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Autore: StillAnotherBrokenDream    24/03/2013    1 recensioni
Il sorriso di Gold divenne una smorfia di sofferenza. – Mi dispiace Regina, mi dispiace davvero. –
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Regina Mills, Signor Gold/Tremotino
Note: OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Disclaimer: Le trame e i personaggi di Once Upon A Time non mi appartengono. Le follie che ne derivano, sì.


 

 

 

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*** I ***

 

 

 

Il campanello suonò con prepotenza.

Regina si alzò con riluttanza dalla sedia del suo studio, non le importava minimamente di chi fosse alla porta, ma la remota possibilità che fosse Henry la spinse ad andare ad aprire.

Percorse lentamente il corridoio dal pavimento in marmo, i suoi tacchi risuonavano nel vuoto.

Raggiunse la porta e la aprì.

Un'ondata di rabbia la travolse. – Tu. Cosa diavolo vuoi? –

Il signor Gold, dietro i suoi costosi occhiali da sole, sorrise.

– Ero venuto a vedere come stavi, maestà. –

Regina accennò un sorriso amaro. – Mia madre è morta tra le mie braccia, un attimo dopo essere diventata la madre che ho sempre desiderato, per colpa tua. Come dovrei stare secondo te? – il suo tono era tagliente come una spada, freddo come il ghiaccio.

Il sorriso di Gold divenne una smorfia di sofferenza. – Mi dispiace Regina, mi dispiace davvero. –

La donna rise a denti stretti. – Oh certo, immagino quanto tu sia dispiaciuto, Tremotino – fece qualche passo verso il suo visitatore. – Sei patetico, vuoi recitare la parte del redento ma sappiamo entrambi chi sei davvero. Un mostro senza cuore! –

Il signor Gold scosse il capo sospirando. – Ho amato tua madre, Regina, e lei ha amato me. Ma lei ha preferito il potere, un potere riflesso per giunta. È per questo che è morta, per la sua sete di potere. Non avrei mai voluto che morisse, non è mai stato nelle mie intenzioni. –

– Tu...cosa? – chiese Regina sconcertata, poi scoppiò a ridere. – Che immagine orribile, tu e mia madre! Credevo avesse gusti più raffinati in fatto di uomini! – commentò velenosa

– Potevi essere mia figlia – continuò l'uomo, impassibile. – Dovevi essere mia figlia. –

Regina smise di ridere e lo guardò truce. – Grazie al cielo non lo sono, sarebbe stata una disgrazia e io ne ho già abbastanza. –

Gold tornò a sorridere, ma era un sorriso triste. Si tolse gli occhiali e la guardò dritto negli occhi. – A differenza di tua madre, io avrei scelto te. Ti avrei amata per quello che eri, perchè tutto ciò che cercavo, era l'amore di un figlio. Ti avrei protetta, come tuo padre non ha saputo fare. –

– Come hai protetto Baelfire? –

Il cuore di Gold si contrasse. Inforcò di nuovo i suoi occhiali e non la guardò. – Tua madre non aveva un cuore, letteralmente. Tu ce l'hai, è lì che batte nella tua gabbia toracica, ma è arido e freddo. Molto più del mio, mia cara. Io, a differenza di te, ho continuato a cercare amore, nonostante tutto. Per amore ti ho spinta a lanciare la maledizione, sperando di ritrovare mio figlio. Tu, l'hai fatto solo per cercare vendetta. E ora sei sola, totalmente e inesorabilmente sola. –

Regina si sentì ferita da quella terribile verità, ma rispose con uno dei suoi soliti sorrisi di scherno.

– Perchè, tu non lo sei forse? Siamo soli entrambi, mio caro. –

Il signor Gold sorrise, e questa volta era un sorriso radioso. – Oh no mia cara regina di picche – l'apostrofò – io non sono più solo. Ci sono mio figlio e mio nipote ad aspettarmi e...teoricamente anche mia nuora e i miei consuoceri. Ho una famiglia adesso, come non l'ho mai avuta in tutti questi secoli. Io non sono solo Regina, a differenza di te. Ora scusami, mia cara, la mia visita di cortesia si è protratta anche troppo. Ti lascio al tuo niente. –

Si voltò senza darle modo di rispondere. Ma anche se fosse rimasto, Regina non avrebbe detto nulla. Gold aveva ragione, era terribilmente sola.

Lo guardò allontanarsi, incerto sulla gamba offesa e allo stesso tempo sicuro, diretto verso quella che considerava la sua nuova famiglia.

– Che tu sia maledetto Tremotino, tu e tutta la tua stirpe. – mormorò con gli occhi pieni di lacrime. Poi richiuse la porta sbattendola con violenza e vi si poggiò, lasciando andare quelle lacrime che non riusciva più trattenere.

Andate tutti all'inferno, pensò. Ma l'unica che era davvero all'inferno, era lei.

   
 
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