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Autore: EmmaStarr    23/03/2013    8 recensioni
Ci fu un tempo, un tempo molto lontano, in cui tutti i principi della Grecia vivevano in armonia.
I rapporti con l'Asia erano sempre cordiali, e la benedizione degli dei scendeva misericordiosa su ogni città.
Ma accadde, un triste giorno, che il re Endou scomparve dalla reggia che condivideva con il re Kazemaru.
Insieme ad Endou fuggì anche il principe troiano Rococo, ed ogni Acheo fu concorde sul fatto che si trattava di un rapimento.
L'onore del più potente fra tutti i re era stato macchiato: furono radunate tutte le armate disponibili, e con l'illustre re Goenji alla guida l'armata Achea partì alla volta di Troia per combattere una guerra lunga e senza esclusione di colpi, allo scopo di riportare il principe Endou a casa.
* * *
Siete pronti per un'avventura... Epica?
Allora non lasciatevi sfuggire quest'occasione! Tra principi e prigionieri, tra città nascoste e principesse ribelli, come finirà questo scontro che sarà narrato nei secoli? Saranno i Greci o i Troiani a vincere la battaglia? Chi rimarrà ucciso sotto quelle mura, e chi invece avrà salva la vita?
Per saperlo... Leggete!
* * *
HiroMido EndoKaze KidoFudo AtsuYuuka
Genere: Avventura, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mark/Mamoru, Shawn/Shirou, Un po' tutti, Xavier/Hiroto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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LA GUERRA DI TROIA

II


Nagumo aveva ucciso tante, tante persone, quel giorno.

Tornava dal campo grondante di sudore, ma con il solito ghigno che tanto lo contraddistingueva ben impresso sul volto.

Si chiese confusamente dove fosse Suzuno, che di solito tornava insieme a lui, ma non ci fece troppo caso: in fondo, probabilmente era rientrato prima.

Faceva spesso così, andando in giro senza avvisare nessuno. Capitava che sparisse diverse ore, e che poi spuntasse fuori come se niente fosse.

Spuntava fuori sempre, suo fratello. Il suo fratello preferito. Prima della guerra, erano noti come i due combinaguai del castello: non c'era scherzo che non provassero, stupidaggine che non facessero, e a nulla valevano i rimproveri del re loro padre.

Poi, con la guerra, la loro grande confidenza non era diminuita. Erano noti come i più spietati e sarcastici guerrieri di Troia, così veloci e instancabili, così potenti e forti... Anche lì, sempre uniti.

Nagumo sorrise: lui e Suzuno erano davvero fortunati ad essere in due. C'era anche Hiroto, certo, lui era quello che aveva più confidenza con loro. li capiva e li difendeva quando combinavano dei disastri, ma la cosa si fermava qui. Era tra loro due tutta la confidenza, tutto il legame.

E Afuro! Di certo non avrebbero mai avuto la stessa confidenza con quel perfettino.

Non fece nemmeno in tempo a pensarlo, che si ritrovò davanti proprio Afuro, di ritorno dalla battaglia. Perdeva sangue dalla guancia, ma sembrava solo un taglio di poco conto.

“Ehi, hai mica visto Suzuno?” chiese Nagumo, desideroso di vedere il fratello.

L'espressione di Afuro cambiò: da insofferente e vitrea com'era divenne una maschera di orrore.

Nagumo si preoccupò. “Stai... bene?” chiese, esitante. “Se è per quel taglio, Suzuno da qualche parte aveva delle bende, saranno nel suo carro, quando lo vedo gli dico di...” cominciò, ma Afuro lo guardava con quella che sembrava... Possibile che fosse pietà?

“Si può sapere cosa vuoi? Cercavo di essere gentile! Mi rispondi o no? L'hai visto? Perché altrimenti lo vado a cercare io.” sbottò, corrucciato. Stava solo perdendo tempo.

“Non... Non lo sai ancora...” sussurrò Afuro, mettendogli una mano sulla spalla.

“Cosa?” chiese l'altro, circospetto.

“Tu non... non lo troverai. Non puoi, non... Lui è... Oh, come faccio a dirtelo? Nagumo, lui... Lui se n'è andato...” sussurrò piano Afuro, gli occhi lucidi.

“No.” disse piano Nagumo, scostandosi con un gesto brusco dal fratello. “No, no, no, stai scherzando! È uno scherzo! Afuro, no, no!” gridò, sempre più forte, sempre più vicino alle lacrime.

