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Autore: SusanTheGentle    23/03/2013    16 recensioni
Un amore improvviso, due cuori che si incontrano ma che non riescono mai a toccarsi davvero come vorrebbero...almeno fino all'ultimo giorno. Nessuno sa. Forse nessuno saprà mai. Solo Narnia, unica testimone di quell'unico attimo di felicità.
Caspian e Susan sono i protagonisti di questa nuova versione de "Il Viaggio del Veliero". Avventura, amore e amicizia si fondono nel meraviglioso mondo di Narnia...con un finale a sorpresa.
"Se vogliamo conoscere la verità, dobbiamo seguire la rotta senza esitazione, o non sapremo mai cos'è successo ai sette Lord e dove sono finite le Sette Spade"
Il compito affidatogli questa volta era diverso da qualsiasi altra avventura intrapresa prima. C'era un oceano davanti a loro, vasto, inesplorato; c'erano terre sconosciute alla Fine del Mondo; una maledizione di cui nessuno sapeva niente. Non era facile ammetterlo, ma era probabile che nessuno di loro sarebbe mai tornato. Stava a lui riportarli indietro.
Caspian si voltò a guardare Susan, la quale gli rimandò uno sguardo dolce e fiero, e all'improvviso capì che qualsiasi cosa fosse accaduta, finché c'era lei al suo fianco, avrebbe sempre trovato la forza per andare avanti"

STORIA IN REVISIONE
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Caspian, Susan Pevensie
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Chronicles of Queen'
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21. Il ritorno della Strega

 
 
