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Autore: lightoftheday    24/08/2004    2 recensioni
Jennifer è l’emblema della donna normale: non è belllissima, non è intelligentissima, non ha niente che la renda speciale o particolare. Ha quasi trentun anni, un lavoro stabile da segretaria, una vita senza scossoni, quella che ha sempre desiderato. Almeno finché il destino non ci mette del suo…
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Dominic Monaghan, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Grazie mille a tutte ragazze ragazze, fa proprio piacere che vi piaccia!

Buona lettura, Mandy!

 

Capitolo 7

Beatamente sulle nuvole dell’amore

 

La sveglia aveva trillato insistentemente, Jennifer aveva messo una mano fuori da sotto il lenzuolo che si era tirata fin sopra la testa mentre dormiva e a tentoni l’aveva trovata e spenta. Un volta tanto le si era dipinto un bel sorrisone sul volto. Se era felice quella mattina!

Il primo pensiero era stato per la serata appena trascorsa, ancora stentava a credere a quello che era successo. Però non lo aveva sognato, era del tutto sicura che quello che era successo era reale e tangibile. Continuando a sorridere come una deficiente al soffitto, si era stiracchiata ed era rimasta a godersi cinque minuti di calma prima di alzarsi definitivamente e cominciare una nuova giornata.

Si era alzata sentendosi piena di energia, aveva spalancato le finestre della sua stanza da letto ed era andata a dare il buongiorno a Sploffy che, miagolando, appena l’aveva vista entrare in cucina, aveva chiesto la sua abbondante razione mattutina di croccantini. Jennifer non aveva tardato ad accontentarlo, anche facendogli, insieme alla colazione, un’altrettanto abbondante razione di coccole. Quindi si era preparata la colazione per sé e aveva mangiato con calma, per poi mettersi a fare le pulizie nella sua stanza, in bagno e in cucina.

Patricia si chiedeva sempre com’è che Jennifer si svegliasse tanto presto la mattina, dato che abitava anche relativamente vicino a dove le due ragazze lavoravano: a lei piaceva fare le cose con calma, ma soprattutto le piaceva lasciare tutto in ordine per quando sarebbe tornata dal lavoro nel tardo pomeriggio. Detestava mettersi a fare le pulizie al ritorno, a quell’ora aveva solo voglia di rilassarsi e di non pensare più al lavoro, di qualsiasi genere esso fosse. Dall’altra parte era una persona non perfettamente ordinata, quindi sapeva che, se anche un giorno solo avesse evitato di riassettare quello che spostava, la sua piccola casa sarebbe diventata un piccolo caos.

Quella mattina anche al lavoro le cose sembrarono meno faticose e meno difficili: era la sua felicità che sprizzava da tutti i pori o anche il commercialista quella mattina sembrava più rilassato? Chissà, fatto sta che una giornata così bella era tanto che non le capitava.

All’ora di pranzo Patricia, non appena l’aveva vista arrivare, l’aveva guardata bene e le aveva sorriso. Già aveva in mente di chiederle come fosse andata la sera precedente, quando aveva visto i suoi tratti così rilassati aveva subito immaginato le cose migliori per l’amica. Jennifer, cercando di contenere lo sfacciato ottimismo di quel giorno, le aveva raccontato come fossero andate le cose, cosa che aveva reso felice anche Patricia. Le piaceva vederla in questo modo, nella fase iniziale dell’innamoramento in genere un po’ tutti sono così: beatamente sulle nuvole. Sperava che anche Dominic fosse almeno moderatamente nello stesso stato d’animo dell’amica.

Con Dominic Jennifer si era rivista il giorno dopo, era stato un appuntamento piuttosto normale quella volta, una cena in un noto ristorante sul Sunset.  Come sempre lui era passato a prenderla sotto casa, nel vederla arrivare gli era andato incontro e l’aveva salutata con un piccolo bacio sulle labbra, che l’aveva mandata in visibilio, era bastato così poco. Anche quella serata era stata magnifica per Jennifer, dall’inizio alla fine, l’unica nota stonata era stata che, anche quella volta, era capitato che qualcuno lo riconoscesse: forse l’unico difetto di quella frequentazione era proprio la popolarità di Dominic, che veniva fuori nei momenti meno opportuni. Se si escludeva la volta in cui erano andati a vedere Il Ritorno del Re, complice anche una sala semi deserta, non c’era stata volta in cui qualcuno non gli avesse fermati. Dominic poi era carino con tutti, non si faceva spaventare da niente. Scambiava due paroline, faceva qualche battuta e magari posava per una foto. Jennifer invece si vergognava da morire, non importava in che occasione si trovassero, cercava sempre di farsi piccola piccola e sparire. Ovviamente non lo faceva affatto notare a Dominic, del resto non aveva mai avuto nemmeno intenzione di farlo, immaginava che avrebbe potuto pesargli il fatto che lei si sentisse in imbarazzo.

