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Autore: Shi_Yurei    24/03/2013    2 recensioni
Storia partecipante al contest: "l'oscura faccia del bene" di Alcyone_ (risultato non ancora uscito)
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“Nell’antica cultura greca Artemide era una tra le dodici divinità maggiori. Dea della caccia e della luna nuova. Attento, non è da confondere con Selene, la Dea della luna piena, Ecate, Dea della luna calante, e Siria, Dea della metamorfosi. Viene anche considerata protettrice delle partorienti, poiché secondo il mito aveva aiutato la madre a far nascere il gemello Apollo, sebbene personificazione dello spirito femminile indipendente, il cui valore non dipende da ‘con chi’ essa sta, ma da ciò che ‘è’ e ‘sa fare’, oltre ad essere libera e tremendamente vendicativa.”
Che potrà mai centrare questo con l’avvento di una nuova figura, che si rivelerà essere una parente del giovane Harry, comparsa improvvisamente nella vita di questo?
“il bene ed il male non esistono, come per la vera ‘luce’, vi è solo una scala di grigio più o meno chiara.” Ricordalo “Perché ogni fine simboleggia un nuovo inizio...”
Genere: Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VI libro alternativo
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Capitolo 6 _ Horcrux

Entrarono di soppiatto, passando da uno dei tanti passaggi segreti che costellavano il castello all’insaputa di Piton... di cui nemmeno Harry era a conoscenza.

I corridoi erano sgombri e silenziosi, forse perché mancavano ancora un paio di settimane circa all’apertura del nuovo anno, ma facilitò loro il compito, permettendogli d’arrivare senza ostacoli nel cortiletto interno.

Il moro non capiva il motivo per cui dovevano andare lì. Lilith si era limitata a rispondergli che prima bisognava chiedere a chi di dovere, per una questione di rispetto, e che sarebbero stati di conseguenza indirizzati direttamente all’Horcrux.

Quando giunsero trovarono, come previsto dalla vampira, Elena Corvonero che volteggiava con aria rassegnata tra il colonnato.

“La dama grigia”
Sfuggì in un sussurro meravigliato al ragazzo, facendo infuriare il fantasma che s’allontanò repentinamente rispondendo piccata che lei non rispondeva a quel nome.

“Helena, aspetta, non voleva offenderti. È ancora giovane, non prendertela.” Il tono era deciso, ma cortese.

Harry vide il fantasma voltarsi lentamente indietro, lo sguardo stupito puntato verso l’entrata di quel corridoio che rimaneva in perenne ombra nonostante fosse giorno.

La vampira fece un passo avanti, rivelandosi agli occhi di lei. Il sorriso dolce sempre sul volto, mentre il fantasma bisbigliava incredula “Lilith… sei davvero tu Artemide?”

“È parecchio che non ci si vede Helena.” Commentò solamente, vedendo quegli occhi millenari colmi d’emozione, prima di fare cenno ad Harry di continuare.

Solo quando il moro cominciò a parlare la defunta gli prestò attenzione. Cominciando a rifiutare di rispondere, agitandosi sempre di più, evitando accuratamente lo sguardo della vampira.

Lilith si limitò ad osservare silente la scena, sia quando Helena urlò contro il ragazzo, sia quando gli volteggiò attorno rimarcando la somiglianza tra l’allora Tom Riddle ed Harry, sapeva che tanto avrebbe ceduto.

Se mai la situazione fosse precipitata sarebbe intervenuta a sedare la questione, ma voleva che il suo nipotino imparasse a gestire da solo le cose, senza dover fare affidamento su intermediari.

Di fatti il fantasma cedette. Indicando come richiamare l’oggetto nella camera delle necessità, col solito fare enigmatico che la vampira sapeva le piaceva usare, ma aggiunse prontamente che non era sicura fosse ancora in quel luogo, poiché per quell’intelligente ragazzo, quello non era il solo posto più sicuro in cui custodirlo.

Sollevato Harry fece per dirigersi verso la stanza, ma si bloccò non vedendo Lilith muoversi.