Tisroc era come tutti i suoi antenati. Un uomo avvezzo a non mostrare mai le sue emozioni. A volte era così freddo e impassibile da non sembrare neanche umano, Nulla lo scalfiva, non un gesto o una parola sgarbata.
In realtà, era un attento osservatore, pronto a colpire non appena l’ignaro nemico si avvicinava. Astuto, paziente e calcolatore, c’erano voluti anni per convincerlo ad attaccare Narnia, nonostante le pressanti insistenze del suo primogenito.
Al contrario dell’Imperatore, il principe Rabadash era un tipo fin troppo emotivo, bellicoso e difficile da gestire per il genitore.
La calma è una virtù, era una delle frasi preferite di Tisroc. E tale qualità, l’Imperatore di Calormen l’aveva dimostrata più che pienamente il giorno in cui qualcuno di assolutamente inaspettato era venuto a fargli visita nel cuore della notte. Una notte scura e senza luna, fredda, come tante altre nel deserto.
Lo ricordava come fosse ieri, ma erano passati ormai dei mesi…
Le grandi porte finestre dalla stanza da letto erano aperte e lasciavano entrare l’aria della notte, a volte gelida ma assai piacevole dato il caldo insopportabile di quei giorni estivi.
L’Imperatore si era alzato dal letto che divideva con la prima delle sue tre mogli. Si era diretto verso il tavolino di cristallo sul quale era posata la brocca dell’acqua, ne aveva versata un pò in un bicchiere ed era uscito sul balcone.
La città di Tashbaan si estendeva sotto di lui con i suoi tetti bianchi. Le alte cupole del Gran Tempio di Tash, che sorgeva poco lontano dal palazzo imperiale, svettavano verso il cielo quasi potessero toccarlo.
Era stato nel rientrare in camera che si era accorto di non essere solo.
Aveva lanciato un’occhiata al grande letto nuziale. L’Imperatrice dormiva tranquilla.
Gli era venuta la pelle d’oca e un brivido correva lungo la sua schiena. Ma non era per il freddo, era qualcos’altro. Avvertiva una presenza oscura. Era nascosta lì, da qualche parte.
Tisroc era corso alla porta che divideva la camera da letto con il resto delle stanze che comprendevano i suoi appartamenti, con l’intenzione di chiuderla a chiave, quasi potesse costringere la presenza a rimanere fuori.
Nel lanciare una veloce occhiata al salotto, però, aveva visto una figura uscire dalle ombre. Era accompagnata da una strana foschia vorticante di colore verde, e si era messa a fissarlo con occhi neri come pozzi di tenebra.
Tisroc, la maniglia stretta nel pugno, l’aveva fissata tremante, capendo immediatamente chi aveva di fronte.
Una donna altissima, molto più di lui. Aveva capelli lunghi e biondi che le volteggiavano attorno al volto dalla carnagione innaturalmente chiara. Non pallida, semplicemente bianca, come una bambola.
“Entra e chiudi la porta, Imperatore” aveva sussurrato appena la donna.
Tisroc, quasi inciampando nella sua stessa veste da camera, aveva fatto come lei aveva chiesto.
“Tu sai chi sono” aveva detto ancora la figura. Non era una domanda.
Era avanzata e Tisroc aveva notato ancora la nebbiolina verdastra che si muoveva con lei. Non era lì in carne e ossa, era come uno spettro uscito da un incubo.
 “Io…io ho sentito cose terribili e strabilianti su di te”. Tisroc si era schiarito la gola, ancora stordito. “Sei Jadis, la Strega Bianca. Signora della Neve e del Gelo, o come ti chiamano”
“Sono solo nomi. E Strega è quello che mi si addice di più. Ma saltiamo i convenevoli. Sono qui per chiederti un favore, grande Imperatore. O sarebbe più esatto chiamarla una proposta di collaborazione”
Tisroc era rimasto assai stupito. Lei che chiedeva un favore a lui? Conosceva fin troppo bene le gesta della Strega Bianca per poter credere che una creatura così potente avesse bisogno dell’aiuto di un essere umano.
“Mi perdonerai per il mio scetticismo, Jadis, ma che cosa possiamo mai avere in comune noi due per stringere un’alleanza?”
“Molto più di quel che credi”
La Strega aveva fissato i suoi occhi di pece in quelli dell’Imperatore, ed egli si era sentito di nuovo rabbrividire.
“Non ho molto tempo” riprese lei. “La mia attuale condizione non mi permette di spostarmi facilmente. Ho sprecato molte energie per venire da te. Mi hanno resa debole”
“Chi ti ha resa debole?”
Gli occhi di Jadis erano divenuti uno specchio riflettente odio puro.
“I Sovrani di Narnia. Il nostro comune nemico. Io so cosa tu vuoi, so che desideri la fine di quel regno. Io posso aiutarti in questo, ma per far ciò, anche tu devi aiutare me”
“E come?”
“I ragazzi dell’Altro Mondo, i Re e le Regina dell’antica Narnia, stanno per tornare. Tuo figlio Rabadash li incontrerà presto sulla rotta per le Isole Solitarie. Questo sarà un bene e sarà un male”
Tisroc aveva fatto per chiedere come lei sapesse che Rabadash si trovasse in viaggio, ma Jadis l’aveva fermato.
“Non dire niente, lo so e basta. Quello che conta, è che quei ragazzi sono stati la causa della mia quasi totale disfatta, e lo saranno del tuo Impero. Ma se ci uniremo, potremo evitare la sconfitta”
Tisroc avrebbe voluto rifiutare. Tuttavia, Jadis aveva ottenuto la sua piena attenzione mettendogli quella fastidiosa pulce nell’orecchio.
La fine del tuo Impero…
Quelle parole lo mettevano in ansia.
La Strega era rimasta ferma, in attesa di una risposta. Una figura minacciosa che ispirava terrore nonostante non facesse nulla di particolare.
“Hai detto che ti serve il mio aiuto” riprese Tisroc. “Ma chi mi assicura che tu farai lo stesso con me?”
“Che motivo avrei di ingannarti? Pensi forse che voglia portarti via il regno? Calormen non mi interessa, non l’ho mai voluta. Io voglio Narnia!”
“Anch’io voglio Narnia”
“Credevo volessi distruggerla”
“L’una e l’altra. Voglio vederla in ginocchio e poi distrutta”
“Mi dispiace, ma non posso accontentarti. Narnia è mia e io la governerò.”
“Non intendo affatto portartela via, solo non vorrei che in seguito mi facessi qualche scherzo, tu e la tua magia”
“Già” aveva sorriso la Strega, divertita “Gli abitanti del Deserto temono la magia più di qualsiasi altra cosa”.
“Mio figlio, il principe Rabadash, non la teme. Per questo ho mandato avanti lui. Io ho già un piano, Strega Bianca”
Jadis era parsa dubbiosa. “E che cos'hai in mente? Invadere Narnia?”
“Assolutamente sì. Quale momento migliore per sferrare un attacco ora che Re Caspian è lontano?”
Jadis era molto seria. “Non pensi che Caspian ne verrebbe informato subito? Di certo verrebbero inviati i messaggeri alati più veloci per avvertirlo, ed egli tornerebbe indietro immediatamente”
“E’ quello che spero: Rabadash potrà così dargli una lezione e lo costringerà ad arrendersi, altrimenti la morte”
Jadis aveva riso, sprezzante.
“Rabadash non ha un piano preciso né il sangue freddo necessario per vincere su Re Caspian. Non ancora per lo meno, e il Re di Narnia preferirebbe la morte piuttosto che la resa”
“E con ciò? Meglio così”
Ma nonostante avesse piena fiducia nel figlio, l’Imperatore temeva che la sua impulsività gli facesse commettesse qualche sciocchezza e mandasse all’aria ogni cosa.
“E cosa credi che accadrà quando tuo figlio si troverà davanti Aslan?” continuò Jadis, studiando l’effetto che il nome da lei appena pronunciato aveva avuto sull’Imperatore.
Tisroc aveva alzato le mani, come per ripararsi da qualcosa che lo minacciava e lo spaventava a morte.
“Zitta! Non pronunciare quel nome nel mio palazzo!”
Jadis aveva scosso il capo, osservando l’uomo con disprezzo.
“Lo sapevo. Non sei pronto. La tua idea di invadere Narnia fallirà in un sol giorno. Per questo ti serve il mio aiuto”
Tisroc si era calmato e l’aveva guardata con avversione, ma ingoiando il rospo.
Anche se non gli piaceva ammetterlo, la Strega Bianca aveva perfettamente ragione.
“Non ho ancora deciso se accettare”
“Potresti pentirti di aver rifiutato la mia alleanza” aveva detto lei, seria.
“Non posso risponderti subito, mi dispiace. Devi darmi del tempo. Ho bisogno di pensarci”
“Fino domani al tramonto” aveva detto Jadis. “Ma stai molto attento: non tollero i traditori. Per cui, se mi accorgerò che hai intenzione di ingannarmi, ti ucciderò”
Tisroc aveva appena ripreso il controllo di sé dopo la venuta di quella spaventosa creatura, ma le sue parole l’avevano fatto ripiombare nel terrore.
Doveva impiegare al meglio il tempo concessogli dalla Strega per ponderare bene tutti i pro e i contro, le possibilità, i pericoli…ma tutto ciò non si era reso affatto necessario.
Quella notte, Tash era apparso in sogno all’Imperatore, e gli aveva mostrato il futuro di Calormen e di Rabadash, il quale non avrebbe mai potuto generare figli con nessuna donna del Deserto. Di conseguenza- esattamente come aveva preannunciato quella donna diabolica-  la stirpe dei Tisroc era in grave pericolo.
Chi sarebbe salito sul trono? Rabadash era il suo unico figlio maschio. Avrebbe dunque dovuto cedere in moglie una delle sue figlie a qualcuno di estraneo al regno? No, mai!
Disperato, il girono dopo Tisroc si era recato al Tempio di Tash e vi era rimasto per quasi tutto il giorno in preghiera.
“Parlami ancora, dimmi qual è la soluzione a tutti i miei problemi! Salvaci!”
E Tash era tornato. Quale gioia, quale onore!
Qualcosa di molto grave stava per accadere, ma la soluzione era a portata di mano: l’alleanza, con la Strega Bianca e un’unione con la casata di Narnia. Entrambe fastidiose ma indispensabili.
Con quelle parole, tutti i dubbi che Tisroc aveva avuto nei confronti di Jadis erano crollati immediatamente.
Al tramonto era tornato al palazzo e aveva fatto allontanare tutti dalle sue stanze con la scusa di sentirsi poco bene.
Era rimasto a lungo in attesa, chiedendosi che cosa sarebbe accaduto quando la Strega Bianca fosse ricomparsa. La sera prima aveva faticato parecchio per non lasciarsi sopraffare dal terrore.
Chissà cosa sarebbe successo se avesse accettato di allearsi con lei.
Ed ecco che appena le tenebre avevano preso il sopravvento sul giorno e il sole era scomparso alla vista dietro i palazzi della città, la nebbia verde era tornata a vorticare e Jadis era riapparsa nel salotto.
“Finalmente!”
“Che impazienza, Imperatore. Dubitavi che sarei venuta?”
“No, affatto” Tisroc si era inchinato, cambiando totalmente atteggiamento nei suoi confronti.
“Oh, signora, perdonatemi se non vi ho creduto. Ma quando il Sommo Tash mia ha detto che potevo fidarmi…Come potevo sapere che eravate in rapporti con lui? Se me l’aveste detto prima…”
“Sì, ci conosciamo, più o meno” aveva sorriso Jadis con una strana espressione. “Adesso ho la tua fiducia, allora?”
“Sì, signora. Se questo è il volere di Tash…” aveva detto Tisroc con voce tremante d’emozione.
Qualsiasi legame univa quelle due creature non aveva importanza. Tutto quello che a Tisroc bastava sapere era che i due si conoscevano. Inoltre, quella donna lo metteva a disagio, lo faceva sudare freddo e voleva che se ne andasse al più presto.
“Tash ti ha mostrato cosa accadrà al tuo regno?” aveva chiesto la Strega.
“Oh sì. Terribile, terribile! Ma so già cosa fare per risolvere la questione”.
Tisroc aveva narrato brevemente la sua conversazione con Tash, avvenuta in sonno e nel Tempio.
“Infine, egli mi ha detto che devo fidarmi di te, e così io farò”
La Strega Bianca sorrideva. Un ghigno sinistro dietro al quale si celava la sua vera personalità.
Dopotutto, sfruttava la smania di potere dell’Imperatore del Deserto per ottenere quel che voleva. Nient’altro.
“Bene, allora ascoltami attentamente adesso”
L’aria tiepida della sera si era fatta improvvisamente gelida. Le lunghe tende della porta finestra del balcone del salotto di Tisroc si muovevano come uno spettro, volteggiando davanti alla Strega Bianca. Lei sembrava scomparire e riapparire subito dopo.
“Ci sono sette spade disperse nell’Oceano Orientale” aveva iniziato Jadis, abbassando la voce. “Esse racchiudono il potere della Grande Magia, create da Aslan e da suo padre, l’Imperatore d’Oltremare…Smetti di tremare e ascoltami!” era tuonata, rabbiosa e infastidita dai piagnucolii dell’uomo
 “Questo potere è stato racchiuso in quegli antichi oggetti, e io so che chi le impugnerà diverrà padrone di un immenso potere. Se ne toccassi anche sol una, potrei riprendere il mio vero aspetto e riappropriarmi di tutti i miei poteri. Riesci a immaginare cosa si potrebbe fare non con una, ma con sette?”
Il viso di Tisroc si era illuminato di eccitazione. “Potremmo conquistare non solo Narnia, ma il mondo intero!”
“Esatto!” aveva esclamato la Strega. “Noi due insieme! Purtroppo, però, non sarà facile impossessarcene. Grazie a un mio informatore, so che i Sovrani di Narnia sono alla ricerca di queste spade per poter salvare Narnia da una maledizione che si è abbattuta sul regno”
“Una maledizione? E’ forse quella del sonno eterno di cui da qualche settimana sento parlare?”
“Esatto. Ovviamente è tutta opera mia. Non c’è nessuna maledizione vera e propria. E’ solo un piccolo espediente per spingere il buon Caspian ad arrivare più determinato che mai alla fine del suo viaggio. Sai, certi eroi hanno la mania di salvare il mondo solo per il gusto di farlo…Ah, e non preoccuparti: Calormen ne è esonerata”
“Ne sono oltremodo felice” aveva detto Tisroc un poco ansioso. “Ma i Sovrani vanno fermati, o prenderanno le spade prima di noi. Sono già in vantaggio”
Jadis alzò un dito per fermarlo.
“E’ qui che ti sbagli. Io voglio che quei ragazzi riescano a riunirle tutte e sette, e voglio che le portino nel luogo stabilito. Un luogo che si trova molto vicino alla mia attuale dimora, quasi ai confini del mondo…Se fossi nel pieno delle mie forze, non mi sarebbe stato difficile  prendermi quei talismani, ma ridotta così mi è alquanto difficile. Sono troppo debole. …”
E di certo non sarei venuta a chiederti aiuto, stupido omuncolo,  pensò.
“Per cui, il modo meno faticoso di averle, è lasciare che Caspian e i Pevensie le trovino. Solo allora entrerò in scena io”
Tisroc era parso dubbioso. La strega aveva parlato solo per se stessa.
“Sì, sì, va bene. Ma io quale ruolo ho in tutto questo?”
“Stavo giusto arrivandoci” lo rabbonì Jadis, vedendo che era divenuto impaziente.
“Dopo che avrò nelle mie mani quella enorme magia, e dopo aver riacquistato tutti i mei poteri, donerò un po’ anche a te di quell’immensa forza”.
Lei aveva sorriso con una smorfia ingannatrice. E Tisroc c’era cascato.
“Farò a metà con te, Imperatore. Ti darò parte di quelle armi invincibili, le quali ti permetteranno di conquistare tutte le terre che vorrai. Ma Narnia la lascerai a me!”
“Mmm…su questo dovremo discutere” aveva ribattuto lui.
“Immagino che dovremo” aveva risposto Jadis.
“E la Regina Susan?”
La Strega aveva ridotto gli occhi neri a due fessure.
“Giusto…lei ti serve…E va bene, farò un’eccezione. La risparmierò per tuo figlio, anche se lasciarla in vita mi irrita parecchio”
“E che ne sarà degli altri?”
“In quanto a Caspian, ti lascio carta bianca. Ma i Pevensie sono miei!”
Tisroc aveva assentito.
“Non m’importa nulla di quei ragazzi, e ben poco m’importerebbe anche della Regina Dolce se Tash non mi avesse parlato di lei e del suo ruolo dominante nella salvezza della mia stirpe. Credo che, in fin dei conti, tu li stia sopravvalutando troppo”
“Pensi così adesso, ma aspetta di vedere di cosa sono capaci” lo aveva messo in guardia la Strega.
“Non ho paura di loro, e so già come liberarmene”
Jadis era sembrata interessata.
“Prova a immaginare” aveva sghignazzato Tisroc. “I narniani sono senza sovrano, a Cair Paravel c’è solo uno stupido Nano che fa da reggente. Caspian è in viaggio da poco più di un mese, e se ha potuto allontanarsi significa che tutto va bene a Narnia. Ma prova a pensare cosa accadrebbe se nel regno arrivasse la terribile notizia che il Re è disperso”
“La cosa comincia a piacermi” aveva ammesso la Strega. “Continua”
“Io di certo lo preferirei morto, ma non è strettamente necessario. Non subito. Però, il popolo di Narnia, con una notizia del genere, potrebbe entrare nel panico. I nobili di Telmar che ancora sono restii ad accettare Caspian come Re, potrebbero insorgere e scatenare una rivolta interna. Oppure, se passasse molto tempo e Caspian non tornasse, se nessuno lo trovasse, di sicuro urgerebbe eleggere un nuovo Re per evitare una sanguinosa anarchia”
“E qui scommetto entra in scena tuo figlio Rabadash”
“Esattamente. Ma a Rabadash non importa nulla di Narnia. Più noi abitanti del sud stiamo lontano da quel posto e meglio è. Io desidero vederla in ginocchio, assoggettata a Calormen, che per me è la cosa più importante. Io desidero principalmente salvare il mio regno dalla rovina. Per cui, potrei anche cambiare idea se tu, Strega, mi assicurassi che una volta salita al trono non farai mai nulla per danneggiarci”
“Ti ho detto che Calormen non rientra nei miei interessi”
“E quindi?”
“E quindi, se anche tu giuri di non ingannarmi, Tisroc, posso darti la mia parola che Narnia e Calormen governeranno il mondo alla pari”
“Va bene Strega Bianca” aveva annuito Tisroc, ergendosi in tutta la sua altezza. “Siamo d’accordo”
“Certo. Sono venuta proprio per allearmi con te. Credo gioverà ad entrambi”
Tisroc si era sfregato le mani.
“Domani stesso, allora, prenderò la mia nave e raggiungerò mio figlio sulle Isole Solitarie. Gli dirò di lasciar perdere il suo piano di salpare verso Narnia, e di concentrarsi esclusivamente sul rapimento della Regina Susan. Lo rifornirò del necessario per continuare l’inseguimento fino a che non sarà riuscito nel suo intento”
“I Sovrani devono arrivare a destinazione. E’ essenziale!” gli aveva ricordato Jadis.
“Certo lo so”
“Ma avverti tuo figlio di star pronto: Caspian e i Pevensie si batteranno per riprendersi la loro amata Susan e le spade, quando verrà il momento”
“Rabadash si batterà con loro a sua volta”
“Sembri molto sicuro di lui”
“Lo sono”
Jadis era soddisfatta. Almeno aveva la certezza di non avere a che fare con dei codardi.
“Verrò ancora a farti visita, Tisroc. E’ stato un piacere fare affari con te”
Dopo quella notte, la Strega Bianca non si era più fatta viva. Il che voleva dire due cose: tutto procedeva secondo i piani stabiliti, e Tisroc poteva dormire senza il terrore che quella donna apparisse dal nulla da un momento all’altro.
L’Imperatore sperava che il tutto si concludesse al più presto.
La Strega non l’aveva mai minacciato in nessun modo, ma la minaccia era implicita. Se le cose non fossero andate come lei voleva, chi ne avrebbe fatto le spese sarebbe stato lui, lo sapeva.
 
