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Autore: Rakyr il Solitario    12/10/2007    4 recensioni
E se i demoni non fossero un'invenzione, e se esistesse qualcuno incaricato di proteggere l'equilibrio del mondo?
Genere: Dark, Azione, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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5: School + demons = hard times

“Qua è dove andavo a scuola
il più del tempo avevo di meglio da fare”
Nickelback – Photograph

Si trovava davanti a quell’edificio da diversi minuti ormai.
Le forme squadrate tracciavano cubi e parallelepipedi nella struttura dal tetto piatto.
Una cancellata cingeva il perimetro di quella che pareva una prigione.
Lì Stefano stava, col naso all’insù, gli occhi socchiusi di chi cerca di scrutare le cose più minute, la bocca spalancata come stupita e…
-Etciù!- il ragazzo proruppe in un notevole starnuto che fece voltare le persone circostanti, sollevando risolini divertiti mentre si soffiava il naso e si puliva con un fazzoletto di morbida stoffa.
-Già di primo mattino?- riconobbe all’istante Rick dalla voce
-Finchè questi bastardi tagliano l’erba di prima mattina…dannata allergia…-starnutì di nuovo, reclinando di scatto la testa ed imprecando per un dolore al collo –Dove sono quei dementi di Dany e Greiz?- chiese salutando Rey da lontano con un cenno della mano.
-Mi sembra volessero fare il giro lungo…non so se questo volesse fornir loro una motivazione per saltare la verifica in prima ora…- ridacchiò, allegro.
I rami si mossero impercettibilmente, e Stefano si voltò.
-Cosa succede?- chiese Rey
-Nulla, solo il vento tra le foglie- gli altri si girarono a salutare Matteo, appena sceso dalla macchina e caracollante sotto il peso dello zaino colmo di libri.
Non l’avevano notato perché non era il loro elemento…
Non c’era nemmeno un soffio di vento.
Percepì una riga scura nel suo campo visivo ed una fastidiosa sensazione di appiccicaticcio sulle palpebre.
Si portò le dita agli occhi nonostante sapesse già cosa avrebbe trovato.
Quel liquido viscoso e denso, rosso scuro.
Sangue.
Decisamente un cattivo presagio…
Entrò calmo in aula all’infernale strillo della campanella torturata dalle bidelle, quasi fossero secondini prepotenti. Si sedette in un posto centrale, né troppo avanti, né troppo dietro, in maniera che la professoressa non lo guardasse bieca ad ogni suo singolo movimento da lei non richiesto.
Tutto questo non bastò a nascondersi agli occhi dell’aguzzina che, volendo condividere con lui la gioia di vederlo, lo spostò al primo banco, seguendo ogni singolo movimento di un suo qualsivoglia arto con estrema attenzione, arrivando addirittura a perdere di vista il resto della classe.
Tuttavia lui non ebbe molte difficoltà.
Stranamente la sua prolungata assenza non aveva avuto effetti collaterali sul suo rendimento scolastico, forse anche merito della coscienza insita nei suoi occhi, in particolare all’accondiscendenza del lato angelico, che condivideva ogni sua singola nozione con la mente di chi lo ospitava.
Il demone era invece alquanto riluttante e avido, infatti faceva richieste notevoli in cambio della conoscenza.
Nemmeno una volta furono ascoltate dal ragazzo, troppo impegnato a resistere alla ninna nanna delle parole dalla prof.
Quasi per magia quando le palpebre gli si stavano per chiudere arrivò la salvezza dell’ora d’aria comunemente chiamata ricreazione.
Poté immaginare lo sguardo frustrato della loro prof di arte, inviperita per non essere riuscita a finire il suo discorso, che imprecava con quelli che uscivano a comprare un panino o a fumare una sigaretta sulle scale esterne, o si raccoglievano nel piacente giardinetto a discutere e scherzare.
Lui, dalla sua parte, abbandonò la testa sul banco e chiuse gli occhi –Che palle…ma quella non si può abbattere?- sussurrò piano mentre la psicotica gesticolava scrivendo i compiti alla lavagna e facendo commenti poco gentili su alcuni studenti un tantino svogliati.
Lui non rientrava in quella categoria unicamente perché la sua matita continuava ad incidere il foglio durante le sue spiegazioni.
Nessuno le aveva mai spiegato che quel movimento non aveva nulla a che fare col prendere appunti, ma probabilmente a nessuno interessava, in fondo era un modo come un altro per passare il tempo noioso.
Tra chi urlava, chi scherzava e chi svolgeva altre attività non ben identificate, siesta compresa, la scrittura ed il disegno erano gli hobby più sicuri in assoluto, soprattutto grazie allo scarso acume dell’insegnante.
Provò a cercare il sonno mentalmente, quasi imponendolo al suo corpo.