Tuttavia Jennifer immaginava che anche per lui non fosse esattamente il massimo della vita non poter fare un passo senza essere riconosciuto da qualcuno, era per questo che, quando lui aveva proposto che avrebbero potuto vedersi durante quel fine settimana per fare qualcosa insieme, lei l’aveva invitato a cena per quella domenica a casa sua. Almeno là non avrebbero rischiato che qualcuno li vedesse.

Dominic accettò volentieri per due motivi principalmente: innanzi tutto gli faceva piacere vedere casa sua, non appena lei gli aveva proposto quella cena, immediatamente si era chiesto che aspetto dovesse avere l’ambiente dove viveva. Il secondo motivo, non meno importante del primo, era che meno si faceva vedere in giro con una donna, meglio era per lui.

Il suo agente stesso gli aveva sconsigliato di farsi sorprendere fuori accompagnato, in quel momento ne andava della sua carriera. Anche se questa limitazione della sua libertà lo faceva parecchio innervosire, quelle erano le regole del suo ambiente e a quelle si doveva attenere. Già ce n’era voluto per far calmare le acque dopo che un maledettissimo paparazzo l’aveva beccato una mattina mentre faceva colazione con la sua pubblicista, Penny, non voleva ricaderci un’altra volta, anche perché sarebbe stato ben diverso stavolta. La sua pubblicista, bene o male, era una che lavorava per lui, quindi era ovvio che ogni tanto si vedessero in giro insieme, era capitato anche in alcune occasioni ufficiali. Che poi ci fosse anche andato a letto insieme piuttosto regolarmente per un periodo poco importava, queste erano cose loro strettamente private e lo sapevano solo lui e lei, almeno sperava.

Se doveva essere sincero, c’era anche un terzo motivo: per lui non era una cosa seria, la scusa del disagio dei fans che lo fermavano in continuazione era sinceramente una bella scusa per evitare d’ora in avanti di portarsela in giro, specialmente avrebbe avuto un bell’alibi per non doverla presentare ai suoi amici e per non essere costretto ad inventarsi tante scuse se magari per un periodo non si fosse fatto sentire. Non aveva idea di cosa ci sarebbe stato tra loro, per ora erano agli inizi e non se ne preoccupava, ma pensare al futuro dava una certa sicurezza. Perché un futuro ci sarebbe stato sicuramente, con Jennifer stava davvero bene.

Quella domenica sera si era presentato a casa sua poco dopo le sette con una bottiglia di vino che aveva gentilmente scelto per lui Jonathan. Non che Dominic non avrebbe saputo farlo da sé, ma l’amico era notoriamente più bravo di lui a scegliere certe cose, quindi gli aveva delegato il compito sebbene sapeva che questo avrebbe comportato subire un terzo grado, cosa che era puntualmente avvenuta direttamente mentre sceglievano quella bottiglia di vino, il pomeriggio precedente.

- Ma allora prosegue con la ragazza…non dici niente?-

- Il solito, è poco sveglia, mi fa fare un sacco di risate, non mi rompe le scatole. Bisogno d’altro? Poi se ti vuoi fare due risate pure tu, ti racconto la fatica che ho fatto per farle capire la trama del Ritorno del Re, ma dopo.- aveva cercato di zittirlo.

- Allora era per questo che volevi sapere se ancora lo davano in città! Ma quante volte ci sei uscito, tanto per la curiosità?-

- E chi se lo ricorda!- aveva ribattuto Dominic mentendo. In verità si ricordava perfettamente ognuna delle loro quattro uscite insieme, ma non voleva dare a Jonathan l’idea di darci importanza. Gli aveva mostrato una bottiglia di cui aveva letto l’etichetta nel frattempo, l’altro aveva scosso la testa.