 
Quando Emeth si svegliò, si chiese se avesse sognato o meno. L’ultima cosa che ricordava era un dolore lancinante alla schiena.
La vista un poco annebbiata dalla spossatezza, cercò di mettere a fuoco il luogo in cui si trovava.
Era al fresco, a torso nudo, steso a pancia in giù in un comodo letto di piume. La cabina non era troppo grande ma assai accogliente.
Per un attimo, pensò di essere di nuovo a bordo dell’Occhio di Falco. Forse erano riusciti a riportarlo indietro dopo averlo colpito.
Il panico lo invase. Suo padre dov’era? Rabadash aveva scoperto ciò che aveva fatto? L’aveva punito? E lui? Lui cosa avrebbe dovuto fare in quel caso?
C’erano voci che mormoravano fuori dalla cabina, ma Emeth non riuscì a capire a chi appartenessero.
Fece leva sui palmi delle mani per tentare di alzarsi, ma il bruciore che gli trapassò tutto il corpo lo scoraggiò immediatamente, strappandogli un grido soffocato e costringendolo a sdraiarsi di nuovo.
Respirò affannosamente finché il dolore non scemò e tornò sopportabile. Si guardò attorno e capì, dalla piccola parte di cabina che poteva osservare dalla sua posizione, che non si trovava più a bordo dell’Occhio di Falco.
C’era un quadretto con dipinto il castello di Cair Paravel e il lume sulla parete aveva una forma bizzarra, molto diversa dalle seriose lampade usate sulla nave di Calormen.
Era sul Veliero dell’Alba. Non c’erano dubbi.
Non ebbe il tempo di riflettere sul perché e il come si trovasse lì, poiché la porta della camera si aprì in quel momento e una ragazza si fermò sulla soglia, sorridendogli e guardandolo con i grandi occhi azzurri emozionati.
“Voi?” mormorò Emeth, molto emozionato a sua volta.
La Regina Lucy si voltò e chiuse la porta, poi prese la sedia accanto ad essa e la portò vicino al letto. Nell’altra mano reggeva un involto di bende e un unguento.
“State giù. Non parlate e non muovetevi” lo pregò lei.
Pochi secondi dopo fu raggiunta dal medico di bordo, il quale a prendersi cura del il ragazzo, assistito dalla Regina.
“Siete stato molto fortunato, giovanotto” disse il dottore. “Fortunato che il capo degli Inettopodi vi abbia trovato, che abbia avuto la prontezza di portarvi da noi, e che questa ragazza disponga di una specialissima medicina miracolosa. La freccia che vi ha colpito ha perforato il polmone, ed è quasi arrivata a colpire il cuore. Una ferita mortale per chiunque, impossibile da curare, ma non per la nostra Lucy”
Lei arrossì e sorrise.
“Vi sono grato. Non lo meritavo” sussurrò il giovane, guardando la ragazza negli occhi.
“Mi avete salvato la vita. Io l’ho salvata a voi”.
Il medico finì il suo lavoro, dando istruzioni a Lucy. Emeth doveva prima di tutto riposare, stare sdraiato, mangiare, e in un paio di giorni sarebbe tornato come nuovo.
“Anche stavolta ha fatto il suo dovere”pensò Lucy, rigirandosi la boccetta di diamante tra le mani e osservando il liquido scarlatto. “Ma sta diminuendo a vista d’occhio”
“Vostra Maestà” fece la debole voce di Emeth.
Lucy tornò a sedersi vicino a lui.
“Avete bisogno di qualcosa?”
Emeth scosse il capo. “No, signora, solo ringraziarvi ancora”
“Adesso siamo pari” sorrise lei. “Ora riposate”
Emeth chiuse gli occhi. Era molto stanco. Ma poco dopo li riaprì. Lucy se ne stava andando.
“L’ho visto”
La Regina si voltò confusa.
 “Il vostro Aslan”
Sul bel volto di lei si accese l’emozione, e i suoi meravigliosi occhi azzurri brillarono.
“Davvero? Voi…”
“Io non so…non so cosa è successo. So solo che era lì, davanti a me e…mi ha slavato, credo”
Lucy allora gli raccontò com’erano andate le cose.
Il Grande Leone era apparso ancora una volta sull’Isola delle Voci. Gli Inettopodi lo avevano visto ed egli aveva chiesto loro di soccorrere il ragazzo di Calormen ferito a morte dalla sua stessa gente, di chiamare le balene azzurre e portarlo sul Veliero dell’Alba.
“Povero Chief” rise Lucy. “Era così spaventato e così frastornato che quasi non è riuscito a spiegarci nulla. Il vedere Aslan lo ha scosso un po’ ”
“Perché mi avete salvato?” fece Emeth all’improvviso.
“Come?” chiese lei, quasi incredula.
“Sono un vostro nemico dopotutto. Non lo merito” ripeté lui.
Lucy lo guardò seriamente.
“Tutti meritano di vivere. Tutti meritano una seconda possibilità. E io so che voi non siete malvagio. Ringrazio il cielo che Chief ti abbia trovato sulla spiaggia e ti abbia portato qui”
Subito la giovane si accorse di avergli dato del tu e si scusò per la troppa confidenza.
Lucy era molto espansiva, e le veniva spontaneo trattare tutti come amici fin dal primo istante. Anche a Caspian non aveva mai dato del voi.
Nell’Epoca d’Oro, nemmeno le dame di corte erano mai riuscite a correggere questo suo modo di fare. Talvolta, questa sua spontaneità poteva esser scambiata per mancanza di cortesia, così dicevano.
Di solito dava del voi solo agli adulti. Ma con i giovani (umani, animali, o di qualsiasi razza fossero) proprio non le riusciva.
“Scusa…scusate” balbettò.
Emeth rise e lei con lui. Il ragazzo emise un nuovo lamento tra le risate. Gli faceva male dappertutto.
“Non mi sono offeso” disse il soldato. “Datemi pure del tu se vi fa piacere”
“Solo se fa piacere anche a te”
“Mi fa molto piacere, mia signora”
“Davvero?”
Lui annuì. Lei gli sorrise.
“Non chiamarmi mia signora” disse poi. “Chiamami solo Lucy”
Rimasero molto tempo a parlare, ormai il sole calava e cedeva il posto alle prime pallide stelle della sera.
“Dove si è cacciata Lu?” chiese Gael, seduta su una botte di rovere, dondolando le gambe avanti e indietro.
“E’ ancora con quel giovane, credo” le rispose Susan con un sorriso strano.
“Perché ridi?”
“Niente…”
“No, adesso voglio saperlo”
“Ma no, nulla, veramente. Piuttosto, vai a chiamarla e dille che la cena è pronta. E non correre!”
Gael sbuffò e saltò giù dalla botte, facendosi strada a zig zag tra i marinai senza seguire il consiglio della Regina Dolce.
“Attenta!” esclamò Caspian, con il quale la bambina si scontrò.
Gael scivolò e cadde a terra, picchiando il ginocchio.
“Gael!” esclamò Susan correndole appresso. “Ti avevo detto di non correre. Hanno appena lavato il ponte, si scivola”
“Mi sono fatta male” singhiozzò la piccola.
Caspian la prese in braccio e la fece sedere sul parapetto. “Fammi vedere”
Gael aveva il ginocchio sbucciato, sanguinava un poco.
“Non è nulla, non piangere”
“Scusate”
Susan si chinò verso di lei e le asciugò le lacrime. “La prossima volta ascoltami”
Gael si fregò gli occhi con i dorsi delle mani, ma non smise di singhiozzare.
“Che cosa c’è?”
“Non ho visto Lucy tutto il giorno. E’ stata tanto impegnata con quel soldato…Mi sento sola senza di lei”
“E non ti piace stare con noi? Siamo tuoi amici, proprio come lei” le chiese Caspian facendole un sorriso.
“Lo so, però…”
“Perché non vai ad aiutarla, allora?”
“E se non vuole? Se mi manda via?”
“Perché dovrebbe?” chiese Susan.
“Perché magari si è trovata un fidanzato e le da fastidio avermi introno”
Fidanzato? Pensarono il Re e la Regina, scambiandosi uno sguardo perplesso e forse un po’ preoccupato. Susan però non si trattenne dal sorridere ancora.
“Gael!” chiamò una voce.
“Papà”
Rhynce venne verso di loro. “Che è successo? Ti sei fatta male?”
“Sono caduta”
Caspian sollevò di nuovo la bambina e la fece scendere dalla balaustra.
“Vieni, tesoro. Puliamo il taglio” disse Rhynce prendendola per mano. “Perdonatemi, Vostre Maestà. E’ una bambina molto vivace”
“Nessun disturbo” assicurò il Re.
“Grazie” disse Gael girandosi verso i due ragazzi, prima di allontanarsi assieme al padre.
Caspian si voltò a guardare Susan.
“Sei bravissima con i bambini”
“Mi piacciono molto, devo ammetterlo. E poi, tutti noi abbiamo un debole per la piccola Gael”
“Sì, è vero”
Caspian si appoggiò al parapetto, osservando il cielo che si tingeva dei rossi e arancioni del tramonto.
La brezza della sera continuava a scompigliargli i capelli, tanto che più volte dovette riavviarseli all’indietro. Impaziente, lo fece per l’ennesima volta. Proprio non volevano stare a posto.
“Forse dovrei accorciarli”
“Non pensarci nemmeno” disse Susan mettendosi alle sue spalle. “Aspetta, abbassati un po’ ”
La ragazza legò in una mezza coda i capelli del Re dietro la nuca.
“Così va meglio”
“Direi di sì. Grazie”
Lei sorrise e si appoggiò accanto a lui per ammirare il sole, che simile a una palla di fuoco si tuffava nel mare.
“Ci pensi mai?” le chiese Caspian poco dopo.
“A cosa?” chiese lei, inclinando leggermente la testa da un lato.
Caspian si voltò appena per guardarsi alle spalle. Susan seguì la traiettoria del suo sguardo e si accorse che fissava Rhynce e Gael.
“A se, un giorno, anche noi…”
Caspian la osservò attentamente.
Susan sentì il cuore battertele più forte e capì cosa voleva dire.
Un bambino.
“Sì” ammise, forse un po’ impaurita nel confessarglielo, anche se non seppe bene spiegare il perché di quel lieve timore. “In realtà ci penso spesso”
Caspian continuò a guardarla serio, raddrizzandosi e sistemandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
“Potrebbe anche succedere” aggiunse Susan, senza staccare gli occhi da quelli di lui. “Non si sa mai”
Caspian spalancò un poco i suoi. “V-vuoi dire…”
Lei scosse il capo con un sorriso amaro. “No, tranquillo.”
“Susan, se accadesse, faresti di me l’uomo più felice del mondo. Non dubitarne mai, chiaro?”
Lei si accostò a lui e appoggiò piano la testa sul suo petto. “Chiaro”
Caspian la strinse dolcemente e le pose un bacio sul capo.
“Un giorno succederà. Quando vivremo a Narnia, insieme”
“Sì” sussurrò Susan contro la stoffa della sua camicia, chiudendo gli occhi e provando a immaginare per un attimo se tutto ciò fosse corrisposto alla realtà.
Un matrimonio, una famiglia, dei figli…una vita intera con Caspian.
Un sogno, sibilò la solita voce odiosa dentro la sua testa.
No, non è vero. Non più, pensò Susan.
Lui è qui e mi ama. Non permetterebbe mai che io mi allontani di nuovo.
Smettila di sognare, Susan… sussurrò un’altra voce, simile alla prima ma allo stesso tempo diversa, più vera, quasi udibile fisicamente, non solo con l’inconscio.
Sei una sciocca, un’illusa a credere ancora ai sogni d’amore. Il tuo posto non è qui…
Si separò bruscamente da lui, trasalendo.
“Sue?” Caspian la guardò allarmato. “Che succede?”
“Niente, io…non hai sentito nulla?”
“No…cosa…?”
Susan si guardò attorno smarrita.
Quella voce…
“Scusami. Forse…” la Regina scosse il capo. “Niente. Non è stato niente”
“Sei sicura?”
“Certo. Probabilmente è la mia immaginazione. Ripicì dice che, a vote, il mare può giocare brutti scherzi alle persone troppo suggestionabili”
“Non mi risulta che tu lo sia. Tutt’altro” disse Caspian con espressione cupa.
“Forse lo sto diventando” sorrise lei un poco tremante. “Stanno accadendo tante di quelle cose strane, ultimamente…”
Caspian le accarezzò le braccia. Susan continuava a tremare.
“Sei sicura di star bene?”
“Sì” assicurò lei abbracciandolo ancora. “Sì, non preoccuparti. Va tutto bene”
Ma non era vero.
Lei quella voce l’aveva già sentita…l’ultima volta era stato alla Casa di Aslan, quando la sua proprietaria stava cercando di tornare in vita.
Forse però era davvero solo nella sua testa. In fondo, Caspian non l’aveva sentita, per cui…
No, la Strega non poteva davvero essere lì. Non poteva assolutamente essere lì.
 
