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Autore: Avah    24/03/2013    1 recensioni
Los Angeles, 2000. Una tranquilla famiglia che vive nella grande metropoli americana viene improvvisamente distrutta dal dolore quando un'esplosione porta via con sé una persona fin troppo cara. Le speranze si dissolvono con il passare degli anni, le illusioni sono sempre più frequenti, i miraggi sempre più lontani. Ma sarà veramente così, o c'è sotto qualcosa di più?
Genere: Angst, Drammatico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ceneri del passato

Non sai mai cosa provi quando una persona che non conosci bene, ma che era così amica di chi ti sta intorno, se ne va, all’improvviso, in modo del tutto inaspettato. Credo che si senta solo una specie di vuoto dentro, di cui non riesci a comprenderne la fonte, ma sai che tutto deriva da ciò che aleggia nell’aria. Qualcosa di pesante e irrespirabile.

-Lindsay non farlo, chiaro?-.
-No Dave, non posso farlo scappare così! Quel bastardo ha usato dei bambini per spacciare droga, non me lo lascerò sfuggire così!-.
-Ti prego non fare idiozie. Linds… Lindsay!-.


-David?- l’uomo accanto a lui cercò di farlo tornare al presente -David? Tutto bene?-.
L’altro si riscosse dai suoi pensieri -Sì certo- si affrettò a rispondere, tornando lentamente alla realtà.
-Sembravi… assente, con la testa da un’altra parte-.
-Scusa- fece lui, guardando fuori dal finestrino -Sono solo stanco-.
-Beh ci credo- disse l’altro, continuando a guidare -Hai fatto il doppio turno per tutta la settimana, prendendo di continuo il posto di Mike. A malapena sei andato a casa a riposare un po’. Per quanto pensi di andare avanti così?-.
-Mike ha bisogno di passare un po’ di tempo con Andrea e Christine- rispose, senza distogliere lo sguardo dal paesaggio fuori dal finestrino.
-E tu non passi mai del tempo con i tuoi figli? Non credi che vorrebbero vederti anche a casa, ogni tanto?-.
-Mathew e Hayley sono diventati grandi, sanno cavarsela anche da soli. Non c’è bisogno che li controlli tutto il giorno-.
-Ma certo- disse, annuendo sarcasticamente -E tu ti nascondi in ufficio per non farti vedere da loro. Fantastica idea-.
-Che ne sai tu di quello che sto passando, Ben?- finalmente si decise a voltarsi verso il collega -Tu non sai nemmeno lontanamente cosa significhi andare avanti giorno dopo giorno con la consapevolezza che la persona che ami non c’è più e non tornerà mai!-.
-Ehi David datti una calmata- disse l’altro -Si stava solo parlando-.
-Allora cerca di parlare solo di cose che sai cosa significano-.

Come pezzi di un gigantesco puzzle, le tessere dei suoi ricordi stavano lentamente tornando al proprio posto, restituendole quel passato che credeva andato perduto. Ogni minuscolo frammento di memoria ritrovava il suo compagno, lentamente ma con costanza, riprendendo il filo degli eventi. Ben presto sarebbe riuscita ad avere il quadro completo sotto i suoi occhi, in modo da poterlo contemplare per ritrovare l’inizio da cui ripartire, se necessario anche resettare tutto.
La donna riniziò a camminare con passo lento, guardando ogni cosa che la circondava come se fosse la prima volta, a volte fermandosi in mezzo alla strada come se sotto l’effetto di un incantesimo fosse stata ipnotizzata e non poteva distogliere lo sguardo da ciò che stava guardando, come una bambina quando vede in una vetrina colorata il giocattolo che ha sempre desiderato. Forse era così che si sentiva, una bambina in mezzo al paese delle sue fantasie, popolato da ciò che aveva sognato e immaginato con fervore.
Tornare a quella realtà, ad ogni modo, era stato relativamente facile. Pensava che lui avrebbe fatto di tutto pur di impedirle di partire, di non andarsene dall’altro lato del paese, lasciandolo solo. Invece no, era stato collaborativo e comprensivo, senza mai essere soffocante o in qualche modo invadente. Era sicuramente una persona sincera, un amico vero, ma da quando aveva capito che quello non era il suo posto non riusciva più a vederlo in quel modo. O forse, più semplicemente, non voleva farlo.

-Te ne stai andando?- l’uomo si affacciò alla porta, appoggiandosi allo stipite.
-A te cosa pare?- ribatté lei, senza voltarsi a guardarlo e continuando a gettare abiti nel borsone da viaggio, già mezzo pronto da qualche giorno.
Sospirò; fece qualche passo nella stanza, fino a ritrovarsi alle sue spalle solo di qualche centimetro -Ehi, non volevo che andasse così- le accarezzò il braccio, ma lei si ritrasse.
-Però è andata proprio così- si voltò verso di lui, con un’espressione furente -Ed è così che andrà a finire-.
Con un mezzo sorriso sulle labbra, le prese con delicatezza le mani; questa volta lei non rifiutò il contatto, anche se non voleva incrociare il suo sguardo.
-Davvero, te lo avrei detto. Solo che… non mi sembravi ancora pronta. Sarebbe stato un shock troppo grande per te-.
Lei non rispose; continuava a tenere lo sguardo spostato di lato, puntato sul pavimento di parquet.
-Te lo giuro, non sto scherzando. Perché dovrei mentirti ora?-.
-Lo so che sei sincero- disse con un sussurro, accennando appena un sorriso, spostando lo sguardo sulle mani allacciate -L’ho sempre saputo-.
Lui ricambiò il sorriso, poi la tirò verso di sé e l’abbracciò; lei si lasciò andare, appoggiando la fronte alla spalla dell’uomo, mentre sentiva le lacrime salirle agli occhi.
-Non sono arrabbiata con te- confessò -E’ che… ho paura-.
-Di che cosa?- chiese lui, con voce dolce, accarezzandole i capelli.
-Credo che sia per ciò che diranno gli altri, quando tornerò… Ho paura che mi giudichino, che non mi lascino spiegare…-.
-Andrà tutto bene, vedrai- le alzò lo sguardo e la guardò dritto negli occhi -Sono sicuro che capiranno. Ci vorrà del tempo, certo, ma alla fine tornerà tutto come prima-.
Lei lo guardò con occhi nuovi, capendo che aveva davanti un amico di cui poteva fidarsi, e non un nemico contro cui avrebbe dovuto combattere per riottenere la sua libertà.
-Voglio che tu sia felice, più di ogni altra cosa- il sorriso di prima si allargò leggermente -E perciò voglio che tu accetti questi- si mise una mano in tasca e ne estrasse una busta gialla, leggermente rigonfia.
-Che cosa…- iniziò a dire lei, non capendo, ma lui la interruppe.
-Prendi questi soldi e torna da loro. Credo che avranno bisogno di rivederti-.
-Alex, io… Non so che dire-.
-Non dire niente. Prendili e vai. Accettalo come regalo d’addio-.
-Devi proprio tornare in Italia? Non puoi rimanere qui?- chiese lei, mentre due lacrime le solcavano gli zigomi.
-Lo avevo deciso già da tempo, e mi stanno aspettando- disse lui, con un sorriso amaro -Ma tornerò a trovarti, lo prometto-.

  
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