Non riuscì a domandare nulla che la vampira lo precedette, invitandolo ad avviarsi ed aggiungendo che l’avrebbe raggiunto subito dopo aver scambiato due parole con Helena. Il ragazzo si limitò ad annuire lentamente prima di avviarsi con Ares, che la donna gli aveva appena posto sulle spalle.

Osservò quelle malinconiche gemme d’ametista, cercandovi inutilmente una risposta, prima d’imboccare il corridoio lasciando le due sole. Prendendo lentamente a correre verso il settimo piano, entusiasta al pensiero che questo fosse l’ultimo oltre a Nagini e Voldemort stesso. Si ritrovò a ripercorrere la settimana trascorsa.

Le cose nel mondo magico erano decisamente precipitate. Il medaglione che aveva in quel momento al sicuro nella tracolla si era rivelato molto più pericoloso di quanto pensasse. Specialmente in mano di persone come la Umbrige, già pericolosa di suo.

Ridacchiò divertito al pensiero che Hermione desse a lui dell’incosciente, ma ora forse aveva capito da chi aveva preso. Lilith era più impulsiva di lui.

Con tutto il casino che avevano fatto, poiché ovviamente s’erano introdotti nel Ministero della Magia senza nemmeno uno straccio di piano, nessuno li aveva fortunatamente riconosciuti.  

Avevano fatto dilagare un panico di massa. Tutti alla caccia di non si sa chi, che correvano disperati a una parte all’altra senza nemmeno accorgersi di non sapere che o dove cercare.
Ad un certo punto Lilith ne aveva persino fermato uno per chiedergli che stesse succedendo e questo le aveva persino risposto, passando cinque minuti buoni a parlare tranquillamente con lei, prima di ritornare alla pazza caccia che vedeva proprio loro due come obiettivi.

Era stato folle, ma allo stesso tempo esaltante. Vederli agitati senza nemmeno saperne la ragione. Subalterni inutili agli ordini d’un illuso che pretendeva risultati, non sapendo come gestire la situazione.

Si stupiva quasi di se stesso di fronte ai suoi stessi pensieri, ma in fondo non era più il ragazzino ingenuo di prima. A ben vedere aveva sempre represso certe osservazioni, non volendo deludere le aspettative degli altri.

Si ritrovò anche a riflettere sul fatto che non si fosse mai trovato a divertirsi così tanto (o almeno prima di conoscere Lilith) soprattutto in momenti di pericolo come quelli. Miseriaccia, avevano rischiato Azkaban o qualcosa del genere. Per non parlare del casino creato il giorno dopo alla Gringott per uscire.

Poveri folletti, gli facevano quasi pena, pensando a tutti i muri sfondati dalla vampira per passare, per non tenere conto del resto dei danni, anche se doveva ammettere che, in fondo, era stata una piacevole vendetta nei confronti di quegli esseri che volevano fregarli.

E finalmente ora si trovava di fronte al muro della stanza delle necessità. Ripeté mentalmente per tre volte ciò che cercava.

Osservando affascinato, come sempre, la porta comparire; le decorazioni emergere dalla parete prendendo colore e vita, le pietre infossarsi creando una cornice.

“Forza, entriamo, non abbiamo tutto il giorno.”

Scattò a sinistra emettendo un verso non molto virile a causa della sorpresa; prima di guardare, come se fosse allucinato, Lilith.

“M-ma come? Tu eri… no tu…”

Incassò la testa nel collo con le guance rosse d’imbarazzo sia per la sua reazione sia per lo sguardo divertito della vampira, che non cercava nemmeno di nascondere il ghigno che le solcava i lineamenti.

“I vampiri hanno una velocità notevolmente superiore a voi umani, te ne sei forse scordato Harry?”

Il ragazzo non rispose, si limitò a marciar all’interno della stanza mettendo il broncio, mentre Ares e Lilith se la sghignazzavano a sue spese.