 
Quella sera ricominciò a piovere.
Grosse gocce tamburellavano sul ponte e contro gli oblò del Veliero dell’Alba. Un continuo ticchettio che preannunciava un nuovo temporale.
“Il vento non si è alzato troppo” disse Drinian, rassicurando tutto l’equipaggio. “Non abbiamo nulla di cui preoccuparci, stavolta. Non sarà una tempesta violenta come la scorsa”
Un poco tranquillizzati, i Sovrani di Narnia si prepararono allora per ritirarsi.
“Ma come facciamo?” chiese Miriel pensierosa. “Il nuovo ragazzo dovrà restare nella cabina della Regina Lucy e Gael finché non si rimette, e loro due non potranno certo occuparla”
Tutti rifletterono un momento. In effetti aveva ragione…
Miriel dormiva con Susan, e già in due stavano piuttosto strette. Ospitare le più piccole non potevano.
“Forse, per una sola sera” propose Susan, “io e Miriel possiamo stare negli alloggi dell’equipaggio. Gael ha male al ginocchio e Lucy è stanca. Facciamole stare più comode possibile”
“Sì, hai ragione” disse Caspian. “D’accordo. Lu e Gael ritornano nella mia cabina. Susan, tu dormi con me, e Miriel…”
“In realtà” intervenne Peter, “l’idea era quella di far dormire insieme le ragazze” disse con aria contrariata, calcando sulle ultime quattro parole.
“Non vedo cosa ci sia di male, Peter” disse Miriel timidamente. “In fin dei conti, Caspian e Susan sono…bè, fidanzati. N-no?”
Il Liberatore e la Dolce si lanciarono uno sguardo furtivo.
Miriel era davvero perspicace, accidenti…
Nessuno dei due aveva ancora parlato con Peter circa il matrimonio. Avrebbero voluto farlo quel giorno ma l’arrivo di Emeth aveva scombussolato tutti i loro piani.
“Va bene, non importa” tagliò corto Susan. Di litigi ne aveva avuto abbastanza. “Io e Miriel ci prendiamo una cuccetta in comune se non ce ne sono due disponibili. Piuttosto…avete visto Ed e Eustace? Non li trovo da nessuna parte”
“Siamo qui!” disse la voce del cugino, entrando nello stanzone dell’equipaggio insieme al Giusto proprio in quel momento.
“Dov’eravate?” chiese Peter con tono un po’ troppo indagatorio.
“Cos’è? E’ vietato andare in bagno, adesso?” sbottò Edmund.
I due fratelli si fissarono torvi, poi il più giovane tornò alla sua amaca e Eustace alla sua brandina nell’angolo in fondo.
“Scusate solo un momento” disse Miriel. “Prima devo dire una cosa alla Regina Lucy. Torno subito”
“Noi andiamo a dormire, è meglio” disse Susan agli altri.
Nonostante le proteste e le occhiatacce di Peter, alla fine la Dolce dormì per davvero accanto a Caspian.
Si accomodò con una certa fatica sulla sua branda. Stavano decisamente stretti, ma il Re la strinse e azzerò la distanza tra loro accomodandola contro il proprio corpo.
“Non ti peso?” chiese la ragazza, accoccolandosi sul suo petto.
“Per niente”
“Susan, vuoi andare nel tuo letto?” disse la voce di Peter poco distante.
“No!” esclamò lei. Poi si scostò appena da Caspian per fissare il fratello maggiore che (accidenti a chi aveva assegnato i posti) dormiva proprio di fronte  a loro.
“Nessuno ha problemi, Peter, solo tu”
Era vero. I marinai non avevano fatto una piega quando, entrando nei loro alloggi, avevano visto il Re e la Regina dormire insieme. Ormai tutti sapevano che stavano insieme. Solo Drinian, venendo a chiamare Rhynce per il turno di notte, aveva scrutato con disapprovazione il Liberatore e la Dolce.
“Il problema è che non vi ho dato il permesso” rincarò Peter.
“Per cosa?” chiese Caspian, secco.
“Vostra Maestà, potete venire solo un momento?” chiamò un marinaio.
Caspian fu costretto ad alzarsi e la discussione terminò lì.
Susan si sdraiò e fissò il soffitto alla luce dei lampi sempre più frequenti.
“Susan…”la chiamò Peter.
“Che vuoi?” chiese lei bruscamente, anche se non avrebbe voluto.
“Non puoi fare sul serio”
Lei aggrottò la fronte, si alzò un poco appoggiandosi sui gomiti e guardando Peter senza capire.
Lui era nella sua stessa posizione.
“Non puoi davvero credere che sarà per sempre, Sue”
“Mi sembrava di averti detto che di queste cose non ne voglio parlare”
“Bè, invece ne parliamo!”
“Peter, vorrei dormire se non ti spiace”
“Susan, ragiona, per piacere…”
“Buona notte, Peter” disse lei in fretta gettandosi all’indietro.
Sentì il fratello sbuffare.
Non le piaceva litigare, meno che mai con lui.
“Non voglio che tu soffra, Susy. Cerca di capire” disse ancora il Re Supremo dopo un po’, con tono decisamente più dolce.
“Starò bene. Starò benissimo. Non ti devi preoccupare. Caspian si prenderà cura di me come io di lui. Lo amo, Peter. Lo amo da morire. Perché non lo accetti? Perché non capisci? Io voglio stare con lui!”
Il Re Supremo non rispose. Avrebbe voluto dire tante di quelle cose, spiegare le sue ragioni, ma non lo fece. La voce della sorella si era incrinata un poco. Peter non voleva farla piangere.
Forse, dopotutto, l’amore di Susan era più grande di quanto lui aveva pensato.
 
