Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |      
Autore: mrs_horan93    24/03/2013    1 recensioni
"Cosa vuoi ora?" Urlai girandomi di scatto verso di lui. la mia pazienza si stava lentamente esaurendo, cosa mai accaduta prima.
"Io volevo solo dirti che.."
Scese di nuovo il silenzio.
"CHE?" chiesi io sempre più spazientito, non sopportavo quel ragazzo.
"niente, lascia stare, fanculo" Mormorò lui andandosene.
dopo poco la vocina nella mia testa mi informò che avevo fatto una delle più grandi cazzate della mia vita.
[LARRY NON ROMPETE I COGLIONI SE NON VI PIACE, NON ENTRATE NEMMENO]
P.s. Questa è dedicata a te Lorena.
Genere: | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 Meeting.

 

Chi sa cosa succede. Chi sa se si arrende prima il corpo o prima la mente. Chi sa quando una mosca dietro il vetro si accorge che non può più uscire. Chi sa cosa pensa quando, dopo l’ennesima botta, si ferma, immobile, lasciandosi andare al calore proveniente fuori.
Osservare tutti quei minuscoli corpi, ormai privi di vita, mi faceva distrarre quanto bastava dalla voce assordante della professoressa Thompson.
-Per la prossima volta voglio che…. Il suono della campanella annullò quello della Thompson che fu amabilmente ignorata da tutti. Solo quando la classe fu completamente vuota, mi alzai lentamente per poi prendere la mia cartella e uscire dalla classe. La voce stridula della professoressa mi bloccò qualche passo prima di uscire.
-Styles, vieni qua. Mi disse gentilmente, cercando di apparire carina; ma il suo tono più alto di qualche ottava rispetto al normale le impediva di riuscire nel suo intento.
Mi girai lentamente per poi avvicinarmi di qualche passo a lei.
-Mi dica professoressa. Dissi cercando di apparire gentile e interessato.
-Sai che tutti i professori vogliono il tuo bene e che tu superi brillantemente quest’ultimo anno ma vedi, se tu non ci vieni incontro, le cose potrebbero essere molto difficili, devi cercare di aprirti di più... sospirò. Tutti sapevano benissimo la mia situazione e se speravano di riuscire a farmi cambiare con quelle poche parole, potevano benissimo abbandonare le speranze.
Annuii e mi girai per poi uscire dalla classe velocemente mentre la sentivo sospirare di nuovo.
I corridoi erano pieni come poche volte nel corso dell’anno scolastico, si stavano tenendo i recuperi del trimestre e c’era davvero tanta gente che doveva recuperare.
Guardai l’orologio ricordandomi che la prossima sarebbe stata un’ora buca, così mi avviai veloce verso il bagno dei ragazzi del mio piano per sfuggire a tutti gli occhi indiscreti di stupide ragazzine e ignoranti ragazzi forse cresciuti troppo in fretta.
Con la testa girata controllando che nessuno entrasse in bagno dopo di me mi scontrai rovinosamente con un altro ragazzo.
-Oops. Mi scappa silenziosamente cercando di guardare bene il ragazzo che mi ritrovo davanti.
-Ciao, uhm.. Mi dice una voce allegra. Mi allontano un po’ per poi intravedere dei capelli scombinati color miele.
-Scusami io... dico quasi balbettando ma il ragazzo scuote la mano ed esce velocemente dal bagno lasciandomi lì da solo.
Meglio in fin dei conti. Mi giro per guardarmi allo specchio mentre continuo a mordermi violentemente il labbro. Non mi sono nemmeno accorto che lo stavo facendo e il segno dei denti iniziava a farsi vedere come il solito.
Scuoto appena la testa lasciando che i miei ricci mi cadino davanti la fronte per poi riportarli tutti da un lato con un veloce movimento. Prendo un bel respiro per evitare di iniziare di nuovo a mordermi il labbro e guardo l’orologio. Ancora dieci minuti e per i corridoi non ci sarà più nessuno.
Vedo la porta aprirsi lentamente e mi ritrovo a sperare di scorgere degli scombinati capelli color miele, invece scorgo solo il nostro quarterback, si crede dio, si crede al di sopra di tutti, non guarda in faccia a nessuno, forse perché è solo troppo basso..
-Styles. Dice ridendo improvvisamente.
I miei denti tornano, con uno scatto, a infastidire il mio labbro inferiore, non ho paura di lui, forse mi fa semplicemente schifo.
-Oh giusto, lasciamo sempre la lingua da mammina noi... continua iniziando a girarmi attorno.
Se solo potessi, scoppierei al ridere del fatto che la sua testa arrivi appena al mio petto. Tengo lo sguardo abbassato su di lui che mi guarda con la testa alzata verso l’alto.
-Che ci fai nei bagni da solo Styles? Seghe? Cerca di sembrare sarcastico ma sa benissimo che non lo è per niente. O forse no...
-No. Mormoro io cercando di fare un passo avanti ma sono bloccato dalla mano di Malik che mi stringe prepotente il polso. La stretta dei miei denti sul mio labbro inferiore aumenta notevolmente mentre mi giro.
-Cosa vuoi Malik? Chiedo infastidito, mi ha davvero scocciato. Lui accenna a un sorriso e si avvicina appena.
-Sto facendo tardi, ci vediamo Styles. Mormora sorridendo prima di uscire di nuovo dal bagno.
La mia mano si fa strada nei miei ricci e mi ritrovo a sospirare.
Non cambierà mai niente in questa vita di merda.
 