- Tanto per la cronaca, ma a ginnastica come stati messi?-

Dominic aveva riso. - Certo sei di una discrezione che fa invidia!- gli aveva risposto.

- Come siamo suscettibili!- aveva ribattuto l’altro sfottendolo. - Deduco che in palestra ancora non ci siete andati!-

- Sono veramente impressionato dai tuoi calzanti doppi sensi.- aveva ribattuto Dominic. - In ogni modo, caro il mio impiccione, vedi di scegliermi bene la bottiglia di vino, che magari domani sera la signorina mi potrebbe anche regalare un abbonamento in palestra…-

Jonathan rise a sua volta della battuta. - Allora dobbiamo spostarci nell’ala dell’importazione dall’Italia, con quello altro che abbonamento, te la regala direttamente…la palestra, ben inteso!-

Mentre suonava al campanello che lei gli aveva indicato ed essere salito, stava per l’appunto ripensando alle cazzate che si erano detti lui e Jonathan il pomeriggio precedente in quel frangente, e non aveva potuto fare a meno di ridacchiare da solo come un cretino. In verità non era il suo obiettivo principale con Jennifer, anzi. Certo doveva ammettere che se fosse capitato non si sarebbe tirato indietro.

Casa di Jennifer era esattamente come se l’era immaginata: piccola, accogliente, ordinata. Anche il mastodontico gatto che coabitava con lei sembrava essere una prova della generosità a livello affettivo di Jennifer. Se Dominic aveva capito una cosa di quella ragazza, era che aveva un cuore enorme. Un gatto ben nutrito era proprio l’emblema di quella parte del carattere di Jennifer. Per altro l’aveva trovato subito simpatico: in genere i gatti di casa sono animali che si dividono in tre categorie: i fifoni, quelli che appena vedono un estraneo scappano e vanno ad infilarsi nel primo angolino nascosto per non farsi vedere, se provi a far loro un complimento svengono dalla paura, quasi che quello appena entrato fosse Jack lo Squartatore felino. Poi ci sono i menefreghisti, categoria che si divide in due rami, ovvero quello degli altezzosi che ti passano accanto con baffi e coda all’insù e nemmeno ti degnano di uno sguardo, o i pigroni, che dormono in continuazione, l’unico contatto che puoi avere con loro è quando li sposti di peso da un divano ad una seggiola o cose simili. Poi la  peggiore, quella dei gatti rompicoglioni, anche questa da dividersi in due sottocategorie: i gatti da guardia, che soffiano ad ogni estraneo e se provi a fargli un complimento magari ti mollano anche una zampata e quella dei giocherelloni, che non ti si scrollano di dosso se non giochi con loro fino allo sfinimento.

Quella specie di mucca striata invece era stato subito piuttosto accogliente, non appena Jennifer lo aveva fatto sedere sul divano del suo piccolo soggiorno era andato a fare gli onori di casa strusciandoglisi sulle gambe e chiedendo un po’ d’attenzione. Dominic si era guadagnato subito la sua simpatia quando aveva cominciato a grattargli la testa appena dietro le orecchie. Per stare più comodo il micione gli si era accoccolato sui piedi e ben presto aveva cominciato a fare le fusa.

Jennifer, che si era assentata un attimo per controllare che tutto andasse bene ai fornelli, tornando si era messa a ridere.

- Vedo che hai conosciuto Sploffy!-

- Eh già…- aveva cominciato a dire lui, poi aveva fatto mente locale a quel nome e aveva alzato la testa di scatto verso la ragazza. - Sploffy?- aveva chiesto un po’ perplesso. La ragazza si era seduta accanto a lui sorridendo.

- E’ un nome ridicolo, lo so. E’ per il rumore che fa quando si tuffa nella vasca da bagno.-

La perplessità di Dominic non accennava a diminuire. - Come quando si tuffa nella vasca da bagno?- chiese un tantino incredulo. Un gatto che fa il bagno? Questa era la prima volta che la sentiva…

- Ebbene sì, hai sui piedi l’unico esemplare di gatto sulla faccia della terra a cui piace l’acqua. Gli riempio la vasca da bagno e lui ci si getta senza paura, è incredibile. Dato che è così peloso, quando arriva fa un rumore tipo uno “sploff”. Il bello è quando esce dall’acqua, con tutto il pelo bagnato, sembra la metà. E’ divertentissimo. Dovresti vederlo una volta.-

- Deve essere uno spettacolo davvero!- commentò Dominic, certo di trovarsi davvero davanti ad una bestiola davvero peculiare.