Non sapeva per quanto tempo avevano cercato quel maledetto diadema, lui e la vampira s’erano anche separati setacciando quel ‘magazzino’ immenso. Il rettile era tornato nuovamente sulle spalle della donna, a suo dire più comode rispetto alle sue.

Durante la ricerca si era persino trovato a ricordare il giorno prima.

Gli era venuta una fitta al cuore sapendo che i suoi migliori amici erano già andati alla lettura del testamento di Silente senza di lui. Tenendoglielo nascosto. Senza nemmeno considerarlo. Ma il burocrate, mentre gli consegnava il boccino a lui destinato, era intervenuto a spiegargli che la ragazza non era d’accordo, aveva detto che non trovava giusto ascoltare senza di lui, che sarebbero dovuti andare a prenderlo, ma alla fine il ragazzo era riuscita a convincerla a lasciare stare.

Si era sentito quell’amara consolazione in bocca. Almeno Hermione non l’aveva dimenticato. Lo considerava ancora un amico, ma al contrario Ron…beh, per lui sembrava che fosse ormai svanito. Diventando solamente un’ombra ingombrante e problematica agli occhi del rosso.
E questo gli faceva male. L’aveva sempre considerato il suo migliore amico…a quanto pare si era illuso.

“HARRY”

Il richiamo della vampira lo ridestò, ritrovandosi improvvisamente a ‘fare la conoscenza’ del pavimento col proprio volto.

Mugugnò per qualche secondo prima di girarsi, per scoprire che era inciampato in un piccolo scrigno.
L’impatto lo aveva aperto, azionando un piccolo carillon  che aveva cominciato a diffondere una dolce melodia nell’aria.

S’avvicinò circospetto all’oggetto. L’interno era in velluto rosso, i bordi neri e conteneva un libricino dalla copertina in cuoio ben tenuta.

Il moro rimase come rapito dall’oggetto, che lo liberò dal suo incanto solamente quando Artemide passò accanto al ragazzo. Lo sguardo era vacuo, fisso sullo scrigno, mentre andava a raccoglierlo. Il giovane riuscì a notare persino il tremito delle mani e la cura con cui lo richiuse.

Lo sguardo assente. Il tremore nella presa delicata che accarezzava il coperchio di legno in radica, che sfoggiava la sua lucentezza a specchio, accompagnata dalla bellezza del suo colore rosso cupo e le sue venature dai capricciosi disegni, con le chiusure ed i bordi in metallo color ossidiana. Era quello lo scrigno in cui aveva imprigionato nuovamente quella melodia; permettendo al silenzio di riempire il vuoto appena lasciato.

I minuti trascorsero lenti ed immutati, come se ad avvolgerli vi fosse una bolla silenziante che li estraniava dalla realtà attorno.

“Lilith?”

“S-Sì” La voce era tremula,prima che la vampira riprendesse dopo essersi schiarita la voce, nascondendo  tutto alla perfezione, tranne il leggero tremito che ancora le scuoteva dispettoso le mani. “Sì scusa, ho trovato il diadema ma credo sia un falso, se vuoi venire a dare una controllata, hai detto che senti dei sibili se sono degli Horcrux, no?”

Il ragazzo fece un semplice accenno col capo, prima d’alzarsi e seguire la vampira.
Non era ancora il momento di fare domande, ma era ovvio che la donna conoscesse quello scrigno.

Rimase deluso di scoprire che Lilith aveva ragione. Era solo un falso creato da Tom come diversivo. Ed ora dove diamine l’avrebbero trovato quel diadema?! Dove cavolo poteva averlo nascosto quello psicopatico?

Si beccò uno scappellotto quando provò a dar voce ai suoi pensieri.

“Non ricominciare. Piuttosto pensa a ciò che ha detto Helena.”

“Appunto ha detto che era qui, ma qui c’è solo questa s-Auch!” non riuscì a terminare incassando nuovamente il colpo.

“Ti ho detto di ricordare tutto ciò ha detto!”

“Infatti, ha detto che era qu-…questo non è il solo posto più sicuro per quel ragazzo… ma che voleva dire?…” si disperò il moro, ottenendo uno sbuffo dalla donna.

