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Autore: LyraB    24/03/2013    2 recensioni
In un lussuoso collegio viene ritrovata morta la più brillante, carina e popolare delle ragazze. Il suo corpo ondeggia nell'aria ferma dell'auditorium dove stava provando lo spettacolo di Natale e la direttrice dell'Accademia si rifiuta di credere ad un assassino tra le sue studentesse. Ma mentre le feste si avvicinano e la città si riempie di luci, colori e carole natalizie, i poliziotti del CBI dovranno mettere da parte cenoni e regali e scontrarsi contro un ambiente che è solo all'apparenza sereno e di gran classe.
-- Seguito di "Pastelli Rossi"
Genere: Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Patrick Jane, Teresa Lisbon, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Al di là del rosso dell'arcobaleno'
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La quiete della mattina regnava ancora sovrana, al CBI, e Teresa si concesse mezz'ora di pausa. Si sedette sulla sua poltrona, controllò le mail e diede una mezza riordinata alle scartoffie che la aspettavano sulla scrivania. L'alberello che le avevano regalato scintillava fastidiosamente, accarezzato dalla luce del mattino che filtrava dalle persiane socchiuse, e gli occhi dell'agente scelto non riuscivano a distogliere lo sguardo dalla stella sulla cima, che brillava quasi di luce propria.
Non c'erano mai state grandi decorazioni natalizie, nella sua casa paterna, e da quando viveva da sola a Sacramento nemmeno una lucina di Natale aveva varcato la soglia del suo appartamento. Da una parte era convinta dell'inutilità le decorazioni, se non si viveva l'intensa spiritualità del Natale, ma dall'altra sapeva bene che trovava assurdo addobbare a festa la casa solo per sè stessa. Era vero, Natale era l'occasione per sentire i suoi fratelli: una risata con Tommy, una chiacchiera con gli altri, convenevoli e battute... ma rimaneva il fatto che vedere palline e lucine - per non parlare di calze e regali - le ricordava solo che per lei non c'era molta differenza, quanto ad affetti, tra il venticinque dicembre e il resto dei giorni dell'anno.
Un sospiro silenzioso testimoniò la quieta rassegnazione di quel pensiero.
Erano tanti anni, ormai, che viveva le feste da sola, ma ancora non ci aveva fatto l'abitudine.
"Forse a certe cose non ci si può abituare." Pensò mentre spostava l'alberello di Natale in modo che la luce non lo colpisse più così vividamente: in quel momento notò di averlo appoggiato su un foglio piegato in quattro.
Lo aprì sperando che non fosse qualcosa di importante, finito in un angolo e dimenticato a causa del disordine che regnava sulla sua scrivania. Ma quando lo aprì, si ritrovò a pensare che sarebbe stato meglio se fosse stato qualcosa di importante, qualcosa di grosso, qualcosa che era meglio non aver dimenticato... qualunque cosa, ma non quell'innocente disegno.
Posando il foglio davanti a lei e accarezzando con lo sguardo i tratti infantili con cui erano stati fatti sorridere i volti dei personaggi, sorridendo ai colori vivaci dei vestiti, talmente vividi da non riuscire a stare nei contorni Teresa sorrise, mentre gli occhi le bruciavano.
Di lì a una settimana Dorothy avrebbe passato Natale da sola: il suo primo Natale da sola.
Assecondando qualcosa che non era affatto la ragione, Teresa recuperò l'agenda e il biglietto da visita color pesca infilato tra le pagine. In un carattere corsivo e svolazzante, il nome di Claire Andrews era seguito da un numero di telefono e altri contatti.
Infilando la cornetta telefonica tra l'orecchio e la spalla e iniziando a scrivere il numero dell'assistente sociale, si rese conto che il suo cuore batteva sempre più forte via via che ne componeva le cifre. Il primo squillo echeggiò nella cornetta e Teresa sentì una stretta alla bocca dello stomaco. Posò una mano sul disegno piegato sulla scrivania e chiuse gli occhi, , cercando in quel contatto la calma necessaria per replicare alla voce della ragazza che di lì a poco avrebbe risposto. Il rumore della porta che si apriva si sovrappose al secondo squillo.
- Sei impegnata? - Domandò Patrick, facendo capolino.
L'incantesimo si spezzò all'improvviso e Teresa riagganciò la cornetta all'apparecchio con una tale foga da farlo sbattere. Alzò gli occhi verso Patrick fulminandolo.
- Non si usa più bussare? - Domandò accigliata.
- Chi stavi chiamando? - Chiese Patrick, entrando e guardandola con aria sorniona mentre si avvicinava.
- Mio fratello. E comunque non sono affari tuoi. Cosa vuoi? - Sbottò l'agente, nascondendo in fretta il foglio che aveva tra le mani sotto la pila di vecchi fascicoli: non aveva intenzione di far capire a quel ficcanaso del suo consulente cosa le passava per la mente.
- Ho parlato con Elizabeth. -
Il caso riemerse tra i pensieri di Teresa facendosi spazio a fatica e cercando di riassorbire la maggior parte della sua coscienza.