Ma il sonno non venne, quasi come se il suo stesso organismo avvertisse che avrebbe avuto bisogno di tutta la sua lucidità e reattività di lì a breve.
Non poteva immaginare quanto tali ipotesi fossero state azzeccate.
-Ehi amico, sembri un po’ giù di corda- Dany occupò la totalità del suo campo visivo
-Ho sonno…sicuro che la prof non sparga sonnifero in classe?-
-No, credo sia una reazione chimica comune ad ogni studente sano, l’aver sonno intendo- rispose leggero Rick, mentre Dany rideva dell’osservazione sarcastica.
Un corpo dalla chioma bionda ed ingellata deambulò macabramente per l’aula –Mat, sembri uno zombie- rise Greiz
Lui lo fissò con gli occhi semichiusi per poi sbadigliare ampiamente – Mi dispiace ma non ci posso fare nulla- disse guardando uno stranamente semidormiente Rey, che accennò un sorriso –Che cosa?- chiese a sua volta.
Ste mise il diario sotto la fronte, fissando il banco dietro agli occhi chiusi.
Quel potere non mancava mai di stupirlo.
-Andare a scuola è più fiaccante di uccidere demoni- sbuffò scocciato poi, scostando la sedia quanto bastava per permettergli di alzarsi e facendo un paio di torsioni veloci del busto.
Provò un brivido di piacere ed un sorriso gli increspò le labbra quando le vertebre schioccarono, intorpidite dalla passività di quelle ore sprecate.
-Qualcuno ha qualche spicciolo da prestarmi?- chiese speranzoso Greiz, che per risposta ottenne solo uno sguardo vacuo e come di scherno dei propri compagni –Tirchi…- commentò poi, imbronciato, facendo scoppiare a ridere gli altri.
Tuttavia l’espressione di Stefano continuava a celare una certa irrequietezza d’animo –Che c’è?- chiese Rey
-Temo oggi non avremo tempo per il riscaldamento…- disse pacato
-Che intendi?- intervenne Matteo, per poi riflettere –Intendi i demoni stanotte?-
-Temo non avremo tempo fino a stanotte- sospirò Ste, mettendosi a sedere.
-Ma dai, che idiozie vai dicendo? I demoni non uscirebbero mai di giorno- rise Dany.
-Temo questa convinzione sia fallace…- rispose
-Che intendi?- Rick era preoccupato, la mascella contratta per la tensione
Una goccia di sangue scivolò sulla guancia sinistra infrangendosi con suono cupo sul pavimento.
Tutti trattennero il fiato nel vedere che gli occhi del giovane piangevano lacrime insanguinate.
-Merda, addirittura di giorno vengono a rompere- sbottò infine seccato Dany
La campanella suonò nuovamente e ripresero i loro posti.
L’emorragia si arrestò, ma tutti sapevano che quella premonizione era vera e che quella era la calma prima della tempesta.
La professoressa entrò calma, senza sospettare che esistessero dei demoni peggiori di lei sulla faccia della terra, ed iniziò a tracciare dei segni sulla lavagna.
Il cuore ebbe un sussulto.
Ste portò la sinistra al petto in prossimità del muscolo pulsante.
Era come se fosse stretto in una morsa dolorosa, troppo dolorosa per parere una sensazione naturale.
Sondò il suo elemento e percepì il respiro affannato di altre persone.
Non era l’unico a provare quella sofferenza atroce.
Sembrava stessero strappandogli il cuore dal petto.
-Signorino, come osi distrarti?!- la voce acida della prof lo prese a sberle, ma ora doveva concentrarsi a contenere la pena –Non rispondi nemmeno?! Che insolente!-
Soffocò un “Crepa demente” prima che venisse pronunciato.
Lentamente una macchia rossa apparve sul banco, seguita da un’altra, un’altra, un’altra ancora…
-Che diavolo stai facendo?!- urlò la prof, sembrava quasi più preoccupata per la sua carriera che per lui, ma non ci badò molto.
-Cosa le sembra? Sto sanguinando…- mormorò dalle labbra che si muovevano convulse.
Non era mai stato a cospetto di una presenza tanto malvagia da piegarlo e ridurlo in quello stato.
Era terrorizzato.
Tuttavia i demoni non avevano contato il suo carattere, la sua eterna sete di sfida.
Quel terrore era il suo stimolo, quel terrore lo rendeva forte.
Lentamente gli spasmi diminuirono, ma chiese comunque alla prof di uscire, seguito dai suoi amici.
Mentre faceva un cenno del capo ad un pallido Matteo che scendeva dalle scale sentì dalla porta semichiusa dietro a sé un “Finalmente, non se ne poteva più” dell’insegnante ipocrita.
Lentamente iniziarono a percorrere lo spoglio corridoio.