“Qual è la capacità che differenzia Riddle dagli altri maghi? Non sparare la prima cavolata che ti viene in mente, altrimenti ti arriva un altro scappellotto.”

Non trascorse relativamente molto perché Harry capisse che grazie al serpentese era la camera dei segreti il luogo più sicuro per Tom Riddle, che pensava d’essere l’unico rettilofono.

Si diressero a passo di marcia verso l’entrata nel bagno delle ragazze e notò che la donna aveva deciso di portarsi appresso lo scrignetto.

Grazie agli incantesimi non si ritrovarono coi vestiti pieni di melma, pronti per essere buttati, una volta scesi per il tunnel. Ovviamente mentre il moro faceva un rovinoso atterraggio, quello della vampira era stato persino elegante ed osservava divertita dall’alto il nipotino col culo sulle ossa che ricoprivano il pavimento, mentre Ares infieriva ringraziando d’essere voluto tornare sulle spalle della vampira.

Percorsero le tubature sino ad entrare attraverso la spessa porta blindata presieduta da serpenti.

Una volta all’interno il fetore di morte li investì, infastidendo specialmente Lilith che si trovò costretta a porsi la manica della veste sul volto per ottenere un minimo filtro. Lo sguardo si puntava sulla carcassa, ancora integra, del basilisco quasi completamente affondato nell’acqua.

Non s’era decomposto a causa della bassa temperatura presente nella stanza. Avrebbero potuto approfittarne per venderne parecchi pezzi, ottenendone un notevole guadagno, ma non era questo il momento di pensare a certe cose.

Il diadema pareva non esserci nemmeno lì. Ma prima che il moro potesse cominciare a parlare Lilith gli ordinò d’aprire la bocca della statua e con aria interrogativa il ragazzo ubbidì.

La vide rafforzare gli incantesimi di prima su entrambi, fargli poi cenno di seguirla. Mentre prendevano a risalire sulla lingua di Serpeverde, Harry si ritrovò a ringraziare mentalmente la donna per aver rinforzato gli incantesimi, lo ‘scivolo’ del canale del bagno delle ragazze era quasi pulito rispetto a quello.

Finalmente il corridoio s’aprì in una stanza enorme, a occhio e croce il ‘nido’ del basilisco, mentre sulla destra s’apriva un piccolo corridoio dove il serpente non sarebbe mai passato. Non era molto lungo, tredici metri, prima che una pesante porta in pietra bloccasse l’accesso.

Il ragazzo vide la donna ghignare, prima che lui aprisse la porta col serpentese.

Era una stanza circolare, ampia, illuminata da una strana luce proveniente dal fondo dell’acqua, creando come effetto ottico una specie di griglia ondulata che si moveva sul soffitto a cupola. Il liquido circondava l’intero perimetro della sala, come un fossato, tranne per un tratto di quattro metri di diametro posizionato al centro di essa, che si collegava tramite un passaggio che scavalcava il fosso.

Sul piano vi era un altare su cui troneggiava il diadema ed una piccola clessidra di fianco a questa.

S’avvicinarono piano, mentre il moro avvertiva chiaramente i sibili ipnotici dell’Horcrux.

Lilith s’avvicinò anch’essa applicando l’incantesimo di sicurezza che aveva posto anche al medaglione ed alla coppa, zittendoli e rendendoli momentaneamente innocui. Lasciando poi che Harry lo depositasse nella tracolla assieme agli altri due. Osservando poi con occhio critico la clessidra con la sabbia, quasi completamente depositata nella parte inferiore, che scorreva con estrema lentezza.

“Che cos’è?” Domandò incuriosito il giovane, guardando la donna con aspettativa, attendendo trepidante la voce della donna che si fece attendere ancora per qualche attimo.

“È una maledizione di tempo…”

“Quindi c’è davvero…” bisbigliò il ragazzo meravigliato, mentre Lilith annuiva confermando.

“Vi è davvero una maledizione sulla cattedra di difesa delle arti oscure… già che ci siamo è meglio eliminare anche questa.”