- Finalmente una buona notizia. Cosa hai scoperto? -
- Non è stata lei. -
- Oh, bene. Ci rimangono giusto altre cinquanta ragazze da interrogare, allora. -
- Non ho detto che non ho scoperto niente. -
- Quindi? -
- Se te lo dico, che gusto c'è? - Disse Patrick con un sorrisetto.
- Se non hai intenzione di essere utile all'indagine, mi spieghi perchè sei venuto? -
- Per dirti che Cho e Rigbsy stanno tornando. -
- Così presto? -
- Pare non li abbiano fatti entrare. A quanto pare non hanno saputo toccare... i tasti giusti. - Disse con un sorrisetto.
Teresa si alzò e lo superò senza degnarlo di uno sguardo.
- Ehi, non mi hai ancora detto cosa vuoi per Natale! - Esclamò Patrick quando la sua collega si allontanò lasciandolo solo nell'ufficio.
Una tazza di caffè più tardi Wayne e Kimball erano di ritorno e Teresa si fermò a parlare con loro nell'open space: Wayne era piuttosto demoralizzato, quanto a Kimball era difficile capire cosa stesse provando. Dal tono della sua voce quando rispose non trapelavano emozioni, anche se dalle parole che aveva scelto pareva piuttosto irritato.
- La donna all'ingresso non ha voluto sentire ragioni. La direttrice non c'era e in sua assenza non si fa entrare nessuno. - Spiegò.
- Dovevate insistere, io e Jane siamo riusciti a entrare, ieri. -
Kimball e Wayne si scambiarono uno sguardo eloquente, il contenuto del quale fu condiviso da Teresa.
- Lo so, Jane fa delle persone quello che vuole, ma siete agenti del CBI, che diamine! Non sarà una porta chiusa e una inserviente ostinata a tenervi fuori dalle indagini! - Esclamò.
Il suono del telefono interruppe il suo rimprovero e Wayne allungò una mano per afferrare la cornetta.
- Agente Rigsby, CBI. - alzò gli occhi verso il suo capo mentre la persona dall'altro capo del filo parlava. La sua espressione da preoccupata divenne sorpresa e poi sollevata. - Ma certo - Rispose - Certamente, certamente. Sarebbe perfetto. Grazie. Grazie, miss Vince. -
L'occhiata interrogativa di Teresa lo raggiunse mentre riattaccava, e Wayne si affrettò a spiegarsi con un sorriso disteso dipinto sul volto.
- Era la direttrice dell'Accademia. - disse - Ha detto che si scusa per il comportamento poco gentile della sua collaboratrice e che ci sta facendo arrivare i registri dell'infermeria, saranno qui tra poco assieme all'infermiera dell'Accademia -
- Finalmente qualcosa di buono. - Sentenziò Teresa, con un sospiro di sollievo. - Aspettiamo i registri e poi decidiamo il da farsi. -
Mentre il sole scendeva su Sacramento, Teresa e Patrick erano fermi dietro al vetro a specchio della sala interrogatori: dall'altra parte Kimball stava sfogliando i registri mentre davanti a lui una signora sulla sessantina si torceva le mani con aria nervosa.
- Allora, signora Hanbel, è lei che gestisce la farmacia della scuola? - domandò chiudendo bruscamente il quaderno che stava consultando e facendo sussultare la donna.
- S-sì. Per avere un farmaco le ragazze devono venire da me, io aggiorno il registro e consegno loro quello di cui hanno bisogno. -
- È possibile che qualcuno abbia rubato dall'armadietto? -
- Assolutamente no. - Disse la signora Hanbel con convinzione. - Lo apro e lo chiudo personalmente, le chiavi le ho solo io e non ci sono mai state sparizioni. Mai. Miss Vince ci tiene moltissimo alla salute delle sue alunne e non vuole che abusino di medicinali. -
- Qui vedo che alcune studentesse ricorrono spesso alla farmacia. - Rispose Kimball, aprendo uno dei registri e voltandolo verso l'infermiera.
- S-sì. Alcune hanno bisogno di medicine quasi costantemente. Analgesici, soprattutto, per i dolori muscolari dovuti agli allenamenti... -
La sua voce si spense in un sussurro mentre Kimball scorreva la lista.
- Analgesici, certo. E dei sonniferi cosa mi dice? -
- Oh, beh. Una sola... una sola studentessa ne fa uso. - Disse la donna. - Ha problemi di insonnia e ogni settimana riceve una dose di benzodiazepine. -
- L'ha ricevuta anche settimana scorsa? -
- Sì, credo... credo di sì. Ma controlli, se l'ha ricevuta è proprio sul registro. Ci sarà anche il nome, in questo momento non lo ricordo. -
Kimball sfogliò il registro e seguì con lo sguardo le ordinate colonne di nomi e numeri fino ad arrivare alla data del lunedì precedente. Alzò lo sguardo verso il vetro a specchio intercettando quello del suo capo con una espressione ancora più grave dipinta negli occhi.
Teresa sospirò, capendo perfettamente cosa aveva appena scoperto il suo agente.










Un aggiornamento veloce (e breve, lo so) prima di partire per le vacanze di  Pasqua.
Non volevo farvi attendere un altra settimana prima di un aggiornamento,
così vi lascio con questo e spero che possa saziare un pochino la vostra curiosità
in attesa del prossimo capitolo!

Flora
   
 
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