Ogni passo era un passo più vicino al loro nemico.
Non potevano esitare nemmeno un secondo ed anche gli altri l’avevano capito perché avevano un’espressione seria sul viso.
Lentamente le labbra del giovane si incresparono in un sorriso –Come si suol dire, o la va o la spacca…- dal nulla apparvero le due lame, permeate di vento e di un colore verde smeraldo.
-Siamo con te- disse con voce pacata Rick, che stringeva tra le mani la lancia lunga dalla punta di cristallo e gelo, lunga ed affilata da due lati.
Sentì il tonfo dell’ascia, ora quasi un’unione di rocce di un colore castano leggero, di Greiz contro il suolo, il lieve ronzio del mazzafrusto di Rey, di cui rimaneva solo l’impugnatura, sormontata da un globo di luce fluttuante, il calore dell’arco spinato rosso e fiammeggiante di Matteo e la lieve oscurità portata dalle mani di tenebra di Dany.
Non vi fu preavviso all’assalto infernale.
Riconobbe i demoni che combatteva ogni sera, di sicuro quella non era l’origine della distorsione, erano semplicemente troppo deboli.
Vennero falciati al primo impeto, senza alcun danno per i ragazzi che, imperterriti, continuarono a passo crescente verso il cortile ombroso.
Altri demoni minori li assalirono in gruppo, numerosissimi.
-Gelum, qui acriter totam terram amicis, nos protegi!- urlò Rick, alzando la lancia al cielo.
Una brezza gelida eresse una barriera di cristallino ghiaccio attorno al gruppo, respingendo i demoni.
Alcuni troppo irruenti caddero a terra congelati, spezzandosi all’impatto col suolo.
Un’altra litania lo seguì subito –Lux, qui umbras expellis, refulge!- fece cenno di coprirci gli occhi e lanciò l’incantesimo alzando verso l’altro la mano sinistra.
I cristalli accolsero in loro la luce, amplificandola ad ampiezze insopportabili all’occhio umano e portandola a rivaleggiare col sole. Se qualcuno avesse tenuto gli occhi aperti sarebbe rimasto cieco a vita.
Una volta che la luce fu svanita dei demoni non c’era più alcuna traccia, se non nella polvere che il vento disperdeva.
Tuttavia quella presa insopportabile continuava ad esserci, come una presenza insistente, opprimente.
Fu allora che li videro.
Creature dai volti pieni di piaghe che camminavano avvolti da armature nere. Avevano gli occhi rossi o gialli e fissavano con malvagità l’ambiente intorno a loro.
Ste partì in carica, vibrando un fendente orizzontale con le lame parallele.
Il demone si limitò ad alzare il braccio corazzato, afferrando la lama e scagliando in aria l’avversario –Aire, tuam lievitatem mihi dona!- il corpo iniziò a perdere peso, fino a fluttuare in aria. Una spinta fulminea contro il muro contro il quale stava per cozzare lo riportò sulla traiettoria del nemico, con le due spade che si erano fuse in una lunga e larga lama a singolo taglio a due mani.
Il colpo fu violentissimo.
Tuttavia non fu abbastanza.
Il demone lo parò con la spada lunga che aveva estratto, respingendo l’avversario con forza tale da scagliarlo a terra.
Uno scricchiolio poco amichevole si levò dalle sue ossa al violento impatto.
Dany era già scomparso nelle ombre, pronto a sbucare da una di esse.
Un colpo di Mat venne intercettato da uno di loro, che si limitò ad afferrare incuriosito la freccia incandescente che stringeva tra le dita e rimandarla al mittente.
La lama di Dany cercò di colpirlo allora, ma venne respinto contro un albero da un suo poderoso calcio. Alzò la mano dalla superficie nera e coriacea e guardò con terrore la lama del demone scalfirla efficacemente, facendola sanguinare.
Rick provò a colpire uno con una finta alle caviglie seguita da un calcio sfruttando l’asta della lancia, ma venne respinto e colpito al petto da una di quelle lame.
Greiz mutò l’ascia in un poderoso maglio, creando una faglia sotto ai piedi delle creature.
Tuttavia ne aveva sottovalutato l’agilità, e si trovò a terra boccheggiante con un notevole taglio sul petto.
-Lux, malem repelli!- il mazzafrusto divenne uno splendente bastone candido, che, percossa la terra con la sua estremità, generò un’esplosione di luce accecante, che riuscì a far vacillare le creature.
Portò tutti in salvo, tuttavia Ste era proprio in mezzo allo schieramento nemico –Non credere che muoia così facilmente- intuì i suoi pensieri Dany, che tamponava la brutta ferita sulla mano, ora normale, con una striscia della sua maglietta.
Tuttavia gli occhi del loro amico erano chiusi.
Era perso, le tenebre…troppo fitte…la luce…no, fa male, è troppo vivida.