“Il corpo è già a palazzo...” sussurrò il fratello, e Nagumo corse via lasciando lì le sue armi.

Se fosse arrivato in tempo a palazzo, forse avrebbe potuto fare qualcosa. Avrebbe fermato tutto, ce l'avrebbe fatta. La guerra, la morte, tutto. E ogni cosa sarebbe tornata al suo posto, con lui e Suzuno che correvano felici per il palazzo a fare scherzi...

Era arrivato al palazzo, ma cos'erano tutti quei lamenti? Non poteva essere, lui doveva fare in tempo... E, ansimando, raggiunse la sala da cui provenivano le grida di dolore.

Ma quello non era il corpo di Suzuno, non poteva essere, non...

Senza sapere come, si ritrovò a piangere, lì in piedi, davanti a tutti. Non gli importava. Non gli importava, era troppo orribile.

“Oggi è un triste giorno per questa famiglia – affermò una voce tetra che Nagumo ascoltò solo di sfuggita, accecato dal dolore com'era – due dei nostri principi hanno perso la vita.”

Due?

Certo, Suzuno e lui. Anche lui ora era come morto.

“Il principe Suzuno e il principe Hiroto sono stati uccisi. Ma se possiamo piangere sul corpo di Suzuno, quello di Hiroto è stato rubato dai nemici, e non possiamo nemmeno onorarlo come si conviene ad un soldato del suo rango.”

No. No. No. No!

Nagumo non credeva che avrebbe mai potuto provare tanto dolore. Suzuno... Morto... E Hiroto...

Era solo, solo come non era mai stato prima. Una sola cosa lo teneva vivo, una sola cosa gli impediva di cedere alla sofferenza: il desiderio di vendetta.

Avrebbero pagato. Tutti quanti.

 

* * *

Midorikawa non era ancora pienamente consapevole di quello che era successo, quando la battaglia fu interrotta a causa del calare del sole.

Guidò i suoi cavalli verso l'accampamento e si diresse verso la tenda del medico: la spalla gli faceva male. Il guerriero dallo sguardo freddo l'aveva ferito, era stato ferito.

Era la prima volta che succedeva in tutti quegli anni.

“Sono subito da te!” disse stancamente il medico, avvicinandosi a Midorikawa. “Non ti si vede spesso, qui, giusto?”

Il ragazzo fece una piccola smorfia: no, non lo si vedeva lì spesso, e avrebbe preferito che le cose rimanessero invariate, ma tant'era.

Il medico gli prescrisse un unguento da spalmare sulla ferita, e lo congedò: l'altro paziente era più urgente, al momento. Non riuscì a vedere chi fosse, ma suppose si trattasse del re Fubuki: solo lui poteva vantare un generale così affezionato da stare al suo capezzale con tanta devozione.

Si chiese di sfuggita come sarebbe stato avere un fratello, uno così vicino, così in confidenza...

Sperando che Shirou si rimettesse presto, Midorikawa si avviò verso la sua tenda, ben intenzionato a fare una bella dormita. Non sarebbe stato disturbato, infatti il suo servo era morto il giorno prima.

A Midorikawa era dispiaciuto: era stato un bravo servitore, ma era vecchio.

Stava per raggiungere la sua tenda, quando udì l'inconfondibile rumore di una frusta.

Drizzò subito le orecchie: i suoi uomini spesso tendevano a catturare i nemici senza ucciderli in campo, per poi portarli alla morte flagellandoli con le loro fruste: trovavano i troiani indegni persino di una caduta gloriosa.

Normalmente, Midorikawa li lasciava fare senza tanti scrupoli. Ma quel giorno era stanco, e per di più ferito. Pensò di chiedere ai suoi soldati di fare meno rumore, di spostarsi un po' più lontano.

Li raggiunse che avevano già frustato a morte la maggior parte dei prigionieri, e si stavano accanendo su di un giovane dai capelli rossi e dalla pelle chiara...

Era a torso nudo, la schiena ricoperta di segni rossi che perdevano sangue, e giaceva ormai afflosciato al palo a cui era stato legato, privo di sensi da chissà quanto tempo.

Prima di poterci pensare su, Midorikawa afferrò la mano del soldato che teneva la frusta e la spinse via, così che l'arma non ferisse il prigioniero.

“La volete piantare?” gridò, senza sapere nemmeno cosa stesse facendo. “Stavo cercando di riposarmi! E non posso nemmeno farmi servire, perché il mio schiavo è morto! Me ne serve uno.” improvvisò. “È ancora vivo quello?”