Miriel si recò alla cabina del capitano, bussò, e Lucy venne ad aprire.
“E’ molto tardi?” chiese la ragazzina. “Sono già tutti a letto?”
“Quasi. Lui come sta?” s’informo la Driade.
“Non riesce a dormire” rispose Lucy dispiaciuta. “Credi che potrei sprecare almeno un’altra goccia del mio cordiale per aiutarlo a star meglio? Lo so che guarirà completamente tra un paio di giorni, e che di pozione ne è rimasta meno della metà, ma…”
Miriel le sorrise.
“Maestà, sono venuta proprio per parlarti di questo” disse porgendole un magnifico fiore scarlatto grande come il palmo di una mano. “Tieni, è per te. Un dono per il tuo ruolo”
“Il Fiore del Fuoco!” esclamò Lucy prendendolo in mano e avvertendo il piacevole tepore che emanavano i suoi petali rossi.
“E’ per il tuo cordiale, la cui sostanza è tratta da questa pianta” spiegò la Driade. “Vedo che sei preoccupata perché la pozione è diminuita parecchio”
Lucy annuì. “E’ vero. L’ho usata spessissimo”
“Bè, non devi più temere adesso. Questo fiore rigenererà il tuo cordiale. Ecco cosa devi fare: devi usare l’ampolla come un piccolo vaso in cui metterai il Fiore del Fuoco. Immergi il suo gambo nel liquido rimanente ed esponilo alla luce del sole dall’alba al tramonto. Quando il tempo necessario sarà trascorso, vedrai che l’ampolla di diamante sarà colma di nuovo liquido. Il fiore sarà appassito, ma ogni volta che ne avrai bisogno io te ne donerò uno”.
“Grazie!” esclamò Lucy al colmo della felicità. “Davvero, non so come ringraziarti”
Miriel fece un breve inchino. “E’ un piacere e un onore, oltre che uno dei compiti di cui Aslan mi ha investito”
“Te l’ha chiesto Aslan?”
“Sì. Mi ha proprio detto: ‘questo Fiore è per la piccola Lucy’
La ragazzina fremette di emozione e le guance diventarono di un bel rosa, illuminandole il dolce viso.
Guardò ancora il fiore dai petali scarlatti. Non vedeva l’ora di osservare quel prodigio con i suoi occhi.
Si sentì orgogliosa e importante, ma senza arroganza alcuna, all’idea che Aslan avesse pensato a lei.
Ringraziò ancora Miriel, abbracciandola.
La Driade non se lo aspettava e rimase piacevolmente stupita da quello slancio di affetto da parte della Regina. Da poco tempo la Driade aveva iniziato ad aprirsi di più, a chiamare i Sovrani per nome e a parlar loro meno formalmente proprio come faceva con Peter.
“Ascolta” esordì la Valorosa. “E’ un problema se rimango ancora un po’ con Emeth? Lo so che è davvero tardi, ma…non so, non mi fido a lasciarlo”
“Certo. Lo dirò io agli altri. Ma se sei stanca possiamo darti il cambio io e Susan. E poi c’è il dottore”
“No, non sono stanca. E poi voglio assisterlo io”
“Ti senti in debito?”
Lucy si morse il labbro.
“Non proprio…non lo so. Però voglio stargli vicino. Mi sembra così spaesato…Vorrei che capisse che gli sono amica”
“Come desideri, Maestà” sorrise la Driade. “Fa pure ciò che credi”
“Allora resterò con lui ancora per un po’ ”
Lucy e Miriel si diedero la buonanotte e la Valorosa rientrò nella cabina.
Emeth era sveglio.
“Era Miriel” spiegò Lucy, mostrando al giovane soldato il grande fiore scarlatto.
“La Driade”
La ragazza annuì. Per far passare il tempo e cercare di distrarlo, aveva insegnato al ragazzo tutti i nomi dei membri dell’equipaggio.
“Prendi un’altra goccia della mia pozione” disse lei.
“No, non posso. Non sprecatela per me”
“Sciocchezze. Non è mai sprecata quando si aiuta un amico. E poi questo fiore mi aiuterà a rigenerarla”
Lucy spiegò tutto a Emeth, che rimase molto impressionato. Dopodiché, egli accettò un’altra goccia del magico rimedio.
“Sembra umana in tutto e per tutto. Eppure non lo è. E’ strano” disse il ragazzo, mentre osservava la Regina muoversi per la stanza.
“Intendi Miriel?” chiese Lucy, immergendo nell'ampolla di diamante il Fiore del Fuoco.
“E’ dolcissima. Poco importa se è umana o no. Noi non facciamo di queste distinzioni”
Emeth serrò le labbra e distolse lo sguardo.
“Perdonami!” esclamò lei, portandosi una mano alla bocca. “Non volevo dire…scusa. Davvero, non…”
Molto imbarazzata, si alzò e corse a posare fiore e fiaschetta sul mobile sotto l’oblò, guardando la pioggia che tamburellava sul vetro, sperando che l’indomani il sole avrebbe brillato.
“Perdonami se ho parlato male della tua terra, Emeth”
“Perdonami tu se ho pensato male della tua amica. Abbiamo punti di vista molto diversi”
Il ragazzo fece una smorfia quando si girò su un fianco per cercare una posizione più comoda.
Lucy gli fu subito accanto, sorreggendolo per le spalle. Gli porse un po’ d’acqua, e il giovane bevve e ringraziò.
“Va un po’ meglio?” chiese lei.
Emeth annuì. Sul suo viso si notavano già i nuovi effetti del cordiale. Il dolore provato poco prima sparì velocemente.
Lucy rimase con lui più del previsto e chiacchierarono ancora a lungo.
“Parlami di Narnia” le chiese Emeth.
Lei parve stupita ma immediatamente si lanciò nel racconto di una storia straordinaria.
Gli narrò di un regno buio e solitario, un reame addormentato che un Leone creò con il suo canto. La storia della Creazione di Narnia, della quale furono testimoni un bambino e una bambina di nome Digory Kirke e Polly Plummer. Assieme a loro, uno strampalato mago terrestre, zio di Digory, una malvagia Strega, un cavallo, e un ragazzo e una ragazza- un Figlio di Adamo e una Figlia di Eva- che divennero il Re Frank e la Regina Helen, i primi Sovrani di Narnia. Tutti abitanti del mondo chiamato Terra, lo stesso da cui proveniva Lucy, e che Emeth invece aveva sempre chiamato l’Altro Mondo.
E Lucy continuò, dicendo che le terre che circondano Narnia, all’inizio dei tempi erano una. In seguito, i figli e le figlie di Frank e Helen diedero vita al regno di Archen. Ma in quanto a Calormen e alle Isole, esse furono occupate da altri popoli provenienti da chissà dove, mentre gli abitanti di Telmar provenivano anch’essi dalla Terra. E tutti loro si staccarono per sempre da Narnia, il regno d’origine.
Emeth ascoltò affascinato anche tutte le altre storie che Lucy non riuscì a trattenersi dallo svelargli, perché secondo lei erano troppo belle ed emozionanti per non essere raccontate.
La Regina parlò della sua personale prima visita a Narnia insieme ai fratelli e di tutto quello che ne seguì.
Emeth l’aveva già sentita da sua madre, ma ascoltando Lucy, si rese conto che le due versioni erano leggermente diverse nei particolari.
Gli sembrò così stano che la ragazza che aveva di fronte avesse affrontato quell’avventura più di mille anni prima che lui nascesse.
“Nel mio mondo ne sono passati solo due” confessò lei.
Parlarono anche di questo, ma Lucy si scusò, non sapendo spiegare bene in che modo il tempo scorresse al di fuori di Narnia.
“Non si può mai sapere. Potrei tornare a casa e trascorrere un’ora nel mio mondo, tornare qui e scoprire che da voi sono passati cinquant’anni o una settimana. Funziona così, nessuno sa di preciso come. E’ tutto frutto della Grande Magia”
Emeth era un ascoltatore attento e interessato. Faceva mille domande, alle quali prontamente la fanciulla rispondeva in modo più che esauriente.
Lucy si appoggiò con le braccia al materasso e posò la testa su di esse, stanca ma felice.
“Potrei andare avanti per ore a parlare di Narnia”
Non si rese conto di chiudere gli occhi, e solo qualche ora dopo (di preciso non seppe quante), quando sentì Edmund urlare che ne aveva abbastanza di gente che dorme dove non deve, si rese conto di essersi addormentata accanto ad Emeth.
Il giovane soldato, molto imbarazzato e ormai completamente ristabilito, disse che era tutta colpa sua.
“Ma non è vero, tu non centri” disse Lucy, anche lei molto rossa in viso.
“Non ne posso più!” gridava intanto Edmund. “Stamattina mi sveglio e vedo Susan avvinghiata a Caspian come una piovra a uno scoglio. Poi vado a cercare Lucy e la scovo a dormire con un uomo che ha appena conosciuto! Mi auguro che Miriel non prenda esempio da queste due svergognate!”
Susan si svegliò di soprassalto.
“Che succede? Perché urlate? E’ accaduto qualcosa?” chiese ansiosa.
“No, no” fece Peter, scoccandole un’occhiata di disapprovazione, ma aveva ancora troppo sonno per iniziare a protestare. “E’ solo Edmund che fa l’idiota”
“Che ci fa alzato a quest’ora?” chiese Ripicì dalla sua piccola amaca, più in alto di tutti.
“Bella domanda…” fece Peter.
“Ma gli ha dato di volta il cervello?” mormorò Caspian ancora mezzo addormentato, passandosi una mano tra i capelli e sbadigliando.
“Volete fare silenzio! Sono le quattro del mattino!” sbraitò Eustace, avvolgendosi nelle coperte come un bruco nella crisalide.
“Ah, è solo Ed…” fece Susan rilassandosi, risdraiandosi subito dopo e accoccolandosi felice accanto a Caspian. Il Re le cinse automaticamente la vita con un braccio, e crollarono di nuovo nel sonno.
Edmund li guardò con un’espressione diabolica.
“E va bene! Basta! Da questo momento in poi, non sono responsabile di quello che succederà su questa nave!”
Poi corse fuori dagli alloggi dell’equipaggio gridando ancora: “E tu, Lucy, fila in camera tua!!!”
“Questa è camera mia, Ed!”
“Ancora peggio!!!”
“BASTA!!!” gridò a una sola voce tutto l’equipaggio.
 