Sentenziò la vampira raccogliendo lei stessa l’oggetto.

Tornarono a ritroso nella camera dei segreti, lasciando la statua del fondatore. Lì la donna cominciò a dare ordini a Harry sull’estrarre un dente del basilisco. Mentre il ragazzo era impegnato, lei estrasse velocemente l’agenda dallo scrigno cominciando a leggerla in silenzio.

Il ragazzo, seppur attento nell’estrazione della zanna, occhieggiava di tanto in tanto il volto imperscrutabile di lei, domandandosi cosa contenesse quel libricino.

Quando ebbe finalmente terminato il recupero dell’oggetto osservò il liquido violaceo scuro oscillare all’interno del recipiente che era il dente. Dovette chiamare due volte la vampira prima di riuscire ad attirarne l’attenzione, alimentando lentamente l’apprensione che solo la donna riusciva a fargli provare.

La vide richiudere l’agenda, ormai terminata, con cura e rimetterla via, prima di tornare a rivolgergli il suo sorriso sornione, raggiungendolo con la tracolla che penzolava nella sua stretta.

Gli ordinò d’allontanarsi con Ares almeno di qualche metro mentre distruggeva la clessidra.
Il dente, divenuto ormai un recipiente, rimaneva sospeso di fronte alla vampira, in cui versò un po’ di strana polverina onice.

Anche gli Horcrux, liberati dalla sacca, si disposero di fronte a lei, galleggiando nell’aria.
Appena gli incantesimi furono sciolti, per il breve lasso di tempo che li divise dal tuffo nel veleno, i sibili erano parsi quasi urla per il ragazzo.

Mentre il liquido pareva sobbollire percepì solo la voce preoccupata di Lilith che gli ordinava d’allontanarsi immediatamente, ma non fece in tempo a muovere nemmeno un muscolo che vide un bagliore prima del nulla.


Era confuso. Provò ad aprire gli occhi, ma era ancora tutto nero. Una cosa però gli fu presto chiara, era stretto nell’abbraccio della donna, ma percepiva anche il bagnato del pavimento.

Provò a chiamarla esitante, preoccupato, ma l’unico a rispondergli fu Ares.

~Non credo che riesssca a ssentirti ora, attendi qualche minuto, dalle il tempo di riprendersssi~

~Che è successo?!~ Replicò allora sempre più preoccupato il moro.

~Ci ha protetto dall’esssplosssione provocato da quegli oggetti. È ssolo grazzzie a lei sse non abbiamo ricevuto alcun danno, nemmeno minimo.~

~C-Cosa? Lilith… Lilith!~
La prese a chiamare il moro, mentre faticosamente  riusciva a scostare la donna, uscendo dalla protezione del mantello di lei.

La vide a terra, con addosso dei frammenti delle statue serpentine che fiancheggiavano la via principale.

Si osservò un attimo intorno, erano quasi dalla parte opposta rispetto a dove erano prima. Al posto del dente vedeva solo un piccolo cumulo di polvere nera. C’erano ben poche statue ancora in piedi e soprattutto che non avessero subito danni.

~M-ma come…~ Sussurrò il moro prima di riprendere a scuotere delicatamente la vampira con preoccupazione crescente.

Ricominciò a chiamarla, venendo interrotto solo da Ares che gli ricordava che i Vampiri erano centinaia di volte più veloci dei maghi.

Passarono due minuti prima che la donna riaprisse lentamente gli occhi, mettendo pian piano a fuoco l’immagine dei due che la guardavano con preoccupazione.

Sorrise. Sorrise con quei suoi soliti sorrisi dolci-amari, comprensivi e rassicuranti nonostante fosse lei la sola a rimetterci ed a soffrire di più ogni volta, prima di tirarli giù abbracciando Harry e carezzando il capo di Ares per far comprendere loro che andasse tutto bene.

Quando i due si furono calmati rilasciò l’abbraccio, permettendo a tutti di tornare in posizione eretta.