Uno dei suoi soldati si avvicinò al corpo del prigioniero. “Respira.” comunicò alla fine.

Midorikawa non seppe spiegare il moto di gratitudine che provò in quel momento, ma seppe nasconderlo.

“Bene, allora lo prendo io. E voi andate a fare confusione da un'altra parte!” affermò, slegando i polsi del prigioniero e prendendolo rudemente in braccio.

“Mio re, non ne vorrebbe uno più sano, uno che non abbiamo ancora...” tentò uno dei suoi soldati, alludendo ai prigionieri ancora sani.

“No, divertitevi pure. Con questo vi siete già sfogati.” disse Midorikawa dopo un istante di esitazione.

I suoi soldati credettero alle sue parole, come se il loro re temesse di volergli fare un torto, e lo lasciarono andare.

Appena il ragazzo raggiunse la sua tenda, stese il corpo esangue sul suo letto, e subito le lenzuola si riempirono di sangue.

Il respiro del ragazzo si faceva sempre più debole.

“No, no, no...” si ritrovò a mormorare Midorikawa.

Lo girò sulla schiena, prese l'unguento che il medico gli aveva dato e lo spalmò febbrilmente sulle ferite ancora sanguinanti che ricoprivano la sua schiena come una fitta rete.

Subito quelle sembrarono rimarginarsi, e il respiro del ragazzo si fece più regolare. Midorikawa sospirò di sollievo, subito prima di chiedersi perché mai tutta quell'ansia. Perché?

Perché aveva salvato la vita di quel soldato troiano?

Perché aveva impedito che quella frustata lo raggiungesse, perché aveva utilizzato su di lui tutto l'unguento che il medico gli aveva dato per la sua ferita?

Perché voleva che il guerriero che l'aveva risparmiato sopravvivesse?

Forse... Forse proprio perché lo aveva risparmiato. Forse per via di quello sguardo freddo e profondo, intenso, chiaro. Limpido.

Forse perché aveva sperato di vederlo di nuovo.

Si era fatta notte: curando il suo soldato dagli occhi freddi aveva saltato la cena. Mangiò velocemente una fredda coscia di bue, prima di andare a dormire.

Sì, ma dove? L'unico letto che aveva era occupato dal corpo esangue del ferito...

“Oh, non posso crederci. È assurdo.” borbottò, stendendosi a terra con un sospiro. In fondo, lui non aveva bisogno di un letto. Era meglio lasciarlo al suo soldato dagli occhi freddi.

Che, pensò con uno sbadiglio, aveva probabilmente un nome più corto di quello.

 

* * *

 

“Fuyuka... Ma cosa ti è successo?” mormorò Endou quando furono arrivati alla sua stanza.

La ragazza tirò su col naso, rimanendo in piedi, indecisa se sedersi sul letto accanto ad Endou.

“Che fai lì impalata? Siediti. Oh, non penserai di non avere il permesso!” fece il ragazzo, stizzito.

“Io... ti conosco?” mormorò alla fine la ragazza, sedendosi tremante affianco a lui.

“Se... Se mi conosci? Fuyuka, ma sono io! Endou Mamoru, ci siamo conosciuti da piccoli! Io ero, cioè, io sono il principe di Atene! Proprio non ricordi? I tuoi genitori conoscevano i miei...”

“Chiedo scusa, ma io... Proprio non ricordo... Ricordo soltanto la mia vita da schiava, non so dei miei parenti, se li ho avuti. Il mio padrone di prima era molto buono, ma quando il principe Rococo mi ha vista mi ha voluta. Il mio padrone non ha potuto fare nulla, e quindi ora sono qui... Mi farai del male?” domandò, tremante.

“Stai scherzando?” si indignò Endou. “Io non uso le schiave in quel modo!”

Il ragazzo rabbrividì, e a Fuyuka scappò un sorriso, dopodiché sospirò di sollievo. “Io vengo dalla Grecia, comunque. Fino a qualche mese fa vivevo lì. È un bellissimo posto.” disse gentilmente.

“Ah, lo so!” disse allegro Endou, sfoderando un sorriso smagliante. “Una volta io l'ho girata tutta a cavallo! Bé, cioè, quasi tutta, ma una buona parte. Ed è tutta bellissima, credimi!” aggiunse, sognante.

“Vorrei rivederla almeno una volta...” mormorò tristemente la ragazza.