Quando la quiete calò di nuovo sul Veliero dell’Alba, Edmund e Eustace aprirono un occhio e si guardarono attorno furtivamente.
Nulla si muoveva. Tutti erano tornati a dormire.
“L’hai presa?” bisbigliò Edmund.
“Sì” rispose Eustace.
Edmund scese dall’amaca, posando i piedi nudi a terra, cercando di non far scricchiolare neanche un’assicella del pavimento.
Eustace sedeva già sulla sua branda e quando il cugino lo raggiunse, da sotto il cuscino estrasse la mappa di Coriakin.
“Vedrai che non accadrà assolutamente nulla” disse Eustace, le mani che tremavano un poco.
“E’ quello che voglio dimostrare a tutti quanti. E’ solo una vecchia mappa. Nient’altro” affermò Ed, prendendo il rotolo di pergamena dalle mani dell’altro.
“M-ma non potremmo aspettare che arrivi il giorno?”
“Hai ancora paura del buio, Eustace?”
Il ragazzino arrossì violentemente.  “Ovvio che no! Stavo solo pensando che, m-magari, certe cose si fanno meglio alla luce del sole. Non trovi anche tu?”
Edmund sospirò e scosse la testa, compatendolo. “Hai paura del buio”
“Non è vero!!!”
“Ssshhhtttt! Abbassa la voce, cornacchia! Vuoi che ci scoprano?!”
Eustace si tappò la bocca e scosse il capo. Poi osservò il cugino slegare il nastro che teneva la mappa arrotolata su se stessa.
Ci sarebbe voluto molto tempo per far ammettere a Edmund che Peter aveva avuto ragione, e anche Caspian, e Susan, e Lucy, e Miriel, e Ripicì.
Ma ci volle un secondo per fargli capire che quello che aveva fatto avrebbe portato gravi conseguenze per tutti.
Appena il nastro cadde a terra e la mappa si srotolò, una strana polvere verde cadde sul pavimento.
“Che cos’è?” fece Eustace tirando su i piedi, spaventato.
Piccole volute di nebbia si sparsero presto per tutto lo stanzone, svolazzando attorno ai due ragazzi, passando attraverso le pareti, dirigendosi verso gli altri che, ignari di tutto, ancora dormivano tranquilli.
 “Oh cavolo!” esclamò Edmund schizzando in piedi.
Una massa più voluminosa di nebbia verde si innalzò da terra, prendendo piano una forma concreta. Un volto a lui fin troppo conosciuto. Spariva e appariva, andava e veniva alla luce dei lampi. La sua voce confusa dai tuoni...
Era come uno spettro, eppure più vera di qualsiasi fantasma.
Edmund corse a prendere la spada e la sguainò. Eustace lo osservava a bocca aperta.
“Che cosa vuoi?” gridò il Giusto, mentre la spaventosa apparizione allungava una mano verso di lui.
“Edmund…caro Edmund…”
“NO!”
L’urlo del Re invase la stanza, sovrastando un nuovo tuono.
Contemporaneamente, Edmund calò la lama sulla nebbia, fendendola e facendo svanire la figura celata al suo interno.
Eustace si coprì la testa con le mani e serrò gli occhi, terrorizzato.
Caspian, Peter, Susan, Miriel, Ripicì, Gael e altri marinai si svegliarono di soprassalto.
Il grosso Tavros accese una lampada, imitato da alcuni compagni.
“Chi urla? Cosa succede?”
“Ed!” fece Peter balzando in piedi, osservando confuso il fratello minore che ancora puntava la spada di Bern dritta davanti a sé. “Cosa stai…?”
“Quella dove l’hai presa?!” esclamò Susan, indicando la mappa aperta sul pavimento.
Decine di paia di occhi si posarono su di essa, per poi spostarsi verso Edmund e Eustace.
“L’hai aperta!” gridò Peter, andando verso il fondo della stanza. “Che cosa ti ho detto questa mattina?! Perché non mi dai mai ascolto!”
“Io…io…” balbettò Edmund, abbassando finalmente l’arma.
“Che cosa è successo?” chiese Caspian, piegandosi per raccogliere la pergamena.
“Non toccarla!” strillò Eustace. “E’ stregata! Avevate ragione! La stessa nebbia verde che abbiamo visto sulle Isole Solitarie è uscita dalla mappa! Adesso la maledizione di Tash ci farà tutti sprofondare nel sonno eterno!”
Peter lanciò uno sguardo così arrabbiato verso Edmund che quest’ultimo abbassò immediatamente lo sguardo, senza riuscire a sostenere quello del fratello.
“E’ la verità? Ed, rispondimi!”
Lo prese per le spalle, ma Edmund scansò le sue mani.
“Sì è vero!” gridò. “Vuoi sentirti dire che avevi ragione, come sempre? Vuoi questo Peter?”
In quel preciso istante, qualcuno urlò sopra le loro teste.
“Lucy!” esclamò Susan, correndo fuori dagli alloggi dell’equipaggio.
Tutti gli altri la seguirono e quando arrivarono alla cabina del capitano, videro che Emeth tarkaan era in piedi e Lucy dietro di lui, come se il ragazzo la stesse proteggendo da qualcosa.
“Lu! State bene?”
“Peter! Ragazzi! Oh, è terribile!” esclamò la ragazzina in preda al panico.
“Chi era quella donna?” chiese Emeth molto confuso.
Tutti si voltarono verso di lui.
“Quale donna?” chiese Susan, sentendo il terrore crescere in lei.
Allora era vero, non se l’era immaginato!
“E’ qui!” fece Lucy agitata. “Lei è qui! E’ a bordo della nave! La Strega Bianca!”