Camminava su uno stretto sentiero avvolto da una nebbiolina grigiastra che ne nascondeva i franosi limiti “Oh, dimmi che sotto c’è qualcosa”.
-Non lo sappiamo- una figura uscì dalla luce ed una dalla tenebra –Sembra tu abbia bisogno di noi-
-Chi siete, cosa volete da me?- una porzione di terreno cedette sotto il suo tallone e si tirò avanti, rimanendo in ginocchio.
-Noi siamo te- disse con un sorriso paterno la luce –Sembra tu abbia bisogno del nostro aiuto-
-Perché?- fece un passo avanti sul sentiero e vide la sua rovinosa sconfitta, le ferite, il dolore, la tristezza dei suoi compagni d’arme, dei suoi fratelli.
Lo sguardo si fece deciso, spietato –Dite che siete me?- fissò il terreno –Allora datemi la vostra forza!- urlò poi, fissandoli negli occhi
Ambedue annuirono e l’angelo si avvicinò a lui –Tieni- gli sussurrò in un orecchio mentre gli metteva in mano una collana che terminava con una croce di platino –Indossala, per ora credo smorzerà la presa della mia nemesi sulla tua anima-
Stefano sorrise, capendo che la figura in nero era il demone che l’aveva spinto a quella frenesia omicida –Grazie- disse pacato, indossandola.
Il bianco gli sorrise e tutto prese a vorticare…
-Rey, cosa sta succedendo?- Rick, pallido per l’emorragia ed il dolore guardava quella specie di vortice che si era formato in mezzo ai demoni, proprio nel punto dove era rimasto il loro amico, svenuto.
Un demone venne scagliato via conto un muro col torace sfondato.
Si dissolse prima di toccare terra.
Stefano era ancora vivo, e stava in piedi, fronteggiando fiero le creature oscure.
I suoi occhi erano la cosa più bizzarra, dal verde naturale erano diventati rosso e azzurro.
-Sapete ragazzi, non l’ho mai visto così…mi fa quasi paura…-
Lentamente alzò davanti agli occhi la mano sinistra, ora squamosa ed artigliata e la destra, ricoperta da un guanto d’armatura completa. I capelli corvini fluttuavano attorno al capo, arabescando figure antiche ed arcane.
Con un ghignò fece vorticare furiosamente le lame intrise del potere dell’aria sopra al suo capo.
Il vento iniziò a soffiare, prima brezza leggera, poi sempre più intenso, avvolgendosi in spirali sempre più ampie attorno al giovane.
Nemmeno i demoni riuscirono più a mantenere i pedi ben saldi a terra, venendo trasportati dalle furiose raffiche di quel tornado che si stava formando.
Ste fluttuò sempre più in alt, finchè non fu al livello delle creature infernali –Addio- disse sottovoce, descrivendo con le lame una rotazione completa su sé stesso.
Fu allora che il veno esplose in una terribile onda d’urto, che infranse i vetri della scuola e ne crepò i muri, tramutando i demoni in cenere nella brezza.
Uno solo era ancora a terra, pronto a colpire. Scatto. Parata. Respinto.
Il demone guardò stupito il giovane che brandiva un grande spadone luccicante d’azzurro e verde acqua.
Lo fece roteare davanti a sé in due fendenti obliqui, seguiti da uno orizzontale e da uno verticale che impressero nell’aria uno strano bagliore, come se l’arco dei colpi fosse ancora lì, letale.
Posò la sinistra su di esso, facendo affiorare la magia –Ici!-
Uno scatto fece svanire quelle falci. Un botto. Calma.
Dell’ultimo demone non c’era traccia.
Le mani stavano tornando normale e lui avvertì come una mortale fitta il dolore alla schiena.
Alzò il pollice verso i suoi stupiti amici.
Prima che tutto si oscurasse vide il cielo e sentì il tonfo della sua schiena sul terreno ora accidentato.

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Significato incantesimi (ribadisco che sono scritti in latino da un principiante e quindi possono essere pieni d’errori)

Gelum, qui acriter totam terram amicis, nos protegi! = Gelo, che avvolgi tutta la terra, proteggici!
Lux, qui umbras expellis, refulge! = Luce, che allontani le ombre, rifulgi !
Aire, tuam lievitatem mihi dona! = Aria, donami la tua leggerezza!
Lux, malem repelli! = Luce, respingi il male!
Ici! = Colpisci!

Ringraziamenti
Romance: Amore, sul però credo tu abbia avuto perfettamente ragione...gli eventi ti sembrano ulteriormente incupiti? Ti Amo da morire e non vedo l'ora di rivederti.
Shirahime88: Questo non è che l'inizio, ho avuto una o due idee che credo piaceranno, ma non credo di essere io a doverlo dire^^
  
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