Per Jennifer, prepararsi per quella cena era stata una cosa piuttosto faticosa. Cucinare non era un problema, anche se per sé e basta non si metteva mai a fare niente di troppo elaborato, aveva sempre avuto un buona propensione alla cucina. Del resto, crescendo tra le cure di sua madre e di sua zia non avrebbe potuto essere altrimenti, le due donne infatti erano rinomate per essere le migliori cuoche della famiglia. E la loro fama, in verità, non si fermava certo solo all’ambito casalingo: ogni volta che a Spring Creek, il piccolo paesino del nord del Nevada da dove proveniva, veniva organizzata qualche festa, sua zia Lucy e sua madre erano sempre le prime ad essere contattate per pensare alla parte culinaria dei festeggiamenti.

Era andata sul semplice in ogni modo, non voleva complicarsi la vita cucinando per due giorni di seguito per una cosa che in un quarto d’ora al massimo sarebbe stata consumata.  Quello che era stato faticoso più che altro per lei, era stato abituarsi all’idea che Dominic sarebbe entrato in casa sua. Non ne capiva il motivo, ma si sentiva un po’ in imbarazzo, era come se mettesse a nudo una parte della sua personalità. Dall’altra parte però era ansiosa di farlo, perché Dominic le piaceva molto. Il fatto che fosse andato immediatamente d’accordo con Sploffy era decisamente un punto a suo favore, tanto per cominciare, poi durante la cena non era stato altro che un continuo aumento di punteggio.

Erano rimasti per un bel po’ a chiacchierare sul divano del suo soggiorno, fino a che non si era fatto tardi e Dominic aveva detto che era l’ora che se ne andasse.

Sulla porta si era fermato un momento prima di salutarla. - Prima di andare via devo dirti una cosa. - le aveva detto serio. Jennifer si era improvvisamente preoccupata. Gli aveva sorriso e l’aveva invitato a parlare.

- Tra due giorni devo partire per lavoro, starò via un mese. Te lo dico nel caso in cui non mi sentissi per un po’ e ti preoccupassi.-

Jennifer ci era rimasta piuttosto male, non voleva che se ne andasse via per un intero mese. Era una vita un mese senza di lui in quel momento. Cercò di sorridergli ancora, anche se non era riuscita a non far trasparire un po’ di tristezza.

- Quando parti di preciso?- gli aveva chiesto.

- Mercoledì pomeriggio. E mi dispiace, ma non so se potremmo più rivederci prima che vada via, devo fare un milione di cose e non so nemmeno se mi basterà il tempo per fare tutto.-

- Non ti preoccupare, non importa.- gli aveva detto lei. - Possiamo sentirci, per telefono?-

Dominic pensò che quasi sicuramente non avrebbe mai avuto né il tempo né tanto meno la voglia di chiamarla, ma non voleva deluderla, quindi preferì mentirle spudoratamente. - Certo che possiamo. Ti telefono, quando posso, fuso permettendo. Sai, giriamo alle Hawaii.-

- Che bello…- aveva commentato Jennifer, che però non riusciva più a nascondere che le dispiaceva da morire quel distacco.

Dominic allora, leggendo quell’espressione sul suo viso, le aveva preso il viso tra le mani e le aveva dato un bacio, scendendo poi con le mani ad accarezzarle il collo leggermente.

- Se mi guardi così mi fai passare la voglia di andare alle Hawaii.- le aveva detto dopo quel bacio.

Jennifer gli aveva messo le braccia intorno al collo appoggiandosi a lui, magari gli avesse fatto passare davvero la voglia di andare via.

Mentre lo vedeva scendere le scale ed andarsene già aveva sentito che gli sarebbe mancato. Non sarebbe stato facile, ma quello era il lavoro di Dominic, Jennifer sperava che si sarebbe dovuta abituare alla cosa.

 

   
 
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