 
 
 
 
 
 
-Sono tornato. Dissi a bassa voce a una casa vuota, come al solito.
Salii velocemente le scale per poi chiudermi definitivamente in camera, senza neanche vedere se in cucina mia madre mi avesse lasciato qualcosa. Tirai fuori i libri di filosofia e chimica e mi immersi completamente nello studio.
 
“Joseph Louis Proust
è stato un chimico francese, divenuto famoso per la sua legge delle proporzioni definite e costanti.
La legge delle proporzioni definite è una legge che regola la formazione dei composti chimici a partire dagli elementi che li compongono. Essa recita:
 quando due o più elementi reagiscono, per formare un determinato composto, si combinano sempre secondo proporzioni in massa definite e costanti.
Secondo Proust, "...un composto è un prodotto privilegiato al quale la natura ha dato una composizione costante"
Esistono però delle eccezioni costituite...
 
La vibrazione del cellulare mi fece alzare di scatto gli occhi dal libro per portarli sul letto dove giaceva il cellulare.
Mi alzai lentamente per vedere poi un grande “MAMMA” lampeggiante sullo schermo.
-Pronto? Risposi tornandomi a sedere alla scrivania e ripetendo in mente Proust.
-Amore della mamma, come va? Chiede con la sua solita voce da pro-sbronza. Di sicuro era in qualche bar e si stava dando alla pazza gioia per poi tornare alle due di notte a vomitare l’anima impedendomi di dormire.
-Bene Anne, cosa è successo? Dico sapendo già dove vuole arrivare mentre inizio ad evidenziare particolari schemi sul libro alla fine della pagina.
-Dovresti... dovresti fare la spesa. Mi dice lei sapendo già che la capisco bene dopo diciannove anni.
-Va bene, ora scendo. Chiudo poi la chiamata lanciando di nuovo il cellulare sul letto sperando che non rimbalzi e cada fragorosamente a terra, cosa già successa innumerevoli volte.
Mi alzo quasi meccanicamente infilandomi il giubbino scendendo quasi di corsa le scale. Vado in cucina per prendere le chiavi e noto che, come sempre, mia madre non mi aveva lasciato niente.
Sorrido appena per aver intuito bene ed esco di casa. Ad Holmes Chaples fa sempre freddo, quel freddo pungente che ti entra fin dentro i vestiti, quel freddo pungente che ti costringe ad uscire con un giacchetto anche ad agosto.
Il supermercato è a pochi passi da casa nostra e in pochi minuti ci sono dentro. Ormai non ho neanche bisogno della lista: Cucino io, preparo tutto io, so benissimo cosa devo prendere anche senza l’aiuto di quella stupida donna. L’unica cosa che non prendo mai è il vino, ed è anche l’unica cosa che strappo dalle mani di mia madre; altrimenti di solito non mi avvicino.
Entrando si sente subito il calore del negozio così mi rilasso camminando a passo svelto per prendere un carrello.
L’ultima volta che ho fatto la spesa con mia madre è stato probabilmente quando avevo cinque anni,
mi ricordo che ogni volta che c’era qualcosa molto in alto mi prendeva per i fianchi e mi alzava per prenderla,
ogni tanto mi diceva che i miei ricci le facevano troppo il solletico e mi metteva giù senza farmi prendere il prodotto, rimanevo sempre a ridere guardando la sua faccia buffa...
-Ehi attento dove vai! Una voce, quasi familiare, mi distrasse dai miei pensieri.
-Scusa io... alzai appena lo sguardo mentre sentivo i denti sporgersi per dare nuovamente fastidio al mio labbro inferiore.
Oh, era lui.









Note D'Autore.
Premetto che come primo capitolo non è un granché ma qualsiasi cosa accada,
continuerò questa storia,
lo devo a quei due ragazzi forti come le pietre e anche di più.


Questa storia è per te amore, sì sì per te,
so che non sono l'amica che tutti vorrebbero,
so che "sopportarmi" deve essere faticossissimo,
so che non riuscirò mai ad essere quello che Erica è per te,
ma cerco di farmi perdonare con questa,
ti voglio bene amore mio, non lo dimenticare mai.
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: mrs_horan93