio! Ed offrirai anche un giro a tutti gli ospiti!- risponde scoppiando in una sonora risata che è accompagnata da quella degli astanti. Mi da una pacca sulla spalla abbastanza forte da emettere un bel suono e poi si rivolge a Castalia che è rimasta quieta tutto il tempo dietro di me:  -Salve dolce Castalia, tutto bene?- Lei sorride e lo bacia sulle guance. Quell’uomo è un inguaribile gentleman vecchio stampo. –Certo Robert! Anche se badare a questo vecchietto non è facile- dice indicandomi. Il duo ride ma io so che Castalia è ancora arrabbiata con me. La mia unica speranza è che stando in compagnia si rilassi un pò.

Robert ci fa segno di accomodarci, così andiamo ad un tavolo vicino alla finestra e ci sediamo su una delle due panche. Il sole splende alto nel cielo ed alcuni uomini del fruttivendolo di fronte sistemano la verdura sui banchi d’esposizione. La vista di questa città così tranquilla riesce sempre a rilassarmi.  Il nostro amico si siede al tavolo e chiama la consorte che sta lavorando in cucina. Si pulisce le mani sul grembiule e poi le posa su tavolo fragorosamente. Iniziamo a conversare del più e del meno come nostro solito, ogni tanto giro gli occhi verso Castalia ma a quanto pare non mi ha ancora degnato di uno sguardo.

-Alistair, tanti tanti auguri!- dice Anna mentre mi abbraccia. Ha una busta in mano che poggia prontamente sul tavolo per poi annunciare: - Siccome oggi è il tuo compleanno, ho fatto la spesa per voi! Così avrete tutto il tempo per festeggiare e per rilassarvi!- Dice sfoggiando il suo solito sorriso da Mamma/Nonna. Non sono lontano dalla realtà se affermo che lei è l’incarnazione dello spirito materno, della famiglia e che è l’essenza stessa del locale. È vecchia qualche anno più di Robert, ma ha una linea da far invidia ad una adolescente. Questo grazie anche alla sua naturale bellezza che aveva sin dalla tenera età. Robert ne va fiero e nel locale ci sono alcune foto, scattate da alcuni fotografi professionisti, di lei quando aveva circa vent’ anni.  Inutile dire che sono dei capolavori di bellezza che vengono spesso scambiati per scatti di un attrice di qualche film Hollywoodiano. Nessuno si aspetta che  in realtà è la timida signora che lavora dietro al bancone, nella cucina e che pulisce tutte le stanze  della locanda. I suoi capelli sono bianchi, leggermente ricci e corti, ma ancora con dei boccoli che tengono benissimo. I suoi occhi sono azzurri e risaltano come gemme rispetto al suo corpo che malgrado affronta la vecchiaia. In tutta la città è conosciuta come “La Mamma”, infatti ha la fama di essere una figura materna per chiunque ne abbia bisogno, il suo istinto familiare è qualcosa di innato esattamente come la sua bellezza eterna. So che non dovrei pensarlo, e ovviamente senza  togliere nulla a Castalia, ma se avessi incontrato Anna nel fiore dei suoi anni, probabilmente avrei finito per innamorarmene perdutamente.

Ad ogni modo, la moglie di Robert si siede accanto a lui e si unisce alla nostra amorevole discussione. I due sono molto allegri, infatti la coppia è molto eccitata per l’incombenza della “Festa degli Alberi”  e ci descrivono minuziosamente ogni piccolo dettaglio del loro programma e di ciò che stanno attualmente preparando, soprattutto Robert, il quale è molto orgoglioso del suo operato.

È passata un ora da quando siamo entrati e, siccome abbiamo la spesa già pronta, in testa mi balena un idea per riappacificarmi con Castalia. Del resto ci stavo pensando da quando siamo saliti in macchina.

Così, mi alzo e dico: - Robert, Anna, grazie per la chiacchierata e soprattutto per la spesa. A tal proposito, visto che non dobbiamo scomodarci per girare tra i negozi, vorrei visitare un posto prima di tornare a casa. Va bene se vi lascio ancora per un po’ la roba? Tornerò a prenderla il prima possibile.- Castalia mi guarda con un misto di perplessità e di sorpresa.

Robert ride e dice- Fai pure Alistair! D’altronde non hai nessuna fretta oggi, vai tranquillo!- per poi alzarsi e darmi un’altra pacca sulla spalla. Sembriamo due vecchi compagni di scuola io e lui, ora che ci penso.

Così ci alziamo, salutiamo la coppia e procediamo verso l’uscita. Mentre camminiamo mi distraggo un attimo salutando Robert ed urto un uomo che era appena entrato. –Oh, mi scusi colpa mia.- Dico girandomi cercando la persona che avevo colpito. L’uomo, stranamente, ne si volta ne fa un gesto, ma continua a camminare verso il bancone del bar per poi sedersi senza dire nulla.. Indossa un cappello di lana nero ed un giacchetto di pelle del medesimo colore, un po’ sporco di terra. Ha le mani nelle tasche dei jeans e sembra zoppicare un po’ sulla gamba destra. Non riesco a distinguere il volto chiaramente ma rimango ipnotizzato per un attimo, dentro di me  sento come un campanello di allarme, come quando si guarda qualcosa du sgradevole, quell'uomo mi da una senzazione così strana che mi confonde per qualche secondo. Un brivido mi percorse la schiena.

-Alistair? Lo conosci?- Mi dice Castalia venendomi più vicino. –Uh? Ah.. no. Mai visto prima.- Dico scuotendo leggermente la testa liberandomi dai miei pensieri e ritornare verso l’uscita. Istintivamente stavo andando a chiedergli se l'avessi mai incontrato, ma l'intervento di Castalia mi bloccò dall'agire.
–Evidentemente l’educazione non fa per tutti!- dico a voce abbastanza alta in modo da essere sicuro di essermi fatto sentire.  Apriamo la porta ed il suono dei campanellini che sono su di essa squilla per tutta la locanda.

La gente certe volte è davvero strana. Sia per come appare che per le sensazioni che ti provoca.

 

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Bene, siamo all'inizio del secondo atto e la trama inizia a prendere forma nelle sue vicende. Non voglio annunciare nulla, ma prestate attenzione a ogni minimo particolare.

  
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