“Come sarebbe? Tu la rivedrai.” osservò Endou, confuso. “La rivedrai, è ovvio! Cosa vuol dire che la vorresti rivedere almeno una volta? Guarda che la guerra finirà presto!” affermò, sicuro.

“E tu come lo sai? Va avanti da anni, no? È dura, la gente muore. Da entrambe le parti. Potrebbe andare avanti per decenni.”

“Invece no. La guerra finirà prestissimo, i miei amici riusciranno a sconfiggere i Troiani e torneremo tutti a casa, e tu verrai con me, hai capito?”

La ragazza annuì piano.

“Ora calmati, andrà tutto bene. Tu non sei una schiava, ok? Non perdere la speranza. Ne usciremo tutti. Garantito!” aggiunse poi con un enorme sorriso.

E la spontaneità di quel sorriso, la sua totale ed incondizionata fiducia erano talmente palpabili che nessuno avrebbe mai potuto dubitarne.

 

* * *

 

“È un piacere rivederti, Kidou.” sogghignò Fudou, appoggiato al muro del tempio, le spalle incassate.

“Sapevo che c'eri tu dietro a tutto questo, Fudou! Come avete fatto a nasconderci questa città?” ringhiò Kidou.

“E pensare che mi avevano detto che eri intelligente...” lo schernì il troiano, sprezzante.

“Abbiamo setacciato la zona, non potevate nasconderla... A meno che... Non l'abbiate travestita da città in rovina!" ragionò Kidou, un lampo di comprensione negli occhi.  "Bastava distruggere le mura, ammassare delle rocce sopra le case, è così semplice! Come ho fatto a non capirlo prima? I danni sarebbero stati minimi, e così ora avete a disposizione questo punto di rifornimento! E così, non è vero?” esclamò Kidou, furioso.

“Ci sei arrivato... Allora sei davvero intelligente come dicono. E saprai anche che non posso lasciarti tornare indietro.” sibilò Fudou, sfoderando la sua spada.

“Certo. Così come so che il mio passaggio qui è facilmente rintracciabile. Se non torno entro stasera, mi verranno a cercare. La copertura di questa città salterà. Non potrete reggere un confronto del genere.” osservò Kidou, sorridendo.

Fudou esitò.

“Se invece mi lasci andare – proseguì quindi Kidou – posso far sì che non lo sappia nessuno.”

“E perché dovrei crederti?” lo schernì Fudou, cercando di nascondere lo stupore. Quel tipo ci sapeva davvero fare con le parole.

“Perché non hai alternative.” sibilò Kidou, scattando veloce verso di lui.

Fu un attimo, e Fudou si ritrovò una spada alla gola. “Che ne dici, principe Fudou? Accetti?” sussurrò Kidou, ghignando.

“Non puoi uccidermi, e lo sai meglio di me. Tutti sanno che sono qui. Se non esco entro dieci minuti, entreranno loro. E non gli interesseranno le tue parole, sarai morto prima di aver aperto bocca.” ringhiò Fudou, schiumante di rabbia.

“Bene.” disse Kidou, allontanandosi un po'. “Tu non puoi uccidere me e io non posso uccidere te. Che scocciatura. Allora facciamo che adesso ognuno se ne va per la sua strada.” affermò risoluto.

“Sei proprio come ha detto lui.” sospirò Fudou, passandosi una mano tra i capelli.

“Eh?” chiese subito l'altro, voltandosi.

“Ma sì: astuto e veloce. Sai usare le parole, sai convincere la gente. Hai sempre ottime argomentazioni e un'intelligenza fuori dal comune... Endou non sbagliava. Ero proprio curioso di incontrarti.” spiegò Fudou allontanandosi.

“Endou? Tu lo conosci, lo hai visto di recente?” lo fermò Kidou, teso. Quanti anni erano passati?

Se l'ho visto? Pronto, Rococo è mio fratello. Praticamente, vedo più Endou che mia moglie.”

Calò un silenzio imbarazzato. Moglie. Fudou aveva una moglie. Kidou si chiese chi mai potesse sposare un uomo del genere.

“E com'è? Endou, intendo. Come sta?” domandò, incapace di trattenersi.

“Ti sembro un piccione viaggiatore?” sbottò l'altro, infastidito.

“Ci sono persone al nostro accampamento che sarebbero disposte ad offrire immense ricompense per un suo messaggio.” lo informò freddamente Kidou. Era vero: Endou era un ragazzo capace di farsi amare da tutti, tutti.