Cari lettori, care lettrici, eccoci al capitolo 21!!! WAW!!! *saltella perché è contenta che questa settimana è riuscita a postare regolarmente*
Che dite, vi piace? Mi fate sempre tanti complimenti nelle recensioni e quindi credo di sì, che lo apprezzerete.
Non avete idea di come ho sudato sul primo pezzo *anf anf* non mi veniva mai come volevo!!!
So che alcuni di voi ameranno soprattutto le scene Suspian (pure io!!!!), ma anche le Lumeth stanno riscuotendo successo…le Lumeth? Sì, avete capito bene! Ora vi spiego…
Sapete, le coppie stanno aumentando, e mi sembrava carino mettere dei nomignoli a tutti. Li ho inventati insieme a FrancyNike93, che saluto e ringrazio tanto per l’aiuto che mi da!
Per cui: se Caspian e Susan diventano Suspian, Lucy e Emeth diventano Lumeth. Peter e Miriel diventano Petriel, e Edmund…bè, qui vi devo fare uno spoiler, ma tanto ormai ci siamo quasi. Edmund e Shanna (la sua futura donzella) diventano Shandmund.
Vi piacciono? ^^
Purtroppo non sono riuscita a inserire un pezzo in questo capitolo. Ho fatto apparire poco Drinian, ma mi rifarò nel prossimo. Intanto, ci ha pensato Peter a Caspian e Susan T______T
Non ho fatto nemmeno in tempo a mettere le foto nuove sul blog, sorry!!! Magari qualcuno di voi sarà andato a sbirciare e si sarà chiesto dove sono…arrivano, datemi tempo.
Volevo fare anche delle gif e un nuovo video…troppe cose, aiuto!!! Ma le idee con Narnia sono davvero infinite!
 