Il rettile intanto passava sulle sue spalle, stringendo di più le spire attorno a lei, come per assicurarsi che fosse lì e stesse bene, quasi volesse proteggerla in qualche modo anche lui. Il moro intanto le stava accanto, la preoccupazione ancora chiara in quelle luminose iridi color giada.

Gli scompigliò maggiormente la zazzera nera con la mano, chinandosi a baciargli la fronte, come si è soliti fare coi bambini da rassicurare, prima d’incoraggiarli ad uscire di lì.

Mentre camminavano per le tubature, superando la massa di detriti ancora presenti in una galleria,la donna ignorava le occhiate lanciate dal moro.

“Harry sto bene, smettila di guardarmi come se da un momento dovessi svanire. Calmati… ti servirà per quando leggerai il diario…”

Osservò lo sguardo confuso del ragazzo, per poi mostrargli il libricino contenuto nello scrigno.

“È indirizzato a te. Però è meglio andare in un posto confortevole prima di fartelo leggere.”
Passò qualche minuto prima che la donna riparlasse. “Harry, se volessi cambiare il tuo secondo nome, che ne diresti di Artemis? Harry Artemis suona bene, no? Sta tranquillo che comunque nessuno lo userebbe, sarebbe solo per burocrazia.”

Osservò lo sguardo confuso del nipote prima di rispondergli che dopo avrebbe capito il perché, facendo calare il silenzio per qualche minuto, prima che la voce dubbiosa del ragazzo l’interrompesse.

“Perché proprio Artemis?”

“Ovviamente perché è un nome stupendo… avevo insistito che anche Erik lo avesse come secondo nome, anche se nessuno l’ha mai usato… che sciocca che sono, per quale motivo sto dicendo questa cosa stupida? Dev’essere a causa della botta, o magari è Hogwarts che mi fa quest’effetto. Scusami Harry non so che mi sia preso”

Tentava di sorridere come al solito; ma la malinconia, quella sensazione di tristezza e anche quella stanchezza che le gravava addosso trasparivano però chiaramente e più marcatamente del solito.

Questa volta fu il ragazzo che andò ad abbracciarla, avvertendola sussultare al contatto inaspettato.

“Ci penserò quando ne capirò la ragione… grazie per avermelo detto. Non è affatto una cosa stupida.”
Avvertì lentamente le braccia di lei circondarlo, stringendolo a sé, mentre lo ringraziava e gli assicurava che ci sarebbe sempre e comunque stata per lui.

Persero il conto del tempo in cui mantennero quella posizione, prima di riprendere a dirigersi verso l’uscita.

Una volta fuori il giovane marciò verso la stanza delle necessità addobbata in un comodo salotto per l’occasione, mentre gli altri due lo seguivano condiscendenti.

Quando si furono seduti sul comodo divano Lilith gli passò il diario, rimanendogli accanto mentre il moro lo apriva per leggerne il contenuto.

Sgranò gli occhi leggendo chi era il proprietario.

Fu solo un sussurro tremante ed incredulo che gli sfuggì dalle labbra. Una semplice parola: Mamma. Mentre il nome, Lily Evans, si posava leggiadro sul bianco della prima pagina.


♥ ♦ ♣ ♠
…Continua…
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Angolo della Sadica Sanguinaria

Bene gente ecco l'aggiornamento di Novilunio nel giorno del mio compleanno e già che ci sono auguro la buona pasqua di settimana prossima.
Le cose cominciano a muoversi e diciamo che la verità comincia a venire a galla, ma che conterrà il diario della madre di Harry? XD dovrete ancora attendere, mi spiace per voi XD
Devo ammettere che al momento non mi viene in mente nulla, ma posso dirvi che nel prossimo capitolo intitolato Hogwarts ci sarà il ricordo di un primo incontro e ci sarà una rimpatriata divertente dove non potevo non inserire i pop corn XD ok basta spoiler spero che la storia stia piacendo e che commenterete un grazie ad Aven che commenta tutti i capitoli grazie
Ci vediamo al prossimo novilunio. Statemi bene bye xXx
  
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