Non c'era persona che lo avesse conosciuto almeno di sfuggita che non lo rimpiangesse.

“Immense ricompense? Magari, anche mantenere un certo segreto?” buttò lì Fudou.

Kidou cominciò a capire, e l'idea gli piaceva. Oh, se gli piaceva! “Non dirò una parola. Tornerò qui domani, voglio un suo messaggio. In cambio, nessuno saprà niente su questa città, ma tu devi fare... Da piccione viaggiatore.” ghignò Kidou.

“Mi sembra possibile, sì. Farò del mio meglio, ma guai a te se qualcuno verrà a sapere di questo.”

“Tanto non puoi uccidermi, ricordi?” lo avvisò Kidou.

“Lo stesso vale per te. A domani, stessa ora. Avrò il tuo messaggio.” disse Fudou, ed uscì dal Tempio.

 

* * *

 

“Come stai?”

Atsuya aveva passato la notte a vegliare suo fratello: aveva perso del sangue, ma complessivamente non era niente di grave.

“Sei stato un idiota a non dormire, Atsuya. Ti farai ammazzare.” lo sgridò Shirou, prima di rendersi conto di quello che aveva detto.

“Eh? I-io mi... Shirou!” esclamò Atsuya, fermandosi in mezzo alla stanza come un pilastro. “Anche se... Forse hai ragione.” disse dopo qualche secondo, riprendendo a camminare. “Cioè, non io, tu. Non dovresti più combattere. Avevi ragione, hai sempre avuto ragione. Te ne vai. Pagherò il medico, gli farò dire che sei molto grave. Tornerai a casa. Starai lì finché non finirà la guerra, non dovrai combattere mai più. Te ne vai,, adesso. Raccogli... Ma che raccogli, no, stai fermo. Vai, sì, vai via...” Atsuya, preso da una specie di furia, cominciò a raccogliere oggetti a caso.

“Ma... ma, cosa...” sussurrò Shirou.

E Atsuya esplose. “Non capisci! Non possiamo farcela ancora per molto! Sei tu che volevi andare: allora forza, no?”

“No!” ribatté Shirou, deciso.

Atsuya si voltò a guardarlo, stranito.

“No! Scusami, sei sempre tu a dirmi di restare, è da te che ho imparato cosa vuol dire orgoglio. Non scapperò per questo. Non è successo niente. Guarirò, tranquillo. Non è successo niente, no?” cercò di tranquillizzarlo Shirou, mettendosi maldestramente a sedere.

“Non... Non è successo niente perché, Shirou?” chiese Atsuya, rabbioso. “Anzi, mettiamola così: dimmi come ti sentiresti tu se, mentre stai combattendo, senti una voce che ti dice Shirou, perdonami. E senti che è la voce di tuo fratello, e capisci che sta morendo! E allora corri indietro, e lo vedi lì, ferito, a terra, e un nemico sta sopra di lui con la spada alzata. Allora hai paura di non fare in tempo, di non poter fare niente... Su, dimmi come ti sentiresti in quel caso! Cosa avrei fatto se tu... Se tu fossi morto, eh?”

“Saresti... Diventato re?” azzardò Shirou.

Il fratello lo guardò come se fosse stato un alieno. “Scherzi, vero? Shirou, dimmi che scherzi, perché non posso credere che dopo tutto quello che ho detto (voce nella testa compresa) tu abbia da dire solo questo.” sbuffò Atsuya.

“No, cioè, ovvio che è strano, però... Io pensavo che tu volessi diventare re.” obiettò Shirou, cercando di usare le parole giuste.

Che ovviamente non trovò.

“Certo che vorrei diventare re, ma scavalcandoti di otto minuti! Io vorrei essere nato otto minuti prima, tutto qua! Diventare re... uccidendoti, non ci credo! Non puoi averlo detto! Ascoltami bene: senza di te non potrei resistere un solo giorno. Mi hai sentito? Un solo giorno. Ed è per questo che voglio che tu torni a casa!”

“Hai paura che io mi faccia ammazzare. Perché non sono resistito a Suzuno, perché Suzuno mi avrebbe ucciso! Allora tu mi credi troppo debole, è per questo?” realizzò Shirou.

“Io guardo i fatti. Lui ti aveva atterrato.” commentò Atsuya. “E se non fossi stato lì...”