Ringraziamenti:

 
Per chi ha messi la storia nelle preferite:ActuallyNPH, ArianneT, Babylady, catherineheatcliff, Charlotte Atherton, FrancyNike93, HikariMoon, Jordan Jordan, KaMiChAmA_EllY_ , KingPetertheMagnificent, LittleWitch_ , Lules, Midsummer night Dream, piumetta, SrenaVdW e tinny
 
Per chi l’ha messa nelle ricordate: ActuallyNPH, Angie_V, Miss Hutcherson e postnubilaphoebus
 
Per chi l’ha inserita nelle seguite: Allegory86, ArianneT, Arya512, Bellerinasullepunte, catherineheatcliff, Chanel483, FedeMalik97, Fellik92, FioreDiMeruna, Fly_Zaynkissme, FrancyNike93, GossipGirl88, IwillN3v3rbEam3moRy, JLullaby, Jordan Jordan, LenShiro,  Luna23796, Mari_BubblyGirls, Midsummer night Dream, piccolo_cullen, piumetta, Poska, Red_Dragonfly, SerenaVdW, Smurff_LT, SweetSmile, yondaime e Yukiiiiii


Per le recensioni dello scorso capitolo: Babylady, Charlotte Atherton, Fellik92, FioreDiMeruna, Fly_Zaynkissme (che si è letta tutta Queen in tempo record e ci siamo rincorse tra recensioni e risposte XD), FrancyNike93, GossipGirl88, HikariMoon, IwillN3v3rbEam3moRy, KingPetertheMagnificent, piumetta, SerenaVdW, The Freedom Song, e tinny

Angolino delle anticipazioni:
Come detto sopra, Drinian arriverà a scompigliare la già travagliata situazione di Caspian e Susan (sì, la metto giù tragica, dai!)
La Strega Bianca si vedrà ancora e forse forse apparirà anche Shanna per la prima volta!
Edmund farà la pace con tutti e Emeth comincerà ad ambientarsi sul Veliero dell’Alba.
Chissà se riuscirò a farci stare l’arrivo- almeno- sulla prossima isola? Vedremo. Molto dipende da quello che mi viene in mente mentre scrivo, non è mai nulla di definitivo.

 
Ok gente! Credo che anche per questa settimana abbiamo concluso.
Vi aspetto numerosi, vi abbraccio fortissimo e vi mando un milione di baci e…non lo so più. Perché con oltre 180 recensioni, non si sa davvero come dirvi grazie, qua! XD
Alla prossima, statemi bene!
Con affetto, Susan<3

   
 
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