“Ma c'eri.” lo interruppe frettolosamente il fratello. “C'eri, c'è stata la mistica voce che ti ha guidato a me. Non devo preoccuparmi, no?”

“No, ovvio. Ma se io fossi stato troppo lontano? Ferito? Impegnato in un combattimento? Se io fossi morto?” replicò Atsuya, la disperazione ben tangibile nella sua voce.

“Adesso ascoltami. Tu sei vivo, io sono vivo. Suzuno mi ha colto di sorpresa, ma non succederà più. Ne ho abbattuti di peggiori, in fondo, no? Ehi... No, ti prego, non fare così.” lo pregò, vedendo suo fratello voltargli con astio le spalle. “Per favore, non arrabbiarti. È che non voglio scappare, come mi hai insegnato tu. Che c'è che non va?” domandò, confuso.

“È che... Ti prego, Shirou, sta' attento!” implorò Atsuya, voltandosi di scatto versi il fratello, gli occhi fiammeggianti. “Devi stare molto più attento di così, capito?”

“Io sto sempre attento.” rispose ridacchiando il fratello, alzandosi in piedi.

“Non oggi!” gridò subito Atsuya, sbattendolo a forza nel letto. “Sei ferito! Due giorni di riposo, ha detto il dottore! Guai a te se ti alzi da lì!”

“Vuoi fermarmi? Io, il tuo re?” sogghignò l'altro, malizioso.

“Dovessi stare sdraiato sopra di te tutto il giorno!” lo minacciò Atsuya, prima di scoppiare a ridere. Shirou lo imitò, sereno: tutto si era risolto bene, alla fin fine.

*         *         *

ANGOLO DELL'AUTRICE:

Salve a tutti! Rieccomi qua!
Che ve ne pare del capitolo?
Ora, lasciate che vi spieghi. Non è che Nagumo abbia avuto vita facile. La sua città è in guerra, la sua vita è difficile, ed ora Suzuno gli è morto. Capirete che il desiderio di vendetta, che comunque in quegli anni era visto come una cosa più che logica, sarà stato tremendo. Non voler vendicare il fratello sarebbe stato come oltraggiare la sua memoria, è così che la vedevano ai tempi.
Basta pensare a Patroclo...
Insomma, in ogni caso non odiatelo per questo. È sconvolto.
E presto riapparirà, non temete!
Per quanto riguarda Hiroto... Non so se avete notato come Midorikawa sia diverso da come lo conosciamo. È come se fosse Reize, in questo momento.
La presenza di Hiroto però potrebbe... Chissà... Ok, basta, non dico altro anche perché non interessa a nessuno
Infine... So che forse quest'esplosione di Atsuya è un po' spiazzante. Ma in fondo lui tiene tantissimo a suo fratello, lo vuole solo fuori dai guai.
E non posso negare che voglia anche avere il comando dei soldati di Sparta, ok, ma questo è dopo.
Ah, che testa, scusate. Prima che si facciano casini, volevo dirvi chi è re di che paese.
Shirou --> Sparta (e per intenderci, non è la Sparta di 300. Si tratta della Sparta di mille anni prima, prima dell'invasione dei Dori a cui sopravvisse solo Atene, prima del medioevo ellenico e prima delle colonie. Una Sparta che con quella di Leonida non c'entra niente)
Goenji --> Argo
Kazemaru & Endou --> Atene
Midorikawa --> Messenia
Kidou --> Itaca
Ok, questo perché avevo voglia di specificarlo, e perché se mi scappa un "lo spartano" sappiate che parlo di un Fubuki, e che non mi sono fumata qualcosa ^^
Grazie infinite a Sissy-chan, Sarapallina, Kya_, Fubuki Yuri, Met e Giada Joestar per aver recensito *__* Vi adoro!
Grazie di cuore a met (di nuovo ^^), NipaH_Girl, Sarapallina (ancora ^^), Sayuri_chan per aver messo la storia tra le preferite ^^ Siete gentilissime!
Grazie anche a Fubuki Yuri (ancora ^^), NipaH_Girl (ancora ^^), noli me tangere, WolfHeart per aver messo la storia tra le seguite! Siete fantastiche!
A presto, se tutto va bene ci sentiamo sabato prossimo!
(leggere: se nell'albero Dublinese in cui finirò ci sarà il wi-fi grazie al quale riuscirò a far funzionare il mio pc sgangherato e pubblicare. Altrimenti pubblico mercoledì, quando torno! ^^)
Un bacione, vostra
Emma-chan ^^

  
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